Caso Riccò, per la Procura di Modena confermata l'ipotesi autoemotrasfusione
Versione stampabileSi è chiusa l'indagine della Procura di Modena sulla vicenda Riccò. E per il pm Mazzei l'ipotesi autoemotrasfusione è confermata: il corridore di Formigine venne portato in gravi condizioni di salute all'ospedale di Pavullo il 6 febbraio scorso, e dichiarò ai medici di essersi sottoposto a tale pratica. Poi però Riccò ha successivamente negato tutto, mettendo in dubbio la parola dei medici che lo soccorsero (e che gli salvarono la vita). Le testimonianze raccolte dal pm smentiscono però l'atleta, e sono suffragate dal parere di tre esperti, da nuovi elementi (come la richiesta, da parte di Riccò, di non praticargli una flebo su un braccio, perché gli faceva male: pare ci fosse infatti un ematoma che potrebbe essere stato causato da una puntura che ha fatto infezione) e dalla consapevolezza che il paziente fosse vigile e cosciente, e che non abbia potuto farsi la trasfusione da solo. In attesa di scoprire eventuali complicità, l'intero fascicolo è stato trasmesso alla procura antidoping del Coni, che nel giro di pochi giorni dovrà pronunciarsi sull'eventuale radiazione di Riccò.