Il Portale del Ciclismo professionistico

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La seconda settimana si chiude con uno dei momenti topici del Tour 2013, ovvero l'arrivo in quota al Mont Ventoux. Tappa lunghissima, con molti saliscendi (3 côte di 4a categoria nei primi 50 km, la Côte de Bourdeaux - di 3a - a 100 dal traguardo, e innumerevoli altri strappetti meno importanti), che vivrà per i primi 220 km sulla palpitante attesa di quanto potrà avvenire sul Monte Calvo, uno dei topoi più frequentati dagli amanti della Grande Boucle. Vediamola nel dettaglio, allora, questa salita di 21 km che potrà mandare all'aria i piani di qualcuno dei protagonisti della classifica: i primi 5 km da Bédoin sono poco più che un falsopiano al 5% di pendenza, mentre la parte centrale (diciamo dal sesto al 13esimo chilometro) sono i più duri dal punto di vista altimetrico, con pendenze che oscillano tra il 9 e l'11%. Finito questo tratto mancano comunque 9 km alla vetta, e se le pendenze si addolciscono (in particolare troviamo 6 km tra il 5.5 e l'8%), lo scenario si fa molto più aspro: la vegetazione scompare, e il vento - se presente, ma spesso lo è - la fa letteralmente da padrone. Si arriva a due chilometri dalla vetta con la lingua di fuori, ma manca ancora la rampa conclusiva, quei 2000 metri che sfiorano il 10% di pendenza e che promettono di mettere uno per angolo anche i big della generale. Si dovrà per forza dare tutto quello che si ha, sperando di recuperare qualcosa l'indomani, nel secondo giorno di riposo della Boucle.

Givors

Situata laddove il Gier si tuffa nel Rodano, Givors è una cittadina di oltre 19 mila abitanti nel dipartimento Rhône, regione Rhône-Alpes. Beneficia della sua posizione, crocevia di reti stradali, autostradali e ferroviarie, ed è posta tra Lione e Saint-Etienne. Nell'antichità era questa una città abitata dai Galli ed i Romani, una volta conquistatala, ne fecero un loro punto strategico. Popolata da una larga parte di francesi originari dell'Algeria, Givors è stata conosciuta sin dal XVIII secolo come uno dei maggiori centri di lavorazione del vetro. Gemellata, tra le altre, con Orvieto, Givors è all'esordio come città di tappa del Tour de France.

Mont Ventoux

Contando solo gli arrivi su questa vetta posta in mezzo ad un deserto di pietre, sono otto i precedenti della Grande Boucle sul Mont Ventoux. Sede d'arrivo diverse volte anche del Delfinato, il Ventoux si presenta al mondo ospitando nel 1958 la 18a tappa del Tour, una cronoscalata che partiva da Bedoin e vide vincere Charly Gaul, che sarà anche maglia gialla. Nel '65 è Puolidor ad affermarsi quassù mentre cinque anni più tardi, nel 1970, Eddy Merckx suggella con la vittoria di prestigio sul Ventoux la sua seconda affermazione alla Grande Boucle. Nel 1972 Tour ancora a Merckx a tappa del Ventoux a Bernard Thévenet. Nel 1987 altra cronometro, partenza da Carpentras per un totale di 36.5 km: Jean-François Bernard fa segnare il miglior tempo, la corsa andrà all'irlandese Stephen Roche. Nel 2000 la penultima impresa di Marco Pantani (l'ultima sarà a Courchevel sempre in quell'edizione), con Lance Armstrong che palesa il suo omaggio al Pirata (e più avanti rischierà di saltare in aria grazie a lui), nel 2002 Virenque completa la fuga da lontano rinascendo qui dopo gli anni bui della Festina. Ultimo traguardo posto sul Ventoux nel 2009: la corsa andrà per la seconda volta ad Alberto Contador, la vittoria sul Ventoux allo spagnolo Garate.

Francesco Sulas
Givors

Situata laddove il Gier si tuffa nel Rodano, Givors è una cittadina di oltre 19 mila abitanti nel dipartimento Rhône, regione Rhône-Alpes. Beneficia della sua posizione, crocevia di reti stradali, autostradali e ferroviarie, ed è posta tra Lione e Saint-Etienne. Nell'antichità era questa una città abitata dai Galli ed i Romani, una volta conquistatala, ne fecero un loro punto strategico. Popolata da una larga parte di francesi originari dell'Algeria, Givors è stata conosciuta sin dal XVIII secolo come uno dei maggiori centri di lavorazione del vetro. Gemellata, tra le altre, con Orvieto, Givors è all'esordio come città di tappa del Tour de France.

Mont Ventoux

Contando solo gli arrivi su questa vetta posta in mezzo ad un deserto di pietre, sono otto i precedenti della Grande Boucle sul Mont Ventoux. Sede d'arrivo diverse volte anche del Delfinato, il Ventoux si presenta al mondo ospitando nel 1958 la 18a tappa del Tour, una cronoscalata che partiva da Bedoin e vide vincere Charly Gaul, che sarà anche maglia gialla. Nel '65 è Puolidor ad affermarsi quassù mentre cinque anni più tardi, nel 1970, Eddy Merckx suggella con la vittoria di prestigio sul Ventoux la sua seconda affermazione alla Grande Boucle. Nel 1972 Tour ancora a Merckx a tappa del Ventoux a Bernard Thévenet. Nel 1987 altra cronometro, partenza da Carpentras per un totale di 36.5 km: Jean-François Bernard fa segnare il miglior tempo, la corsa andrà all'irlandese Stephen Roche. Nel 2000 la penultima impresa di Marco Pantani (l'ultima sarà a Courchevel sempre in quell'edizione), con Lance Armstrong che palesa il suo omaggio al Pirata (e più avanti rischierà di saltare in aria grazie a lui), nel 2002 Virenque completa la fuga da lontano rinascendo qui dopo gli anni bui della Festina. Ultimo traguardo posto sul Ventoux nel 2009: la corsa andrà per la seconda volta ad Alberto Contador, la vittoria sul Ventoux allo spagnolo Garate.

Givors

Situata laddove il Gier si tuffa nel Rodano, Givors è una cittadina di oltre 19 mila abitanti nel dipartimento Rhône, regione Rhône-Alpes. Beneficia della sua posizione, crocevia di reti stradali, autostradali e ferroviarie, ed è posta tra Lione e Saint-Etienne. Nell'antichità era questa una città abitata dai Galli ed i Romani, una volta conquistatala, ne fecero un loro punto strategico. Popolata da una larga parte di francesi originari dell'Algeria, Givors è stata conosciuta sin dal XVIII secolo come uno dei maggiori centri di lavorazione del vetro. Gemellata, tra le altre, con Orvieto, Givors è all'esordio come città di tappa del Tour de France.

Mont Ventoux

Contando solo gli arrivi su questa vetta posta in mezzo ad un deserto di pietre, sono otto i precedenti della Grande Boucle sul Mont Ventoux. Sede d'arrivo diverse volte anche del Delfinato, il Ventoux si presenta al mondo ospitando nel 1958 la 18a tappa del Tour, una cronoscalata che partiva da Bedoin e vide vincere Charly Gaul, che sarà anche maglia gialla. Nel '65 è Puolidor ad affermarsi quassù mentre cinque anni più tardi, nel 1970, Eddy Merckx suggella con la vittoria di prestigio sul Ventoux la sua seconda affermazione alla Grande Boucle. Nel 1972 Tour ancora a Merckx a tappa del Ventoux a Bernard Thévenet. Nel 1987 altra cronometro, partenza da Carpentras per un totale di 36.5 km: Jean-François Bernard fa segnare il miglior tempo, la corsa andrà all'irlandese Stephen Roche. Nel 2000 la penultima impresa di Marco Pantani (l'ultima sarà a Courchevel sempre in quell'edizione), con Lance Armstrong che palesa il suo omaggio al Pirata (e più avanti rischierà di saltare in aria grazie a lui), nel 2002 Virenque completa la fuga da lontano rinascendo qui dopo gli anni bui della Festina. Ultimo traguardo posto sul Ventoux nel 2009: la corsa andrà per la seconda volta ad Alberto Contador, la vittoria sul Ventoux allo spagnolo Garate.

Givors

Situata laddove il Gier si tuffa nel Rodano, Givors è una cittadina di oltre 19 mila abitanti nel dipartimento Rhône, regione Rhône-Alpes. Beneficia della sua posizione, crocevia di reti stradali, autostradali e ferroviarie, ed è posta tra Lione e Saint-Etienne. Nell'antichità era questa una città abitata dai Galli ed i Romani, una volta conquistatala, ne fecero un loro punto strategico. Popolata da una larga parte di francesi originari dell'Algeria, Givors è stata conosciuta sin dal XVIII secolo come uno dei maggiori centri di lavorazione del vetro. Gemellata, tra le altre, con Orvieto, Givors è all'esordio come città di tappa del Tour de France.

Mont Ventoux

Contando solo gli arrivi su questa vetta posta in mezzo ad un deserto di pietre, sono otto i precedenti della Grande Boucle sul Mont Ventoux. Sede d'arrivo diverse volte anche del Delfinato, il Ventoux si presenta al mondo ospitando nel 1958 la 18a tappa del Tour, una cronoscalata che partiva da Bedoin e vide vincere Charly Gaul, che sarà anche maglia gialla. Nel '65 è Puolidor ad affermarsi quassù mentre cinque anni più tardi, nel 1970, Eddy Merckx suggella con la vittoria di prestigio sul Ventoux la sua seconda affermazione alla Grande Boucle. Nel 1972 Tour ancora a Merckx a tappa del Ventoux a Bernard Thévenet. Nel 1987 altra cronometro, partenza da Carpentras per un totale di 36.5 km: Jean-François Bernard fa segnare il miglior tempo, la corsa andrà all'irlandese Stephen Roche. Nel 2000 la penultima impresa di Marco Pantani (l'ultima sarà a Courchevel sempre in quell'edizione), con Lance Armstrong che palesa il suo omaggio al Pirata (e più avanti rischierà di saltare in aria grazie a lui), nel 2002 Virenque completa la fuga da lontano rinascendo qui dopo gli anni bui della Festina. Ultimo traguardo posto sul Ventoux nel 2009: la corsa andrà per la seconda volta ad Alberto Contador, la vittoria sul Ventoux allo spagnolo Garate.

Givors

Situata laddove il Gier si tuffa nel Rodano, Givors è una cittadina di oltre 19 mila abitanti nel dipartimento Rhône, regione Rhône-Alpes. Beneficia della sua posizione, crocevia di reti stradali, autostradali e ferroviarie, ed è posta tra Lione e Saint-Etienne. Nell'antichità era questa una città abitata dai Galli ed i Romani, una volta conquistatala, ne fecero un loro punto strategico. Popolata da una larga parte di francesi originari dell'Algeria, Givors è stata conosciuta sin dal XVIII secolo come uno dei maggiori centri di lavorazione del vetro. Gemellata, tra le altre, con Orvieto, Givors è all'esordio come città di tappa del Tour de France.

Mont Ventoux

Contando solo gli arrivi su questa vetta posta in mezzo ad un deserto di pietre, sono otto i precedenti della Grande Boucle sul Mont Ventoux. Sede d'arrivo diverse volte anche del Delfinato, il Ventoux si presenta al mondo ospitando nel 1958 la 18a tappa del Tour, una cronoscalata che partiva da Bedoin e vide vincere Charly Gaul, che sarà anche maglia gialla. Nel '65 è Puolidor ad affermarsi quassù mentre cinque anni più tardi, nel 1970, Eddy Merckx suggella con la vittoria di prestigio sul Ventoux la sua seconda affermazione alla Grande Boucle. Nel 1972 Tour ancora a Merckx a tappa del Ventoux a Bernard Thévenet. Nel 1987 altra cronometro, partenza da Carpentras per un totale di 36.5 km: Jean-François Bernard fa segnare il miglior tempo, la corsa andrà all'irlandese Stephen Roche. Nel 2000 la penultima impresa di Marco Pantani (l'ultima sarà a Courchevel sempre in quell'edizione), con Lance Armstrong che palesa il suo omaggio al Pirata (e più avanti rischierà di saltare in aria grazie a lui), nel 2002 Virenque completa la fuga da lontano rinascendo qui dopo gli anni bui della Festina. Ultimo traguardo posto sul Ventoux nel 2009: la corsa andrà per la seconda volta ad Alberto Contador, la vittoria sul Ventoux allo spagnolo Garate.

Givors

Situata laddove il Gier si tuffa nel Rodano, Givors è una cittadina di oltre 19 mila abitanti nel dipartimento Rhône, regione Rhône-Alpes. Beneficia della sua posizione, crocevia di reti stradali, autostradali e ferroviarie, ed è posta tra Lione e Saint-Etienne. Nell'antichità era questa una città abitata dai Galli ed i Romani, una volta conquistatala, ne fecero un loro punto strategico. Popolata da una larga parte di francesi originari dell'Algeria, Givors è stata conosciuta sin dal XVIII secolo come uno dei maggiori centri di lavorazione del vetro. Gemellata, tra le altre, con Orvieto, Givors è all'esordio come città di tappa del Tour de France.

Mont Ventoux

Contando solo gli arrivi su questa vetta posta in mezzo ad un deserto di pietre, sono otto i precedenti della Grande Boucle sul Mont Ventoux. Sede d'arrivo diverse volte anche del Delfinato, il Ventoux si presenta al mondo ospitando nel 1958 la 18a tappa del Tour, una cronoscalata che partiva da Bedoin e vide vincere Charly Gaul, che sarà anche maglia gialla. Nel '65 è Puolidor ad affermarsi quassù mentre cinque anni più tardi, nel 1970, Eddy Merckx suggella con la vittoria di prestigio sul Ventoux la sua seconda affermazione alla Grande Boucle. Nel 1972 Tour ancora a Merckx a tappa del Ventoux a Bernard Thévenet. Nel 1987 altra cronometro, partenza da Carpentras per un totale di 36.5 km: Jean-François Bernard fa segnare il miglior tempo, la corsa andrà all'irlandese Stephen Roche. Nel 2000 la penultima impresa di Marco Pantani (l'ultima sarà a Courchevel sempre in quell'edizione), con Lance Armstrong che palesa il suo omaggio al Pirata (e più avanti rischierà di saltare in aria grazie a lui), nel 2002 Virenque completa la fuga da lontano rinascendo qui dopo gli anni bui della Festina. Ultimo traguardo posto sul Ventoux nel 2009: la corsa andrà per la seconda volta ad Alberto Contador, la vittoria sul Ventoux allo spagnolo Garate.

Meteo

10.45 - Givors
16.22 - Malaucène
17.18 - Mont Ventoux

Soggetti Alternativi

A 31 anni disputa per la prima volta in carriera il Tour de France, dopo che finora è riuscito a portare a termine per quattro volte il Giro d'Italia e per tre la Vuelta. All'ottava stagione da professionista, la terza con la maglia della Katusha dopo gli esordi con la Kaiku e le quattro annate alla Caisse d'Epargne, è uno scalatore che ha finora speso la maggior parte della carriera nel ruolo di gregario, tant'è che non è ancora mai riuscito a vincere alcuna corsa. Tuttavia qualche buon piazzamento in brevi gare a tappe e gare in linea impegnative (quest'anno 8° al GP Indurain e 11° alla Parigi-Nizza) è riuscito ad ottenerlo. La prima vittoria da professionista la sfiorò concretamente al Giro dello scorso anno, dove giunse 3° a Pian dei Resinelli. È uno dei gregari più fidati di Purito Rodriguez ed anche in questa Grande Boucle ha il compito di assisterlo al meglio. Ma questo, del resto, lo sa già il buon...Losada!

Vivian Ghianni

A 31 anni disputa per la prima volta in carriera il Tour de France, dopo che finora è riuscito a portare a termine per quattro volte il Giro d'Italia e per tre la Vuelta. All'ottava stagione da professionista, la terza con la maglia della Katusha dopo gli esordi con la Kaiku e le quattro annate alla Caisse d'Epargne, è uno scalatore che ha finora speso la maggior parte della carriera nel ruolo di gregario, tant'è che non è ancora mai riuscito a vincere alcuna corsa. Tuttavia qualche buon piazzamento in brevi gare a tappe e gare in linea impegnative (quest'anno 8° al GP Indurain e 11° alla Parigi-Nizza) è riuscito ad ottenerlo. La prima vittoria da professionista la sfiorò concretamente al Giro dello scorso anno, dove giunse 3° a Pian dei Resinelli. È uno dei gregari più fidati di Purito Rodriguez ed anche in questa Grande Boucle ha il compito di assisterlo al meglio. Ma questo, del resto, lo sa già il buon...Losada!

A 31 anni disputa per la prima volta in carriera il Tour de France, dopo che finora è riuscito a portare a termine per quattro volte il Giro d'Italia e per tre la Vuelta. All'ottava stagione da professionista, la terza con la maglia della Katusha dopo gli esordi con la Kaiku e le quattro annate alla Caisse d'Epargne, è uno scalatore che ha finora speso la maggior parte della carriera nel ruolo di gregario, tant'è che non è ancora mai riuscito a vincere alcuna corsa. Tuttavia qualche buon piazzamento in brevi gare a tappe e gare in linea impegnative (quest'anno 8° al GP Indurain e 11° alla Parigi-Nizza) è riuscito ad ottenerlo. La prima vittoria da professionista la sfiorò concretamente al Giro dello scorso anno, dove giunse 3° a Pian dei Resinelli. È uno dei gregari più fidati di Purito Rodriguez ed anche in questa Grande Boucle ha il compito di assisterlo al meglio. Ma questo, del resto, lo sa già il buon...Losada!

A 31 anni disputa per la prima volta in carriera il Tour de France, dopo che finora è riuscito a portare a termine per quattro volte il Giro d'Italia e per tre la Vuelta. All'ottava stagione da professionista, la terza con la maglia della Katusha dopo gli esordi con la Kaiku e le quattro annate alla Caisse d'Epargne, è uno scalatore che ha finora speso la maggior parte della carriera nel ruolo di gregario, tant'è che non è ancora mai riuscito a vincere alcuna corsa. Tuttavia qualche buon piazzamento in brevi gare a tappe e gare in linea impegnative (quest'anno 8° al GP Indurain e 11° alla Parigi-Nizza) è riuscito ad ottenerlo. La prima vittoria da professionista la sfiorò concretamente al Giro dello scorso anno, dove giunse 3° a Pian dei Resinelli. È uno dei gregari più fidati di Purito Rodriguez ed anche in questa Grande Boucle ha il compito di assisterlo al meglio. Ma questo, del resto, lo sa già il buon...Losada!

A 31 anni disputa per la prima volta in carriera il Tour de France, dopo che finora è riuscito a portare a termine per quattro volte il Giro d'Italia e per tre la Vuelta. All'ottava stagione da professionista, la terza con la maglia della Katusha dopo gli esordi con la Kaiku e le quattro annate alla Caisse d'Epargne, è uno scalatore che ha finora speso la maggior parte della carriera nel ruolo di gregario, tant'è che non è ancora mai riuscito a vincere alcuna corsa. Tuttavia qualche buon piazzamento in brevi gare a tappe e gare in linea impegnative (quest'anno 8° al GP Indurain e 11° alla Parigi-Nizza) è riuscito ad ottenerlo. La prima vittoria da professionista la sfiorò concretamente al Giro dello scorso anno, dove giunse 3° a Pian dei Resinelli. È uno dei gregari più fidati di Purito Rodriguez ed anche in questa Grande Boucle ha il compito di assisterlo al meglio. Ma questo, del resto, lo sa già il buon...Losada!

A 31 anni disputa per la prima volta in carriera il Tour de France, dopo che finora è riuscito a portare a termine per quattro volte il Giro d'Italia e per tre la Vuelta. All'ottava stagione da professionista, la terza con la maglia della Katusha dopo gli esordi con la Kaiku e le quattro annate alla Caisse d'Epargne, è uno scalatore che ha finora speso la maggior parte della carriera nel ruolo di gregario, tant'è che non è ancora mai riuscito a vincere alcuna corsa. Tuttavia qualche buon piazzamento in brevi gare a tappe e gare in linea impegnative (quest'anno 8° al GP Indurain e 11° alla Parigi-Nizza) è riuscito ad ottenerlo. La prima vittoria da professionista la sfiorò concretamente al Giro dello scorso anno, dove giunse 3° a Pian dei Resinelli. È uno dei gregari più fidati di Purito Rodriguez ed anche in questa Grande Boucle ha il compito di assisterlo al meglio. Ma questo, del resto, lo sa già il buon...Losada!

TourTweet

@simongeschke: Per un momento oggi ho sognato la vittoria che avrebbe cambiato la mia vita. Non s'è realizzato. In ogni caso nessun rimpianto

@MATTEOTRENTIN: Il momento più bello del dopo gara oggi? Quanto tutti i miei compagni sono saltati dietro al podio per abbracci e congratulazioni #emozionante

@albertocontador: Grazie a tutti voi che passate ore sulle strade per vederci solo un istante. Ricordatevi di non correre vicino a noi, è davvero pericoloso!

@Greghenderson1: Come si dice "amico dammi una spinta" in francese?

@manuelquinziato: 247 per raggiungere la cima del Mont Ventoux! Senza dubbio ci meritiamo un giorno di riposo dopo questo! #sivaaPinerolo!! (Cit.)

La classifica al contrario

David López GarcíaNella tappa lionese è andata in porto una fuga a due in cui lo spagnolo della Sky David López García ha primeggiato sul compagno di avventura, l'esperto belga della Lotto Frederik Willems. A completare il successo della formazione britannica ci ha pensato il gallese Geraint Thomas il quale, arrivato a 49" dal duo di testa, ha vinto la volata per il terzo posto, battendo l'olandese dell'Argos Tom Veelers e l'italiano della Cannondale Alessandro De Marchi. Pattuglia italiana che si è messa negativamente in evidenza con l'ultimo posto di tappa di Matteo Trentin dell'Omega Pharma, arrivato a 11'11" ed ancora acerbo per lottare per le posizioni di prestigio. Nella generale sempre in testa il kazako dell'Astana Dmitriy Muravyev il quale deve però fare i conti con l'avvicinarsi di un pericoloso rivale, il francese dell'Europcar Jérôme Cousin, bravo nel recuperare terreno ed ora distante solo 1'07": chissà che il Nantais non sappia regalare proprio oggi, giornata di festa nazionale, la prima gioia di questo disastroso Tour ai connazionali, in un'edizione sin qui dimenticabile per i cugini d'oltralpe. Risale in terza posizione il belga della Vacansoleil Kris Boeckmans a 2'54" mentre scendono rispettivamente di due ed una posizione il canadese dell'Orica Svein Tuft, quarto a 4'10", e il kazako dell'Astana Assan Bazayev, quinto a 5'52". Sempre ultimo il britannico della Sky Chris Froome a 2h18'26".

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Mercier)

Raymond Poulidor in azione con la maglia della Mercier © christianlaborde.com

La Mercier è stata una delle più popolari e longeve squadre di ciclismo francesi. Come in molti altri casi di quell'epoca, il nome Mercier deriva da una fabbrica di biciclette, la Cycles Mercier di Èmile Mercier, che entra nel mondo del professionismo nel 1933 per poi lasciarlo, senza interruzioni, agli inizi dei '70. Al Tour la Mercier patirà la concomitanza storica col periodo delle nazionali al Tour, tuttavia i grandi appassionati non possono dimenticare la maglia viola di Raymond Poulidor, che proprio con la Mercier-Hutchinson prenderà parte al suo primo Tour de France, nel 1962: il primo anche per la Mercier, visto che s'interrompe l'era delle nazionali al Tour. La partenza non è delle migliori, con Poupou che deve stringere i denti nelle prime tappe e partire con una mano ingessata. Tuttavia i compagni di squadra si fanno ben valere e prima che Poulidor possa farsi valere portano a casa tre tappe, prima con Vanden Berghen a Le Havre, e poi con Cazala a Brest e Saint Gaudens. Sulle Alpi il giovane Raymond si fa valere e piazza l'impresa ad Aix-les-Bains, guadagnando i minuti necessari per piazzarsi sul terzo gradino del podio, dietro ad Anquetil e Planckaert. Nel 1963 il Tour parte bene ma finisce in maniera deludente. La Mercier vince una tappa con Frans Melckenbeeck, Poulidor sembra in grado di poter rivaleggiare con Anquetil ma va in crisi sulle Alpi. Alla fine termina a Parigi all'ottavo posto, addirittura fischiato dal pubblico. Il 1964 è decisamente l'anno della riscossa, col duello Anquetil-Poulidor che infiamma il pubblico (francese e non). Vincerà alla fine Jacques Anquetil il suo terzo tour consecutivo, ma per soli 55", all'epoca il minimo distacco inflitto dal vincitore al secondo. Poulidor quell'anno aveva fatto sua la Vuelta a España, mentre Anquetil aveva vinto il Tour. Nella prima parte Poulidor riesce a crear margine in classifica su Anquetil, ma nella Briançon-Monaco commette un incredibile errore: nel velodromo di Monaco si ferma sulla linea d'arrivo pensando di aver vinto e ignorando che ci fosse ancora un giro del velodromo da disputare: sfortuna vuole che vinca proprio Anquetil. All'epoca c'era un minuto di abbuono per il vincitore, il che pensando al distacco finale, rende l'idea di quanto non abbia giovato al Tour di Poupou. Il quale attaccherà con veemenza, dando 1'43" all'avversario a Bagnères-de-Luchon. Ma non basterà. Nel 1965 Anquetil non c'è: è l'occasione d'oro per Poulidor per vincere il Tour de France, ma un giovane italiano, tale Felice Gimondi, gli ruba la scena dominando la corsa. A Poulidor restano giusto due successi di tappa, una crono e il sigillo sul Mont Ventoux, oltre che il secondo posto finale. Nel 1966 Poulidor perde terreno nelle prime tappe e riesce solo nella crono finale di Parigi a conquistare il terzo posto finale, mentre la corsa viene vinta da un delfino di Anquetil, il giovane Aimar. Altri due Tour per nazioni e infine il 1969 è l'ultimo anno della Mercier, sempre stretta intorno a Raymond. Ormai Poulidor è giunto ai 33 anni ma tutt'altro che al canto del cigno (nel 1973 arriverà ancora una volta secondo) e poco potrà fare contro Eddy Merckx: la lotta è vinta, contro Gimondi, per il terzo gradino del podio. A quel Tour la Mercier si presenta anche col britannico Barry Hoban, che riuscirà a vincere due tappe a fine Tour.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Mercier)

Raymond Poulidor in azione con la maglia della Mercier © christianlaborde.com

La Mercier è stata una delle più popolari e longeve squadre di ciclismo francesi. Come in molti altri casi di quell'epoca, il nome Mercier deriva da una fabbrica di biciclette, la Cycles Mercier di Èmile Mercier, che entra nel mondo del professionismo nel 1933 per poi lasciarlo, senza interruzioni, agli inizi dei '70. Al Tour la Mercier patirà la concomitanza storica col periodo delle nazionali al Tour, tuttavia i grandi appassionati non possono dimenticare la maglia viola di Raymond Poulidor, che proprio con la Mercier-Hutchinson prenderà parte al suo primo Tour de France, nel 1962: il primo anche per la Mercier, visto che s'interrompe l'era delle nazionali al Tour. La partenza non è delle migliori, con Poupou che deve stringere i denti nelle prime tappe e partire con una mano ingessata. Tuttavia i compagni di squadra si fanno ben valere e prima che Poulidor possa farsi valere portano a casa tre tappe, prima con Vanden Berghen a Le Havre, e poi con Cazala a Brest e Saint Gaudens. Sulle Alpi il giovane Raymond si fa valere e piazza l'impresa ad Aix-les-Bains, guadagnando i minuti necessari per piazzarsi sul terzo gradino del podio, dietro ad Anquetil e Planckaert. Nel 1963 il Tour parte bene ma finisce in maniera deludente. La Mercier vince una tappa con Frans Melckenbeeck, Poulidor sembra in grado di poter rivaleggiare con Anquetil ma va in crisi sulle Alpi. Alla fine termina a Parigi all'ottavo posto, addirittura fischiato dal pubblico. Il 1964 è decisamente l'anno della riscossa, col duello Anquetil-Poulidor che infiamma il pubblico (francese e non). Vincerà alla fine Jacques Anquetil il suo terzo tour consecutivo, ma per soli 55", all'epoca il minimo distacco inflitto dal vincitore al secondo. Poulidor quell'anno aveva fatto sua la Vuelta a España, mentre Anquetil aveva vinto il Tour. Nella prima parte Poulidor riesce a crear margine in classifica su Anquetil, ma nella Briançon-Monaco commette un incredibile errore: nel velodromo di Monaco si ferma sulla linea d'arrivo pensando di aver vinto e ignorando che ci fosse ancora un giro del velodromo da disputare: sfortuna vuole che vinca proprio Anquetil. All'epoca c'era un minuto di abbuono per il vincitore, il che pensando al distacco finale, rende l'idea di quanto non abbia giovato al Tour di Poupou. Il quale attaccherà con veemenza, dando 1'43" all'avversario a Bagnères-de-Luchon. Ma non basterà. Nel 1965 Anquetil non c'è: è l'occasione d'oro per Poulidor per vincere il Tour de France, ma un giovane italiano, tale Felice Gimondi, gli ruba la scena dominando la corsa. A Poulidor restano giusto due successi di tappa, una crono e il sigillo sul Mont Ventoux, oltre che il secondo posto finale. Nel 1966 Poulidor perde terreno nelle prime tappe e riesce solo nella crono finale di Parigi a conquistare il terzo posto finale, mentre la corsa viene vinta da un delfino di Anquetil, il giovane Aimar. Altri due Tour per nazioni e infine il 1969 è l'ultimo anno della Mercier, sempre stretta intorno a Raymond. Ormai Poulidor è giunto ai 33 anni ma tutt'altro che al canto del cigno (nel 1973 arriverà ancora una volta secondo) e poco potrà fare contro Eddy Merckx: la lotta è vinta, contro Gimondi, per il terzo gradino del podio. A quel Tour la Mercier si presenta anche col britannico Barry Hoban, che riuscirà a vincere due tappe a fine Tour.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

David López GarcíaNella tappa lionese è andata in porto una fuga a due in cui lo spagnolo della Sky David López García ha primeggiato sul compagno di avventura, l'esperto belga della Lotto Frederik Willems. A completare il successo della formazione britannica ci ha pensato il gallese Geraint Thomas il quale, arrivato a 49" dal duo di testa, ha vinto la volata per il terzo posto, battendo l'olandese dell'Argos Tom Veelers e l'italiano della Cannondale Alessandro De Marchi. Pattuglia italiana che si è messa negativamente in evidenza con l'ultimo posto di tappa di Matteo Trentin dell'Omega Pharma, arrivato a 11'11" ed ancora acerbo per lottare per le posizioni di prestigio. Nella generale sempre in testa il kazako dell'Astana Dmitriy Muravyev il quale deve però fare i conti con l'avvicinarsi di un pericoloso rivale, il francese dell'Europcar Jérôme Cousin, bravo nel recuperare terreno ed ora distante solo 1'07": chissà che il Nantais non sappia regalare proprio oggi, giornata di festa nazionale, la prima gioia di questo disastroso Tour ai connazionali, in un'edizione sin qui dimenticabile per i cugini d'oltralpe. Risale in terza posizione il belga della Vacansoleil Kris Boeckmans a 2'54" mentre scendono rispettivamente di due ed una posizione il canadese dell'Orica Svein Tuft, quarto a 4'10", e il kazako dell'Astana Assan Bazayev, quinto a 5'52". Sempre ultimo il britannico della Sky Chris Froome a 2h18'26".

Alberto Vigonesi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2013 - 15a tappa
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Rassegna TourNotes 2013 - 15a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 15a tappa

La classifica al contrario

David López GarcíaNella tappa lionese è andata in porto una fuga a due in cui lo spagnolo della Sky David López García ha primeggiato sul compagno di avventura, l'esperto belga della Lotto Frederik Willems. A completare il successo della formazione britannica ci ha pensato il gallese Geraint Thomas il quale, arrivato a 49" dal duo di testa, ha vinto la volata per il terzo posto, battendo l'olandese dell'Argos Tom Veelers e l'italiano della Cannondale Alessandro De Marchi. Pattuglia italiana che si è messa negativamente in evidenza con l'ultimo posto di tappa di Matteo Trentin dell'Omega Pharma, arrivato a 11'11" ed ancora acerbo per lottare per le posizioni di prestigio. Nella generale sempre in testa il kazako dell'Astana Dmitriy Muravyev il quale deve però fare i conti con l'avvicinarsi di un pericoloso rivale, il francese dell'Europcar Jérôme Cousin, bravo nel recuperare terreno ed ora distante solo 1'07": chissà che il Nantais non sappia regalare proprio oggi, giornata di festa nazionale, la prima gioia di questo disastroso Tour ai connazionali, in un'edizione sin qui dimenticabile per i cugini d'oltralpe. Risale in terza posizione il belga della Vacansoleil Kris Boeckmans a 2'54" mentre scendono rispettivamente di due ed una posizione il canadese dell'Orica Svein Tuft, quarto a 4'10", e il kazako dell'Astana Assan Bazayev, quinto a 5'52". Sempre ultimo il britannico della Sky Chris Froome a 2h18'26".

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Mercier)

Raymond Poulidor in azione con la maglia della Mercier © christianlaborde.com

La Mercier è stata una delle più popolari e longeve squadre di ciclismo francesi. Come in molti altri casi di quell'epoca, il nome Mercier deriva da una fabbrica di biciclette, la Cycles Mercier di Èmile Mercier, che entra nel mondo del professionismo nel 1933 per poi lasciarlo, senza interruzioni, agli inizi dei '70. Al Tour la Mercier patirà la concomitanza storica col periodo delle nazionali al Tour, tuttavia i grandi appassionati non possono dimenticare la maglia viola di Raymond Poulidor, che proprio con la Mercier-Hutchinson prenderà parte al suo primo Tour de France, nel 1962: il primo anche per la Mercier, visto che s'interrompe l'era delle nazionali al Tour. La partenza non è delle migliori, con Poupou che deve stringere i denti nelle prime tappe e partire con una mano ingessata. Tuttavia i compagni di squadra si fanno ben valere e prima che Poulidor possa farsi valere portano a casa tre tappe, prima con Vanden Berghen a Le Havre, e poi con Cazala a Brest e Saint Gaudens. Sulle Alpi il giovane Raymond si fa valere e piazza l'impresa ad Aix-les-Bains, guadagnando i minuti necessari per piazzarsi sul terzo gradino del podio, dietro ad Anquetil e Planckaert. Nel 1963 il Tour parte bene ma finisce in maniera deludente. La Mercier vince una tappa con Frans Melckenbeeck, Poulidor sembra in grado di poter rivaleggiare con Anquetil ma va in crisi sulle Alpi. Alla fine termina a Parigi all'ottavo posto, addirittura fischiato dal pubblico. Il 1964 è decisamente l'anno della riscossa, col duello Anquetil-Poulidor che infiamma il pubblico (francese e non). Vincerà alla fine Jacques Anquetil il suo terzo tour consecutivo, ma per soli 55", all'epoca il minimo distacco inflitto dal vincitore al secondo. Poulidor quell'anno aveva fatto sua la Vuelta a España, mentre Anquetil aveva vinto il Tour. Nella prima parte Poulidor riesce a crear margine in classifica su Anquetil, ma nella Briançon-Monaco commette un incredibile errore: nel velodromo di Monaco si ferma sulla linea d'arrivo pensando di aver vinto e ignorando che ci fosse ancora un giro del velodromo da disputare: sfortuna vuole che vinca proprio Anquetil. All'epoca c'era un minuto di abbuono per il vincitore, il che pensando al distacco finale, rende l'idea di quanto non abbia giovato al Tour di Poupou. Il quale attaccherà con veemenza, dando 1'43" all'avversario a Bagnères-de-Luchon. Ma non basterà. Nel 1965 Anquetil non c'è: è l'occasione d'oro per Poulidor per vincere il Tour de France, ma un giovane italiano, tale Felice Gimondi, gli ruba la scena dominando la corsa. A Poulidor restano giusto due successi di tappa, una crono e il sigillo sul Mont Ventoux, oltre che il secondo posto finale. Nel 1966 Poulidor perde terreno nelle prime tappe e riesce solo nella crono finale di Parigi a conquistare il terzo posto finale, mentre la corsa viene vinta da un delfino di Anquetil, il giovane Aimar. Altri due Tour per nazioni e infine il 1969 è l'ultimo anno della Mercier, sempre stretta intorno a Raymond. Ormai Poulidor è giunto ai 33 anni ma tutt'altro che al canto del cigno (nel 1973 arriverà ancora una volta secondo) e poco potrà fare contro Eddy Merckx: la lotta è vinta, contro Gimondi, per il terzo gradino del podio. A quel Tour la Mercier si presenta anche col britannico Barry Hoban, che riuscirà a vincere due tappe a fine Tour.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Mercier)

Raymond Poulidor in azione con la maglia della Mercier © christianlaborde.com

La Mercier è stata una delle più popolari e longeve squadre di ciclismo francesi. Come in molti altri casi di quell'epoca, il nome Mercier deriva da una fabbrica di biciclette, la Cycles Mercier di Èmile Mercier, che entra nel mondo del professionismo nel 1933 per poi lasciarlo, senza interruzioni, agli inizi dei '70. Al Tour la Mercier patirà la concomitanza storica col periodo delle nazionali al Tour, tuttavia i grandi appassionati non possono dimenticare la maglia viola di Raymond Poulidor, che proprio con la Mercier-Hutchinson prenderà parte al suo primo Tour de France, nel 1962: il primo anche per la Mercier, visto che s'interrompe l'era delle nazionali al Tour. La partenza non è delle migliori, con Poupou che deve stringere i denti nelle prime tappe e partire con una mano ingessata. Tuttavia i compagni di squadra si fanno ben valere e prima che Poulidor possa farsi valere portano a casa tre tappe, prima con Vanden Berghen a Le Havre, e poi con Cazala a Brest e Saint Gaudens. Sulle Alpi il giovane Raymond si fa valere e piazza l'impresa ad Aix-les-Bains, guadagnando i minuti necessari per piazzarsi sul terzo gradino del podio, dietro ad Anquetil e Planckaert. Nel 1963 il Tour parte bene ma finisce in maniera deludente. La Mercier vince una tappa con Frans Melckenbeeck, Poulidor sembra in grado di poter rivaleggiare con Anquetil ma va in crisi sulle Alpi. Alla fine termina a Parigi all'ottavo posto, addirittura fischiato dal pubblico. Il 1964 è decisamente l'anno della riscossa, col duello Anquetil-Poulidor che infiamma il pubblico (francese e non). Vincerà alla fine Jacques Anquetil il suo terzo tour consecutivo, ma per soli 55", all'epoca il minimo distacco inflitto dal vincitore al secondo. Poulidor quell'anno aveva fatto sua la Vuelta a España, mentre Anquetil aveva vinto il Tour. Nella prima parte Poulidor riesce a crear margine in classifica su Anquetil, ma nella Briançon-Monaco commette un incredibile errore: nel velodromo di Monaco si ferma sulla linea d'arrivo pensando di aver vinto e ignorando che ci fosse ancora un giro del velodromo da disputare: sfortuna vuole che vinca proprio Anquetil. All'epoca c'era un minuto di abbuono per il vincitore, il che pensando al distacco finale, rende l'idea di quanto non abbia giovato al Tour di Poupou. Il quale attaccherà con veemenza, dando 1'43" all'avversario a Bagnères-de-Luchon. Ma non basterà. Nel 1965 Anquetil non c'è: è l'occasione d'oro per Poulidor per vincere il Tour de France, ma un giovane italiano, tale Felice Gimondi, gli ruba la scena dominando la corsa. A Poulidor restano giusto due successi di tappa, una crono e il sigillo sul Mont Ventoux, oltre che il secondo posto finale. Nel 1966 Poulidor perde terreno nelle prime tappe e riesce solo nella crono finale di Parigi a conquistare il terzo posto finale, mentre la corsa viene vinta da un delfino di Anquetil, il giovane Aimar. Altri due Tour per nazioni e infine il 1969 è l'ultimo anno della Mercier, sempre stretta intorno a Raymond. Ormai Poulidor è giunto ai 33 anni ma tutt'altro che al canto del cigno (nel 1973 arriverà ancora una volta secondo) e poco potrà fare contro Eddy Merckx: la lotta è vinta, contro Gimondi, per il terzo gradino del podio. A quel Tour la Mercier si presenta anche col britannico Barry Hoban, che riuscirà a vincere due tappe a fine Tour.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

David López GarcíaNella tappa lionese è andata in porto una fuga a due in cui lo spagnolo della Sky David López García ha primeggiato sul compagno di avventura, l'esperto belga della Lotto Frederik Willems. A completare il successo della formazione britannica ci ha pensato il gallese Geraint Thomas il quale, arrivato a 49" dal duo di testa, ha vinto la volata per il terzo posto, battendo l'olandese dell'Argos Tom Veelers e l'italiano della Cannondale Alessandro De Marchi. Pattuglia italiana che si è messa negativamente in evidenza con l'ultimo posto di tappa di Matteo Trentin dell'Omega Pharma, arrivato a 11'11" ed ancora acerbo per lottare per le posizioni di prestigio. Nella generale sempre in testa il kazako dell'Astana Dmitriy Muravyev il quale deve però fare i conti con l'avvicinarsi di un pericoloso rivale, il francese dell'Europcar Jérôme Cousin, bravo nel recuperare terreno ed ora distante solo 1'07": chissà che il Nantais non sappia regalare proprio oggi, giornata di festa nazionale, la prima gioia di questo disastroso Tour ai connazionali, in un'edizione sin qui dimenticabile per i cugini d'oltralpe. Risale in terza posizione il belga della Vacansoleil Kris Boeckmans a 2'54" mentre scendono rispettivamente di due ed una posizione il canadese dell'Orica Svein Tuft, quarto a 4'10", e il kazako dell'Astana Assan Bazayev, quinto a 5'52". Sempre ultimo il britannico della Sky Chris Froome a 2h18'26".

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Mercier)

Raymond Poulidor in azione con la maglia della Mercier © christianlaborde.com

La Mercier è stata una delle più popolari e longeve squadre di ciclismo francesi. Come in molti altri casi di quell'epoca, il nome Mercier deriva da una fabbrica di biciclette, la Cycles Mercier di Èmile Mercier, che entra nel mondo del professionismo nel 1933 per poi lasciarlo, senza interruzioni, agli inizi dei '70. Al Tour la Mercier patirà la concomitanza storica col periodo delle nazionali al Tour, tuttavia i grandi appassionati non possono dimenticare la maglia viola di Raymond Poulidor, che proprio con la Mercier-Hutchinson prenderà parte al suo primo Tour de France, nel 1962: il primo anche per la Mercier, visto che s'interrompe l'era delle nazionali al Tour. La partenza non è delle migliori, con Poupou che deve stringere i denti nelle prime tappe e partire con una mano ingessata. Tuttavia i compagni di squadra si fanno ben valere e prima che Poulidor possa farsi valere portano a casa tre tappe, prima con Vanden Berghen a Le Havre, e poi con Cazala a Brest e Saint Gaudens. Sulle Alpi il giovane Raymond si fa valere e piazza l'impresa ad Aix-les-Bains, guadagnando i minuti necessari per piazzarsi sul terzo gradino del podio, dietro ad Anquetil e Planckaert. Nel 1963 il Tour parte bene ma finisce in maniera deludente. La Mercier vince una tappa con Frans Melckenbeeck, Poulidor sembra in grado di poter rivaleggiare con Anquetil ma va in crisi sulle Alpi. Alla fine termina a Parigi all'ottavo posto, addirittura fischiato dal pubblico. Il 1964 è decisamente l'anno della riscossa, col duello Anquetil-Poulidor che infiamma il pubblico (francese e non). Vincerà alla fine Jacques Anquetil il suo terzo tour consecutivo, ma per soli 55", all'epoca il minimo distacco inflitto dal vincitore al secondo. Poulidor quell'anno aveva fatto sua la Vuelta a España, mentre Anquetil aveva vinto il Tour. Nella prima parte Poulidor riesce a crear margine in classifica su Anquetil, ma nella Briançon-Monaco commette un incredibile errore: nel velodromo di Monaco si ferma sulla linea d'arrivo pensando di aver vinto e ignorando che ci fosse ancora un giro del velodromo da disputare: sfortuna vuole che vinca proprio Anquetil. All'epoca c'era un minuto di abbuono per il vincitore, il che pensando al distacco finale, rende l'idea di quanto non abbia giovato al Tour di Poupou. Il quale attaccherà con veemenza, dando 1'43" all'avversario a Bagnères-de-Luchon. Ma non basterà. Nel 1965 Anquetil non c'è: è l'occasione d'oro per Poulidor per vincere il Tour de France, ma un giovane italiano, tale Felice Gimondi, gli ruba la scena dominando la corsa. A Poulidor restano giusto due successi di tappa, una crono e il sigillo sul Mont Ventoux, oltre che il secondo posto finale. Nel 1966 Poulidor perde terreno nelle prime tappe e riesce solo nella crono finale di Parigi a conquistare il terzo posto finale, mentre la corsa viene vinta da un delfino di Anquetil, il giovane Aimar. Altri due Tour per nazioni e infine il 1969 è l'ultimo anno della Mercier, sempre stretta intorno a Raymond. Ormai Poulidor è giunto ai 33 anni ma tutt'altro che al canto del cigno (nel 1973 arriverà ancora una volta secondo) e poco potrà fare contro Eddy Merckx: la lotta è vinta, contro Gimondi, per il terzo gradino del podio. A quel Tour la Mercier si presenta anche col britannico Barry Hoban, che riuscirà a vincere due tappe a fine Tour.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Mercier)

Raymond Poulidor in azione con la maglia della Mercier © christianlaborde.com

La Mercier è stata una delle più popolari e longeve squadre di ciclismo francesi. Come in molti altri casi di quell'epoca, il nome Mercier deriva da una fabbrica di biciclette, la Cycles Mercier di Èmile Mercier, che entra nel mondo del professionismo nel 1933 per poi lasciarlo, senza interruzioni, agli inizi dei '70. Al Tour la Mercier patirà la concomitanza storica col periodo delle nazionali al Tour, tuttavia i grandi appassionati non possono dimenticare la maglia viola di Raymond Poulidor, che proprio con la Mercier-Hutchinson prenderà parte al suo primo Tour de France, nel 1962: il primo anche per la Mercier, visto che s'interrompe l'era delle nazionali al Tour. La partenza non è delle migliori, con Poupou che deve stringere i denti nelle prime tappe e partire con una mano ingessata. Tuttavia i compagni di squadra si fanno ben valere e prima che Poulidor possa farsi valere portano a casa tre tappe, prima con Vanden Berghen a Le Havre, e poi con Cazala a Brest e Saint Gaudens. Sulle Alpi il giovane Raymond si fa valere e piazza l'impresa ad Aix-les-Bains, guadagnando i minuti necessari per piazzarsi sul terzo gradino del podio, dietro ad Anquetil e Planckaert. Nel 1963 il Tour parte bene ma finisce in maniera deludente. La Mercier vince una tappa con Frans Melckenbeeck, Poulidor sembra in grado di poter rivaleggiare con Anquetil ma va in crisi sulle Alpi. Alla fine termina a Parigi all'ottavo posto, addirittura fischiato dal pubblico. Il 1964 è decisamente l'anno della riscossa, col duello Anquetil-Poulidor che infiamma il pubblico (francese e non). Vincerà alla fine Jacques Anquetil il suo terzo tour consecutivo, ma per soli 55", all'epoca il minimo distacco inflitto dal vincitore al secondo. Poulidor quell'anno aveva fatto sua la Vuelta a España, mentre Anquetil aveva vinto il Tour. Nella prima parte Poulidor riesce a crear margine in classifica su Anquetil, ma nella Briançon-Monaco commette un incredibile errore: nel velodromo di Monaco si ferma sulla linea d'arrivo pensando di aver vinto e ignorando che ci fosse ancora un giro del velodromo da disputare: sfortuna vuole che vinca proprio Anquetil. All'epoca c'era un minuto di abbuono per il vincitore, il che pensando al distacco finale, rende l'idea di quanto non abbia giovato al Tour di Poupou. Il quale attaccherà con veemenza, dando 1'43" all'avversario a Bagnères-de-Luchon. Ma non basterà. Nel 1965 Anquetil non c'è: è l'occasione d'oro per Poulidor per vincere il Tour de France, ma un giovane italiano, tale Felice Gimondi, gli ruba la scena dominando la corsa. A Poulidor restano giusto due successi di tappa, una crono e il sigillo sul Mont Ventoux, oltre che il secondo posto finale. Nel 1966 Poulidor perde terreno nelle prime tappe e riesce solo nella crono finale di Parigi a conquistare il terzo posto finale, mentre la corsa viene vinta da un delfino di Anquetil, il giovane Aimar. Altri due Tour per nazioni e infine il 1969 è l'ultimo anno della Mercier, sempre stretta intorno a Raymond. Ormai Poulidor è giunto ai 33 anni ma tutt'altro che al canto del cigno (nel 1973 arriverà ancora una volta secondo) e poco potrà fare contro Eddy Merckx: la lotta è vinta, contro Gimondi, per il terzo gradino del podio. A quel Tour la Mercier si presenta anche col britannico Barry Hoban, che riuscirà a vincere due tappe a fine Tour.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

David López GarcíaNella tappa lionese è andata in porto una fuga a due in cui lo spagnolo della Sky David López García ha primeggiato sul compagno di avventura, l'esperto belga della Lotto Frederik Willems. A completare il successo della formazione britannica ci ha pensato il gallese Geraint Thomas il quale, arrivato a 49" dal duo di testa, ha vinto la volata per il terzo posto, battendo l'olandese dell'Argos Tom Veelers e l'italiano della Cannondale Alessandro De Marchi. Pattuglia italiana che si è messa negativamente in evidenza con l'ultimo posto di tappa di Matteo Trentin dell'Omega Pharma, arrivato a 11'11" ed ancora acerbo per lottare per le posizioni di prestigio. Nella generale sempre in testa il kazako dell'Astana Dmitriy Muravyev il quale deve però fare i conti con l'avvicinarsi di un pericoloso rivale, il francese dell'Europcar Jérôme Cousin, bravo nel recuperare terreno ed ora distante solo 1'07": chissà che il Nantais non sappia regalare proprio oggi, giornata di festa nazionale, la prima gioia di questo disastroso Tour ai connazionali, in un'edizione sin qui dimenticabile per i cugini d'oltralpe. Risale in terza posizione il belga della Vacansoleil Kris Boeckmans a 2'54" mentre scendono rispettivamente di due ed una posizione il canadese dell'Orica Svein Tuft, quarto a 4'10", e il kazako dell'Astana Assan Bazayev, quinto a 5'52". Sempre ultimo il britannico della Sky Chris Froome a 2h18'26".

Alberto Vigonesi

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