Il Portale del Ciclismo professionistico

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Dopo il finale-omaggio nei confronti della Decana - mortificato ieri da un no-contest alle spalle del pigliatutto Chavanel - il Tour regala il proscenio al tracciato della Regina delle classiche. Da Wanze, passando per Namur e Nivelles, si approda alla zona del pavé, e saranno ben sette (di cui sei negli ultimi 42 km dei 213 totali) i settori che verranno affrontati dal gruppo: i primi tre, in Belgio, sono poco noti, ma quando si rientra in Francia ci saranno Sars-et-Rosières, Tilloy, Wandignies e Haveluy - tutti nomi che gli amanti delle Pietre del Nord conoscono bene - ad attendere i corridori: inutile dire che speriamo in una cruenta battaglia, anche se i corridori più adatti alle pietre (vedi Cancellara, Ballan, Hincapie, Hushovd) dovranno stare più attenti ai propri capitani (gli Schleck, Evans e Sastre) che non sperare in un'eccezionale affermazione personale: forse il solo Hushovd, in ottica maglia verde, potrebbe avere maggiore libertà. La frazione termina, come si conviene, alle porte dell'Inferno: ovvero all'entrata di Arenberg. Un tratto, quello della Foresta, che saggiamente è stato lasciato fuori dal tracciato: rischiava di creare davvero troppa selezione, dopo appena quattro giorni di corsa. Figurarsi poi cosa sarebbe successo, dopo il capitombolo generale e le ammaccature causate dalle tantissime cadute di ieri. Questi, nel dettaglio, i sette settori di pavé, per un totale 13.150 km:
1. Ormeignies [Belgio] (350 m) km 128
2. Hollain [Belgio] (1200 m) km 169
3. Rongy [Belgio] (700 m) km 173
4. Sars-et-Rosières (2400 m) km 185.5
5. Tilloy-lez-Marchiennes (2500 m) km 188.5
6. Wandignies-Hamage (3700 m) km 195
7. Haveluy (2300 m) km 203

Wanze

Wanze, comune francofono della Vallonia sito in provincia di Liegi che raggruppa 7 piccoli agglomerati urbani per un totale di circa 15.000 abitanti, si trova ai piedi del muro di Huy e nel 2006 ha ospitato la partenza della 4a tappa del Giro.
Nel più grande agglomerato di Wanze, per la precisione Antheit, nacque nel 1894 il grande pittore surrealista Paul Delvaux. Ispiratosi inizialmente a De Chirico e a Magritte, i critici lo accostarono ben presto ai vari Dalì, Mirò, Ernst e Balthus, dei quali ereditava la vena surrealista anche se lui si considerava un classicista rinnovato alla luce dei cambiamenti e dei misteri dell'era moderna.
Delvaux venne citato da Leonardo Sciascia nel romanzo Todo modo del 1974. Si spense il 20 luglio del 1994 a 97 anni. Il giorno prima Roberto Conti aveva trionfato sull'Alpe d'Huez.

Arenberg Porte du Hainaut

Strano ma vero. È la prima volta infatti che il Tour rende omaggio ad Arenberg e alla sua foresta, che hanno fatto la fortuna e la storia della regina delle classiche.
Arenberg è l'ultimo avamposto prima dell'inferno di fango e pavé che ogni anno riporta il ciclismo ai tempi dei pionieri delle due ruote. Fu un ex minatore e poi corridore, Jean Stablinski, a individuare il tratto più famoso della Roubaix, quei duemilatrecento metri ufficialmente denominati Drève des boules d'Hérin, ovvero passaggio delle betulle d'Hérin.
Quando Museeuw cadde nella foresta rischiando poi l'amputazione della gamba, si pensarono alcuni diversivi per rendere questo tratto d'inferno meno pericoloso. Percorrerlo al contrario non servì a niente. Alla fine ebbero la peggio proprio alcune betulle, tagliate per evitare che con la loro ombra creassero troppo muschio sulle pietre.

Marco Fiorilla
Wanze

Wanze, comune francofono della Vallonia sito in provincia di Liegi che raggruppa 7 piccoli agglomerati urbani per un totale di circa 15.000 abitanti, si trova ai piedi del muro di Huy e nel 2006 ha ospitato la partenza della 4a tappa del Giro.
Nel più grande agglomerato di Wanze, per la precisione Antheit, nacque nel 1894 il grande pittore surrealista Paul Delvaux. Ispiratosi inizialmente a De Chirico e a Magritte, i critici lo accostarono ben presto ai vari Dalì, Mirò, Ernst e Balthus, dei quali ereditava la vena surrealista anche se lui si considerava un classicista rinnovato alla luce dei cambiamenti e dei misteri dell'era moderna.
Delvaux venne citato da Leonardo Sciascia nel romanzo Todo modo del 1974. Si spense il 20 luglio del 1994 a 97 anni. Il giorno prima Roberto Conti aveva trionfato sull'Alpe d'Huez.

Arenberg Porte du Hainaut

Strano ma vero. È la prima volta infatti che il Tour rende omaggio ad Arenberg e alla sua foresta, che hanno fatto la fortuna e la storia della regina delle classiche.
Arenberg è l'ultimo avamposto prima dell'inferno di fango e pavé che ogni anno riporta il ciclismo ai tempi dei pionieri delle due ruote. Fu un ex minatore e poi corridore, Jean Stablinski, a individuare il tratto più famoso della Roubaix, quei duemilatrecento metri ufficialmente denominati Drève des boules d'Hérin, ovvero passaggio delle betulle d'Hérin.
Quando Museeuw cadde nella foresta rischiando poi l'amputazione della gamba, si pensarono alcuni diversivi per rendere questo tratto d'inferno meno pericoloso. Percorrerlo al contrario non servì a niente. Alla fine ebbero la peggio proprio alcune betulle, tagliate per evitare che con la loro ombra creassero troppo muschio sulle pietre.

Wanze

Wanze, comune francofono della Vallonia sito in provincia di Liegi che raggruppa 7 piccoli agglomerati urbani per un totale di circa 15.000 abitanti, si trova ai piedi del muro di Huy e nel 2006 ha ospitato la partenza della 4a tappa del Giro.
Nel più grande agglomerato di Wanze, per la precisione Antheit, nacque nel 1894 il grande pittore surrealista Paul Delvaux. Ispiratosi inizialmente a De Chirico e a Magritte, i critici lo accostarono ben presto ai vari Dalì, Mirò, Ernst e Balthus, dei quali ereditava la vena surrealista anche se lui si considerava un classicista rinnovato alla luce dei cambiamenti e dei misteri dell'era moderna.
Delvaux venne citato da Leonardo Sciascia nel romanzo Todo modo del 1974. Si spense il 20 luglio del 1994 a 97 anni. Il giorno prima Roberto Conti aveva trionfato sull'Alpe d'Huez.

Arenberg Porte du Hainaut

Strano ma vero. È la prima volta infatti che il Tour rende omaggio ad Arenberg e alla sua foresta, che hanno fatto la fortuna e la storia della regina delle classiche.
Arenberg è l'ultimo avamposto prima dell'inferno di fango e pavé che ogni anno riporta il ciclismo ai tempi dei pionieri delle due ruote. Fu un ex minatore e poi corridore, Jean Stablinski, a individuare il tratto più famoso della Roubaix, quei duemilatrecento metri ufficialmente denominati Drève des boules d'Hérin, ovvero passaggio delle betulle d'Hérin.
Quando Museeuw cadde nella foresta rischiando poi l'amputazione della gamba, si pensarono alcuni diversivi per rendere questo tratto d'inferno meno pericoloso. Percorrerlo al contrario non servì a niente. Alla fine ebbero la peggio proprio alcune betulle, tagliate per evitare che con la loro ombra creassero troppo muschio sulle pietre.

Wanze

Wanze, comune francofono della Vallonia sito in provincia di Liegi che raggruppa 7 piccoli agglomerati urbani per un totale di circa 15.000 abitanti, si trova ai piedi del muro di Huy e nel 2006 ha ospitato la partenza della 4a tappa del Giro.
Nel più grande agglomerato di Wanze, per la precisione Antheit, nacque nel 1894 il grande pittore surrealista Paul Delvaux. Ispiratosi inizialmente a De Chirico e a Magritte, i critici lo accostarono ben presto ai vari Dalì, Mirò, Ernst e Balthus, dei quali ereditava la vena surrealista anche se lui si considerava un classicista rinnovato alla luce dei cambiamenti e dei misteri dell'era moderna.
Delvaux venne citato da Leonardo Sciascia nel romanzo Todo modo del 1974. Si spense il 20 luglio del 1994 a 97 anni. Il giorno prima Roberto Conti aveva trionfato sull'Alpe d'Huez.

Arenberg Porte du Hainaut

Strano ma vero. È la prima volta infatti che il Tour rende omaggio ad Arenberg e alla sua foresta, che hanno fatto la fortuna e la storia della regina delle classiche.
Arenberg è l'ultimo avamposto prima dell'inferno di fango e pavé che ogni anno riporta il ciclismo ai tempi dei pionieri delle due ruote. Fu un ex minatore e poi corridore, Jean Stablinski, a individuare il tratto più famoso della Roubaix, quei duemilatrecento metri ufficialmente denominati Drève des boules d'Hérin, ovvero passaggio delle betulle d'Hérin.
Quando Museeuw cadde nella foresta rischiando poi l'amputazione della gamba, si pensarono alcuni diversivi per rendere questo tratto d'inferno meno pericoloso. Percorrerlo al contrario non servì a niente. Alla fine ebbero la peggio proprio alcune betulle, tagliate per evitare che con la loro ombra creassero troppo muschio sulle pietre.

Wanze

Wanze, comune francofono della Vallonia sito in provincia di Liegi che raggruppa 7 piccoli agglomerati urbani per un totale di circa 15.000 abitanti, si trova ai piedi del muro di Huy e nel 2006 ha ospitato la partenza della 4a tappa del Giro.
Nel più grande agglomerato di Wanze, per la precisione Antheit, nacque nel 1894 il grande pittore surrealista Paul Delvaux. Ispiratosi inizialmente a De Chirico e a Magritte, i critici lo accostarono ben presto ai vari Dalì, Mirò, Ernst e Balthus, dei quali ereditava la vena surrealista anche se lui si considerava un classicista rinnovato alla luce dei cambiamenti e dei misteri dell'era moderna.
Delvaux venne citato da Leonardo Sciascia nel romanzo Todo modo del 1974. Si spense il 20 luglio del 1994 a 97 anni. Il giorno prima Roberto Conti aveva trionfato sull'Alpe d'Huez.

Arenberg Porte du Hainaut

Strano ma vero. È la prima volta infatti che il Tour rende omaggio ad Arenberg e alla sua foresta, che hanno fatto la fortuna e la storia della regina delle classiche.
Arenberg è l'ultimo avamposto prima dell'inferno di fango e pavé che ogni anno riporta il ciclismo ai tempi dei pionieri delle due ruote. Fu un ex minatore e poi corridore, Jean Stablinski, a individuare il tratto più famoso della Roubaix, quei duemilatrecento metri ufficialmente denominati Drève des boules d'Hérin, ovvero passaggio delle betulle d'Hérin.
Quando Museeuw cadde nella foresta rischiando poi l'amputazione della gamba, si pensarono alcuni diversivi per rendere questo tratto d'inferno meno pericoloso. Percorrerlo al contrario non servì a niente. Alla fine ebbero la peggio proprio alcune betulle, tagliate per evitare che con la loro ombra creassero troppo muschio sulle pietre.

Wanze

Wanze, comune francofono della Vallonia sito in provincia di Liegi che raggruppa 7 piccoli agglomerati urbani per un totale di circa 15.000 abitanti, si trova ai piedi del muro di Huy e nel 2006 ha ospitato la partenza della 4a tappa del Giro.
Nel più grande agglomerato di Wanze, per la precisione Antheit, nacque nel 1894 il grande pittore surrealista Paul Delvaux. Ispiratosi inizialmente a De Chirico e a Magritte, i critici lo accostarono ben presto ai vari Dalì, Mirò, Ernst e Balthus, dei quali ereditava la vena surrealista anche se lui si considerava un classicista rinnovato alla luce dei cambiamenti e dei misteri dell'era moderna.
Delvaux venne citato da Leonardo Sciascia nel romanzo Todo modo del 1974. Si spense il 20 luglio del 1994 a 97 anni. Il giorno prima Roberto Conti aveva trionfato sull'Alpe d'Huez.

Arenberg Porte du Hainaut

Strano ma vero. È la prima volta infatti che il Tour rende omaggio ad Arenberg e alla sua foresta, che hanno fatto la fortuna e la storia della regina delle classiche.
Arenberg è l'ultimo avamposto prima dell'inferno di fango e pavé che ogni anno riporta il ciclismo ai tempi dei pionieri delle due ruote. Fu un ex minatore e poi corridore, Jean Stablinski, a individuare il tratto più famoso della Roubaix, quei duemilatrecento metri ufficialmente denominati Drève des boules d'Hérin, ovvero passaggio delle betulle d'Hérin.
Quando Museeuw cadde nella foresta rischiando poi l'amputazione della gamba, si pensarono alcuni diversivi per rendere questo tratto d'inferno meno pericoloso. Percorrerlo al contrario non servì a niente. Alla fine ebbero la peggio proprio alcune betulle, tagliate per evitare che con la loro ombra creassero troppo muschio sulle pietre.

Meteo

12.35 - Wanze
15.30 - Ormeignies
17.30 - Arenberg

Soggetti Alternativi

Sesta partecipazione alla Grande Boucle per lui (sempre giunto a Parigi, così come era riuscito a giungere a Madrid nell'unica Vuelta disputata), da quest'anno alla Garmin dopo cinque stagioni vissute alla Lotto. Il suo fisico possente lo rende un passista più che valido, pronto a lavorar duro per i compagni, ma all'occorrenza anche a giocare le sue carte. Promettente fin dalle categorie giovanili (vincitore della Liegi Espoirs e 2° al Mondiale Under 23 nel 2003), nella massima categoria ha avuto scarso feeling col successo (tappa e classifica finale del Giro di Polonia 2007), che però non sminuisce l'abnegazione e la soddisfazione per due Roubaix chiuse in top ten. C'è un po' d'estate nel suo cognome, quindi occhio a... (Van)summer(en)!

Vivian Ghianni

Sesta partecipazione alla Grande Boucle per lui (sempre giunto a Parigi, così come era riuscito a giungere a Madrid nell'unica Vuelta disputata), da quest'anno alla Garmin dopo cinque stagioni vissute alla Lotto. Il suo fisico possente lo rende un passista più che valido, pronto a lavorar duro per i compagni, ma all'occorrenza anche a giocare le sue carte. Promettente fin dalle categorie giovanili (vincitore della Liegi Espoirs e 2° al Mondiale Under 23 nel 2003), nella massima categoria ha avuto scarso feeling col successo (tappa e classifica finale del Giro di Polonia 2007), che però non sminuisce l'abnegazione e la soddisfazione per due Roubaix chiuse in top ten. C'è un po' d'estate nel suo cognome, quindi occhio a... (Van)summer(en)!

Sesta partecipazione alla Grande Boucle per lui (sempre giunto a Parigi, così come era riuscito a giungere a Madrid nell'unica Vuelta disputata), da quest'anno alla Garmin dopo cinque stagioni vissute alla Lotto. Il suo fisico possente lo rende un passista più che valido, pronto a lavorar duro per i compagni, ma all'occorrenza anche a giocare le sue carte. Promettente fin dalle categorie giovanili (vincitore della Liegi Espoirs e 2° al Mondiale Under 23 nel 2003), nella massima categoria ha avuto scarso feeling col successo (tappa e classifica finale del Giro di Polonia 2007), che però non sminuisce l'abnegazione e la soddisfazione per due Roubaix chiuse in top ten. C'è un po' d'estate nel suo cognome, quindi occhio a... (Van)summer(en)!

Sesta partecipazione alla Grande Boucle per lui (sempre giunto a Parigi, così come era riuscito a giungere a Madrid nell'unica Vuelta disputata), da quest'anno alla Garmin dopo cinque stagioni vissute alla Lotto. Il suo fisico possente lo rende un passista più che valido, pronto a lavorar duro per i compagni, ma all'occorrenza anche a giocare le sue carte. Promettente fin dalle categorie giovanili (vincitore della Liegi Espoirs e 2° al Mondiale Under 23 nel 2003), nella massima categoria ha avuto scarso feeling col successo (tappa e classifica finale del Giro di Polonia 2007), che però non sminuisce l'abnegazione e la soddisfazione per due Roubaix chiuse in top ten. C'è un po' d'estate nel suo cognome, quindi occhio a... (Van)summer(en)!

Sesta partecipazione alla Grande Boucle per lui (sempre giunto a Parigi, così come era riuscito a giungere a Madrid nell'unica Vuelta disputata), da quest'anno alla Garmin dopo cinque stagioni vissute alla Lotto. Il suo fisico possente lo rende un passista più che valido, pronto a lavorar duro per i compagni, ma all'occorrenza anche a giocare le sue carte. Promettente fin dalle categorie giovanili (vincitore della Liegi Espoirs e 2° al Mondiale Under 23 nel 2003), nella massima categoria ha avuto scarso feeling col successo (tappa e classifica finale del Giro di Polonia 2007), che però non sminuisce l'abnegazione e la soddisfazione per due Roubaix chiuse in top ten. C'è un po' d'estate nel suo cognome, quindi occhio a... (Van)summer(en)!

Sesta partecipazione alla Grande Boucle per lui (sempre giunto a Parigi, così come era riuscito a giungere a Madrid nell'unica Vuelta disputata), da quest'anno alla Garmin dopo cinque stagioni vissute alla Lotto. Il suo fisico possente lo rende un passista più che valido, pronto a lavorar duro per i compagni, ma all'occorrenza anche a giocare le sue carte. Promettente fin dalle categorie giovanili (vincitore della Liegi Espoirs e 2° al Mondiale Under 23 nel 2003), nella massima categoria ha avuto scarso feeling col successo (tappa e classifica finale del Giro di Polonia 2007), che però non sminuisce l'abnegazione e la soddisfazione per due Roubaix chiuse in top ten. C'è un po' d'estate nel suo cognome, quindi occhio a... (Van)summer(en)!

TourTweet

RGUpdate [Robert Gesink]: Nonostante tutto, pronto per una nuova giornata... di sole. Il polso è fasciato e meno gonfio di ieri. Non vedo l'ora che sia stasera e non solo per il Mondiale di calcio...

ChristianVDV (ieri): Disteso a letto, imbottito di antidolorifici. Grazie a tutti per il supporto. Sono davvero triste di abbandonare in questo modo. Un anno da dimenticare.

dzabriskie (ieri): Sfogliando un po' il manuale della corsa... davvero domani c'è il pavé... splendido! Non avevo mai avuto l'opportunità di correre sul pavé! Yeehaw!

RobbieHunter (ieri): Lo dico una volta di più: i grandi Giri non hanno niente a che vedere con le strade del Nord. E fan***o chi dice altrimenti, voglio vedere quanto gli piacerebbe finire sull'asfalto a 60 km/h..

lancearmstrong (ieri): Che giornata... cadute ovunque e non uso questo termine tanto per dire... La maggior parte dei "big" è finita a terra, me compreso.

Matxin_ (ieri): Incredibile l'atteggiamento del gruppo; certo, ci sono state molte cadute, ma voglio vedere come domani Fabian si fermerà sul pavé se qualcuno dei miei cade.

GeraintThomas86 (ieri): Un vero massacro!! Ho usato altre 3 vite oggi, me ne restano solo 2 ora...

Tout va bien (Jean-Luc Godard, 1972)

La locandina di Tout va bien di Jean-Luc Godard - Foto www.movieposters.2038.net

Un distributore italiano ardito aggiunse al titolo un "Crepa padrone" che in quell'epoca qualcuno avrà pure trovato troppo reazionario. Altri tempi, erano in molti a studiare il marxismo, operai e registi, Godard lo applicò ai suoi verbosi film e alle storie che narrava. Come quella d'amore tra Montand e una Jane Fonda in piena fase pasionaria (seguiva alla fase lolita e precedette la fase aerobica). L'amore reinterpretato alla luce delle leggi economiche. Che poi governano tutto, anche lo stare in un gruppo. E in questa prospettiva, gli ultimi saranno sempre ultimi o c'è la possibilità di un riscatto? La lotta di classe è possibile senza una coscienza di classe? Gli operai che occupano la fabbrica e rapiscono i due innamorati (che nel film sono un regista e una giornalista e sono lì per il loro lavoro) oltre al padrone della fabbrica stessa, conoscono bene la risposta. Non sono per lo sciopero bianco, loro, del resto non fanno ciclismo. Hanno la rivoluzione nel dna e la disillusione nel destino. E trovano la comprensione e il rispetto che nessuno si è mai guadagnato tenendo sempre la testa abbassata. Perché poi, spesso non è la ribellione in sé a dare senso a se stessa, quanto il rendersi conto che la si può (ancora) praticare. Una ventata salutare, tra tanto pedalare.

Marco Grassi

Tout va bien (Jean-Luc Godard, 1972)

La locandina di Tout va bien di Jean-Luc Godard - Foto www.movieposters.2038.net

Un distributore italiano ardito aggiunse al titolo un "Crepa padrone" che in quell'epoca qualcuno avrà pure trovato troppo reazionario. Altri tempi, erano in molti a studiare il marxismo, operai e registi, Godard lo applicò ai suoi verbosi film e alle storie che narrava. Come quella d'amore tra Montand e una Jane Fonda in piena fase pasionaria (seguiva alla fase lolita e precedette la fase aerobica). L'amore reinterpretato alla luce delle leggi economiche. Che poi governano tutto, anche lo stare in un gruppo. E in questa prospettiva, gli ultimi saranno sempre ultimi o c'è la possibilità di un riscatto? La lotta di classe è possibile senza una coscienza di classe? Gli operai che occupano la fabbrica e rapiscono i due innamorati (che nel film sono un regista e una giornalista e sono lì per il loro lavoro) oltre al padrone della fabbrica stessa, conoscono bene la risposta. Non sono per lo sciopero bianco, loro, del resto non fanno ciclismo. Hanno la rivoluzione nel dna e la disillusione nel destino. E trovano la comprensione e il rispetto che nessuno si è mai guadagnato tenendo sempre la testa abbassata. Perché poi, spesso non è la ribellione in sé a dare senso a se stessa, quanto il rendersi conto che la si può (ancora) praticare. Una ventata salutare, tra tanto pedalare.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2010 – 3a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 3a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 3a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 3a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 3a tappa

Tout va bien (Jean-Luc Godard, 1972)

La locandina di Tout va bien di Jean-Luc Godard - Foto www.movieposters.2038.net

Un distributore italiano ardito aggiunse al titolo un "Crepa padrone" che in quell'epoca qualcuno avrà pure trovato troppo reazionario. Altri tempi, erano in molti a studiare il marxismo, operai e registi, Godard lo applicò ai suoi verbosi film e alle storie che narrava. Come quella d'amore tra Montand e una Jane Fonda in piena fase pasionaria (seguiva alla fase lolita e precedette la fase aerobica). L'amore reinterpretato alla luce delle leggi economiche. Che poi governano tutto, anche lo stare in un gruppo. E in questa prospettiva, gli ultimi saranno sempre ultimi o c'è la possibilità di un riscatto? La lotta di classe è possibile senza una coscienza di classe? Gli operai che occupano la fabbrica e rapiscono i due innamorati (che nel film sono un regista e una giornalista e sono lì per il loro lavoro) oltre al padrone della fabbrica stessa, conoscono bene la risposta. Non sono per lo sciopero bianco, loro, del resto non fanno ciclismo. Hanno la rivoluzione nel dna e la disillusione nel destino. E trovano la comprensione e il rispetto che nessuno si è mai guadagnato tenendo sempre la testa abbassata. Perché poi, spesso non è la ribellione in sé a dare senso a se stessa, quanto il rendersi conto che la si può (ancora) praticare. Una ventata salutare, tra tanto pedalare.

Marco Grassi

Tout va bien (Jean-Luc Godard, 1972)

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Un distributore italiano ardito aggiunse al titolo un "Crepa padrone" che in quell'epoca qualcuno avrà pure trovato troppo reazionario. Altri tempi, erano in molti a studiare il marxismo, operai e registi, Godard lo applicò ai suoi verbosi film e alle storie che narrava. Come quella d'amore tra Montand e una Jane Fonda in piena fase pasionaria (seguiva alla fase lolita e precedette la fase aerobica). L'amore reinterpretato alla luce delle leggi economiche. Che poi governano tutto, anche lo stare in un gruppo. E in questa prospettiva, gli ultimi saranno sempre ultimi o c'è la possibilità di un riscatto? La lotta di classe è possibile senza una coscienza di classe? Gli operai che occupano la fabbrica e rapiscono i due innamorati (che nel film sono un regista e una giornalista e sono lì per il loro lavoro) oltre al padrone della fabbrica stessa, conoscono bene la risposta. Non sono per lo sciopero bianco, loro, del resto non fanno ciclismo. Hanno la rivoluzione nel dna e la disillusione nel destino. E trovano la comprensione e il rispetto che nessuno si è mai guadagnato tenendo sempre la testa abbassata. Perché poi, spesso non è la ribellione in sé a dare senso a se stessa, quanto il rendersi conto che la si può (ancora) praticare. Una ventata salutare, tra tanto pedalare.

Marco Grassi

Tout va bien (Jean-Luc Godard, 1972)

La locandina di Tout va bien di Jean-Luc Godard - Foto www.movieposters.2038.net

Un distributore italiano ardito aggiunse al titolo un "Crepa padrone" che in quell'epoca qualcuno avrà pure trovato troppo reazionario. Altri tempi, erano in molti a studiare il marxismo, operai e registi, Godard lo applicò ai suoi verbosi film e alle storie che narrava. Come quella d'amore tra Montand e una Jane Fonda in piena fase pasionaria (seguiva alla fase lolita e precedette la fase aerobica). L'amore reinterpretato alla luce delle leggi economiche. Che poi governano tutto, anche lo stare in un gruppo. E in questa prospettiva, gli ultimi saranno sempre ultimi o c'è la possibilità di un riscatto? La lotta di classe è possibile senza una coscienza di classe? Gli operai che occupano la fabbrica e rapiscono i due innamorati (che nel film sono un regista e una giornalista e sono lì per il loro lavoro) oltre al padrone della fabbrica stessa, conoscono bene la risposta. Non sono per lo sciopero bianco, loro, del resto non fanno ciclismo. Hanno la rivoluzione nel dna e la disillusione nel destino. E trovano la comprensione e il rispetto che nessuno si è mai guadagnato tenendo sempre la testa abbassata. Perché poi, spesso non è la ribellione in sé a dare senso a se stessa, quanto il rendersi conto che la si può (ancora) praticare. Una ventata salutare, tra tanto pedalare.

Marco Grassi

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