L'AssoCorridori sull'esclusione degli indagati dalla Nazionale: «Grave e grottesca la decisione della FCI con l'avallo del CONI»
Versione stampabileMilano 03/09/2012 _ I corridori professionisti italiani si oppongono alla nuova linea della FCI che vieta la Nazionale a tutti gli atleti potenzialmente "inquisiti".
Il rispetto dei principi fondamentali, quali quelli di essere messi in condizione di espletare la propria attività lavorativa senza subire discriminazioni e di essere condannati solo a seguito di un giusto processo, non può mai essere messo in discussione (e ciò anche nelle situazioni più delicate e difficili).
È indubbiamente grave che una federazione, con l'avallo del massimo ente sportivo italiano, contravvenga esplicitamente a tale principio.
Ed è grottesco che, mentre per i massimi dirigenti CONI solo una condanna passata definitivamente in giudicato può comportare la loro ineleggibilità (art. 5), per i corridori professionisti italiani sia invece sufficiente un'accusa, anche solo ventilata o ipotizzata, per escluderli dal partecipare alla corsa più importante dell'anno, con evidenti e permanenti danni contrattuali e di immagine.
Pertanto l'Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) si attiverà in tutte le sedi affinché ai corridori professionisti vengano riconosciute le medesime garanzie che lo statuto CONI conferisce giustamente ai propri dirigenti.
(Comunicato stampa)
(Adesso speriamo che, dopo il comunicato di prammatica, l'ACCPI voglia dar seguito alla sua mobilitazione con una protesta seria, efficace, dolorosa se necessario ma non più differibile. Ma.G.)