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Lettera aperta di Gianni Bugno a Pat McQuaid

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Caro Presidente,

Le scrivo a seguito della lunga lettera aperta che ha recentemente inviato a tutti i corridori, lettera che mi ha lasciato francamente sorpreso per i toni, i contenuti ed i modi.
In primo luogo ci tengo a chiarire una cosa.
Il sottoscritto, contrariamente a molti, non ha alcun interesse economico e/o conflitto di interessi nell'ambito del movimento ciclistico. Faccio infatti il mestiere di elicotterista e svolgo l'attività di presidente del CPA con il solo fine di dare voce alle legittime istanze dei corridori, categoria di cui ho orgogliosamente fatto parte per alcuni anni.

Sono diventato presidente del CPA nel maggio del 2010 e fin da subito ho chiesto di potermi confrontare con lei su varie tematiche, tra cui il doping e le radioline. Ebbene ad oggi, dopo quasi un anno che sono presidente e che chiedo reiteratamente di incontrarla, Lei, con una lettera del 14 marzo 2011, mi ha dato finalmente la sua disponibilità, a condizione però che ritirassi qualsiasi iniziativa contraria all'UCI.
È dunque questa lospirito di amicizia che, ai sensi dell'art. 2 della propria costitution, l'UCI e il suo presidente dovrebbero incoraggiare tra tutti i membri del movimento ciclistico?
Forse io e lei abbiamo un concetto diverso di dialogo: io lo intendo come volontà di incontrarsi, confrontarsi e comprendersi. Lei sa bene che non ho mai preteso che lei e l'UCI accogliessero le nostre istanze. Ciò che chiedevo e le chiedo tuttora è semplicemente la possibilità di essere ascoltato.
Si ricorda cosa mi ha risposto (o meglio non risposto) quando le ho chiesto a dicembre 2010 di poter partecipare alla riunione UCI del 7 gennaio 2011 in cui è stata  presa la decisione di vietare l'utilizzo delle radioline?
Lei ha preferito convocare 2 singoli corridori, piuttosto che ascoltare, tramite il sottoscritto, l'opinione degli oltre 600 corridori che attraverso un nostro sondaggio interno avevano espresso la loro opinione sul tema. Ora lei insinua il dubbio che tutti questi corridori sarebbero stati manipolati dal sottoscritto e/o dalle loro squadre.
Queste sue parole testimoniano quanto purtroppo sia scarsa la considerazione da lei riposta nei confronti dei corridori, ridotti  - a suo avviso - a poveri automi, privi di capacità di autodeterminarsi.
Ma se è così,
perché non può essere altrettanto legittimo il nostro dubbio che i due corridori da lei direttamente sentiti sul tema potessero essere da lei condizionati ? Vuole forse farci credere che l'UCI ha meno potere delle squadre e del sottoscritto?

Quanto poi al tema doping, Lei dice: «when it comes to raise the contribution to the fight against doping from the prize money, it is a flat refusal».
Mi scusi: ma in quale altro sport gli atleti versano di tasca propria per i controlli più di 250.000 € ogni anno? Le sembra poco?
Se è così, le propongo quanto segue: mi farò portatore presso il comitato direttivo CPA della proposta di raddoppiare tale cifra. In cambio però le chiedo due semplici cose:
1. consentire ad un esperto nominato dal CPA di far parte del gruppo di esperti incaricati di valutare i profili;
2. fornire al gruppo di esperti i profili di tutti i corridori e non soltanto quelli ritenuti anomali in base ad una valutazione preliminare dell'UCI.

Quanto alle altre proposte sul tema doping non posso che riportarmi al comunicato stampa emesso congiuntamente da AIGP, CPA e AIMEC nei giorni scorsi.
Da ultimo, mi lasci dire che ho trovato francamente inelegante la citazione dei nomi di Jens Voigt e Grischa Niermann nella sua lettera.  A parte che sul tema non si sono espressi soltanto loro, ma anche molti altri (cfr le varie interviste apparse sulla stampa). Non comprendo peraltro quale fosse lo scopo (intimidire?), tanto più in una lettera indirizzata a tutti i corridori in relazione ad un'iniziativa di protesta promossa dal proprio sindacato.
Spero tanto che in futuro lei dimostri una maggiore capacità di ascolto. Lo spero per il bene del ciclismo.
Non sarà certo colpa sua, ma è purtroppo un fatto che da quando lei è presidente le parole più utilizzate nel dibattito politico sportivo sono guerra, battaglia, scontro, minaccia.
Da parte mia non posso che rinnovarle la massima disponibilità a collaborare fattivamente con lei e con l'UCI
affinché i corridori tornino veramente al centro del nostro sport.
Vorrei tanto che lei vedesse nel sottoscritto e nell'associazione (che ho l'orgoglio di presiedere) una risorsa da utilizzare e ascoltare.
Tutto ciò che chiediamo, glielo ribadisco, è semplicemente di essere ascoltati.
Come le ho scritto, il mio ruolo è chiedere e sollecitare. Il suo, ben più impegnativo, è quello di trovare la giusta ed equilibrata sintesi tra le varie e diverse istanze che provengono dal movimento.
Per dare prova della mia massima disponibilità al confronto, mi impegno a chiedere ai corridori di sospendere le azioni di protesta previste per il 26 Marzo, a patto di ricevere da parte sua un segnale di autentico dialogo.

In fede,
Gianni Bugno

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