Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Pagelle 2015 - La stagione degli Alessandri Grandi - Pagelle: quasi il massimo dei voti per Valverde e Kristoff, 8,5 per Aru

Versione stampabile

Alexander Kristoff premiato alla 3 giorni di La Panne © Bettiniphoto

Alexander Kristoff - 9,5
Con 20 vittorie stagionali il norvegese è l'uomo-simbolo della stagione 2015. Completa il cammino cominciato con la vittoria della Sanremo dell'anno scorso, diventando uno schiacciasassi allo sprint (anche se manca l'acuto al Tour). Ma il clou lo raggiunge in Belgio, dopo aver mancato il bis alla Sanremo sbagliando i tempi della volata: domina la 3 Giorni di La Panne e si presenta al Fiandre come l'uomo da staccare a tutti i costi. Ma il norvegese gioca di contropiede e massacra i rivali sui muri, lasciando con sè solo uno stremato Terpstra. Nella norma la sua seconda parte di stagione, ossia vittoria a Plouay, podio ad Amburgo e Québec e soprattutto podio sfiorato al mondiale. Ed è proprio lì che si aprirà il conto in sospeso per il 2016.

 

Alejandro Valverde - 9.5
Solita stagione dall'incredibile continuità per l'Embatido, fenomeno che va ripetendosi ininterrottamente da ormai 13 anni: se ci fosse ancora la vecchia classifica UCI, lui sarebbe quasi sempre al vertice. Tra le tante soddisfazioni dell'annata (8 le vittorie totali) spiccano la doppietta Freccia - Liegi ed il primo podio al Tour de France, nonchè il titolo nazionale, il secondo in carriera. Ma è bello soprattutto vedere un'atleta sempre più consapevole dei propri mezzi, meno attendista e più combattivo specie nelle circostanze dove non parte favorito (vedi Strade Bianche): sarebbe stato gaudioso vederlo osare anche al Tour, ma in ammiraglia la pensavano diversamente. 

 

John Degenkolb - 9
L'eterna promessa cercava una consacrazione, l'ha trovata nella maniera più diretta possibile, ossia vincendo 2 monumento. L'accoppiata Sanremo - Roubaix è un'impresa rara, riuscita solo a Sean Kelly 30 anni fa; anche se l'edizione della Roubaix si è rivelata scialba, la sua condotta di gara in equilibrio tra azione e controllo ha permesso di arrivare allo sprint senza portar con sè troppi rivali. Il resto della stagione aggiunge poco, altri 4 successi tra cui la passerella finale della Vuelta. La stagione 2015 ne fa definitivamente il faro della Giant, vista la dipartita di Marcel Kittel (4), fiaccato da un male misterioso e poi in rotta dopo l'esclusione al Tour.

 

Fabio Aru - 8,5
Stagione di conferma della classe e del carattere del talento sardo, emerso in un Giro d'Italia che lo ha visto andare in difficoltà, sia fisica che mentale, vista la presenza di un compagno, l'inaspettato Mikel Landa (7,5) che andava forte il doppio. Anche se la condotta pro-Aru del team può risultare discutibile ai fini del risultato finale (Landa era l'unico che aveva la concreta possibilità di mettere KO Contador), è stata da applausi la ripresa di Aru nell'ultima settimana, con la doppietta Cervinia - Sestriere, ed il carisma di Aru è emerso nella lealtà dimostrata dallo stesso Landa alla Vuelta, dove è stato una pedina fondamentale per far saltare Dumoulin. Il ragazzo è mentalizzato al successo come nessun altro in circolazione al momento; lo vedremo ancora crescere. 

 

Chris Froome - 8
Tornare a essere vincitore del Tour, pur con le proprie prestazioni messe continuamente in discussione da più fonti, non dev'essere cosa facile e difatti Froome è uscito dal Tour con poca benzina nelle gambe, sebbene alla Vuelta sia stato l'ennesimo incidente a buttarlo fuori (episodio che sarà ricordato per la bestemmia in diretta mondiale). Ha avuto, oltre che un ottimo team, la fortuna di avere avversari pavidi, che dopo la prevedibilissima bastonata di Pierre-San-Martin non hanno osato nulla per recuperare, nonostante una terza settimana tutt'altro che stellare da parte di Chris. Ma sono comunque tanti i meriti personali di questo campione impopolare, vincitore anche del Criterium du Dauphiné.

 

Alberto Contador - 8
Quella che doveva essere la stagione della Tripla Corona si è rivelata in realtà solo una replica della stagione 2011, quando il Pistolero dominò il Giro e faticò al Tour senza acchiappare il podio. Ma i quattro anni passati nel mentre non han reso certo Contador più giovane, e questo nobilita il successo della corsa rosa, ottenuto con molta scaltezza e poca squadra, e rivaleggiando con rivali più pericolosi del modesto Nibali in versione 2011 e dell'umile Scarponi. Il 2016 sarà la sua ultima stagione: che prepari la conclusione col botto?

 

Peter Sagan - 8

Iride, finalmente iride! Il mondiale di Richmond è il lieto fine di un'(altra) brutta stagione per Sagan, lontano dai migliori nelle classiche e ormai fobico del successo al Tour, sebbene porti a casa l'ennesima maglia verde. La maglia iridata era proprio quello che ci voleva per liberare il fuoriclasse slovacco dalla paura di vincere: l'ha ottenuta su un percorso fatto su misura per lui, nel modo di correre che gli si confa di più, cioè senza aspettare la volata: ed è così che lo vogliamo (ri)vedere, audace e possbilmente impennante. 

 

Andrè Greipel - 8
Essere il re delle volate al Tour de France era un sogno che covava da tempo, quest'anno è diventato realtà, complice un Mark Cavendish (6,5) che per un anno ha voluto cedergli la parte per prendersi quella di vincitore di corse minori (14 in tutto). E sì che Greipel non ha neanche vinto poco (con 16 successi è al terzo posto stagionale), ma quest'anno la qualità dei suoi successi e delle sue prestazioni si è innalzata: soprattutto, ha concretizzato quella predisposizione per le corse del nord che aveva manifestato a sprazzi nel passato, correndo un Fiandre a dir poco gagliardo al servizio della squadra. Dopo, una tappa al Giro e quattro al Tour: la rivincita del non-bello. 

 

Tom Dumoulin - 7,5
Stagione d'oro per il passista olandese, che ha saputo evolversi da principale rivale a cronometro di Tony Martin a uomo da staccare assolutamente in una corsa a tappe: perde davvero di poco il Giro di Svizzera (pur salendo sul podio), e dopo esser stato fatto fuori dalla terribile caduta della tappa di Huy al Tour si presenta alla Vuelta stupendo per brillantezza in salita: solo l'ultima tappa di montagna con l'inevitabile attacco di Aru gli è fatale, anche per il podio. Ma riprovarci è lecito. 

 

Joaquin Rodríguez Oliver - 7,5
Sono due stagioni che lo si dà praticamente per finito, e invece a 36 anni suonati Purito è ancora sulla breccia e si dimostra in grado di potersi togliere grandi soddisfazioni. Come la Vuelta al Pais Vasco, spesso sfiorata ma mai vinta, conquistata per ironia della sorte a cronometro (ma per una crono con rampa di garage annessa si può fare un'eccezione). Disputa inoltre una Vuelta impeccabile, che lo vede anche maglia roja per un giorno (prima che l'ennesima crono lo svegli dai sogni) e secondo finale. Anche nelle delusioni non torna indietro con le pive nel sacco: al Tour finisce indietro in classifica, ma non senza essersi portato a casa successi in luoghi storici come Huy e Plateau de Beille.

 

Nairo Quintana - 7
A dir la verità, la stagione del campesino è apparsa piuttosto deludente. Doveva spaccare mari e monti, ed il dominio mostrato alla Tirreno-Adriatico è stato un'ottima premessa. Al Tour invece non ha mai attaccato veramente, complice la direzione Movistar; alla Vuelta si sobbarca anche una bella dose di sfortuna, vivendo una settimana di influenza nella quale è compreso l'unico tappone pirenaico quello di Andorra: senza di essa, sarebbe stato podio anche lì. I risultati ci sono, è mancato il carattere: ormai l'atleta è maturo, deve farsi valere.

 

Vincenzo Nibali - 7
Dare un voto alla stagione dello Squalo è un'impresa improba: meriterebbe una valutazione ogni mese di corsa, e gli sbalzi da un mese all'altro sarebbero notevoli. Ma anche all'interno della stessa gara, se consideriamo il suo schizofrenico Tour, con la scoppola di Pierre-San-Martin e la splendida reazione sulle Alpi. Mai come quest'anno Vincenzo è stato sollecitato a livello psicologico, ma era inevitabile che l'anno dopo il Tour sarebbe stato così; inizialmente ha subito la pressione, poi ha saputo reagire. In più sono intervenute anche situazioni non previste, ossia il traino alla Vuelta, che ha compromesso seriamente l'immagine dello sportivo, ma ha anche dato quella carica nascosta all'uomo per reagire e andare a vincere di gran carriera il Lombardia, ossia la "classica monumento" che serviva a completare la collezione di un vero campione. 

 

Greg Van Avermaet - 7
Quanta sfiga si porta addosso questo generosissimo corridore? Due episodi su tutti: la foratura all'ultimo chilometro della Parigi Tours e soprattutto la moto collassatagli addosso alla Clasica San Sebastian che stava dominando. Greg continua a essere un corridore che vince molto meno di quanto meriterebbe, e nonostante ciò è autore di un'annata coi controfiocchi: 4 vittorie, la più prestigiosa è la tappa di Rodez al Tour de France, battendo di scaltrezza Sagan, già uccellato ad Arezzo nella Tirreno-Adriatico. E poi è sempre lì nel suo nord, vicino all'affondo, ma tra Strade Bianche, Fiandre e Roubaix trova sempre qualcuno più forte di lui e deve accontentarsi del podio. Se solo avesse la squadra tutta per sé e non dovesse dividersela col non amato Philippe Gilbert (6), che ha salvato un'annata scialba con una doppietta al Giro d'Italia...

 

Michael Matthews - 7
È mancato solo il successo di prestigio al velocista australiano, che dopo aver faticato nelle prime annate da professionista ha saputo confermare quanto di buono già mostrato da dilettante. A 5 anni da Geelong poteva anche tornare a vincere l'iride, se solo sulla sua strada non avesse trovato il Sagan delle giornate migliori. Un argento, quello di Richmond, a chiudere un'annata più importante nei piazzamenti che nelle vittorie (5 in tutto): sono pochi i corridori al mondo che possono arrivare a podio ad un Amstel come ad una Milano-Sanremo. E conferma il suo feeling col Giro d'Italia (o almeno con la prima settimana), vincendo a Sestri e indossando la rosa di nuovo, per 2 giorni.

 

Adam e Simon Yates - 7
Talmente interscambiabili da invertire i ruoli nel 2015: in origine Adam dovrebbe essere il corridore da corse a tappe, e Simon quello da classiche. Ma se l'inizio di stagione è tutto di Simon, capace di collezionare piazzamenti di alto livello a Pais Vasco, Romandia e soprattutto Delfinato, la seconda parte è tutta di Adam, che dà il meglio di sé a telecamere spente: vince (a sua insaputa) San Sebastian e quasi piazza il colpo al Gp de Montréal. Lì a fermarlo ci pensa un altrettanto giovane e stratosferico Tim Wellens (7), corridore imbattibile ma solo tra agosto e settembre: incredibile come bissi l'Eneco Tour vincendo nella stessa identica maniera della stagione precedente. Ma un po' di continuità nel resto della stagione non guasterebbe.

 

Geraint Thomas - 7
Quale DS non vorrebbe un corridore così? Formato in pista, forte sul passo, a suo agio sul pavè, indomabile in salita e allo stesso tempo sempre capace di mettersi a disposizione dei compagni. Probabilmente il 2015 sarà la sua ultima stagione polivalente, dopodichè Geraint, giunto alla soglia dei 30 anni, si concentrerà anima e corpo sulle corse a tappe, visti i notevoli risultati ottenuti (vincitore all'Algarve, secondo al Giro di Svizzera, quinto alla Parigi - Nizza, quindicesimo al Tour). Qui però è l'enigma più grosso: è un corridore da Tour, ma la Sky un capitano per il Tour ce l'ha già. Che sia il piano B nel caso Froome si spacchi o salti di nervi come è già successo? Staremo a vedere. Però sarà un peccato non godersi più numeri come quello col quale ha steso gli avversari ad Harelbeke. Altro gregario d'oro con licenza di uccidere in casa Sky è Vasil Kiryenka (7): il mondiale a cronometro è il suo premio a una carriera dove avrebbe anche potuto correre per sè più spesso, anche in brevi corse a tappe; ricordiamo anche che al Giro, nella crono di Valdobbiadene, il più forte è stato lui. 

 

Rohan Dennis - 7
Per il giovane passista australiano, annata dorata sopra ogni più rosea previsione. Il talento c'è eccome, ma Rohan ha saputo investirlo sui giusti eventi: la corsa di casa (il Tour Down Under), il record dell'ora durato quasi 3 mesi, la partenza del Tour con tanto di tappa in maglia gialla. Le sue possibilità nelle corse a tappe sono ancora oggetto di studio e un mezzo mistero: il successo al Tour of Colorado, tra l'altro con una concorrenza davvero risibile, non fa ancora testo. Perde un'occasione d'oro al mondiale a cronometro.

 

Richie Porte - 6,5
Stagione di conferma: conferma delle sue capacità di corridore da una settimana, come conferma dell'incapacità di essere capitano per un GT. Vincere Parigi-Nizza e Catalunya è comunque tanta roba, come è notevole il supporto per Froome al Tour (super prestazione a Pierre-San-Martin, meglio anche di Quintana), ma al Giro non ha fatto una gran bella figura. Alla BMC forse la pensano diversamente, e forse un po' di competizione farà bene a Tejay Van Garderen (5,5), testa a testa con Froome al Delfinato e poi detonato (di testa?) al Tour dopo aver accarezzato il sogno del podio. 

 

Michal Kwiatkowski - 6,5
Niente maledizione dell'iride per il campione polacco, che anzi riesce a sfoggiare la sua bella maglia di campione del mondo in lungo e in largo e fa anche una primavera notevole, culminata col successo perentorio all'Amstel Gold Race. Ma da lì in poi cala nettamente, presentandosi opaco soprattutto al Tour de France. 

 

Tony Martin - 6,5
Non la migliore delle stagioni per Panzerwagen, spesso sconfitto a cronometro: l'epic fail del mondiale perso per la sella in carta vetrata ed il pantaloncino troppo sottile resterà nella storia. Ma resterà anche un bel ricordo del Tour de France: la stilettata di Cambrai, con conseguente maglia gialla, è una delle azioni più belle della stagione. Il simbolo del primato durerà solo 3 giorni, a causa di una sfortunata caduta nella volata di Le Havre, con conseguente clavicola rotta.

 

Ion Izagirre  - 6,5
Ha talento, è lì lì per emergere ma forse gli manca lo spazio in squadra: non è un caso se se lo ritaglia quando non c'è Valverde, al Pais Vasco (a podio) e al Giro di Polonia (vinto grazie alle sue doti di cronoman). La bella vittoria a Falzes nel Giro 2012 meriterebbe un seguito migliore.

 

Ilnur Zakarin - 6,5
È una delle rivelazioni stagionali: frenato nella crescita da una squalifica antidoping in tenera età, ha trovato fiducia lo stesso nella Katusha, ben ripagata. Vince il Romandia da dominatore e s'impone tra i più combattivi al Giro, vincendo con un bel numero ad Imola, poi ancora buone prove al Polonia e all'Artic Race of Norway. Ha ambizioni da GT, ma potrebbe anche accontentarsi di essere il nuovo Simon Spilak (6,5), aka "una settimana da Dio": ormai ai GT manco ce lo mandano a fare il gregario, tanto si sa che non combina niente; però buttalo via uno che ti vince il Giro di Svizzera.  

 

Luca Paolini - 6,5
L'occasione fa l'uomo ladro, e una ghiotta come quella offerta dalla Gent - Wevelgem di quest'anno Paolini non se l'è fatta sfuggire: tempo infame, schemi saltati, un solo uomo perfettamente a suo agio che mette una bella ciliegina ad un'onestissima carriera (e aggiungiamoci una bella fetta di merito nei successi di Kristoff degli ultimi 2 anni). Peccato davvero che sotto l'aurea da corridore di successo, Paolini nascondesse un equilibrio instabile fatto di sonniferi e stimolanti: rimettiti a posto, Gerva!

 

Thibaut Pinot - 6
Puntare ad un unico obiettivo stagionale può risultare un brutto volano, specie se quell'obbiettivo si chiama Tour, sei francese e l'anno scorso sei anche salito sul podio. Diciamocelo, Pinot andrebbe anche meglio in un Giro e Madiot lo saprebbe anche, ma non ha di meglio da buttare nella mischia. La stagione di Thibaut è comunque positiva, vuoi perchè salva in corner il Tour vincendo sull'Alpe ( «Prendi questa, Romain Bardet (6)», e facciamo finta che anche lui non l'abbia segnato un bel colpetto a Pra Loup, nel Giro del Delfinato), vuoi per il Lombardia sul podio, vuoi perchè ha vinto a Romandia e Svizzera arrivando ai piedi del podio, come nella Tirreno. Insomma, l'annata non è stata neanche scarsa; ma la differenza tra un ottimo corridore e un campione la fa la grandezza degli obiettivi.

 

Rui Alberto Faria Da Costa - 5,5
Lamprite fulminante per il campione del mondo di Firenze? Non è stata un'annata del tutto disdicevole, la parte migliore il podio con tappa vinta al Giro del Delfinato dopo una primavera sempre ad alti livelli, ma senza acuti. Anche per lui pesa, e tanto, la controprestazione al Tour de France, forse pietra tombale su un certo tipo di ambizioni.

 

Rigoberto Urán - 5,5
Non molto chiaro il programma e l'atteggiamento di Ciccio Uran per la stagione 2015; a Giro e Tour crollava miseramente, ma lui sorrideva e sembrava felice. E se lui è felice, perchè non dovremmo esserlo noi con lui? Forse perchè chi gli paga lo stipendio avrebbe voluto vedere qualcosa di meglio, e difatti a fine anno batte un colpo, clamoroso e inaspettato, anticipando i velocisti al Gp Québec. Una stagione dai grandi 'boh', spiegabili solo col fatto che cambia aria, passando alla Garmin.

 

Jean-Christophe Péraud - 5
Sperare che potesse replicare il podio al Tour era pura utopia: va bene la tarda maturità agonistica, ma 38 anni son tanti per tutti. Certo si pensava un po' meglio di un'annata che lo ha visto partire bene, vincendo al Criterium International, per poi afflosciarsi subito.

 

Arnaud Démare - 4,5
Stagione interlocutoria per il talentino francese. Si pensava che la separazione da Nacer Bouhanni (6,5) avrebbe giovato a entrambi ed invece ne ha goduto solo il pugile (12 vittorie minori, Europe Tour in cascina e tanti saluti); il problema di Arnaud è che è un velocista, ma vorrebbe evolversi in un tipo di corridore più completo, e a riprova di ciò l'abbiamo visto combattivo nelle classiche del nord: la sua ricerca è più che apprezzabile, e sicuramente produrrà dei risultati. Ma non quest'anno. 

 

Simon Gerrans - s.v.
Una stagione da Eddy Merckx della sfiga per l'australiano: ha rotto tutto ciò che poteva rompersi. Sin da dicembre, quando ha cominciato con una banalissima frattura della clavicola (che per un professionista comune non è niente di che, ma per un australiano significa saltare campionati nazionali e Tour Down Under). Rientra alla Strade Bianche e si frattura la testa del radio, in un punto già rotto nel 2010: un altro mese di stop. Poi arriva la stagione delle maxicadute, e lì fa un triplete di piroette altisonanti: Liegi (doppia!), Giro d'Italia (tappa di Vicenza), Tour de France (poteva mancare nella maxicaduta della tappa di Huy?), dove si frattura il polso. Un altro si sarebbe fatto venire la fobia della bicicletta, lui è tornato alla Vuelta (conclusa incolume, finalmente!) e si è anche presentato competitivo al mondiale, chiudendo sesto. L'altro sorriso stagionale è la maglia rosa indossata dopo la prima tappa del Giro, la cronosquadre di Sanremo. 

Nicola Stufano

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano