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Europei su pista 2015: Ragazze dorate all'inseguimento dei sogni - Tra le juniores titolo e record per il quartetto delle inseguitrici; Barbieri e Bissolati sugli scudi | Cicloweb

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Europei su pista 2015: Ragazze dorate all'inseguimento dei sogni - Tra le juniores titolo e record per il quartetto delle inseguitrici; Barbieri e Bissolati sugli scudi

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Marta Cavalli, Elisa Balsamo e - sotto - Sofia Bertizzolo e Rachele Barbieri © Facebook UEC


Negli ultimi tempi quando si parla di Grecia vi è sempre quel pizzico di apprensione per ciò che le vicende che avvengono in terra ellenica potrebbero produrre nel contesto Europa. La scorsa settimana però si è potuti andare oltre Tsipras, la UE e tutti gli annessi discorsi di natura economica ma si è potuto assistere anche ad una sfilata di talento e di speranze, in quel velodromo che non più tardi di 11 anni fa seppe ospitare i giochi olimpici. Proprio Atene infatti è stata la sede dei campionati europei su pista riservati alle categorie Juniores e Under 23 dopo che le ultime due edizioni si erano svolte in terra portoghese ad Anadia e, come sempre, l'occasione è stata utile per osservare lo stato di salute del nostro movimento e di poter valutare anche la qualificata concorrenza continentale, tra conferme e gradite sorprese.

Si parte come sempre da un dato, ovvero il numero di medaglie vinte: se si considerasse il mero fattore numerico trovarsi di fronte ad un'Italia che torna a casa con 5 medaglie totali (due in meno rispetto al 2014) parrebbe un bottino non troppo soddisfacente, visto che già l'edizione passata aveva fatto registrare un decremento rispetto alla precedente. Se però si va ad analizzare nel dettaglio dove e con chi queste medaglie sono state ottenute ecco che di motivi per essere fiduciosi ve ne sono eccome, anche se, come vedremo, il confronto tra settore femminile e maschile sembra assumere i reali connotati della doppia faccia della medaglia. Ancora una volta a fare la parte delle leonesse sono state le ragazze dirette da Dino Salvoldi (che di ori ne hanno portati a casa 3) e questo ormai non sembra sorprendere più di tanto. La portata di alcuni risultati però ci spinge a sottolineare che lì dove esiste un progetto serio e continuato è maggiore la possibilità di avere indubbie gratificazioni rispetto a dove si è costretti se non proprio a partire da zero comunque a dover colmare un gap molto ampio con la concorrenza, trovandosi oltretutto a dover fronteggiare nuove realtà emergenti.

 

Inseguimento a squadre Donne juniores: un capolavoro a tempo di record
A proposito delle ragazze già nelle ultime stagioni avevamo avuto modo di sottolineare come l'Inseguimento a squadre fosse la specialità in cui riuscire a tirar fuori il meglio e a venire in soccorso di Salvoldi e compagnia c'è stata sicuramente l'evoluzione della specialità, con passaggio da terzetto a quartetto avvenuto solamente lo scorso anno. Partire quindi esattamente nelle stesse condizioni delle altre nazioni è stato senza dubbio un punto a favore che non ha obbligato ad una programmazione affrettata e confusionaria. La difficoltà principale risiede quindi nel saper sopperire al ricambio generazionale mantenendo una base di lavoro solida, ragion per cui venendo da un argento mondiale (ottenuto in Corea del Sud nell'agosto dello scorso anno) si era chiamati a conferme importanti. Proprio qui si parte dal dato più importante: l'intero quartetto è stato modificato rispetto ad allora, con un'equa suddivisione tra ragazze del secondo anno già inserite nel contesto azzurro (parliamo di Sofia Bertizzolo, già più che certezza per quel che concerne la strada, e di Rachele Barbieri) e atlete alla prima stagione nella categoria ma già in possesso di ottime credenziali (ci riferiamo ovviamente al duo della Valcar costituito da Elisa Balsamo e Marta Cavalli).

Si è giunti quindi all'appuntamento in maniera ideale e già il tempo di qualificazione (4'37"484) inferiore di oltre 6 secondi rispetto a quello fatto registrare dalla Polonia (che pure veniva dall'argento della scorsa edizione) aveva fatto capire che il titolo fosse ampiamente alla portata, permettendo di ritornare su quel trono già occupato nel 2013. La finale però è stata un vero e proprio capolavoro di sincronismo e di potenza e quando ci si è voltati ad osservare il cronometro si è potuto realizzare la portata dell'impresa: non solo l'Italia ha saputo conquistare il titolo ma con 4'33"463 ha fatto segnare anche il nuovo record del mondo di specialità, spazzando via il precedente 4'36"147 che la Gran Bretagna aveva realizzato a Glasgow due anni prima. Un risultato strepitoso che è il miglior riconoscimento per il lavoro svolto, anche se ora finisce per alzare ulteriormente l'asticella delle aspettative. In ogni caso ciò che veramente interessa è che perseverando su questa strada avere la nostra nazionale presente nella specialità ai giochi olimpici potrebbe diventare una piacevole costante. Ovviamente su questo si lavora tanto con le juniores che con le Under 23 (per loro un quarto posto nella prova vinta da un'ottima Bielorussia), dove pure c'è un gruppo ben consolidato e che va di volta in volta rinnovato con i vari innesti.

 

Rachele Barbieri la rivelazione, Elena Bissolati un'importante conferma
Detto dello splendido risultato di squadra nell'inseguimento, prevedibilmente è stata il settore Endurance quello in cui erano riposte le maggiori speranze di risultato. Alla conclusione delle ostilità possiamo affermare che questo campionato Europeo ci ha dato una gran bella dimostrazione della notevole crescita di Rachele Barbieri: per chi segue assiduamente il ciclismo giovanile il nome di questa ragazza modenese non era certamente sconosciuto, visto che nelle scorse annate aveva saputo imporsi come valida promessa anche nel ciclocross, dove aveva conquistato due maglie tricolori. Nelle ultime stagioni però è stata la pista uno dei terreni in cui concentrare maggiormente i propri sforzi e con un anno di esperienza in più i miglioramenti sono stati tangibili. Prezioso il suo apporto alla causa nella sopracitata prova del quartetto, così come nello Scratch di cui andremo più avanti a parlare, la Barbieri ha sfruttato come meglio non poteva la chanche che le veniva offerta dalla prova che ha spesso caratterizzato in maniera vincente la gestione Salvoldi, ovvero la Corsa a punti.

Attenta nei vari frangenti di gara e presente nei vari sprint che via via si susseguivano, la ragazza di Serramazzoni è stata bravissima a guadagnare il giro assieme ad altre cinque atlete, ponendosi così basi decisive per il successo ed il secondo posto nello sprint finale le ha consentito di rintuzzare i pericolosi assalti delle avversarie dirette. Sono stati 35 alla fine i punti conquistati, due in più rispetto alla temibile polacca Daria Pikulik mentre l'olandese Tessa Dijksman ha conquistato il bronzo a quota 24. Secondo oro personale per Rachele quindi in una rassegna che l'ha promossa a pieni voti.

Ci si attendevano invece delle conferme da Elena Bissolati che lo scorso anno, nella stagione d'esordio nella categoria, aveva piacevolmente impressionato per la duttilità nel passare dalle prove di velocità pure ad una concernente l'Endurance e la conferma di essere tra le prime dieci a livello continentale nella Velocità (sesto posto finale per lei, sfavorita purtroppo da accoppiamenti che fin dai sedicesimi l'hanno messa di fronte con una delle grandi favorite, costringendola a passare dai ripescaggi) rappresentava un buon segnale. C'era però da affrontare la gara dello Scratch con l'inevitabile attenzione che caratterizza chi la gara l'ha fatta propria un anno prima, tanto più che la strategia di gara, con l'Italia che proprio in virtù di essere la nazione campionessa in carica poteva schierare ben 3 atlete dopo le qualificazioni, era volta ad assecondare la promettente Elisa Balsamo. Proprio nel momento in cui però la piemontese ha finito col pagare un po' l'inesperienza (ha concluso quinta) è venuta splendidamente fuori la grande esplosività della ragazza cremonese, che con uno spunto eccezionale ha distanziato in maniera netta le avversarie, riprendendosi la maglia blu stellata davanti alla britannica Elionor Dickinson e all'olandese Hetty Van Der Wouw. Missione compiuta, anche se paradossalmente non è stata questa la risultanza più significativa dell'atleta di San Giovanni in Croce.

 

Bissolati-Vece: un argento pesantissimo nella Velocità a squadre
Come abbiamo appena detto infatti Elena Bissolati ha finora mostrato la capacità di competere con disinvoltura in specialità che richiedono uno sforzo ed un'esplosività diversa e c'era pertanto molta curiosità di osservare quali sarebbero state le risultanze in una gara come quella della Velocità a squadre, in cui assieme a Miriam Vece lo scorso anno arrivò a giocarsi la finale per il bronzo (alla fine fu un quarto posto). Bene, qui probabilmente siamo di fronte al risultato più lusinghiero e sorprendente per la spedizione azzurra in questa edizione: col tempo di 35"145 infatti il duo cremonese si è brillantemente guadagnato la finale principale, mettendosi alle spalle coppie quotate come quelle di Russia, Polonia e Gran Bretagna, raggiungendo quindi già un risultato storico di per sé poiché mai in passato si era giunti a tanto.

L'esito della finale era pressoché scontato, con le tedesche Emma Hinze (una delle stelle di questi Europei) e Pauline Grabosch decisamente superiori e in grado d'imporsi con 34"786 ma il buon 35"322 delle nostre due ragazze fa capire come anche qui la programmazione del lavoro iniziata con un certo anticipo ha consentito di conseguire un risultato assolutamente insperato. Il mondiale di Astana del mese di agosto costituirà un banco ancora più probante ma se non altro ora si ha la certezza che le atlete azzurre in una specialità simile non vanno più a gareggiare (o rimangono addirittura al palo) per fare da semplici comparse.

La bontà del risultato, se vogliamo, era stata già un po' anticipato dall'ottima prestazione di Miriam Vece nei 500 metri, con l'atleta di Romanengo giunta ad un passo dal bronzo, visto che la tedesca Hinze (ancora lei) facendo segnare il miglior tempo assoluto di 35"188 dopo essere stata l'ultima a prendere il via le ha spento subito il sogno del podio che si era guadagnato poco prima con un buon 35"848, andando non molto lontana dal 35"642 dell'olandese Van Der Wouw. Resta comunque anche questa una prestazione senza dubbio ragguardevole. Per il resto a conferma di un settore Velocità che comincia a riprendere vita va segnalata anche la partecipazione di Maila Andreotti e Maria Vittoria Sperotto nella gara riservata alle Under 23 (vinta dalla Russia, grande favorita), in cui le nostre hanno chiuso in settima posizione.

In conclusione di rassegna per quel che concerne il settore femminile non sono mancate altre buone o discrete prestazioni non accompagnate però dalla conquista di una medaglia: Sofia Bertizzolo oltre all'oro nella prova a squadre, si è ben comportata anche nell'Inseguimento individuale, arrivando non lontana dal partecipare alla finale per il bronzo (il 2'27"801 le è valso il quinto posto finale); identico risultato per Maria Giulia Confalonieri nella prediletta Corsa a punti delle Under 23, dove alla forte atleta di Seregno è mancata la conquista del giro per poter realmente competere per un posto sul podio, che ha invece sorriso alla russa Gulnaz Badykova e alle bielorusse Ina Savenka e Polina Pivovarova, riuscite nell'intento, così come sono stati Europei utili per accumulare esperienza per Arianna Fidanza, che pure ha già dimostrato di poter dire ampiamente la sua in un certo tipo di prove; molta attesa c'era anche per Martina Alzini nell'Omnium Donne Juniores, specialmente dopo l'argento mondiale (con finale controverso) dello scorso anno: la milanese è stata sicuramente nel vivo della gara ma non è riuscita a trovare quel guizzo che le consentisse di assestare un colpo decisivo alle avversarie ed anche la decisiva Corsa a punti finale, chiudendo così al quinto posto con 168 punti, a 10 lunghezze dal podio (vittoria per la polacca Daria Pikulik). Data la particolarità e l'incertezza che questo tipo di gara sa offrire in chiave mondiale nulla è perduto, per cui ripetere un risultato come quello dello scorso anno è tutto tranne che improbabile.

 

Consonni e Lamon salvano la spedizione dei ragazzi ma serve una miglior programmazione

Giunti a questo punto si può facilmente dedurre che a fronte di quattro medaglie conquistate dal settore femminile nostrano, appena una giunge da quello maschile e, a differenza dello scorso anno, non è neppure del metallo più prezioso (nel 2014 infatti Attilio Viviani conquistò l'oro nello Scratch juniores). Prima di parlare di ciò che non è andato o di ciò che poteva essere vale la pena di spendere qualche parola su coloro che questa medaglia l'hanno conquistata, ovvero Simone Consonni e Francesco Lamon, capaci di conquistare il bronzo nell'Americana. Innanzitutto a giocare a loro favore il fatto che entrambi militano nella stessa formazione, ovvero il Team Colpack, che ha dato quindi loro il modo di trovare una certa affinità già dalle gare su strada, dove proprio Consonni quest'anno si è imposto come uno degli atleti più interessanti. In secondo luogo la necessità di trovare valide alternative ad una coppia giovane e già capace di regalare grandi soddisfazioni come quella composta da Elia Viviani e Liam Bertazzo (argento agli ultimi campionati mondiali) fa in modo che una volta trovata la coppia giusta si debba perseguire senza indugio su quella strada.

Una medaglia che è stata frutto della caparbietà, in cui il giro preso dalla coppia svizzera Thierry Schyr e Frank Pasche non ha precluso agli azzurri la possibilità di salire sul podio e se anche il vantaggio dei francesi Boudat e Thomas (favoriti per l'oro) poneva i transalpini in una posizione più salda, la vittoria nell'ultimo sprint in programma è stata decisiva ai fini della medaglia, consentendo ai nostri di chiudere con 14 punti e di respingere così gli assalti della Gran Bretagna.

Non sono poi mancate altre prove più che lusinghiere, su tutte quella offerta da Riccardo Donato nella Corsa a punti Under 23: gara che si è rivelata particolarmente frenetica, con vari tentativi di caccia e allunghi che hanno decisamente favorito il bielorusso Raman Ramanau ed il russo campione uscente Andrey Sazanov, capaci di prendere ben 3 giri a testa (l'ha spuntata poi Ramanau con 78 punti contro i 72 di Sazanov) ma il padovano si è battuto come un leone, conquistando due giri e chiudendo a quota 57 punti, ovvero a soli 4 punti dallo spagnolo Julio Alberto Amores che si è assicurato il bronzo con 61, frutto principalmente di una redditizia prima parte di gara. In prospettiva invece non male le prove offerte dallo junior Moreno Marchetti, giunto settimo nella Corsa a punti (ma non lontanissimo dal podio) e quinto nello Scratch, che essendo al primo anno potrà sicuramente tornare a dire la propria il prossimo anno. Discrete poi le prove offerte dallo stesso Simone Consonni nell'Omnium, dove pure il bergamasco sta cercando di salire di livello (ha chiuso sesto) e del quartetto dell'Inseguimento a squadre che ha ottenuto l'identico piazzamento.

Cosa non ha funzionato quindi nel settore diretto da Marco Villa? Come si può vedere appena su in qualche caso si è arrivati vicini al podio in prove in cui i nostri se la sono cavata sempre in maniera egregia mentre il gap da colmare resta pesante in prove come quelle d'Inseguimento ed in quelle di velocità pura. Da un lato la mancanza di risultanze valide per avvicinarsi al podio si può spiegare col fatto che il lavoro deve essere ancora più meticoloso su un ristretto numero dei ragazzi e programmato a dovere per un determinato periodo della stagione: se infatti alcuni atleti arrivano ad appuntamenti così importanti dopo aver speso moltissime energie in altrettanto importanti appuntamenti su strada è difficile che possano rendere al meglio, cosicché le possibilità di risultato possono essere ristrette a ragazzi dal talento superiore alla media (è il caso di Filippo Ganna nel suo periodo tra gli juniores, dove aveva dimostrato di essere competitivo nell'inseguimento). Quanto alla Velocità partendo da un assunto di base che partire praticamente dal fondo contro realtà già ben collaudate rende il tutto più complicato, tuttavia sarebbe importante non lasciare abbandonati a sè stessi ragazzi come Davide Ceci o Mattia Geroli (quest'ultimo è riuscito a qualificarsi con un tempo non disprezzabile ma purtroppo è finito fuori già nei sedicesimi) senza dimenticare alcuni altri atleti non presenti alla rassegna che si ritrovano a fare la parte dei vasi di terracotta circondati dai vasi di ferro. Occorre quindi lavorare in maniera più proficua e mirata se si vuole ottenere alcune valide risultanze, oltre a formare ragazzi che potrebbero avere concretamente un futuro in determinate specialità.

 

Le altre nazioni: Russia ancora al top ma il gap si riduce. Sorprese Polonia e Bielorussia

Dopo l'ampia analisi dedicata all'Italia passiamo a fare una breve rassegna di ciò che sono stati questi Europei per le altre nazioni. Ancora una volta il primato del medagliere è spettato alla Russia ma nonostante le 25 medaglie totali il divario con le nazionali concorrenti pare proprio essersi accorciato dopo il netto dominio espresso nel 2014 ad Anadia. Sono stati 9 i titoli continentali russi, frutto soprattutto delle discipline di velocità in cui vi erano le certezze espresse da Anastasia Voinova tra le Élite (prima nella Velocità, nella Velocità a Squadre e nei 500 metri, in quest'ultima specialità è stata doppietta con Daria Shmeleva) e con Alexey Nosov tra gli juniores, che pur non riuscendo a ripetersi nella Velocità individuale ha conquistato l'oro in quella a squadre (con Isaev e Vasyukhno) e nel Keirin. Molto bene anche il rinnovato quartetto dell'inseguimento a squadre maschile juniores in cui oltre al promettentissimo Sergey Rostovtsev (per il giovane figlio d'arte che vive in Italia fin da piccolo anche un bronzo nell'Omnium) hanno gareggiato anche Dmitry Markov, Maksim Sukhov e Maksim Piskunov. Quest'ultimo ha conquistato in coppia con Markov l'oro nel Madison ed è stato anche argento nel Chilometro vinto da Alexander Vasyukhno. L'ultimo titolo è andato invece a Gulnaz Badykova nella Corsa a punti delle Donne Under 23, come ricordato in precedenza.

Le prove di velocità invece hanno lanciato soprattutto la Germania (che prosegue così nella sua grande tradizione), capace di conquistare 7 medaglie d'oro sulle 14 totali: grande protagonista, come già anticipato, la giovane velocista Emma Hinze che tra le juniores ha realizzato il percorso netto aggiudicandosi Velocità individuale e a squadre, 500 metri (in cui c'è stata la doppietta con Pauline Grabosch) e Keirin. Dal settore maschile invece gli altri tre ori con Maximilian Dornbach in grande evidenza nel Chilometro (vinto con un ottimo 1'01"108 davanti al ceco Richard Wagner, campione uscente) e nella Velocità a squadre assieme a Richard Assmus e Max Niederlag. Proprio Niederlag ha fatto proprio il Keirin dopo essersi inchinato all'olandese Hoogland nella Velocità individuale.

É stato però un Europeo capace di mettere in mostra nazionali in grande crescita, su cui spicca fra tutte la Polonia, splendida terza nel medagliere con ben 12 medaglie: i polacchi sono stati capaci di fare la voce grossa soprattutto nella categoria juniores, da dove provengono tutte e 4 le medaglie d'oro conquistate. Artefici del successo sono stati Justyna Kaczowska e Daniel Staniszewski, vincitori nell'Inseguimento individuale nella rispettiva categoria così come hanno saputo fare Dawid Czubak (vincitore grazie ad una superba corsa a punti in cui è riuscito a guadagnare ben 5 giri così come l'ucraino Taras Shevchuk, giunto secondo) e Daria Pikulik (già argento nella Corsa a punti) nell'Omnium. Molto buono però è stato anche il comportamento anche nelle prove di velocità, specie a squadre, dove sono giunte altre medaglie per loro. Europei da segno decisamente più anche per la Bielorussia, capace di portare a casa 7 medaglie tra cui spiccano lo splendido oro di Ramanau, già accennato in precedenza, nella Corsa a punti e il titolo dell'Inseguimento a squadre tra le Under 23 ottenuto da Ina Savenka, Polina Pivovarova (rispettivamente argento e bronzo nella Corsa a punti), Katsiaryna Piatrouskaya e Marina Shmayankova (che ha conquistato anche il bronzo nello Scratch).

Buon Europeo anche per la Gran Bretagna, ritornata in auge in alcune discipline in cui ha sempre saputo far scuola: su tutti brilla il titolo continentale conquistato nell'Inseguimento a Squadre tra gli Uomini Under 23 dove Oliver Wood, Germain Burton, Matthew Gibson e Christopher Latham hanno avuto la meglio sulla Svizzera campionessa uscente con un notevole 3'58"996. Katy Marchant ha invece brillantemente vinto l'oro nel Keirin dopo essere giunta quarta nella Velocità (dove è stata battuta nella finalina per il bronzo da Victoria Williamson, con cui ha vinto il bronzo nella Velocità a squadre). Di Joey Walker nella Corsa a punti degli Juniores e di Matthew Gibson nello Scratch degli Under 23 gli altri due ori di una rassegna chiusa con 12 medaglie complessive.

Due medaglie in più (14) rispetto ai britannici sono state conquistate dalla Francia, che però si è fermata a quota 3 ori: a spiccare è stata soprattutto la doppietta transalpina firmata nella Velocità individuale maschile dove Melvin Landernau ha avuto la meglio sul connazionale Sebastien Vigier e dove la presenza di un valido contendente come il russo Nosov costituiva un ostacolo non da poco. La promettente Soline Lamboley ha invece vinto lo Scratch delle Under 23 mentre Marc Fournier ha avuto ragione del favorito Tom Bohli nell'Inseguimento individuale degli Under 23, in cui è arrivato anche l'argento di Corentin Ermenault. Curiosamente a secco di ori Thomas Boudat, che si è dovuto accontentare dell'argento nell'Americana e del bronzo nell'Omnium, dove era uno dei favoriti.

Bottino soddisfacente anche per la Svizzera nonostante le mancate riconferme nelle gare d'Inseguimento, compensate però dalle splendide prestazioni di Thierry Schyr, capace di ribaltare a proprio favore l'Omnium Under 23 e di vincere autorevolmente l'Americana in coppia con Pasche. Un solo oro invece per l'Olanda grazie a Jeffrey Hoogland che nella Velocità degli Under 23 ha saputo piegare l'ostico Niederlag mentre due argenti e due bronzi sono venuti dalla possente Elis Ligtlee (in coppia con Kira Lamberink nella Velocità a squadre) nelle prove di Velocità femminili tra le Under.

La talentuosa Amalie Dideriksen (due volte campionessa del mondo su strada oltre che nello Scratch su pista) ha illuminato invece la spedizione danese, aggiudicandosi ottimamente l'Inseguimento individuale tra le Under 23 contro un'avversaria particolarmente ostica come la britannica Kate Archibald e poi ha fatto proprio anche l'Omnium (battute la russa Balabolina e la tedesca Knauer) con una condotta impeccabile. A completare il quadro per i danesi l'argento nell'Inseguimento a squadre e il bronzo nell'Americana conquistati tra gli uomini juniores. Appena un bronzo totale per la Spagna (con Amores nella Corsa a punti tra gli Under 23) e tre medaglie per la Repubblica Ceca (oltre all'argento di Wagner nel Chilometro anche ci sono anche quello di Janosek nel Keirin degli Juniores e il bronzo di Rybin nello Scratch degli Under 23) in un'edizione che ha fatto registrare anche una storica prima volta: Edgar Stepanyan infatti, riuscendo a conquistare il giro, si è aggiudicato lo Scratch degli uomini juniores ed ha così regalato il primo titolo europeo all'Armenia. Ulteriore dimostrazione di una concorrenza che si fa di anno in anno sempre più globale.

Vivian Ghianni

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