Mondiali su pista 2015: E infine un bellissimo argento - Viviani e Bertazzo secondi a un punto dall'oro nella Madison
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Se la medaglia di Elia Viviani nell'Omnium poteva essere messa in conto, dati i grandi progressi che il veronese aveva esibito negli ultimi tempi nella "disciplina delle discipline", molto meno scontato era attendersi che dalla Madison ne potesse arrivare un'altra. Non abbiamo da anni (dai tempi di Silvio Martinello) una tradizione vincente in questa gara, nel frattempo sono cresciute scuole di impressionante efficacia, e noi - come successo in molte delle specialità della pista - siamo finiti ai margini.
È quindi sin troppo facile comprendere la gioia con cui abbiamo accolto la medaglia d'argento che stasera, in chiusura di Campionati del Mondo, ha reso la spedizione azzurra più ricca e felice. Siccome però pare che non si possa assaporare un buon calice che non abbia un po' di retrogusto amaro, anche la Madison di Viviani e Liam Bertazzo (ribattezzati con felice intuizione da Davide Cassani "Eliam") presenta il rovescio della medaglia ("medaglia" stavolta va inteso nel vero senso della parola): un rovescio che è tutto in quel punto che ha diviso la coppia azzurra dall'oro, perché a vincere sono stati i francesi, e stavolta possiamo dire che sarebbe bastato davvero poco per tornare a casa con un successo straordinario.
Pazienza, consoliamoci con un argento che mancava in bacheca dal 1998 (Martinello-Collinelli a Bordeaux), ultimo alloro di un periodo irripetibile (Silvio aveva ottenuto in coppia con l'attuale ct Marco Villa due ori nel biennio '95-'96 e un altro argento nel '97), e con un medagliere che, seppur senza vittorie, col suo argento e il suo bronzo è già tanto migliore dello 0-0-0 con cui siamo usciti da Cali un anno fa.
Viviani-Bertazzo, un avvio tattico
La Madison si è aperta con uno sprint vinto dalla coppia francese (Bryan Coquard-Morgan Kneisky) e un giro guadagnato da quella britannica (Owain Doull-Mark Christian). L'Italia aveva annunciato la coppia Viviani-Coledan, ma all'ultimo momento Villa ha deciso di schierare Bertazzo, il quale non ha fatto certo rimpiangere il compagno.
Già nella Corsa a Punti Liam si era comportato ottimamente, qui aveva poi un sodale da cui trarre tutte le energie positive possibili, e allora l'Italia, dopo una prima metà di gara guardinga (con qualche volatina qua e là), è emersa pian piano nella seconda parte. La situazione vedeva i britannici al comando, unici ad aver conquistato il giro; la Francia, dal canto suo, faceva razzia di punti in volata (dopo 120 dei 200 giri totali i transalpini contavano 16 punti, il Belgio ne aveva 9, l'Australia 8, la Spagna e l'Italia 7).
Ai -75 un primo tentativo di caccia da parte degli azzurri: nulla di fatto. 30 giri più avanti, il momento dell'azione: è partita all'attacco la coppia di Hong Kong, e non a caso proprio la Spagna (che ambiva anche lei a una medaglia ma si trovava ancora abbastanza indietro) si è fatta promotrice dell'azione volta a ricucire sugli asiatici. Intelligenti gli italiani ad accodarsi a Muntaner-Torres (i campioni uscenti, tra l'altro). Qualcun altro ha annusato odore di tentativo buono, e si è accodato: la Germania, nella fattispecie.
Azzurri da applausi nel finale di Madison
L'ottavo sprint, ai -40, l'Italia l'ha vinto davanti alla Spagna e alla Germania. Le tre nazionali, balzate in area medaglie, hanno insistito nella loro azione, mentre il gruppo si sfilacciava. 12 tornate a tutta dopo lo sprint, e il giro è stato finalmente guadagnato, ai -28: non su tutti gli avversari, però, perché nel frattempo Francia, Belgio e Repubblica Ceca avevano allungato a loro volta sulle altre coppie. Tra quelli che hanno ceduto il giro a Italia, Spagna e Germania, c'erano però dei pescioloni belli grossi, a partire dalla Gran Bretagna che ha così perso il vantaggio che aveva acquisito in avvio, proseguendo con l'Australia di Jack Bobridge e Glenn O'Shea.
Non contente, Spagna e Italia hanno pure dominato il successivo sprint, il nono e penultimo, arrivando rispettivamente prima e seconda (Francia terza, Germania quarta). A questo punto la classifica era cortissima: con lo stesso numero di giri avevamo Francia a 18 punti, Spagna e Italia a 15, Belgio a 14, Germania a 12. Tutte le altre, che fossero a pieni giri o con una tornata di ritardo, dovevano sperare di guadagnare il giro per andare a medaglia (o vincere direttamente). Solo che a quel punto mancavano meno di 20 tornate alla fine, il tempo stringeva.
L'ha capito subito Bobridge, che infatti è partito ai -18, ma in questi giorni al simpatico Jack non ne va una per il verso giusto, e anche questo tentativo era destinato al fallimento. Con l'Australia rimasta a bagnomaria qualche decina di metri davanti al gruppo, l'oro e le altre medaglie se lo andavano a giocare le nazionali europee citate poco sopra.
L'ultima splendida volata e la bestia nera chiamata Coquard
Quando a 3 giri dalla fine Liam Bertazzo ha deciso che era il momento di osare ed è scattato per preparare il terreno allo sprint di Viviani, un brivido caldo ha percorso i tifosi italiani: se si vinceva quella volata, bastava che la Francia non si piazzasse subito dietro, e l'oro sarebbe stato realtà. Purtroppo per noi i transalpini, spinti anche dal gasatissimo pubblico di casa, non si sono fatti infinocchiare.
Kneisky ha fatto un lavoro fondamentale evitando che l'Italia prendesse il largo, e tutte le altre coppie erano più indietro e già messe - ai -2 giri - nella condizione di non inserirsi nella lotta. Restava di mezzo l'Australia, ma gli oceanici sono stati raggiunti e spazzati via alla fine del penultimo giro da Viviani e Coquard, e quindi si è andato profilando un testa a testa vibrante tra due ragazzi che per anni hanno rivaleggiato in pista, spesso nell'Omnium, e bisogna ricordare che più di una volta Bryan ha dato la paga a Elia, in passato.
Questa volta no: con una rabbia inusitata in corpo, quasi a voler sfogare la frustrazione dettata dalla consapevolezza che anche vincendo quello sprint l'oro non sarebbe giunto, Viviani ha voluto dare una severa lezione all'avversario, e gli ha stampato in faccia una volata entusiasmante, sverniciandolo in curva e tenendoselo dietro sul rettilineo finale. Il problema, come già ampiamente anticipato, è che i 3 punti per il secondo posto, sommati ai 18 già in tasca, hanno lanciato la Francia a 21; per l'Italia invece la somma dei 5 punti finali e dei 15 precedenti faceva 20, uno in meno di quanto sarebbe bastato per vincere (se arrivavano entrambe a 21, il successo andava alla coppia meglio piazzata all'arrivo: quindi, appunto, a quella azzurra).
Più indietro il Belgio (quarto all'ultimo sprint) ha appaiato la Spagna a quota 15, e proprio per il miglior piazzamento finale si è preso il bronzo; quinta la Germania a 12, sesta la Repubblica Ceca a 3.
L'apoteosi francese nella Velocità di Baugé e Lafargue
Il momento di esaltazione del Vélodrome Nationale di Saint-Quentin-en-Yvelines non era peraltro destinato a smorzarsi con la vittoria di Coquard-Kneisky. Subito dopo era infatti in programma la finale della Velocità maschile tra Grégory Baugé e il russo Denis Dmitriev.
Il colosso transalpino si era caricato sulle possenti spalle tutta la responsabilità del risultato per il fortissimo team di casa, avendo battuto i connazionali François Pervis (per 2-1 ai quarti) e Quentin Lafargue (2-0 in semifinale); contro Dmitriev, Baugé si era già imposto nettamente nella prima manche, disputata poco prima della Madison. Nella seconda ha optato per una volata di rimonta, ma ugualmente non ha fatto sconti, ed è andato a prendersi il quarto titolo iridato in carriera nella specialità.
Poco dopo, Lafargue ha completato l'opera battendo alla bella il rampante olandese Jeffrey Hoogland e completando col suo bronzo un podio per due terzi francese, a conferma di un momento di grazia che continua per la scuola transalpina nelle discipline veloci.
Gran Bretagna battuta anche nell'Omnium e senza vittorie
Se la Francia fa festa, tutt'altro umore si respira dalle parti del Regno Unito: le ultime speranze per la spedizione britannica risiedevano nella Madison (che non è andata bene, come abbiamo visto più su) e soprattutto nell'Omnium con Laura Trott; ebbene, il secondo posto della campionessa uscente di specialità completa un quadro che per quest'anno è desolante. 0 vittorie a fronte di 3 secondi posti.
Si può dire che la Gran Bretagna torni all'anno 1, non per gusto di boutade, ma proprio perché era dal 2001 che questa nazionale non usciva da un Mondiale senza medaglie d'oro. Una striscia vincente di 13 anni che ora si è bruscamente interrotta, e un dato che non può non allarmare a un anno dalle Olimpiadi (e dal Mondiale che si disputerà a Londra). Le avvisaglie non mancavano (settore maschile già in difficoltà da un po' di tempo, settore velocità scomparso dai massimi livelli da ancor più tempo), e appena il quartetto dell'Inseguimento ha perso smalto e la Trott ha trovato un'avversaria più forte, ecco il tracollo.
Nell'Omnium a imporsi è stata con pieno merito Annette Edmondson: l'australiana ha risposto oggi alle due vittorie di ieri della britannica (Inseguimento e Eliminazione) imponendosi nei 500 metri e nel Giro Lanciato, allungando così in maniera già quasi decisiva in vista della Corsa a Punti finale, prova alla quale si è presentata con 14 lunghezze di vantaggio sulla Trott. Nell'ultima prova è stato poi agevole per lei controllare e arrotondare ulteriormente il margine.
Alla fine 192 punti per Edmondson, 176 per Trott, 175 per l'olandese Kirsten Wild (che associa questo bronzo all'oro vinto nello Scratch); giù dal podio la belga Jolien D'Hoore con 166 punti, quinta la cubana Marlies García a 149. 13esima Simona Frapporti con 98 punti.
Rimane da rendere conto del Keirin femminile: anche qui festa australiana, con Anna Meares che si è imposta nella finale davanti all'olandese Shanne Braspenninckx e alla cubana Lisandra Guerra. Un successo, quello dell'esperta velocista, che rende ancora più completo il trionfo aussie (condiviso con l'incontenibile nazionale padrona di casa).
Il medagliere finale
Incontenibile anche nel medagliere, la Francia, che ha viaggiato alla media di un oro al giorno. I 5 successi transalpini accompagnati da 2 bronzi valgono la vittoria nel computo delle medaglie. L'Australia ne ha conquistate di più ma ha vinto di meno (4 ori, 4 argenti, 3 bronzi) e si accomoda al secondo posto; seguono la Germania (3-1-3), la Russia (2-2-0), l'Olanda e la Nuova Zelanda (1-2-1), la Cina (1-0-1); 1 oro a testa per Colombia e Svizzera, poi al decimo posto troviamo la Gran Bretagna coi suoi 3 argenti, quindi la Spagna (2 argenti), gli Usa (1 argento e 2 bronzi) e, 13esima, l'Italia con 1 argento e 1 bronzo.
Per completare il discorso, più indietro ci sono il Giappone (1 argento), il Canada (2 bronzi) e, con 1 bronzo, chiudono il medagliere Belgio, Cuba e Malesia. In totale 18 nazionali rappresentate, un anno fa a Cali furono 19 e a vincere fu la Germania con 4 ori e 4 argenti. Rispetto a 12 mesi fa mancano Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Polonia e Hong Kong, e ci sono Malesia, Cuba, Giappone e... Italia (evviva!).
Tra un anno i Mondiali avranno un sapore olimpico, sia per la location (il velodromo londinese in cui si disputarono i Giochi del 2012) sia perché fungeranno da antipasto per le Olimpiadi di Rio. Da qui ad allora la nostra speranza è di ritrovare un ciclismo su pista un po' più seguìto, capito, apprezzato da un pubblico italiano che (complice anche la disattenzione di molti organi di informazione) tende ad ignorare lo splendore delle divertentissime discipline indoor. Le due medaglie targate Viviani (e Bertazzo) potranno forse giocare un piccolo ruolo, in ciò. Se fosse così, avremmo davvero vinto tutti, in questi giorni di Saint-Quentin-en-Yvelines.