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Mondiali Ciclocross 2015: Fausto Scotti le canta a tutti - Intervista al ct che traccia un bilancio del cross italiano

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Il commissario tecnico del cross italiano Fausto Scotti © CiclocrossRoma.itQuasi quasi ha rischiato di guardarli da casa, questi Mondiali di Ciclocross che caratterizzeranno il week-end del ciclismo internazionale: il ct della nazionale azzurra Fausto Scotti è stato vittima, all'indomani della prova di Coppa del Mondo di Hoogerheide, di una disavventura fisica, in pratica un'intossicazione alimentare che l'ha costretto ad un ricovero ospedaliero.

Fortunatamente però la cosa si è risolta in tempi brevi, e il tecnico laziale ha potuto riprendere da dove aveva lasciato. Ovvero, dalla splendida vittoria di Eva Lechner, domenica scorsa, primizia assoluta per il cross femminile italiano. «Ma da casa non ti porti niente», tiene subito a precisare, intendendo che i successi del passato (anche quelli del passato più prossimo) devono essere dimenticati, perché ogni gara fa storia a sé.

Certo, non si può evitare di pensare al buono fin qui realizzato, e allora «abbiamo avuto ragione a spingere con le donne, consideriamo anche i buoni risultati di Alice Arzuffi, che è ancora giovanissima e ha tanto tempo per migliorare ulteriormente; consideriamo anche la volontà di inserire Chiara Teocchi in squadra per farle fare esperienza, del resto stare a casa non serve a niente».

Né si può fare a meno di portarsi appresso un pizzico di rimpianto per quel Mondiale 2014, sullo stesso percorso su cui la Lechner ha vinto domenica: «Un anno fa, a causa di un pedale non agganciato bene al primo giro, la Vos se ne andò sull'asfalto e la rivedemmo all'arrivo... se Eva fosse rimasta con l'olandese, invece, magari sullo sterrato se la sarebbe potuta giocare».

 

Tutto ruota intorno a Eva
Ci riproverà, certo più forte e più convinta che mai dopo il successo in CdM, domani, sul percorso ghiacciato di Tabor, in Repubblica Ceca. Per bissare l'argento del 2014? Per migliorarsi? Per puntare a un posto sul podio, quale che sia? Scotti fa professione di realismo: «La Nash corre in casa, è un'atleta valida, si trova bene sul ghiaccio e per me è una delle favorite principali. La Vos non farà sempre tutti gli errori che ha fatto qualche giorno fa a Hoogerheide. La Cant è caduta domenica, ma la vedo competitiva, così come la Compton che va forte sul ghiaccio».

Un campo di avversarie di primo livello per l'altoatesina che sarà il faro della spedizione azzurra: «E non dimentichiamo la francesina, la Ferrand-Prévot, ragazza educata, carina, gentile, e soprattutto fortissima e polivalente. L'ennesima conferma vivente che si può andar bene su strada, fuoristrada, in pista, e che questi ragazzi bisogna abituarli sin da subito a fare attività ovunque, anziché tenerseli in casa a pulirli e a lucidarli senza uno scopo preciso».

Eva ha dalla sua «una buona preparazione fatta in Spagna, il fatto di saper andare bene sul ghiaccio», e insomma ci si avvicina a Tabor con buoni presupposti.

 

Una strategia da definire
Scotti non sa ancora che tipo di gara imposterà per la sua stella: «Dopo la prova degli Juniores, sabato mattina, capiremo come ci dovremo muovere nella gara delle donne. Le alternative sono due, e dipendono dal campo di gara che troveremo e dalle situazioni ambientali: o si cerca di stare davanti in partenza per poi tenere le posizioni di vertice fino alla fine, oppure si fanno i primi due giri "a blocco" e poi si fa la conta di chi è rimasto».

Gli Juniores fungeranno quindi da test per le gare principali, ma non è detto che non siano essi stessi protagonisti: «Dorigoni e Folcarelli sono due ragazzi di primo anno e già promettono tantissimo, con Rossi, Sala e Smarzaro abbiamo un quintetto veramente competitivo, figlio di un movimento in forte espansione tra i giovani».

Anche per quel che riguarda la prova Under 23, in programma domenica mattina, tutto è in divenire, visto che non è ancora ufficiale che i vari Van der Poel e Van Aert corrano con gli élite: «I commissari tecnici belga e olandese potranno decidere di cambiare tutto anche all'ultimo momento, naturalmente per Bertolini e Colledani mi farebbe piacere che questi giovani mostri corressero con gli élite, anche se io li schiererei tra gli under». Soprattutto per Bertolini c'è qualche chance di fare una corsa di alto livello, «è in crescita dopo un periodo in cui l'avevo visto un po' appannato a causa di una preparazione che l'ha spremuto troppo».

 

Fontana, la polivalenza e Cassani
E poi la gara di domenica, quella in cui Marco Aurelio Fontana (in gara con Luca Braidot e Bryan Falaschi) proverà a inserirsi nella lotta tra i più grandi interpreti della disciplina: «Fontana è sempre un jolly, non voglio sbilanciarmi ma potrebbe anche tirar fuori una bella sorpresa». La cosa più difficile è stata convincerlo a gareggiare questo Mondiale, lui che è orientato alla stagione della MTB: «Con lui ho un rapporto da 12 anni, gli ho fatto capire che partecipare a questa prova gli avrebbe dato una bella visibilità e anche un certo ritorno economico. Un discorso che ho dovuto fare pure a Luca Braidot, anche lui orientato alla MTB... non voglio essere obbligato a fare la voce grossa per ottenere quello che serve al nostro movimento, ma a volte è necessario».

Si finisce inevitabilmente a parlare di atleti polivalenti, che si devono dividere tra più discipline, e anche dell'ondata innovatrice portata nel movimento italiano da Davide Cassani: «Mi sono ricreduto molto su di lui, all'inizio avevo qualche perplessità per il fatto che fosse stato tanto tempo fuori dall'ambiente. Invece ha un entusiasmo incredibile, e il discorso che fa sulla polivalenza lo appoggio in pieno, ci credo tanto da averlo prospettato forse per primo 12 anni fa... solo che all'epoca rimase nel dimenticatoio. Io sono convinto che un crossista under 23 debba fare una quarantina di gare su strada e una decina di Mountain Bike, bisogna abituarsi ad andare su tutti i terreni».

Il rovescio della medaglia è che poi magari la strada porta via tutti i migliori talenti al cross: «Il coltello dalla parte del manico ce l'ha sempre chi paga. Ma sono abituato, basti pensare ai casi recenti di Trentin o di Aru. Ecco, Aru: lo scovai in Sardegna quando era allievo di secondo anno, lo portai in Coppa del Mondo e pure al Mondiale di Treviso, e a momenti mi danno fuoco per queste scelte che qualcuno considerava azzardate. Ho insistito, ho aiutato Fabio a trovare una società dilettantistica che lo facesse crescere a tutti i livelli, ora tutti sanno chi è Aru».

 

Togliamoci qualche sassolino
Di sassolini da tirare fuori dalle scarpe, Scotti ne ha più d'uno: «Possibile che la Gazzetta abbia dato così poco risalto alla vittoria di Eva in Coppa? Ci si spende tanto per fare bene le cose, poi però non si ha il supporto necessario da parte di alcuni: vedi la Rai, partner col Giro d'Italia Ciclocross, non l'abbiamo sentita vicina, ha fatto un po' come le pareva, all'ultimo momento ci ha fatto modificare gli orari delle gare perché c'erano concomitanze con la diretta dello sci... e poi l'essere sempre messi di fronte al fatto compiuto, prendere o lasciare, e mai manco un foglio firmato... a me una tappa del Giro costa 30mila euro, se con la Rai deve funzionare così, preferisco trovare un altro partner».

Questione delicata, quella del GiroCross, che quest'anno ha scontato pure la concorrenza "interna" del circuito SMP: «Io ragiono da ct più che da organizzatore, per questo ho voluto realizzare il Giro, per dare una chance ai nostri atleti di raccogliere più punti internazionali, per avere più gare sul territorio e diffondere ulteriormente il cross in Italia. Anche per la Federazione è una manifestazione importante, tanto che il presidente Di Rocco mi ha già detto "pensaci bene prima di mollare"».

 

La situazione del GiroCross
Sì, mollare, perché Scotti palesa questa intenzione: «Parlo con tutti, lavoro coi comitati regionali, vado dappertutto... ma se poi mi devo trovare di fronte a guerre tra poveri, a critiche continue, la tentazione di lasciar perdere è forte. Dopo i Mondiali farò una riunione con i miei familiari, che nel nome di mio padre continuano nonostante tutto ad autotassarsi per organizzare queste gare, ma che a un certo punto si stanno stufando dell'andazzo».

Quanto agli accordi già firmati con alcuni sponsor, «li gireremo ai circuiti regionali... ho già pure prospettato la cosa ai vari comitati. Un paio di migliaia di euro a regione per supportare l'attività di base penso che facciano abbastanza comodo».

Al momento la situazione è comunque fluida, si potrà chiudere così come si potrà andare avanti. Non possiamo non chiedere a Scotti - giacché siamo in tema di Giro - il perché di certi percorsi un po' troppo scialbi: «Il fatto è che se un'amministrazione comunale ti mette a disposizione un determinato spazio e ti dice "da qua non ti devi muovere", anche se poco più in là c'è una bella collinetta, che fai? Va anche detto che tutti i comuni vogliono la torta con le ciliegie, ma poi ti fanno penare per avere quello che ti è stato promesso... in totale stiamo ancora aspettando 55mila euro di fondi che dovevano essere erogati per le gare di quest'anno».

Un pensiero a Roma, alla comodità della struttura delle Capannelle e al sogno proibito di una gara al Circo Massimo: «Sarebbe fantastico organizzare lì, ma il Comune non è per niente interessato, non ci dà niente da anni... magari ci dicono "fate la gara al Circo Massimo, ma non potete mettere cartelloni pubblicitari", per non so quali vincoli. Ma senza cartelloni né sovvenzioni comunali, a me la gara chi la paga?».

 

Il Liberazione, il Regioni e altri progetti
Al di là del cross, la ASD Romano Scotti si attiverà per organizzare anche alcuni eventi su strada. Naturalmente Roma resta il centro dell'azione della società del ct: «Il GP Liberazione lo organizzeremo già quest'anno, spalmato su due giorni: sabato 25 aprile faremo gareggiare al mattino gli juniores e al pomeriggio gli Under 23; domenica 26 toccherà alle donne al mattino e agli amatori al pomeriggio, sempre sul circuito di Caracalla».

Il progetto più ambizioso è però quello che riguarda la storica gara a tappe del Giro delle Regioni: «Ci stiamo pensando per il 2016, perché ovviamente per quest'anno i tempi sono ormai troppo stretti. L'idea sarebbe quella di partire il giorno stesso del Liberazione, con una cronosquadre pomeridiana sullo stesso circuito della gara in linea; da Roma si ripartirebbe poi l'indomani per la seconda tappa, e a quel punto con altre 4 sedi di tappa il gioco è fatto sarebbe fatto. Comunque sia chiaro che non faremo il passo più lungo della gamba, non voglio fare la fine di Brocci che col GiroBio per la passione che ha si è pure indebitato, e su questo fronte siamo stati chiari anche con la Primavera Ciclistica, società da cui ereditiamo l'organizzazione di queste due gare: collaboreremo ancora con loro, ma senza in alcun modo accollarci la loro eventuale situazione debitoria pregressa».

Marco Grassi

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