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Coppa del Mondo su Pista: Dài Viviani, ce la puoi fare! - Omnium, Elia in rimonta. Inseguitrici settime col record | Cicloweb

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Coppa del Mondo su Pista: Dài Viviani, ce la puoi fare! - Omnium, Elia in rimonta. Inseguitrici settime col record

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Elia Viviani impegnato in una difficile rimonta nell'Omnium di Coppa del Mondo © BettiniphotoUna giornata schizofrenica, e come definire altrimenti questo 8 novembre di Elia Viviani, iniziato con una caduta e finito con le braccia alzate di una vittoria? Cose che possono capitare nell'Omnium, la cosiddetta disciplina delle discipline, avversata dai puristi, non amata dagli specialisti, ma che ha un suo perché, se non altro a livello di potenziale spettacolo, e sta cercando di trovare una sua dimensione, stagione dopo stagione.

E deve ringraziare le ultime novità regolamentari, Elia, se può sperare ancora di vincerlo, ipoteticamente, nella seconda delle due giornate di gara: coi vecchi punteggi l'ultimo posto nello Scratch, prima delle 6 prove della disciplina (insieme ad altri cinque corridori, tutti non classificati dopo la caduta a 5 giri dalla conclusione), avrebbe significato fine dei giochi, o insomma delle speranze di ben figurare nella classifica finale. Coi tanti punti in palio nella Corsa a Punti, la gara che da quest'anno chiude l'Omnium, il ribaltone è invece ancora possibile.

A patto di non sbagliare più, però, dopo il disastro iniziale dello Scratch. E Viviani ci si è messo veramente d'impegno, per risalire la china in una rimonta all'inizio impensabile, poi intrigante, quindi possibile, e oggi chissà, magari veramente realizzabile in un crescendo di entusiasmo.

18esimo (in coabitazione con gli altri atleti caduti con lui) dopo lo Scratch, il veronese aveva l'obbligo di far segnare subito una buona prestazione nella seconda prova, l'Inseguimento. Detto fatto, Elia (che sulla distanza dei 4 km si era già misurato col quartetto, nel primo dei tre giorni di Coppa del Mondo a Guadalajara, portando a casa un 11esimo posto non esaltante) ha condotto la gara con piglio e determinazione, e l'ha chiusa al terzo posto, alle spalle dell'americano Bobby Lea e del tedesco Lucas Liss (lo Scratch era stati vinto dal danese Casper Pedersen sull'australiano Glenn O'Shea).

36 punti in classifica per sperare (la scansione procede da 40 per il primo a 38 per il secondo, e così a scalare di due punti in due punti), per risalire al 12esimo posto complessivo e dimenticare lo 0 del mattino; ma la giornata meritava di essere chiusa col botto, e a tal uopo c'era a disposizione l'Eliminazione, valevole come terza prova dell'Omnium. Un Viviani attentissimo ed efficace non si è lasciato sfuggire l'occasione, ha resistito per tutta la gara, tenendo quasi sempre le prime posizioni e vedendo uscire di scena uno dopo l'altro tutti gli avversari, finché alla fine ha piegato nella volata conclusiva O'Shea, ancora secondo.

La classifica generale vede Liss al comando con 108 punti su Lea e O'Shea (92), seguono il bielorusso Raman Tsishkou a 86, il brasiliano Gideoni Monteiro a 80, il neozelandese Cameron Karwowski e l'argentino Mauro Richeze a 78, quindi Viviani, ottavo a 76 punti. 32 lunghezze di distacco dal primo possono sembrare tantissime (ma il podio è distante soli 16 punti), ma - come detto - tutto può succedere; sarà importante difendersi nel Chilometro e nel Giro Lanciato, prima di giocarsi il tutto per tutto nella Corsa a Punti.

Le azzurre tra Omnium e Inseguimento
Contemporaneamente a Viviani, anche Simona Frapporti era impegnata nelle prime tre prove dell'Omnium. L'azzurra non partiva con le stesse ambizioni del collega di nazionale, e peraltro ha pagato anche lei uno Scratch difficile (vinto dalla polacca Malgorzata Wojtyra, brava a guadagnare un giro con la giapponese Minami Uwano e poi a precederla all'arrivo), chiuso al 16esimo posto. Decisamente migliore il rendimento di Simona nelle due prove successive: con l'ottavo posto nell'Inseguimento (vinto dall'americana Sarah Hammer) e il nono nell'Eliminazione (appannaggio della russa Evgeniya Romanyuta), è riuscita a risalire la classifica fino al decimo posto che occupa attualmente con 60 punti, in una graduatoria guidata dalla regolarissima belga Jolien D'Hoore (104 punti) davanti alla danese Amalie Dideriksen (100) e alla cubana Marlies Mejias García e all'olandese Kirsten Wild (entrambe a 94).

La Frapporti, va detto, non ha però potuto dedicarsi esclusivamente al suo Omnium, perché si è dovuta dividere con il quartetto dell'Inseguimento a Squadre. L'Italia femminile, nella specialità, non dispiace. Fatto segnare il quinto tempo venerdì in qualifica (con Beatrice Bartelloni, Tatiana Guderzo e Silvia Valsecchi insieme a Simona), l'avvicendamento tra Bartelloni e Maria Giulia Confalonieri, subentrata ieri per le gare decisive, non ha prodotto il miracolo: nel primo turno di finale le azzurre hanno centrato il settimo tempo (su otto), e ciò le ha tenute fuori dalla lotta per la medaglia di bronzo.

Magra consolazione la vittoria della finale per il settimo posto, una vittoria ottenuta senza gareggiare, visto che la Germania non si è presentata, per motivi che spieghiamo più sotto. Molto più confortante, per le ragazze di Salvoldi, il 4'27"164 fatto registrare nella prova di ieri, tempo che rappresenta il nuovo record italiano di specialità (già in qualifica le azzurre avevano segnato un primo primato, con 4'27"812): bisognerà continuare a limare per arrivare prima o poi in zona medaglie, obiettivo che inizia a non essere più un miraggio.

Per la cronaca, la gara è stata vinta (sai la novità!) dalla Gran Bretagna, che nell'Inseguimento femminile continua a macinare risultati nonostante sia in pieno ricambio generazionale: delle cinque atlete che si sono alternate in gara, ben 4 hanno 20 anni o poco meno o poco più (la "veterana" sarebbe Laura Trott, 22enne). Considerando la facilità con cui le britanniche si sono imposte davanti a Canada e Cina, possiamo star certi che il ciclo olimpico che porterà a Rio sarà ancora fortemente nel loro segno.

Più difficile la gara maschile, per i sudditi di Sua Maestà Elisabetta: secondi in qualifica dietro all'Australia, i britannici hanno avuto un controverso primo turno di finale (la gara che potremmo definire semifinale, volendo): opposto all'Olanda (che ha presto perso un uomo), il quartetto formato da Dibben, Burke, Tennant e Christian si è messo quasi in scia degli avversari (se l'avesse fatto per davvero e in maniera prolungata, sarebbe stato squalificato), approfittando comunque con mestiere (e un po' di malizia) della situazione. Alla Gran Bretagna bastava infatti far meglio dell'avversaria per accedere alla finalissima, e con la sua tattica ha potuto risparmiare molte energie, girando sui ritmi non eccessivi degli oranje.

Ciò non è però ugualmente servito, perché in finale i britannici si sono dovuti inchinare a un'inesorabile Australia, formazione che ha strabiliato, se consideriamo che il quartetto oceanico è tutto nuovo, coi giovanissimi Daniel Fitter, Alexander Porter e Samuel Welsford (tutti e tre classe '96!) e Miles Scotson, appena più esperto dall'alto dei suoi quasi 21 anni... Il bronzo è andato alla Germania, che nella finalina ha piegato la Svizzera.

Le gare veloci e lo squaraus tedesco
Se Gran Bretagna e Australia sono ormai per tradizione le nazionali dominatrici degli Inseguimenti, la Germania è quella che negli ultimi anni è risultata quasi imbattibile nelle prove di Velocità. A giudicare dalle qualifiche delle gare a squadre, entrambe dominate dai tedeschi, pareva che anche a Guadalajara si andasse verso una netta supremazia teutonica, ma ci si è messo di mezzo Montezuma con la sua ben nota maledizione (in altri termini: un'intossicazione di natura alimentare ha svuotato di energie Kristina Vogel e altri esponenti della sua nazionale: ecco il motivo del citato forfait delle inseguitrici contro l'Italia).

Sicché la Velocità a squadre femminile si è chiusa con una non finale, perché le tedesche, dopo aver conquistato l'accesso col miglior tempo, non si sono presentate lasciando così l'oro all'Australia (in gara con Kaarle McCulloch e Stephanie Morton). Il bronzo è andato alla Russia che ha preceduto l'Olanda.

Tra gli uomini la delusione tedesca è stata - se possibile - ancora maggiore, perché qui sembrava non dovessero esserci problemi per Robert Förstemann, Joachim Eilers ed Eric Engler: in finale contro la Gran Bretagna, il terzetto di Germania ha girato in testa per due delle tre tornate, ma sul più bello si è fatto beffare, cedendo al trio composto da Philip Hindes, Jason Kenny e Callum Skinner. Bronzo per la Nuova Zelanda (anche qui lo scomodo posto ai piedi del podio è toccato all'Olanda).

Parziale riscatto tedesco nel Keirin maschile, con Joachim Eilers bravo a imporsi in finale sull'australiano Matthew Glaetzer e il colombiano Fabian Puerta (l'olimpionico Jason Kenny nell'occasione ha mancato di poco il podio). In questa specialità l'Italia schierava Francesco Ceci, che ha chiuso al quarto posto la batteria vinta da Puerta, e nel suo turno di ripescaggio non è riuscito a far meglio del terzo posto, rimanendo fuori dalle prove decisive.

La sesta finale della seconda giornata di gare a Guadalajara era la Velocità individuale femminile. L'olandese Elis Ligtlee è stata la più convincente nei primi turni, ma in semifinale si è dovuta piegare alla cinese Shuang Guo, e poi nella finalina ha ceduto di schianto contro la cubana Lisandra Guerra, che si è aggiudicata il bronzo. Nella finale per l'oro la Guo si è scontrata con la russa Anastasya Voinova, che alla fine l'ha spuntata: l'europea era più forte, ma la prima manche l'ha buttata via per una scorrettezza (per la quale è stata declassata), e ha quindi dovuto fare gli straordinari per vincere le due manche successive e aggiudicarsi così la vittoria per 2 volate a 1. Maila Andreotti era l'azzurra in gara, ha chiuso al 36esimo posto in qualifica, molto lontana dalle prime, ma la fanciulla è in Messico per fare esperienza, e nessuno le chiede risultati.

Oggi la terza e ultima giornata la rivedrà impegnata, stavolta nel Keirin femminile, una delle quattro prove che assegneranno le restanti medaglie. Le altre sono la Velocità individuale maschile e i due Omnium, nei quali continueremo a seguire (con crescente palpitazione!) Frapporti e Viviani.

Marco Grassi

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