Mondiale 2013: Un mattinata splenDideriksen - Sorpresa danese su Iakovenko e Demidova. Bonomi prima azzurra
Proporre un tracciato come quello fiorentino alla categoria Donne Juniores, per di più con la gara limitata al solo circuito comprendente Fiesole e Via Salviati e da ripetere per ben 5 volte, aveva fatto presagire già in partenza la possibilità di assistere ad una gara ad eliminazione. Affrontare praticamente già in partenza un'asperità significativa però poteva certamente offrire subito l'opportunità di dar vita ad un'azione significativa, destinata magari ad esaurirsi al massimo nell'ultima tornata.
Invece non è stato così e quindi Firenze per quanto riguarda la categoria riservata alle ragazze più giovani ha finito col partorire una sorta di topolino, premiando proprio le più coraggiose che avevano deciso di lanciarsi in un'avventura da sogno fin dai primi chilometri. Se poi aggiungiamo a questo il fatto che in testa si è ritrovato un gruppo di ottime passiste, valide tanto su strada quando su pista (lo scopriremo a breve), ecco che al termine della mattinata odierno lo stupore è stato tanto e questa sensazione ci viene non tanto dal fatto che l'Italia, dopo diverse stagioni, sia finita decisamente lontana dai gradini del podio, quanto dal fatto che alcune nazionali che partivano coi decisi favori del pronostico (specialmente quella francese, di sicuro la più completa e temibile tra quelle in gara) sono state decisamente sorprese dallo sviluppo degli eventi.
A sorridere di gusto è stato così il paffuto visino di Amalie Dideriksen, atleta al primo anno nella categoria essendo nata nel maggio 1996, che si è regalata probabilmente la più insperata delle vittorie riportando la Danimarca sul gradino più alto del podio dopo otto anni (l'ultima atleta del paese nordico a vestire l'iride su strada era stata infatti Mie Bekker Lacota, un talento cristallino eclissatosi troppo presto, che nel 2005 seppe battere persino Marianne Vos), confermandola come una valida potenza mondiale nella categoria sia in ambito maschile che femminile (nel 2008 infatti era arrivato l'oro di Maria Grandt Petersen nella cronometro e lo scorso anno la stessa impresa era stata sfiorata da Cecilie Uttrup Ludwig, argento contro il tempo a Valkenburg e unica altra portacolori presente nella gara in linea di quest'oggi).
Pronti-via e subito la salita di Fiesole movimenta decisamente le acque: a muoversi infatti sono la tedesca Anna Knauer e l'ucraina Olena Demydova, due passiste eccellenti che riescono subito a guadagnare un buon margine e che hanno saputo farsi notare alla grande anche su pista (la Knauer, che tra l'altro da allieva si impose proprio in Italia nella Coppa Rosa, è campionessa del mondo in carica nell'Omnium, specialità in cui è già stata campionessa europea; la Demidova, oltre al bronzo europeo nella cronometro ha sommato già due argenti su pista nell'inseguimento individuale e a squadre). Il gruppo si sfalda e da esso fuoriescono anche la russa Iakovenko (che aggancia subito la testa) e la danese Dideriksen, che in compagnia della colombiana Meneses paga una ventina di secondi dalle prime ma continua nell'inseguimento Nessuna reazione invece dal plotone, nè da parte delle francesi, nè delle azzurre e delle altre pretendenti, che transita al traguardo già con un minuto e mezzo da recuperare.
Situazione immutata anche nel secondo giro, dove Dideriksen e Meneses continuano a inseguire ad una trentina di secondi (la spagnola Gonzales, che era fuoriuscita con loro getta invece la spugna) mentre il divario tra le prime e il gruppo raggiunge i 2'10". È però il terzo giro quello che si rivela decisivo, col vantaggio delle fuggitive che tocca il suo massimo, superando i due minuti e mezzo e con la danese e la colombiana che finalmente riescono a coronare positivamente il loro inseguimento mentre la Demydova prova a saggiare le forze in campo, allungando su via Salviati, costringendo la tedesca Knauer ad uno sforzo supplementare per rientrare dopo essersi staccata. Penultimo giro che inizia però col gruppo ancora attardato di due minuti (Fidanza e Dal Santo, leggermente attardate in precedenza, nel frattempo erano rientrate in gruppo) e con un finale ancora tutto da vivere. La quarta ascesa a Fiesole spegne definitivamente le velleità della Knauer, che perde contatto e dice addio ai sogni di gloria mentre la campionessa italiana Ilaria Bonomi tenta un primo affondo, successivamente riassorbito mentre l'azione di Iakovenko, Demydova, Meneses e Dideriksen prosegue mantenendosi sul minuto e mezzo. In questa fase però le asperità di giornata sono fatali anche per Arianna Fidanza, la più veloce delle punte azzurre, che perde irrimediabilmente contatto dal gruppo.
Inizia l'ultimo giro ed il vantaggio delle fuggitive non accenna a diminuire, con il gruppo costretto a dare fondo alle proprie energie per cercare di limitare il gap (naturalmente sono le francesi tra le più attive), che però si mantiene decisamente a vantaggio delle prime anche dopo l'ultimo passaggio in cima a Fiesole. Quando però le fuggitive sono pronte ad affrontare per l'ultima volta via Salviati, la colombiana Meneses è vittima di un problema meccanico ed è costretta a fermarsi, perdendo così il decisivo treno per la conquista di una medaglia, lasciando in testa le sole Dideriksen, Iakovenko e Demydova. Superata anche via Salviati il ritardo del gruppo, ancora prossimo al minuto, riduce alle sole battistrada le possibilità di vittoria e a nulla valgono il nuovo tentativo della Bonomi nè quello di Angela Maffeis, sfortunatissima nell'incappare in una caduta proprio poco dopo aver lanciato il suo attacco.
Divenute ormai imprendibili le prime tre, non rimane quindi che attendere lo sprint finale dove l'ucraina Demydova, ritenendosi battuta, lancia lunga il suo sprint ma viene nettamente saltata sia dalla russa Iakovenko sia dalla Dideriksen che impone la sua progressione e conquista il titolo mondiale. Un premio soprattutto per la tenacia della giovane danese, già salita quest'anno su un podio mondiale con il bronzo conquistato nello scratch in pista a Glasgow (il fatto che tante protagoniste di oggi siano validissime atlete anche sui velodromi non fa che confermare la bontà della polivalenza) e bravissima a non darsi per vinta anche quando il gap nei confronti delle fuggitive aveva raggiunto un margine importante. Argento per la Iakovenko, bronzo per la Demydova e sicuramente oscar della sfortuna per la colombiana Meneses, costretta ad accontentarsi di un amaro quarto posto a 18". A 34" si è invece disputata la volata del gruppo con la lituana Milda Jankauskaite, altra favorita per il successo, che ha conquistato il quinto posto, regolando nell'ordine la slovacca Medvedova, l'attesissima francese Séverine Eraud, l'australiana Manly, la statunitense Catlin e l'olandese Korevaar (presenti nel drappello anche le altre tulipane Mackaij, De Jong e Van Der Zijden, la bielorussa Tuhai e la campionessa europea Greta Richioud).
23esima e prima delle azzurre una generosa Ilaria Bonomi, che ha tentato nuovamente l'attacco per provare a cercare un piazzamento vicino alla zona medaglie ma riassorbita nel finale. Al 24esimo posto ha invece concluso la sfortunata Maffeis (a 1'44"), 28esima Nicole Dal Santo a 2'53" mentre Arianna Fidanza ha pagato oltremodo la durezza del tracciato, concludendo in 40esima posizione a 5'05". Un risultato che di certo non può essere considerato soddisfacente, se si tiene conto del fatto che nelle ultime sette stagioni soltanto nel 2011 le nostre non erano riuscite a salire sul podio della gara mondiale e non finivano così indietro dal 2005 (l'anno in cui s'impose, come già ricordato, l'altra danese Lacota, allora fu Marta Bastianelli la miglior azzurra col 30esimo posto) ma che si spiega principalmente col fatto di aver trovato l'annata di transizione, in cui su strada è mancata una vera e propria dominatrice su più percorsi come invece succedeva spesso nelle scorse stagioni (Scandolara, Callovi, Ratto, Cecchini, Stricker alcuni degli esempi più recenti) proprio in una stagione in cui sia i campionati europei che quelli mondiali proponevano tracciati molto esigenti, in cui altre nazionali si presentavano con i maggiori favori del pronostico.
Naturalmente questo non rende affatto l'annata del tutto negativa, dal momento che in pista sono continuate ad arrivare notevoli soddisfazioni con i titoli europei dell'inseguimento a squadre e dello Scratch ed il titolo mondiale, conquistato proprio da Arianna Fidanza nella Corsa a punti. Un gruppo che quindi nella prossima stagione conterà ancora su alcune atlete con alle spalle un utilissimo anno di esperienza e con altre giovani talentuose che si affacceranno sulla ribalta internazionale. Una ribalta che, l'avevamo già enunciato in passato, sarebbe opportuno saggiare anche con la partecipazione a qualche gara a tappe internazionale, creando così ulteriori occasioni di confronto con le migliori ma naturalmente il tutto dipende molto anche dalla volontà federale.
Non resta quindi che attendere il pomeriggio di domani dove sui 139 chilometri compresi tra Montecatini Terme e Firenze Giorgia Bronzini cercherà in ogni modo di provare a conquistare uno storico terzo iride sostenuta da una squadra che possiede pedine molto valide da sfruttare in alcuni frangenti della gara (oggi lo si è visto in maniera eloquente nelle due gare disputate). Anche la superiorità numerica data dalla presenza di un'atleta in più (Susanna Zorzi partecipa di diritto in quanto campionessa europea in carica) potrebbe rivelarsi un fattore deciso e creare i presupposti per realizzare una situazione in cui tentare di isolare il pericolo pubblico numero 1, ovvero una Marianne Vos che di mollare la maglia iridata non pare che abbia così tanta voglia.