Doping&Antidoping: Senato francese, un lavoro forse utile - Non la lista dei positivi del '98, ma le 800 pagine da studiare a fondo
Versione stampabilePotevamo star qui, come tanti altri, a fare la caccia al nome per mappare in maniera certosina (ma mai completa) la diffusione del doping nelle alte sfere del Tour de France 1998. Potevamo farlo in base ai documenti - una mostruosa relazione e i relativi allegati - diffusi oggi dalla Commissione senatoriale francese che ha indagato (sarebbe più calzante dire: ha condotto uno studio) sulla presenza del doping, appunto, ai massimi livelli dello sport, con un occhio di riguardo al ciclismo.
Tale Commissione, forse per far sapere al mondo che è esistita, voleva diffondere tali documenti in pieno Tour 2013, il 18 luglio (il giorno della tappa dell'Alpe d'Huez, nientemeno); e si diceva che sarebbe stata resa pubblica la famosa lista dei 44 corridori risultati positivi ad Epo e altre sostanze che nel 1998 non venivano trovate ai controlli antidoping, ma che sono emerse grazie a nuovi test (con metodi moderni) sui vecchi campioni organici conservati in provetta.
Già il fatto che non ci fossero garanzie certe sullo stato di conservazione di tali campioni, derubricava la vicenda da "grande verità rivelata" a "piccola boutade di mezza estate"; cosa confermata dal fatto che non ci siano state controanalisi per questi nuovi test (fattore che invalida in maniera decisiva l'intera operazione, a meno di non pensare che il diritto sia stampato su soffici rotoli da appendere in bagno accanto al water).
Tantopiù, poi, che tale mappatura risulterebbe imprecisa, considerando ad esempio che altri assuntori di doping non vennero testati all'epoca. Ma tutto questo non ci interessa, perché se al fondo dobbiamo scoprire che nel 1998 l'uso di Epo era generalizzato (giusto con l'eccezione di qualche mosca bianca), beh, ci pare che tale concetto sia ampiamente diffuso e condiviso da anni. (Ciò su cui non si trova mai un punto d'accordo è quello stesso concetto trasposto ai "giorni nostri", assumendo come valore di "giorni nostri" un qualunque periodo dal 1998 a oggi: ad esempio l'UCI ci tiene a farci sapere che "oggi il ciclismo è completamente cambiato. È ora possibile correre e vincere puliti e c'è in gruppo una nuova cultura, coi corridori che supportano e credono in un ciclismo pulito". In pratica esattamente quello che l'UCI diceva nel 1998).
Oggi i documenti ufficiali sono venuti alla pubblica conoscenza (dopo variegate fughe di notizie, riprese dall'implacabile Le Monde), e ci siamo infine resi conto che il lavoro della Commissione francese è realmente importante, al di là di liste e listine. Non era probabilmente mai stato condotto uno studio così approfondito sul doping nello sport, e anche il fatto che l'opera si concluda con 60 suggerimenti su come migliorare la lotta al doping rende obbligatoria la lettura fino in fondo di tale indagine. Cosa che sarebbe - per dirigenti e giornalisti del ciclismo - molto più importante del commentare la fuffa emersa dalla celebre lista-non lista.