Vigorelli: Bravo Brayssimo: «Salvate la pista» - Il Ministro dei Beni Culturali si schiera col ciclismo
Versione stampabileA volte qualche piccolo miracolo succede ancora, e lunedì è stato uno di quei giorni.
Abbiamo seguito, negli scorsi mesi, l'iter che doveva portare il Comune di Milano ad assegnare la ristrutturazione del Vigorelli, storico velodromo, dopo pubblico concorso. Tra i vari progetti presentati, ne è stato premiato uno che prevedeva lo smantellamento della pista ciclistica, a fronte del mantenimento di altre attività all'interno della struttura (la quale al momento ospita le partite di football americano).
Nel progetto in questione si parlava, forse per salvare la facciata dell'operazione, di una pista mobile, da montare in occasione di importanti manifestazioni. Ma la logica delle cose rendeva chiaro che a) la pista mobile in questione avrebbe avuto alti costi di gestione; b) non sarebbe stata usata che in rarissime occasioni, o forse mai; c) non sarebbe comunque stata nella disponibilità dei cicloamatori (o ciclisti tout-court) milanesi.
Insomma, le scelte dell'amministrazione Pisapia andavano nella direzione di una denegazione della storia del Vigorelli, e del suo inscindibile legame col ciclismo. Il bello della nostra vicenda è che oggi i cittadini hanno a disposizione più canali per far sentire la propria voce, e da tempo dapprima il gruppo "Salviamo il Vigorelli" (attivo sui social network ma anche in grado di offrire una costante e informata presenza nel territorio e nel dibattito con le istituzioni), quindi il neonato "Comitato Velodromo Vigorelli", sono stati in grado di farsi massa critica e di toccare i tasti giusti.
Dopo essersi scontrati con la durezza dell'assessore milanese all'Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris, e con la miopia di quello allo sport Chiara Bisconti (il recupero del Vigorelli al ciclismo sarebbe stato per lei un'«Operazione nostalgia»), gli attivisti del capoluogo lombardo (e non solo: anche tanti appassionati di tutta Italia, nel gruppo) si sono rivolti direttamente al ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray. Il quale, dopo aver studiato la situazione, ha opposto il suo niet al percorso prefigurato dal Comune di Milano.
"La pista del velodromo Vigorelli-Maspes è un elemento storico essenziale, il progetto di rifacimento vincitore del bando che ne prevede la demolizione contrasta con le linee di indirizzo fornite dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano, in quanto prevede la completa demolizione della pista storica, elemento essenziale per la permanenza dei valori storico-documentali rappresentati dall'edificio; la direzione regionale della Lombardia ha scritto al comune di Milano, precisando l'attuale regime vincolistico e gli obblighi autorizzativi nei confronti degli Uffici Mibac. Il Velodromo è oggi tutelato ope legis, in quanto bene immobile di proprietà pubblica la cui esecuzione risale a oltre settant'anni, non ancora sottoposto al procedimento di verifica dell'interesse culturale": questo il succo della presa di posizione di Bray, che quindi - denotando sensibilità nei confronti del ciclismo e di tutto ciò che ne è il portato, anche a livello di mobilità alternativa e di vivibilità delle metropoli - blocca il progetto premiato dall'amministrazione milanese e prevede una serie di incontri con le varie parti al fine di giungere ad una soluzione ottimale per tutti.
Che poi è la speranza degli appassionati, i quali non chiedono certo la luna, ma che semplicemente venga rispettata la storia e la predisposizione di quella struttura. Un tema su cui ci sarebbe piaciuto vedere l'attivismo anche della Federazione, la quale se n'è bellamente lavata le mani; oggi però il Comitato Regionale lombardo della FCI, guidato da Francesco Bernardelli, comunica il proprio apprezzamento per l'intervento del ministro Bray e auspica che infine il Comune di Milano "voglia rettificare complessivamente il proprio orientamento sulla questione Vigorelli, lavorando alla sua riqualificazione, secondo logiche e principi maggiormente coerenti con lo spirito e l'identità del mitico impianto, di cui non possono essere assolutamente recisi gli storici legami con il mondo del ciclismo".
Magari un pensierino dal presidente nazionale Di Rocco sarebbe stato parimenti utile (o quantomeno gradito), ma si sa che il numero uno della FCI ha sempre qualcosa di più importante (rispetto al bene del ciclismo italiano) di cui occuparsi. Seguiremo comunque gli sviluppi della vicenda Vigorelli, sperando di commentare, prima o poi, il ritorno del grande (ma anche del piccolo!) ciclismo in uno dei suoi templi.