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Caso Armstrong: UCI, che umiliazione dalla WADA! - «Non credibile la Commissione Indipendente»: disciolta

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Pat McQuaid, presidente dell'UCI © Bbc.co.ukOgni tanto una buona notizia. La mitica Commissione Indipendente che l'UCI aveva messo in piedi per studiare la vicenda Armstrong e le implicazioni della stessa Unione Ciclistica Internazionale è stata mandata in soffitta ad appena due mesi dalla sua creazione.

Il problema è che secondo la WADA (e in subordine l'USADA) tale commissione non era poi così indipendente rispetto a Aigle. Di fronte al netto rifiuto, da parte dell'Agenzia Antidoping Mondiale (e di quella Americana), di collaborare con questa eterea entità ideata dal presidente McQuaid e dai suoi scherani, l'UCI ha dovuto obtorto collo prendere l'amara decisione di sciogliere la commissione stessa. Ma niente paura, subito il chairman irlandese ha estratto dal cilindro il piano B, denominato TRC, ovvero Truth and Reconciliation Commission, ovvero Commissione per la Verità e la Riconciliazione (o Conciliazione, in un'altra accezione).

«Un processo per la verità e la (ri)conciliazione, stavolta con il contributo della WADA, ci sembra il modo migliore per esaminare la cultura del doping nel ciclismo del passato e per "ripulire l'aria" di modo che il ciclismo possa andare avanti», queste le parole di McQuaid, riportate in un comunicato (francamente patetico) diffuso in mattinata dall'UCI. Lungi dal porsi seriamente il problema riguardante la propria credibilità, messa brutalmente alla berlina dalle ultime decisioni della WADA, i reggenti dell'Unione Ciclistica Internazionale rilanciano, anziché prendere la saggia decisione delle dimissioni in blocco.

L'avevamo scritto in novembre (all'atto della creazione della Commissione) che tale organo non avrebbe condotto a niente; ribadiamo oggi che, la nuova Commissione (ce n'è sempre una pronta...) non servirà a nulla se non parte dal presupposto che gli uomini che hanno scritto questa squallida storia (per gli smemorati: l'UCI ha coperto il doping di Armstrong, secondo l'indagine dell'USADA che ha portato alla radiazione dell'ex corridore) devono sparire dall'orizzonte del ciclismo. Solo così ci potrà essere una conciliazione, tra una nuova UCI e un torbido passato: "Ok, quest'ente ha fatto delle porcate, ripartiamo veramente da 0, con l'impegno di non cadere più in simili tentazioni".

Invece a Aigle l'unica cosa che si fa è prendere tempo: «È impensabile», fa sapere ancora McQuaid, «che si possano decidere tutti gli aspetti relativi alla nuova Commissione in un paio di giorni». Ci vorrà tempo perché UCI e WADA si accordino sulle caratteristiche che dovrà avere tale organo (non ultima: chi lo finanzia?), e ciò naturalmente fa gioco all'irlandese, che intanto, nell'attesa che tutto venga discusso e ridiscusso, avrà modo di farsi rieleggere (o almeno di provarci) alla presidenza dell'UCI, tra qualche settimana.

Intanto Armstrong non profferirà parola contro i vertici (presenti e passati) di Aigle - vedi la strombazzatissima e sostanzialmente insignificante intervista rilasciata a Oprah Winfrey - e questi vertici potranno continuare ad ammantarsi di una verginità che non hanno (l'ex presidente Verbruggen proprio questo ha fatto, con un comunicato che faceva seguito all'intervista di Lance). La buona notizia a cui facevamo riferimento in apertura è proprio quella della sconfessione dell'UCI: al di là dei tatticismi, delle dilazioni, delle ipocrisie a cui è improntato l'"impegno" dell'Unione Ciclistica Internazionale a "fare chiarezza", l'unica cosa che si conferma chiara è l'inadeguatezza di McQuaid e soci a gestire l'attuale passaggio storico del ciclismo mondiale.

Marco Grassi

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