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Campionati Italiani su Pista 2012: Belle speranze da Montichiari - Segnali incoraggianti dalla rassegna tricolore

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Una veduta del Velodromo Fassa Bortolo di Montichiari durante le gare tricolori © Uff. Stampa della rassegna

Il ciclismo è uno di quegli sport che grazie a tutte le sua sfaccettature e discipline ti permette di poterlo seguire tutto l'anno, le stagioni si susseguono e si trovano sempre argomenti interessanti di cui poter discutere: quando infatti la stagione su strada va alla conclusione, riprende a pieno ritmo quella della pista. Proprio dal 26 al 29 Settembre, al Velodromo di Montichiari, si sono svolti i Campionati Italiani Assoluti con la presenza, ultimamente sempre più frequente, anche di atleti conosciuti per la loro attività su strada (incredibile ma vero, Viviani non sembra più l'alieno), nel tentativo, magari tardivo, di riagganciare le nazioni che ci stanno superando (o in alcuni casi l'hanno già fatto). I Campionati Italiani non sono forse la vetrina più adatta per dare una visione internazionale, ma danno un quadro interessante per capire di cosa abbiamo ancora bisogno, dove dobbiamo migliorare.

La difficoltà principale del movimento italiano rimane la velocità, gli élite non sembrano in grado di migliorarsi: anche se i tempi fatti registrare sono sempre buoni (non si può certo definire negativo il 10"231 di Luca Ceci), pare che ci sia come una fossilizzazione. Non va esclusa la possibilità che questi siano, per loro, i massimi risultati possibili e quindi non è giusto fare una vera e propria critica. C'è da domandarsi piuttosto perché l'Italia faccia da sempre fatica a trovare i velocisti: è vero che il movimento strada è quello più importante a livello nazionale, ma deve esserci altro. Come mai quando si notano delle qualità per essere ottimi velocisti, dopo un paio di stagioni vengono dirottati nuovamente sulla strada? Non siamo in grado di convincere gli atleti che una vita da pistard è ugualmente importante e può dare grandi soddisfazioni? L'esempio più lampante è quello di Riccardo Minali: da allievo era considerato la grande promessa della Velocità, ora è già stata indirizzato verso le discipline endurance, dove comunque è molto bravo, ma così perdiamo nuovamente uno sprinter. La gara juniores degli italiani è stata comunque interessante con tre alteti, il portacolori dell'US Pontedecimo Paolo Marchese, il lombardo Jakub Mareczko e il marchigiano Michael Dell'Onte, capaci di far segnare tempi sui 200 metri tutti inferiori agli 11": l'atleta che più è migliorato è proprio Paolo Marchese che si era già messo in luce agli scorsi campionati e quest'anno ha ottenuto la sua maglia tricolore (bissata poi nel Keirin). Per Mareczko vale lo stesso discorso di Minali: quale sarà il suo futuro sull'anello visto anche il suo grande talento su strada? Quali prospettive vengono proposte al giovane bresciano?

Dove invece i miglioramenti sono già evidenti? Nell'Inseguimento a Squadre. Non perché il tempo di 4'08"462 (ottenuto dal team misto formato da Alessandro De Marchi, Elia Viviani, Alex Buttazzoni e Angelo Ciccone) sia un risultato di altissimo livello però per il secondo anno consecutivo succede che due team scendono sotto i 4'10" nella finale (l'altra squadra era formata da Marco Coledan, Paolo Simion, Ignazio Moser e Michele Scartezzini e ha ottenuto il tempo di 4'09"910). È evidente che il lavoro fatto sta cominciando a dare i suoi frutti, ora si tratta di trovare una equipe di inseguitori che possa lavorare intensamente per i prossimi 4 anni: solo con il lavoro costante con le stesse persone sono possibili i miglioramenti per puntare ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. Anche il livello delle scuole degli juniores è in continua ascesa e a dimostrarlo è la combattuta finale tra Veneto e Lombardia (vinta dai primi per soli 5 decimi): ci sono 8-10 elementi (come Francesco Lamon, Riccardo Donato, Matteo Alban, Simone Consonni) che già possono essere utili alla nazionale élite, dotati di un notevole bagaglio di esperienza su pista. Il lavoro da fare è ancora tanto, ma non è facile recuperare una disciplina che per anni è stata completamente abbandonata, siamo come nazionali giovani che cercano il posto al sole: i tempi in cui eravamo i primi del mondo sono tempi passati, dobbiamo scrivere tempi nuovi.

Come migliora il comparto maschile, meglio ancora fa il femminile (e questo non è più da considerare un evento raro, i Mondiali su Strada sono davanti agli occhi di tutti). Il giovanissimo terzetto élite formato da Beatrice Bartelloni, Chiara Vannucci e Maria Giulia Confalonieri ha vinto il tricolore con il tempo di 3'29"994, facendo segnare il nuovo Record Italiano: si tratta di 3 ragazze del 1993, hanno tutte meno di 20 anni, su di loro bisogna costruire il quadriennio che verrà, sul loro talento e sul loro lavoro. Per le donne, anche più che per gli uomini, l'attività su pista è da considerare come una vera possibilità di crescita, perché il mondo del ciclismo femminile, si sa, non è roseo e la pista può essere un ottimo modo per crearsi una carriera. A queste tre ragazze, che devono costutuire il nucleo del terzetto, si andranno via via ad aggiungere nuovi elementi provenienti da un sempre più grande bagaglio di juniores (notevoli le prestazioni di Michela Maltese, anche Campionessa nell'individuale, Arianna Fidanza, Veronica Cornolti, Francesca Pattaro) in modo da poter creare quel continuo ricambio tipico delle nazioni come l'Australia. I rilevamenti cronometrici rispetto alle grandi nazioni sono sempre alti, ma vale il discorso fatto alle Olimpiadi, questa disciplina è molto giovane, ha fatto anche una sola edizione dei Giochi, non sappiamo ancora fin dove si può arrivare, quanto si può migliorare e questo vuole essere un grande incoraggiamento per le ragazze italiane.

Laura Grazioli

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