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Mondiali su Pista 2011: M come Mondiali, il bilancio finale - Meares domina, bene l'Italia

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Anna Meares ha chiuso la rassegna con tre ori - Foto Uci.chA come Australia
Guarda tutti dall'alto delle sue 11 medaglie di cui 8 ori. Più passano le stagioni più il dominio di questo nuovo paese nel mondo del ciclismo (ormai non più solo della pista) si fa pressante, i loro atleti vincono gare in linea (Milano-Sanremo) e gare a tappe (Tour Down Under) e hanno pochi rivali sull'anello: che siano prove endurance come l'Omnium o prove di velocità come il Keirin, non ci sarà una starting list senza almeno un australiano tra i favoriti. L'atleta simbolo di questi Mondiali è stata Anna Meares con le tre medaglie d'oro nelle tre gare disputate e tutte prove olimpiche. A proposito di programma olimpico, in cui si era detto che favoriva la Gran Bretagna: delle 10 specialità olimpiche ben 6 hanno un vincitore australiano.
B come Bielorussia

Grande sorpresa di tutto il Campionato: vince due medaglie d'oro con Tatsiana Sharakova nella Corsa a Punti e con Olga Panarina nei 500 metri: Panarina otterrà anche un bell'argento nel keirin dietro Anna Meares. La Sharakova ha dimostrato durante il Mondiale di essere la migliore interprete della Corsa a Punti (vincendola anche nella prova Omnium), mentre Olga Panarina si è messa in lizza per le favorite dei Giochi Olimpici anche se dovrà migliorare moltissimo nella gestione delle volate dove, spesso, non conta solo la potenza e la velocità, però il quarto posto ottenuto nel Torneo dello Sprint sarà per lei un ottimo punto di partenza per migliorarsi ulteriormente.
C come Canada e Colombia

Una medaglia d'oro a testa per i due paesi del Continente Americano, ma se per il Canada si tratta della riconferma di Tara Whitten come migliore interprete mondiale della prova Omnium per la Colombia si tratta della prima maglia iridata della storia del Ciclismo su Pista maschile: l'esplosiva azione del piccolo colombiano Edwin Alcibiades Avila Vanegas ha piegato anche il due volte Campione del Mondo della specialità Cameron Meyer. Edwin Avila va a raggiungere Maria Luisa Calle nell'Olimpo della pista colombiana.
F come Francia
La nazione regina della velocità mschile grazie ad un monumentale Grégory Baugé: la sua stagione era iniziata malissimo con un infortunio al ginocchio che gli aveva rovinato tutta la prima parte della stagione; rientrato per la Coppa del Mondo di Calì aveva ottenuto un buon terzo posto ma non sembrava il potente velocista che avevamo visto nelle ultime edizioni mondiali. Baugé però stava solo affinando la sua preparazione proprio per il Campionato dove è arrivato in forma strepitosa (cosa che non si può dire di Kevin Sireau) e ha conquistato il terzo titolo mondiale consecutivo nella Velocità e nella storia francese maschile era capitato solo al suo allenatore Florian Rousseau.
G come Germania e Gran Bretagna
Sono le nazioni grandi deluse dell'edizione dei Campionati del Mondo e si possono solo consolare con quell'unica maglia iridata ciascuna che hanno vinto in 5 giorni: Inseguimento a Squadre donne per i britannici e Chilometro per i tedeschi ma quest'ultima non è nemmeno specialità olimpica. Che succede alle nazioni faro della pista europea? La Gran Bretagna può gustare almeno le 9 medaglie totali, ma la Germania ottiene un misero bottino di 3 (un oro, un argento e un bronzo): non si può nemmeno dire che queste nazioni non abbiano atleti in grado di fare bene nelle varie specialità, perchè così non è, e forse si è trattato solo dell'annata storta.
I come Italia
Dopo il deludente 2010, l'Italia della pista può tornare in patria sorridendo, non tanto per le due medaglie conquistate in due specialità non olimpiche (l'argento di Elia Viviani nello Scratch e il bronzo di Giorgia Bronzini nella Corsa a Punti), ma per un ritrovato slancio del settore: una nazionale giovane, dinamica, rinnovata e che non ha paura di buttarsi nella bagarre della corsa (l'esempio di Omar Bertazzo nella Corsa a Punti). La scommessa di Andrea Collinelli di puntare su atleti nuovi e giovani si è dimostrata quella giusta, nonostante non si possa negare che ci sia ancora molto da lavorare soprattutto nell'affiatamento del quartetto dell'Inseguimento a Squadre.
N come Nuova Zelanda
L'altro paese oceanico torna dall'edizione 2011 dei Campionati del Mondo con 4 medaglie (3 argenti e 1 bronzo): forse speravano in qualcosa di più soprattutto nell'Inseguimento a Squadre donne, ma hanno portato alla platea mondiale uno dei più bei talenti per l'Omnium Shane Archbold. Il ragazzo neozelandese del 1989 ha dimostrato, non solo di non essere una meteora da Coppa del Mondo, ma anche di saper gestire le fatiche e la tensione di una competizione mondiale dove il livello è notevolmente più alto.
O come Olanda e Organizzazione
Il paese ospitante sperava tanto in Teun Mulder, ma la gioia è arrivata ancora da Marianne Vos nella giornata di sabato con la vittoria nello Scratch: Teun Mulder ha conquistato comunque due medaglie, un'argento nel Chilometro, la sua prova preferita, e un bronzo nella spettacolare finale del Keirin alle spalle di Shane Perkins e Chris Hoy. Anche Theo Bos tornato in pista ha potuto riassaporare il gusto di una medaglia con il bronzo nel Madison in coppia con Peter Schep.
È giusto spendere due parole anche per l'organizzazione di Apeldoorn: a livello organizzativo non ci si può lamentare di niente, palazzetto molto bello, staff accogliente. Il difetto principale riguarda proprio la pista, poco pendente e poco scorrevole, ma la colpa non si può certo imputare agli organizzatori. La parte migliore rimane però il calorosissimo pubblico olandese spinto dallo speaker della 6 Giorni di Rotterdam; ogni giorno il palazzetto era pieno in ogni ordine di posto più molte altre persone in piedi ai lati delle curve: applausi per tutti, ma soprattutto per gli atleti di casa.
R come Russia
Un'altra grande delusa di questo torneo mondiale: se non fosse per quell'eccezionale risultato del secondo posto nell'Inseguimento a Squadre uomini c'è da domandarsi, come per Gran Bretagna e Germania, che fine abbia fatto la Grande Madre Russia che ogni anno sfoderava dei talenti incredibili. Quel numero 1 sul totale delle medaglie dovrebbe servire alla federazione russa per fare una riflessione sul futuro del settore, per non lasciar cadere una delle più gloriose tradizioni del vecchio continente.
S come Stati Uniti
Forse sarebbe meglio scrivere H come Hammer visto che le tre medaglie statunitensi sono arrivate tutte per merito proprio di Sarah Hammer: nonostante l'oro e gli argenti conquistati non si può negare che l'americana sia un pò delusa dalla sua prova Omnium dove ha concluso al secondo posto. Sarah Hammer ha comunque un anno e mezzo per organizzare meglio la sua stagione e portare il picco di forma dalla Coppa del Mondo fino ai Giochi Olimpici dove partirà sicuramente con i favori del pronostico.

Laura Grazioli

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