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Doping: «Mi difenderò fino alla fine» - Contador: «Non credo più nel sistema»

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Alberto Contador durante la conferenza stampa di Palma di MaiorcaSi è svolta questo pomeriggio a Palma di Maiorca l'attesa conferenza stampa con cui Alberto Contador ha fatto il punto sulla vicenda doping che lo coinvolge, e ha risposto alle domande dei tanti giornalisti presenti. Dopo la proposta di sospensione di un anno da parte del Comitato delle Competizioni della Federciclismo spagnola, e la replica da parte dell'UCI («Contador non è sospeso al momento», intendendo anche "e non è detto che lo debba essere"), arriva la dichiarazione di guerra del vincitore di tre Tour, un Giro e una Vuelta.

Non prima che il suo nuovo team manager Bjarne Riis gli confermi tutto l'appoggio: «Dichiaro il sostegno a Contador, mio e degli sponsor. La proposta di sospensione stabilisce che c'è stata assenza di dolo: bisogna distinguere tra chi ha il proposito di ingannare, e chi magari assume per sbaglio una data sostanza».

Quindi prende la parola un Contador terreo: «Son giorni tristi, totalmente tristi per me, giorni di grandissima delusione (disillusione), sono depresso. È una vergogna anche che io abbia saputo della proposta di un anno di sospensione non in forma ufficiale, ma dalla stampa. Questo mi dice tanto della brutta deriva che vive questo sport, uno sport che amo, a cui ho consacrato la mia esistenza, e per il quale ho sofferto tanto fino ad oggi. In base a una regola del tutto obsoleta, mi si impone di perdere tutto quel che ho ottenuto nella mia vita.

Ho subìto nella mia carriera moltissimi controlli, centinaia, di cui tantissimi a sorpresa: a casa, durante feste di compleanno, al cinema nel bel mezzo di un film, mentre ero a cena con amici al ristorante... Ho accettato tutto ciò perché credevo nel sistema antidoping, ma ora non ci credo più. Conosco la responsabilità che ho, c'è tanta gente che mi segue con fiducia, e per questo non mi sono mai dopato. E, lo posso dire a testa alta, mi considero un esempio di pulizia. Perciò mi risulta così difficile accettare che mi si infami in questo modo, che il mio nome venga associato al doping, quando il mio unico errore è stato non aver analizzato la carne che avevo mangiato.

Potevo immaginare che quella carne conteneva clenbuterolo? Ma ha la meglio questa regola obsoleta, fatta moltissimi anni fa, quando non si avevano i sistemi per detectare quantità infinitesimali (come le mie) delle sostanze; quantità che non possono influire in alcun modo sul fisico, impossibili da assumere in qualche modo, e men che mai di aiuto per me per vincere il Tour de France. La regola va cambiata, non so se entro 6 mesi, 10, o un anno, ma io e quelli nella mia situazione non possono accettare che questa regola non venga aggiornata, perché intanto paghiamo le conseguenze di questa natura obsoleta della norma.

Quando l'altroieri ho ricevuto la proposta di sospensione, ho subito chiesto a Riis di lasciarmi andare a casa, con famiglia e amici, avevo bisogno di dimenticare per un attimo. In questi 10 giorni farò coi miei avvocati tutto il necessario per far vincere la verità. Ringrazio di cuore Riis e gli sponsor per l'appoggio che mi hanno da subito garantito.

Sono disgustato dalla proposta di risoluzione del Comitato. Non è possibile aver subìto tutto quel che ho subìto in questi ultimi mesi, sottoposto a pubblica gogna, malgrado l'UCI abbia sempre specificato che non c'era nessuna squalifica o sospensione per me.

Vedere le cose ingiuste che si son dette di me mi ha fatto male, ho deciso perciò di stare ai margini, convinto che il Comitato avrebbe lavorato al meglio per far trionfare la giustizia, e invece ecco questa proposta... farò tutto quel che posso per farla cambiare, e se ciò non avverrà, procederò in tutte le sedi per difendere la mia innocenza fino alla fine: in questi mesi ho cambiato predisposizione, all'inizio pensavo di mollare tutto, ma poi lo straordinario affetto di tante persone che mi hanno incitato a non permettere questa ingiustizia, mi ha spinto a convincermi che dovrò lottare fino alla fine. Non ci sono parole per spiegare questo caso incredibile sin dall'inizio, con gli incartamenti che passavano da un organismo all'altro... e fino ad oggi continuo a trovare grottesca questa vicenda.

La cosa che mi sento di dire dal cuore è che tutti gli scienziati confermano l'insensatezza di questo esame, confermano che non esiste prova che io abbia assunto doping, ed è una vergogna che io mi trovi in tale situazione senza aver fatto nulla. Mi sento una vittima del sistema, in un ambito che tra l'altro ha visto una lunga sequela di falsi positivi. Ho ricevuto anche il sostegno di atleti di altri sport, perché è chiaro che anche qualcun altro potrebbe incappare in quello in cui sono incappato io. Non penso nemmeno al Tour 2011, mi sembra così lontano, ciò che più conta per me ora è dimostrare la mia innocenza. Certo, pensare di poter essere al via della corsa è comunque uno stimolo forte».

Un Contador molto giù di corda, ma, rispetto alla conferenza stampa data al momento della notizia della positività, anche molto più determinato a lottare. I prossimi 10 giorni saranno decisivi: in caso di squalifica, Alberto è pronto ad affrontare la lunga (e a tratti mortificante) trafila fino al TAS. Non sarà una battaglia facile (per di più il presidente federale spagnolo, Carlos Castaño, l'ha "avvertito" che portare la vicenda fino al TAS potrebbe anche comportare un aumento della squalifica, da 1 a 2 anni); ma, tutto sommato, non è detto che non possa essere vinta dal corridore.

Marco Grassi

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