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Commonwealth Games: Australia padrona, ma che spettacolo! - Tre ori per Meyer e Meares | Cicloweb

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Commonwealth Games: Australia padrona, ma che spettacolo! - Tre ori per Meyer e Meares

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Cameron Meyer mostra una delle sue tre medaglie d'oro - Foto dal sito ufficiale dell'eventoI Giochi del Commonwealth hanno un che di antistorico, fanno ritornare con l'immaginario al grande impero britannico che si espandeva sul globo terrestre in ogni continente: dalla Gran Bretagna al Canada, dal SudAfrica alla Malesia fino giù nel Down Under, in Oceania.

Ma non inganni facilmente questo gusto un po' retrò dei Giochi perchè il livello tecnico delle gare su pista è stato elevatissimo con prestazioni cronometriche di caratura mondiale se non addirittura olimpica; e nemmeno ingannino le 12 medaglie d'oro australiane (sulle 14 disponibili) da far sembrare le gare un "ti piace vincere facile?", perché  quasi ogni gara ha saputo dire qualcosa di importante e spettacolare.

Va pure detto che moltissimi sono stati i problemi a livello organizzativo e di scelta dei calendari di gare (qualifiche e finali disputate nel giro di poche ore), ma i problemi più grossi sono venuti senza dubbio dalla giuria che nella prova del Keirin - che poi vi racconteremo - si è esposta con due decisioni estremamente discutibili.

La prima giornata ha regalato subito una prestazione straordinaria di Jack Bobridge che per la seconda volta scende sotto il muro dei 4'15" e si conferma il più veloce inseguitore attuale. Alle sue spalle il neozelandese Jesse Sergent, secondo anche nel Mondiale di Copenhagen che fa segnare un ottimo 4'16"751. La finale per l'oro è stata però incredibilmente avvicente con la partenza veloce di Bobridge e il costante recupero di Sergent che però non è stato sufficiente a sconfiggere il giovane australiano che, con il tempo di 4'17"495, va a vincere una meritata medaglia d'oro.

Regina dei Giochi è stata senza dubbio l'australiana Anna Meares, con tre medaglie d'oro in tre gare disputate e due record dei giochi infranti sia nei 200m lanciati con il tempo di 11"140 sia nei 500m da fermo con 33"758. Con facilità ha vinto anche la gara della velocità individuale e a squadre in coppia con Kaarle McCulloch (squalificata ben due volte nella finale per il bronzo nella velocità individuale, altra decisione lungamente contestata, ma non sarà l'ultima).
Megan Dunn s'impone nella Corsa a Punti - Foto dal sito ufficiale dell'eventoUn'altra ragazza australiana riesce a vincere due ori ed è la giovane Megan Dunn, vincitrice sia dello Scratch che della Corsa a Punti entrambe le volte davanti a una neozelandese, Lauren Ellis e Joanne Kiesanowski, rispettivamente.
Solo un'atleta è riuscita a fermare il dominio australiano, la neozelandese Alison Shanks che, con un crono piuttosto alto, ha strappato la medaglia d'oro alla nordirlandese Wendy Houvenaghel. In realtà i tempi sono stati tutti molto alti a causa di un incomprensibile calendario di competizioni che metteva le qualifiche e la finale per le medaglie a una distanza di sole 2 ore; impossibile, quindi, per le atlete riuscire ad ottenere dei tempi dignitosi.

E se Anna Meares è stata la Regina dei Giochi, Cameron Meyer ne è stato il Re, anche lui con ben 3 medaglie d'oro, nello Scratch, nella Corsa a Punti e nell'Inseguimento a squadre: le prime due sono state letteralmente dominate dal giovane australiano della Garmin, lo Scratch è stato vinto con un giro di vantaggio rispetto a tutti gli altri, e nella Corsa a Punti ha ottenuto ben 89 punti con tre (sic!) giri guadagnati.
L'arrivo in parata dei due malesi nel Keirin, ma Awang sarà squalificato - Foto dal sito ufficiale dell'eventoL'Inseguimento a squadre rimane sempre una delle discipline dal più alto valore tecnico, se poi in pista scendono l'Australia e la Nuova Zelanda, nazioni notoriamente competitive a livello planetario, non c'è altro da aspettarsi che spettacolo. E spettacolo è stato, con la Nuova Zelanda partita fortissimo cercando di dare tutto nei primi giri, ma tutto questo non è sufficiente a contrastare l'Australia che li raggiunge dopo 3 km. I quattro australiani però non si fermano nel momento del doppiaggio e continuano la loro cavalcata in cerca di un tempo significativo: e il tempo arriva fermando il cronometro a 3'55"421, record dei Giochi. L'Australia presentava un quartetto giovanissimo, come è nella sua tradizione, con Cameron Meyer, Jack Bobridge, Michael Hepburn e Dale Parker (quest'ultimo ancora ufficialmente juniores fino a fine anno).
Non hanno sfigurato nemmeno le gare di velocità con gli australiani sempre sugli scudi, vincitori del Chilometro con Scott Sunderland, della Velocità con Shane Perkins (ormai abituato ai 10" sui 200m) e della Velocità a squadre con terzetto Daniel Ellis, Jason Niblett e Scott Sunderland (mistero sulla ragione per cui non è partito Perkins).

Ma la gara che più di tutte ha lasciato senza fiato (ma anche senza parole per il finale) è stato il Keirin: in semifinale è squalificato l'australiano Shane Perkins senza apparente motivo, mentre cercava di difendere la propria posizione dall'attacco del sudafricano Bernard Esterhuizen (che a causa di questa manovra ha toccato Ross Edgar ed è caduto rovinosamente in pista fratturandosi la clavicola). La decisione più discussa rimane però quella presa durante la finale quando il piccolo malese Azizulhasni Awang, nel cercare di farsi spazio per la volata, tocca il neozelandese Van Velthooven (senza alcuna conseguenza), e va a vincere uno sprint spettacolare davanti al connazionale Josiah Ng. La giuria però considera la manovra del giovane malese, classe 1988, una manovra pericolosa e lo squalifica, provocando l'accesa reazione del pubblico del velodromo e anche di molti altri atleti (tra i quali anche Geraint Thomas). La medaglia d'oro passa quindi a Josiah Ng con argento per Daniell David.

Certamente a queste gare sono mancati tanti nomi (primo tra tutti Chris Hoy), ma questo non ha comunque impedito di poter seguire corse interessanti e di alto valore e saranno da prendere in considerazione anche come metro di giudizio dei prossimi Campionati del Mondo e in vista dei Giochi Olimpici ormai sempre più vicini.

Laura Grazioli

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