Gran(dissima) Bretagna! - Le pagelle delle Olimpiadi su pista
Dopo il mondiale di Manchester la Gran Bretagna fa decisamente la voce grossa anche alle Olimpiadi, con Chris Hoy sugli scudi. Deludono invece Olanda, Francia ed un'Italia a cui serve una netta inversione di tendenza.
Hoy - 10
Edimburgo, 32 anni e un palmares incredibile dal 1999 in qua, centra in queste Olimpiadi un fantastico tris: keirin, sprint individuale (con record olimpico annesso) e sprint a squadre. Lo si attendeva, è vero, ma questo in realtà non può che accrescere i meriti dello scozzese, che ha annichilito gli avversari dimostrando una potenza eccezionale.
Llaneras - 9,5
Quante volte avrà pensato di mollare tutto, dopo quel dannato 26 novembre 2006, quando a Gent vide Isaac Gálvez, il suo compagno di allora nella Madison, morire in pista in seguito ad una caduta. Invece, da allora il 39enne maiorchino ha trovato ulteriore forza, un’ulteriore forte motivazione, una dedica da fare, necessariamente. Aveva iniziato vincendo la gara a punti nei Mondiali di casa sua, l’anno scorso, si è ripetuto – impresa ben diversa – nella prova olimpica, al termine di una gara tutta esperienza, tenacia e attacco. Oltre all’oro nella corsa a punti, che già l’aveva visto vincitore nel 2000 a Sydney, Llaneras ha conquistato l’argento nell’Americana, insieme all’ottimo Toni Tauler (un bel 7,5 per lui).
Pendleton - 9
Ha letteramente dominato la gara dello sprint facendo subito segnare nelle qualificazione il nuovo record olimpico su 200 metri lanciati e non lasciando nulla alle avversarie in tutte le volate disputate: a 27 anni centra l'unico successo che ancora mancava nel suo palmares (che può vantare 4 mondiali individuali, 2 a squadre, un oro e un argento ai giochi del Commonwealth e svariati titoli Britannici) e la consapevolezza di poter dominare la disciplina ancora per parecchi anni.
Romero - 9
Quattro anni fa ad Atene andò a medaglia nel canottaggio ma, a causa di persistenti dolori alla schiena, nel 2006 decise di ritirarsi e di dedicarsi al ciclismo su pista con risultati strepitosi: due ori ai mondiali di Manchester e adesso titolo olimpico nell'inseguimento individuale. Ci prova anche nella corsa a punti ma non va oltre l'11° posto pur lottando con grande determinazione.
Wiggins - 8,5
Anche lui molto atteso, ha centrato le “sue” gare – l’inseguimento individuale e a squadre – vinte con autorevolezza e record olimpico (individuale) e mondiale (a squadre). In coppia con Cavendish, ha però decisamente toppato nell’Americana, perdendo così il confronto interno con il connazionale Chris Hoy. Tuttavia, più che ottima la sua Olimpiade, ovviamente.
Vos - 8,5
Quest'inverno ha lasciato da parte il ciclocross per puntare a vincere una medaglia a queste Olimpiadi e e risultati si erano già visti i mondiali con il titolo nella corsa a punti. Dopo le delusioni su strada si riscatta e domina la corsa a punti con grande forza e autorità riuscendo da sola a guadagnare il giro sul resto del gruppo. Irresistibile.
Curuchet-Pérez - 8
La grande sorpresa dell’ultima giornata. Meritati vincitori della Madison, grazie al coraggio di rischiare fin dalle prime battute e ad un’ottima gestione nel resto della gara. Per Juan Curuchet la prima medaglia olimpica – e del metallo più pregiato – alla sesta partecipazione consecutiva e quindi uno splendido premio alla carriera.
Kenny, Roulston, Meares, Houvenaghel - 7
Hanno lottato ma contro i loro avversari c'era ben poco da fare e la medaglia d'argento ha un grandissimo valore. La giovane promessa Jason Kenny ha trovato sulla strada nello sprint il connazionale Hoy, imbattibile, ma alle prossime Olimpiadi sarà sicuramente uno dei favoriti. Brava anche la Houvenaghel nell'inseguimento in grado di far registrare un tempo migliore della Romero in qualificazione. Roulston e Meares hanno invece trovato la strada sbarrata da Wiggins e Pendleton con il neozelandese che può vantare anche il bronzo nell'inseguimento a squadre.
Markov - 6,5
Centra un bel bronzo nella Madison con Ignatiev (voto 6 per il russo della Tinkoff che ha toppato clamorosamente la corsa a punti in cui era campione uscente) chiudendo positivamente un'Olimpiade che l'ha visto ottimo protagonista anche nell'inseguimento individuale in cui ha perso la finale per il bronzo dal britannico Burke chiudendo così al quarto posto.
Guo - 6
La 22enne cinese era molto attesa dal pubblico di casa in virtù anche degli ottimi piazzamenti ottenuti nei vari mondiali disputati. Dimostra grandi abilità nelle volate ma si ferma nelle semifinale per un declassamento nella terza manche. Nella finalina conquista la medaglia di bronzo e un grande applauso dal proprio pubblico.
Cavendish - 5
Memori dello strapotere esercitato da questo giovanotto negli sprint di Giro e Tour e vedendo la smagliante forma dei suoi connazionali, ci si aspettava tutt’altra Madison dal velocista della Columbia. Per una volta invece, insieme al compagno (anche su strada) Wiggins, passa del tutto inosservato. Ha dimostrato di non essere invincibile, né un extra-terrestre, dopo una stagione già lunga e faticosa. Meglio così, in fin dei conti.
Bos - 4,5
Per lui l’attenuante della caduta nella semifinale del keirin, dopo una discreta prova nei quarti. C’è da dire però che non era parso brillante neppure prima, dividendo con Mulder e Veldt una precoce eliminazione nell’inseguimento a squadre. Il riscatto poteva arrivare nello sprint individuale, ma anche qui le medaglie restano un miraggio, forse anche a causa dei postumi della caduta. Annata deludente, ma dalla sua parte c’è l’ancor giovane età.
Olanda - 4
Nazione solitamente leader per quanto riguarda le prove su pista, riesce ad uscire dall’ombra britannica solo grazie al fenomeno Vos. Detto di Bos, anche Mulder, Schlep e Huizenga nel maschile e Hijgenaar nel femminile vengono bocciati senza attenuanti all’esame di cinese. Nello sprint donne discreta prova per Kanis, battuta da Guo nella finalina.
Francia - 3
I francesi sembravano gli unici in grado di impensierire Chris Hoy, Bourgain e Sireau nello sprint e Tournant nel keirin. In realtà, non ci sono andati neppure vicini e, invisibili in campo femminile, tornano a casa con un argento e un bronzo.
Italia - 0
Ovvero da dove si deve ripartire. Movimento da rifondare, mai come in questo caso l’affermazione pare pertinente. Ripartire dalle strutture, troppo a lungo e colpevolmente trascurate. Ripartire dal vivaio, per non trovarci nuovamente a schierare dei dilettanti (con tutto il rispetto per i coraggiosi Ciccone e Masotti, ai quali però non va più di un 4,5) laddove gli altri propongono stradisti del calibro di Wiggins e Cavendish o superspecialisti della pista come Rasmussen e Markov. Ripartire dal vivaio, per colmare il vuoto che lasceranno Vera Carrara (4 per lei, non pervenuta, nonostante la si attendesse grande protagonista) e Roberto Chiappa (5, per la grinta e la tenacia). Ripartire da nuovi dirigenti, perché vedere Giovanni Lombardi gioire con gli atleti argentini deve far riflettere. Ripartire da zero, perché una Nazione-faro per il ciclismo su strada non può manifestare una tale impotenza all’interno dei velodromi.