Il Portale del Ciclismo professionistico

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Altimetricamente la cronosquadre che accoglie il gruppo allo sbarco in continente non esiste, di fatto: 25 km di piattone a Nizza, per una prova che scaverà un solco più profondo di altre recenti tappe simili (disputate su percorsi vallonati o comunque misti). Il benefit per le formazioni più attrezzate per l'esercizio è peraltro aumentato dalla presenza di lunghissimi rettilinei su cui si raggiungeranno alte velocità e su cui varrà su tutto il funzionamento degli automatismi tra compagni di squadra. Il primo chilometro e mezzo presenta 4 curve secche (destra-sinistra-sinistra-destra), dopodiché si imbocca la celebre Promenade des Anglais (storica sede d'arrivo della Parigi-Nizza: e siamo già a due corse ASO omaggiate dal percorso del Tour), che si percorre tutta verso ovest per oltre 5 km prima di una nuova curva a destra verso i quartieri interni (periferici) della città marinara. Altri 3 km di rettilineo e poi svolta a destra per iniziare un giro antiorario che, dopo 5.5 km e 3 curve a sinistra riporterà gli atleti sul punto da cui verranno ripercorsi a ritroso i 9.5 km fatti all'inizio. Con la piccola differenza che, al ritorno, si affronterà solo una curva a sinistra (ai 7 km) visto che l'arrivo è posto in rettilineo e che in quegli ultimi 7 km i corridori saranno obbligati giusto a qualche piccola correzione di traiettoria, senza più svolte significative. Qualche uomo di classifica, alla fine di questi 25 km, piangerà.

L'ordine di partenza della cronometro a squadre

Nice

Siamo nella zona più italiana della Francia: Nizza, coi suoi 350.000 abitanti, è la capitale della Costa Azzurra, nonché la città natale di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi, ovvero il principale fautore dell'unità d'Italia così per come la conosciamo (e non per come era desiderata dai Savoia). Considerando questo, la consegna poi di Nizza nel 1860 alla Francia è stato un vero scherzo del destino di cattivo gusto, che Garibaldi non manderà mai giù e che tutt'oggi i nizzardi non hanno completamente accettato. Tant'è che negli ultimi giorni il sindaco Estrosi ha reagito abbastanza male al cestinamento della linea ad alta velocità tra Parigi e Nizza e pensa invece di raddoppiare la linea Nizza-Genova, con un tratto ad alta velocità che collegherà le due città in meno di due ore. Nizza resta comunque una delle città a più forte vocazione turistica della Francia, coi suoi 4 milioni di turisti l'anno e la famosa "Promenade des Anglais", celebre ed elegante lungomare di passeggio.

Nice

Il legame tra Nizza ed il ciclismo è arcinoto, visto che la corsa a tappe storicamente più importante della Francia si conclude a Nizza e dintorni sin dal 1933, anno della sua fondazione. Il legame col Tour de France è stato invece solido solo prima della seconda guerra mondiale: dal 1906 al 1937 Nizza è stato un punto di passaggio obbligato del Tour per tutte le edizioni. Nel dopoguerra invece solo 5 volte il Tour de France è stato a Nizza, l'ultima 32 anni fa nel 1981, anno in cui la capitale della Costa Azzurra ospitò una partenza in grande stile della Grand Boucle: Prologo, prima tappa divisa in due semitappe e partenza della seconda tappa. Erano gli anni di Bernard Hinault, e l'ultimo dominatore assoluto del ciclismo moderno non si smentì e in meno di 6 km rifilo 7" al secondo, Gerrie Knetemann. Il giorno dopo, la prima semitappa prevedeva tre GPM ma si risolse allo sprint, con Freddy Maertens che bruciò Sean Kelly. Sui 40 km della cronosquadre pomeridiana Knetemann ebbe la sua rivincita, con la Raileigh che riuscì a rifilare ben 43" alla Renault, e a prendersi la maglia gialla. Ma come ben sappiamo, quel primato non era destinato a durare.

Nicola Stufano
Nice

Siamo nella zona più italiana della Francia: Nizza, coi suoi 350.000 abitanti, è la capitale della Costa Azzurra, nonché la città natale di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi, ovvero il principale fautore dell'unità d'Italia così per come la conosciamo (e non per come era desiderata dai Savoia). Considerando questo, la consegna poi di Nizza nel 1860 alla Francia è stato un vero scherzo del destino di cattivo gusto, che Garibaldi non manderà mai giù e che tutt'oggi i nizzardi non hanno completamente accettato. Tant'è che negli ultimi giorni il sindaco Estrosi ha reagito abbastanza male al cestinamento della linea ad alta velocità tra Parigi e Nizza e pensa invece di raddoppiare la linea Nizza-Genova, con un tratto ad alta velocità che collegherà le due città in meno di due ore. Nizza resta comunque una delle città a più forte vocazione turistica della Francia, coi suoi 4 milioni di turisti l'anno e la famosa "Promenade des Anglais", celebre ed elegante lungomare di passeggio.

Nice

Il legame tra Nizza ed il ciclismo è arcinoto, visto che la corsa a tappe storicamente più importante della Francia si conclude a Nizza e dintorni sin dal 1933, anno della sua fondazione. Il legame col Tour de France è stato invece solido solo prima della seconda guerra mondiale: dal 1906 al 1937 Nizza è stato un punto di passaggio obbligato del Tour per tutte le edizioni. Nel dopoguerra invece solo 5 volte il Tour de France è stato a Nizza, l'ultima 32 anni fa nel 1981, anno in cui la capitale della Costa Azzurra ospitò una partenza in grande stile della Grand Boucle: Prologo, prima tappa divisa in due semitappe e partenza della seconda tappa. Erano gli anni di Bernard Hinault, e l'ultimo dominatore assoluto del ciclismo moderno non si smentì e in meno di 6 km rifilo 7" al secondo, Gerrie Knetemann. Il giorno dopo, la prima semitappa prevedeva tre GPM ma si risolse allo sprint, con Freddy Maertens che bruciò Sean Kelly. Sui 40 km della cronosquadre pomeridiana Knetemann ebbe la sua rivincita, con la Raileigh che riuscì a rifilare ben 43" alla Renault, e a prendersi la maglia gialla. Ma come ben sappiamo, quel primato non era destinato a durare.

Nice

Siamo nella zona più italiana della Francia: Nizza, coi suoi 350.000 abitanti, è la capitale della Costa Azzurra, nonché la città natale di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi, ovvero il principale fautore dell'unità d'Italia così per come la conosciamo (e non per come era desiderata dai Savoia). Considerando questo, la consegna poi di Nizza nel 1860 alla Francia è stato un vero scherzo del destino di cattivo gusto, che Garibaldi non manderà mai giù e che tutt'oggi i nizzardi non hanno completamente accettato. Tant'è che negli ultimi giorni il sindaco Estrosi ha reagito abbastanza male al cestinamento della linea ad alta velocità tra Parigi e Nizza e pensa invece di raddoppiare la linea Nizza-Genova, con un tratto ad alta velocità che collegherà le due città in meno di due ore. Nizza resta comunque una delle città a più forte vocazione turistica della Francia, coi suoi 4 milioni di turisti l'anno e la famosa "Promenade des Anglais", celebre ed elegante lungomare di passeggio.

Nice

Il legame tra Nizza ed il ciclismo è arcinoto, visto che la corsa a tappe storicamente più importante della Francia si conclude a Nizza e dintorni sin dal 1933, anno della sua fondazione. Il legame col Tour de France è stato invece solido solo prima della seconda guerra mondiale: dal 1906 al 1937 Nizza è stato un punto di passaggio obbligato del Tour per tutte le edizioni. Nel dopoguerra invece solo 5 volte il Tour de France è stato a Nizza, l'ultima 32 anni fa nel 1981, anno in cui la capitale della Costa Azzurra ospitò una partenza in grande stile della Grand Boucle: Prologo, prima tappa divisa in due semitappe e partenza della seconda tappa. Erano gli anni di Bernard Hinault, e l'ultimo dominatore assoluto del ciclismo moderno non si smentì e in meno di 6 km rifilo 7" al secondo, Gerrie Knetemann. Il giorno dopo, la prima semitappa prevedeva tre GPM ma si risolse allo sprint, con Freddy Maertens che bruciò Sean Kelly. Sui 40 km della cronosquadre pomeridiana Knetemann ebbe la sua rivincita, con la Raileigh che riuscì a rifilare ben 43" alla Renault, e a prendersi la maglia gialla. Ma come ben sappiamo, quel primato non era destinato a durare.

Nice

Siamo nella zona più italiana della Francia: Nizza, coi suoi 350.000 abitanti, è la capitale della Costa Azzurra, nonché la città natale di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi, ovvero il principale fautore dell'unità d'Italia così per come la conosciamo (e non per come era desiderata dai Savoia). Considerando questo, la consegna poi di Nizza nel 1860 alla Francia è stato un vero scherzo del destino di cattivo gusto, che Garibaldi non manderà mai giù e che tutt'oggi i nizzardi non hanno completamente accettato. Tant'è che negli ultimi giorni il sindaco Estrosi ha reagito abbastanza male al cestinamento della linea ad alta velocità tra Parigi e Nizza e pensa invece di raddoppiare la linea Nizza-Genova, con un tratto ad alta velocità che collegherà le due città in meno di due ore. Nizza resta comunque una delle città a più forte vocazione turistica della Francia, coi suoi 4 milioni di turisti l'anno e la famosa "Promenade des Anglais", celebre ed elegante lungomare di passeggio.

Nice

Il legame tra Nizza ed il ciclismo è arcinoto, visto che la corsa a tappe storicamente più importante della Francia si conclude a Nizza e dintorni sin dal 1933, anno della sua fondazione. Il legame col Tour de France è stato invece solido solo prima della seconda guerra mondiale: dal 1906 al 1937 Nizza è stato un punto di passaggio obbligato del Tour per tutte le edizioni. Nel dopoguerra invece solo 5 volte il Tour de France è stato a Nizza, l'ultima 32 anni fa nel 1981, anno in cui la capitale della Costa Azzurra ospitò una partenza in grande stile della Grand Boucle: Prologo, prima tappa divisa in due semitappe e partenza della seconda tappa. Erano gli anni di Bernard Hinault, e l'ultimo dominatore assoluto del ciclismo moderno non si smentì e in meno di 6 km rifilo 7" al secondo, Gerrie Knetemann. Il giorno dopo, la prima semitappa prevedeva tre GPM ma si risolse allo sprint, con Freddy Maertens che bruciò Sean Kelly. Sui 40 km della cronosquadre pomeridiana Knetemann ebbe la sua rivincita, con la Raileigh che riuscì a rifilare ben 43" alla Renault, e a prendersi la maglia gialla. Ma come ben sappiamo, quel primato non era destinato a durare.

Nice

Siamo nella zona più italiana della Francia: Nizza, coi suoi 350.000 abitanti, è la capitale della Costa Azzurra, nonché la città natale di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi, ovvero il principale fautore dell'unità d'Italia così per come la conosciamo (e non per come era desiderata dai Savoia). Considerando questo, la consegna poi di Nizza nel 1860 alla Francia è stato un vero scherzo del destino di cattivo gusto, che Garibaldi non manderà mai giù e che tutt'oggi i nizzardi non hanno completamente accettato. Tant'è che negli ultimi giorni il sindaco Estrosi ha reagito abbastanza male al cestinamento della linea ad alta velocità tra Parigi e Nizza e pensa invece di raddoppiare la linea Nizza-Genova, con un tratto ad alta velocità che collegherà le due città in meno di due ore. Nizza resta comunque una delle città a più forte vocazione turistica della Francia, coi suoi 4 milioni di turisti l'anno e la famosa "Promenade des Anglais", celebre ed elegante lungomare di passeggio.

Nice

Il legame tra Nizza ed il ciclismo è arcinoto, visto che la corsa a tappe storicamente più importante della Francia si conclude a Nizza e dintorni sin dal 1933, anno della sua fondazione. Il legame col Tour de France è stato invece solido solo prima della seconda guerra mondiale: dal 1906 al 1937 Nizza è stato un punto di passaggio obbligato del Tour per tutte le edizioni. Nel dopoguerra invece solo 5 volte il Tour de France è stato a Nizza, l'ultima 32 anni fa nel 1981, anno in cui la capitale della Costa Azzurra ospitò una partenza in grande stile della Grand Boucle: Prologo, prima tappa divisa in due semitappe e partenza della seconda tappa. Erano gli anni di Bernard Hinault, e l'ultimo dominatore assoluto del ciclismo moderno non si smentì e in meno di 6 km rifilo 7" al secondo, Gerrie Knetemann. Il giorno dopo, la prima semitappa prevedeva tre GPM ma si risolse allo sprint, con Freddy Maertens che bruciò Sean Kelly. Sui 40 km della cronosquadre pomeridiana Knetemann ebbe la sua rivincita, con la Raileigh che riuscì a rifilare ben 43" alla Renault, e a prendersi la maglia gialla. Ma come ben sappiamo, quel primato non era destinato a durare.

Nice

Siamo nella zona più italiana della Francia: Nizza, coi suoi 350.000 abitanti, è la capitale della Costa Azzurra, nonché la città natale di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi, ovvero il principale fautore dell'unità d'Italia così per come la conosciamo (e non per come era desiderata dai Savoia). Considerando questo, la consegna poi di Nizza nel 1860 alla Francia è stato un vero scherzo del destino di cattivo gusto, che Garibaldi non manderà mai giù e che tutt'oggi i nizzardi non hanno completamente accettato. Tant'è che negli ultimi giorni il sindaco Estrosi ha reagito abbastanza male al cestinamento della linea ad alta velocità tra Parigi e Nizza e pensa invece di raddoppiare la linea Nizza-Genova, con un tratto ad alta velocità che collegherà le due città in meno di due ore. Nizza resta comunque una delle città a più forte vocazione turistica della Francia, coi suoi 4 milioni di turisti l'anno e la famosa "Promenade des Anglais", celebre ed elegante lungomare di passeggio.

Nice

Il legame tra Nizza ed il ciclismo è arcinoto, visto che la corsa a tappe storicamente più importante della Francia si conclude a Nizza e dintorni sin dal 1933, anno della sua fondazione. Il legame col Tour de France è stato invece solido solo prima della seconda guerra mondiale: dal 1906 al 1937 Nizza è stato un punto di passaggio obbligato del Tour per tutte le edizioni. Nel dopoguerra invece solo 5 volte il Tour de France è stato a Nizza, l'ultima 32 anni fa nel 1981, anno in cui la capitale della Costa Azzurra ospitò una partenza in grande stile della Grand Boucle: Prologo, prima tappa divisa in due semitappe e partenza della seconda tappa. Erano gli anni di Bernard Hinault, e l'ultimo dominatore assoluto del ciclismo moderno non si smentì e in meno di 6 km rifilo 7" al secondo, Gerrie Knetemann. Il giorno dopo, la prima semitappa prevedeva tre GPM ma si risolse allo sprint, con Freddy Maertens che bruciò Sean Kelly. Sui 40 km della cronosquadre pomeridiana Knetemann ebbe la sua rivincita, con la Raileigh che riuscì a rifilare ben 43" alla Renault, e a prendersi la maglia gialla. Ma come ben sappiamo, quel primato non era destinato a durare.

Meteo

15.15 - Nice
17.05 - Nice

Soggetti Alternativi

Altro corridore che debutta al Tour de France, dopo aver già preso il via a due Giri d'Italia (uno solo quello concluso) ed una Vuelta (non portata a termine). Passista formidabile, nelle categorie giovanili si è imposto come uno dei maggiori talenti del ciclismo britannico, grazie soprattutto all'attività su pista nella quale, oltre a conquistare un titolo mondiale nello Scratch tra gli Juniores, è arrivato a vincere tutto (Mondiali, Europei e soprattutto il titolo Olimpico a Londra) nel quartetto dell'Inseguimento a squadre. Soprattutto per questo, da quando è passato professionista nel 2010, non ha ancora espresso appieno il suo potenziale su strada, dove pure ha fatto ottime cose: in Italia nel 2008 vinse il GP di Capodarco e il Trofeo Bastianelli e l'anno dopo una tappa al GiroBio, concluso poi al terzo posto. In questo Tour sarà uno dei gregari più importanti per Chris Frooome nelle tappe pianeggianti ma il suo apporto può essere fondamentale nella cronosquadre. Gli indiani d'america direbbero "Augh,arriva... Kennaugh!"

Vivian Ghianni

Altro corridore che debutta al Tour de France, dopo aver già preso il via a due Giri d'Italia (uno solo quello concluso) ed una Vuelta (non portata a termine). Passista formidabile, nelle categorie giovanili si è imposto come uno dei maggiori talenti del ciclismo britannico, grazie soprattutto all'attività su pista nella quale, oltre a conquistare un titolo mondiale nello Scratch tra gli Juniores, è arrivato a vincere tutto (Mondiali, Europei e soprattutto il titolo Olimpico a Londra) nel quartetto dell'Inseguimento a squadre. Soprattutto per questo, da quando è passato professionista nel 2010, non ha ancora espresso appieno il suo potenziale su strada, dove pure ha fatto ottime cose: in Italia nel 2008 vinse il GP di Capodarco e il Trofeo Bastianelli e l'anno dopo una tappa al GiroBio, concluso poi al terzo posto. In questo Tour sarà uno dei gregari più importanti per Chris Frooome nelle tappe pianeggianti ma il suo apporto può essere fondamentale nella cronosquadre. Gli indiani d'america direbbero "Augh,arriva... Kennaugh!"

Altro corridore che debutta al Tour de France, dopo aver già preso il via a due Giri d'Italia (uno solo quello concluso) ed una Vuelta (non portata a termine). Passista formidabile, nelle categorie giovanili si è imposto come uno dei maggiori talenti del ciclismo britannico, grazie soprattutto all'attività su pista nella quale, oltre a conquistare un titolo mondiale nello Scratch tra gli Juniores, è arrivato a vincere tutto (Mondiali, Europei e soprattutto il titolo Olimpico a Londra) nel quartetto dell'Inseguimento a squadre. Soprattutto per questo, da quando è passato professionista nel 2010, non ha ancora espresso appieno il suo potenziale su strada, dove pure ha fatto ottime cose: in Italia nel 2008 vinse il GP di Capodarco e il Trofeo Bastianelli e l'anno dopo una tappa al GiroBio, concluso poi al terzo posto. In questo Tour sarà uno dei gregari più importanti per Chris Frooome nelle tappe pianeggianti ma il suo apporto può essere fondamentale nella cronosquadre. Gli indiani d'america direbbero "Augh,arriva... Kennaugh!"

Altro corridore che debutta al Tour de France, dopo aver già preso il via a due Giri d'Italia (uno solo quello concluso) ed una Vuelta (non portata a termine). Passista formidabile, nelle categorie giovanili si è imposto come uno dei maggiori talenti del ciclismo britannico, grazie soprattutto all'attività su pista nella quale, oltre a conquistare un titolo mondiale nello Scratch tra gli Juniores, è arrivato a vincere tutto (Mondiali, Europei e soprattutto il titolo Olimpico a Londra) nel quartetto dell'Inseguimento a squadre. Soprattutto per questo, da quando è passato professionista nel 2010, non ha ancora espresso appieno il suo potenziale su strada, dove pure ha fatto ottime cose: in Italia nel 2008 vinse il GP di Capodarco e il Trofeo Bastianelli e l'anno dopo una tappa al GiroBio, concluso poi al terzo posto. In questo Tour sarà uno dei gregari più importanti per Chris Frooome nelle tappe pianeggianti ma il suo apporto può essere fondamentale nella cronosquadre. Gli indiani d'america direbbero "Augh,arriva... Kennaugh!"

Altro corridore che debutta al Tour de France, dopo aver già preso il via a due Giri d'Italia (uno solo quello concluso) ed una Vuelta (non portata a termine). Passista formidabile, nelle categorie giovanili si è imposto come uno dei maggiori talenti del ciclismo britannico, grazie soprattutto all'attività su pista nella quale, oltre a conquistare un titolo mondiale nello Scratch tra gli Juniores, è arrivato a vincere tutto (Mondiali, Europei e soprattutto il titolo Olimpico a Londra) nel quartetto dell'Inseguimento a squadre. Soprattutto per questo, da quando è passato professionista nel 2010, non ha ancora espresso appieno il suo potenziale su strada, dove pure ha fatto ottime cose: in Italia nel 2008 vinse il GP di Capodarco e il Trofeo Bastianelli e l'anno dopo una tappa al GiroBio, concluso poi al terzo posto. In questo Tour sarà uno dei gregari più importanti per Chris Frooome nelle tappe pianeggianti ma il suo apporto può essere fondamentale nella cronosquadre. Gli indiani d'america direbbero "Augh,arriva... Kennaugh!"

Altro corridore che debutta al Tour de France, dopo aver già preso il via a due Giri d'Italia (uno solo quello concluso) ed una Vuelta (non portata a termine). Passista formidabile, nelle categorie giovanili si è imposto come uno dei maggiori talenti del ciclismo britannico, grazie soprattutto all'attività su pista nella quale, oltre a conquistare un titolo mondiale nello Scratch tra gli Juniores, è arrivato a vincere tutto (Mondiali, Europei e soprattutto il titolo Olimpico a Londra) nel quartetto dell'Inseguimento a squadre. Soprattutto per questo, da quando è passato professionista nel 2010, non ha ancora espresso appieno il suo potenziale su strada, dove pure ha fatto ottime cose: in Italia nel 2008 vinse il GP di Capodarco e il Trofeo Bastianelli e l'anno dopo una tappa al GiroBio, concluso poi al terzo posto. In questo Tour sarà uno dei gregari più importanti per Chris Frooome nelle tappe pianeggianti ma il suo apporto può essere fondamentale nella cronosquadre. Gli indiani d'america direbbero "Augh,arriva... Kennaugh!"

TourTweet

@koendekort: S'è scoperto che il volo da Calvi a Nizza è il più corto al mondo su un A320. Nonostante ciò contento di essere sulla terraferma in Francia

@enrigasparotto: Ecco come abbiam volato oggi verso la terraferma..anche questo è @letour..il resto non è narrabile.. pic.twitter.com/6NNCC587xg

@BOUETMAXIME: Un sogno dell'infanzia s'è realizzato!!! #mario pic.twitter.com/1bE8S84kIv

@richie_porte: Prendendo la posizione aerodinamica pic.twitter.com/6UwKFgbqRf

La classifica al contrario

Tom VeelersUltima frazione corsa e prima fuga a due andata in porto, segno che i grandi nomi della specialità hanno preso finalmente il ritmo buono. Nel testa a testa finale sul traguardo di Calvi in prima posizione si è classificato l'olandese dell'Argos Tom Veelers che ha avuto la meglio sull'ex campione di Francia Nacer Bouhanni; per il portacolori della Fdj.fr, che ha perso in questa sfida ristretta con un altro velocista, è sinonimo di una condizione da migliorare nelle tappe che verranno, non appena si arriverà nel continente. Nello sprint del gruppo ha avuto la meglio, conquistando il terzo posto di tappa, il nostro Roberto Ferrari della Lampre, giunto a 7'29" e abile a precedere Kris Boeckmans della Vacansoleil e Sep Vanmarcke della Belkin, entrambi belgi. All'ultimo posto è arrivato l'australiano Simon Gerrans dell'Orica. La generale vede i primi due arrivati di tappa scambiarsi le posizioni, con Bouhanni a precedere Veelers, accreditati dello stesso tempo. Terzo, a 7'29" troviamo il britannico Geraint Thomas della Sky, magnifico nel tenere il podio parziale nonostante una frattura al bacino; a pari tempo con il due volte campione olimpico dell'inseguimento a squadre sono classificati altri diciannove corridori, con il kazako Dmitriy Muravyev dell'Astana e il già citato Ferrari a chiudere la top 5. Per il secondo giorno, a chiudere la classifica al 196° ed ultimo posto, con un ritardo di 34'19", è il belga Jan Bakelants della Radioshack.

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Salvarani)

Felice Gimondi è stato tra i più forti portacolori della Salvarani © foto.ilsole24ore.comIl ciclismo italiano al Tour negli anni '60 ebbe la sua bandiera nella Salvarani, la squadra di Gimondi e Adorni che aveva appunto nella Salvarani Cucine di Baganzola la ditta sponsorizzatrice. Nata per coprire il buco lasciato dalla Ghigi, la Salvarani aveva come direttore sportivo l'allora giovane Luciano Pezzi, che proprio con quella carlinga costruì il suo gran nome di DS, e come atleti, nel 1964, un Arnaldo Panbianco in fase calante, Ercole Baldini all'ultimo anno di carriera e Vittorio Adorni. La prima spedizione francese non fu trionfale e ci si dovette accontentare di un 10° posto finale di Vittorio Adorni e due secondi posti nelle ultime frazioni di Minieri e Babini. L'anno successivo la Salvarani si ripresentò con un altro bel talento, Felice Gimondi, dopo aver dominato il Giro con Adorni vincitore ed appunto Gimondi terzo. Mentre Felice prenderà la maglia già alla quarta tappa, a Rouen, Adorni si ritirerà alla nona; nonostante gli attacchi di Poulidor, Gimondi si dimostra un corridore da Grande Boucle e festeggia il successo finale a Parigi vincendo tre tappe, tra le quali la crono conclusiva. L'anno dopo, però, la Salvarani non si ripresenta al Tour; bisognerà addirittura aspettare il 1969, per rivederla. Nel frattempo Adorni, stanco del dualismo con Gimondi, ha cambiato squadra e si avvia a concludere la carriera, mentre Gimondi, reduce dal successo del Giro d'Italia, ritenta la scalata al Tour, dopo il settimo posto in maglia nazionale del 1967. Nel frattempo però, sulle scene è comparso un mostro dal nome di Eddy Merckx, che esordisce alla Grande Boucle dopo aver vinto il Giro 1968. La corsa parte da Roubaix e parte anche bene per la Salvarani, con Rudi Altig che vince la crono d'apertura e porta il giallo per due tappe; ma nella frazione del Ballon d'Alsace Eddy Merckx fa valere la sua legge, dando 2' ad Altig e 4' agli altri favoriti. Da allora Merckx impone la sua legge, vincendo sei tappe e guadagnandosi la nomea del "Cannibale"; agli altri restano solo le briciole, con Gimondi che riesce a imporsi nella tappa di Aubagne ma va in crisi sui Pirenei, cedendo il podio a Poulidor. La Salvarani partecipa alle due successive edizioni del Tour senza Gimondi, ma vincendo tre tappe, con Godefroot, Primo Mori e Pietro Guerra; Felice ritorna con successo nel 1972, anno in cui Ocaña e Guimard sono costretti al ritiro da problemi fisici: questo fa saltare Gimondi dal quinto al terzo posto. Nella crono di Versailles Gimondi riesce poi a rifilare a Poulidor il minuto necessario per salire sul secondo gradino del podio. È l'ultimo grande risultato della Salvarani, che dopo 10 anni di attività nel ciclismo annuncia il ritiro della sponsorizzazione.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Salvarani)

Felice Gimondi è stato tra i più forti portacolori della Salvarani © foto.ilsole24ore.comIl ciclismo italiano al Tour negli anni '60 ebbe la sua bandiera nella Salvarani, la squadra di Gimondi e Adorni che aveva appunto nella Salvarani Cucine di Baganzola la ditta sponsorizzatrice. Nata per coprire il buco lasciato dalla Ghigi, la Salvarani aveva come direttore sportivo l'allora giovane Luciano Pezzi, che proprio con quella carlinga costruì il suo gran nome di DS, e come atleti, nel 1964, un Arnaldo Panbianco in fase calante, Ercole Baldini all'ultimo anno di carriera e Vittorio Adorni. La prima spedizione francese non fu trionfale e ci si dovette accontentare di un 10° posto finale di Vittorio Adorni e due secondi posti nelle ultime frazioni di Minieri e Babini. L'anno successivo la Salvarani si ripresentò con un altro bel talento, Felice Gimondi, dopo aver dominato il Giro con Adorni vincitore ed appunto Gimondi terzo. Mentre Felice prenderà la maglia già alla quarta tappa, a Rouen, Adorni si ritirerà alla nona; nonostante gli attacchi di Poulidor, Gimondi si dimostra un corridore da Grande Boucle e festeggia il successo finale a Parigi vincendo tre tappe, tra le quali la crono conclusiva. L'anno dopo, però, la Salvarani non si ripresenta al Tour; bisognerà addirittura aspettare il 1969, per rivederla. Nel frattempo Adorni, stanco del dualismo con Gimondi, ha cambiato squadra e si avvia a concludere la carriera, mentre Gimondi, reduce dal successo del Giro d'Italia, ritenta la scalata al Tour, dopo il settimo posto in maglia nazionale del 1967. Nel frattempo però, sulle scene è comparso un mostro dal nome di Eddy Merckx, che esordisce alla Grande Boucle dopo aver vinto il Giro 1968. La corsa parte da Roubaix e parte anche bene per la Salvarani, con Rudi Altig che vince la crono d'apertura e porta il giallo per due tappe; ma nella frazione del Ballon d'Alsace Eddy Merckx fa valere la sua legge, dando 2' ad Altig e 4' agli altri favoriti. Da allora Merckx impone la sua legge, vincendo sei tappe e guadagnandosi la nomea del "Cannibale"; agli altri restano solo le briciole, con Gimondi che riesce a imporsi nella tappa di Aubagne ma va in crisi sui Pirenei, cedendo il podio a Poulidor. La Salvarani partecipa alle due successive edizioni del Tour senza Gimondi, ma vincendo tre tappe, con Godefroot, Primo Mori e Pietro Guerra; Felice ritorna con successo nel 1972, anno in cui Ocaña e Guimard sono costretti al ritiro da problemi fisici: questo fa saltare Gimondi dal quinto al terzo posto. Nella crono di Versailles Gimondi riesce poi a rifilare a Poulidor il minuto necessario per salire sul secondo gradino del podio. È l'ultimo grande risultato della Salvarani, che dopo 10 anni di attività nel ciclismo annuncia il ritiro della sponsorizzazione.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

Tom VeelersUltima frazione corsa e prima fuga a due andata in porto, segno che i grandi nomi della specialità hanno preso finalmente il ritmo buono. Nel testa a testa finale sul traguardo di Calvi in prima posizione si è classificato l'olandese dell'Argos Tom Veelers che ha avuto la meglio sull'ex campione di Francia Nacer Bouhanni; per il portacolori della Fdj.fr, che ha perso in questa sfida ristretta con un altro velocista, è sinonimo di una condizione da migliorare nelle tappe che verranno, non appena si arriverà nel continente. Nello sprint del gruppo ha avuto la meglio, conquistando il terzo posto di tappa, il nostro Roberto Ferrari della Lampre, giunto a 7'29" e abile a precedere Kris Boeckmans della Vacansoleil e Sep Vanmarcke della Belkin, entrambi belgi. All'ultimo posto è arrivato l'australiano Simon Gerrans dell'Orica. La generale vede i primi due arrivati di tappa scambiarsi le posizioni, con Bouhanni a precedere Veelers, accreditati dello stesso tempo. Terzo, a 7'29" troviamo il britannico Geraint Thomas della Sky, magnifico nel tenere il podio parziale nonostante una frattura al bacino; a pari tempo con il due volte campione olimpico dell'inseguimento a squadre sono classificati altri diciannove corridori, con il kazako Dmitriy Muravyev dell'Astana e il già citato Ferrari a chiudere la top 5. Per il secondo giorno, a chiudere la classifica al 196° ed ultimo posto, con un ritardo di 34'19", è il belga Jan Bakelants della Radioshack.

Alberto Vigonesi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2013 - 4a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 4a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 4a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 4a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 4a tappa

La classifica al contrario

Tom VeelersUltima frazione corsa e prima fuga a due andata in porto, segno che i grandi nomi della specialità hanno preso finalmente il ritmo buono. Nel testa a testa finale sul traguardo di Calvi in prima posizione si è classificato l'olandese dell'Argos Tom Veelers che ha avuto la meglio sull'ex campione di Francia Nacer Bouhanni; per il portacolori della Fdj.fr, che ha perso in questa sfida ristretta con un altro velocista, è sinonimo di una condizione da migliorare nelle tappe che verranno, non appena si arriverà nel continente. Nello sprint del gruppo ha avuto la meglio, conquistando il terzo posto di tappa, il nostro Roberto Ferrari della Lampre, giunto a 7'29" e abile a precedere Kris Boeckmans della Vacansoleil e Sep Vanmarcke della Belkin, entrambi belgi. All'ultimo posto è arrivato l'australiano Simon Gerrans dell'Orica. La generale vede i primi due arrivati di tappa scambiarsi le posizioni, con Bouhanni a precedere Veelers, accreditati dello stesso tempo. Terzo, a 7'29" troviamo il britannico Geraint Thomas della Sky, magnifico nel tenere il podio parziale nonostante una frattura al bacino; a pari tempo con il due volte campione olimpico dell'inseguimento a squadre sono classificati altri diciannove corridori, con il kazako Dmitriy Muravyev dell'Astana e il già citato Ferrari a chiudere la top 5. Per il secondo giorno, a chiudere la classifica al 196° ed ultimo posto, con un ritardo di 34'19", è il belga Jan Bakelants della Radioshack.

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Salvarani)

Felice Gimondi è stato tra i più forti portacolori della Salvarani © foto.ilsole24ore.comIl ciclismo italiano al Tour negli anni '60 ebbe la sua bandiera nella Salvarani, la squadra di Gimondi e Adorni che aveva appunto nella Salvarani Cucine di Baganzola la ditta sponsorizzatrice. Nata per coprire il buco lasciato dalla Ghigi, la Salvarani aveva come direttore sportivo l'allora giovane Luciano Pezzi, che proprio con quella carlinga costruì il suo gran nome di DS, e come atleti, nel 1964, un Arnaldo Panbianco in fase calante, Ercole Baldini all'ultimo anno di carriera e Vittorio Adorni. La prima spedizione francese non fu trionfale e ci si dovette accontentare di un 10° posto finale di Vittorio Adorni e due secondi posti nelle ultime frazioni di Minieri e Babini. L'anno successivo la Salvarani si ripresentò con un altro bel talento, Felice Gimondi, dopo aver dominato il Giro con Adorni vincitore ed appunto Gimondi terzo. Mentre Felice prenderà la maglia già alla quarta tappa, a Rouen, Adorni si ritirerà alla nona; nonostante gli attacchi di Poulidor, Gimondi si dimostra un corridore da Grande Boucle e festeggia il successo finale a Parigi vincendo tre tappe, tra le quali la crono conclusiva. L'anno dopo, però, la Salvarani non si ripresenta al Tour; bisognerà addirittura aspettare il 1969, per rivederla. Nel frattempo Adorni, stanco del dualismo con Gimondi, ha cambiato squadra e si avvia a concludere la carriera, mentre Gimondi, reduce dal successo del Giro d'Italia, ritenta la scalata al Tour, dopo il settimo posto in maglia nazionale del 1967. Nel frattempo però, sulle scene è comparso un mostro dal nome di Eddy Merckx, che esordisce alla Grande Boucle dopo aver vinto il Giro 1968. La corsa parte da Roubaix e parte anche bene per la Salvarani, con Rudi Altig che vince la crono d'apertura e porta il giallo per due tappe; ma nella frazione del Ballon d'Alsace Eddy Merckx fa valere la sua legge, dando 2' ad Altig e 4' agli altri favoriti. Da allora Merckx impone la sua legge, vincendo sei tappe e guadagnandosi la nomea del "Cannibale"; agli altri restano solo le briciole, con Gimondi che riesce a imporsi nella tappa di Aubagne ma va in crisi sui Pirenei, cedendo il podio a Poulidor. La Salvarani partecipa alle due successive edizioni del Tour senza Gimondi, ma vincendo tre tappe, con Godefroot, Primo Mori e Pietro Guerra; Felice ritorna con successo nel 1972, anno in cui Ocaña e Guimard sono costretti al ritiro da problemi fisici: questo fa saltare Gimondi dal quinto al terzo posto. Nella crono di Versailles Gimondi riesce poi a rifilare a Poulidor il minuto necessario per salire sul secondo gradino del podio. È l'ultimo grande risultato della Salvarani, che dopo 10 anni di attività nel ciclismo annuncia il ritiro della sponsorizzazione.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Salvarani)

Felice Gimondi è stato tra i più forti portacolori della Salvarani © foto.ilsole24ore.comIl ciclismo italiano al Tour negli anni '60 ebbe la sua bandiera nella Salvarani, la squadra di Gimondi e Adorni che aveva appunto nella Salvarani Cucine di Baganzola la ditta sponsorizzatrice. Nata per coprire il buco lasciato dalla Ghigi, la Salvarani aveva come direttore sportivo l'allora giovane Luciano Pezzi, che proprio con quella carlinga costruì il suo gran nome di DS, e come atleti, nel 1964, un Arnaldo Panbianco in fase calante, Ercole Baldini all'ultimo anno di carriera e Vittorio Adorni. La prima spedizione francese non fu trionfale e ci si dovette accontentare di un 10° posto finale di Vittorio Adorni e due secondi posti nelle ultime frazioni di Minieri e Babini. L'anno successivo la Salvarani si ripresentò con un altro bel talento, Felice Gimondi, dopo aver dominato il Giro con Adorni vincitore ed appunto Gimondi terzo. Mentre Felice prenderà la maglia già alla quarta tappa, a Rouen, Adorni si ritirerà alla nona; nonostante gli attacchi di Poulidor, Gimondi si dimostra un corridore da Grande Boucle e festeggia il successo finale a Parigi vincendo tre tappe, tra le quali la crono conclusiva. L'anno dopo, però, la Salvarani non si ripresenta al Tour; bisognerà addirittura aspettare il 1969, per rivederla. Nel frattempo Adorni, stanco del dualismo con Gimondi, ha cambiato squadra e si avvia a concludere la carriera, mentre Gimondi, reduce dal successo del Giro d'Italia, ritenta la scalata al Tour, dopo il settimo posto in maglia nazionale del 1967. Nel frattempo però, sulle scene è comparso un mostro dal nome di Eddy Merckx, che esordisce alla Grande Boucle dopo aver vinto il Giro 1968. La corsa parte da Roubaix e parte anche bene per la Salvarani, con Rudi Altig che vince la crono d'apertura e porta il giallo per due tappe; ma nella frazione del Ballon d'Alsace Eddy Merckx fa valere la sua legge, dando 2' ad Altig e 4' agli altri favoriti. Da allora Merckx impone la sua legge, vincendo sei tappe e guadagnandosi la nomea del "Cannibale"; agli altri restano solo le briciole, con Gimondi che riesce a imporsi nella tappa di Aubagne ma va in crisi sui Pirenei, cedendo il podio a Poulidor. La Salvarani partecipa alle due successive edizioni del Tour senza Gimondi, ma vincendo tre tappe, con Godefroot, Primo Mori e Pietro Guerra; Felice ritorna con successo nel 1972, anno in cui Ocaña e Guimard sono costretti al ritiro da problemi fisici: questo fa saltare Gimondi dal quinto al terzo posto. Nella crono di Versailles Gimondi riesce poi a rifilare a Poulidor il minuto necessario per salire sul secondo gradino del podio. È l'ultimo grande risultato della Salvarani, che dopo 10 anni di attività nel ciclismo annuncia il ritiro della sponsorizzazione.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

Tom VeelersUltima frazione corsa e prima fuga a due andata in porto, segno che i grandi nomi della specialità hanno preso finalmente il ritmo buono. Nel testa a testa finale sul traguardo di Calvi in prima posizione si è classificato l'olandese dell'Argos Tom Veelers che ha avuto la meglio sull'ex campione di Francia Nacer Bouhanni; per il portacolori della Fdj.fr, che ha perso in questa sfida ristretta con un altro velocista, è sinonimo di una condizione da migliorare nelle tappe che verranno, non appena si arriverà nel continente. Nello sprint del gruppo ha avuto la meglio, conquistando il terzo posto di tappa, il nostro Roberto Ferrari della Lampre, giunto a 7'29" e abile a precedere Kris Boeckmans della Vacansoleil e Sep Vanmarcke della Belkin, entrambi belgi. All'ultimo posto è arrivato l'australiano Simon Gerrans dell'Orica. La generale vede i primi due arrivati di tappa scambiarsi le posizioni, con Bouhanni a precedere Veelers, accreditati dello stesso tempo. Terzo, a 7'29" troviamo il britannico Geraint Thomas della Sky, magnifico nel tenere il podio parziale nonostante una frattura al bacino; a pari tempo con il due volte campione olimpico dell'inseguimento a squadre sono classificati altri diciannove corridori, con il kazako Dmitriy Muravyev dell'Astana e il già citato Ferrari a chiudere la top 5. Per il secondo giorno, a chiudere la classifica al 196° ed ultimo posto, con un ritardo di 34'19", è il belga Jan Bakelants della Radioshack.

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Salvarani)

Felice Gimondi è stato tra i più forti portacolori della Salvarani © foto.ilsole24ore.comIl ciclismo italiano al Tour negli anni '60 ebbe la sua bandiera nella Salvarani, la squadra di Gimondi e Adorni che aveva appunto nella Salvarani Cucine di Baganzola la ditta sponsorizzatrice. Nata per coprire il buco lasciato dalla Ghigi, la Salvarani aveva come direttore sportivo l'allora giovane Luciano Pezzi, che proprio con quella carlinga costruì il suo gran nome di DS, e come atleti, nel 1964, un Arnaldo Panbianco in fase calante, Ercole Baldini all'ultimo anno di carriera e Vittorio Adorni. La prima spedizione francese non fu trionfale e ci si dovette accontentare di un 10° posto finale di Vittorio Adorni e due secondi posti nelle ultime frazioni di Minieri e Babini. L'anno successivo la Salvarani si ripresentò con un altro bel talento, Felice Gimondi, dopo aver dominato il Giro con Adorni vincitore ed appunto Gimondi terzo. Mentre Felice prenderà la maglia già alla quarta tappa, a Rouen, Adorni si ritirerà alla nona; nonostante gli attacchi di Poulidor, Gimondi si dimostra un corridore da Grande Boucle e festeggia il successo finale a Parigi vincendo tre tappe, tra le quali la crono conclusiva. L'anno dopo, però, la Salvarani non si ripresenta al Tour; bisognerà addirittura aspettare il 1969, per rivederla. Nel frattempo Adorni, stanco del dualismo con Gimondi, ha cambiato squadra e si avvia a concludere la carriera, mentre Gimondi, reduce dal successo del Giro d'Italia, ritenta la scalata al Tour, dopo il settimo posto in maglia nazionale del 1967. Nel frattempo però, sulle scene è comparso un mostro dal nome di Eddy Merckx, che esordisce alla Grande Boucle dopo aver vinto il Giro 1968. La corsa parte da Roubaix e parte anche bene per la Salvarani, con Rudi Altig che vince la crono d'apertura e porta il giallo per due tappe; ma nella frazione del Ballon d'Alsace Eddy Merckx fa valere la sua legge, dando 2' ad Altig e 4' agli altri favoriti. Da allora Merckx impone la sua legge, vincendo sei tappe e guadagnandosi la nomea del "Cannibale"; agli altri restano solo le briciole, con Gimondi che riesce a imporsi nella tappa di Aubagne ma va in crisi sui Pirenei, cedendo il podio a Poulidor. La Salvarani partecipa alle due successive edizioni del Tour senza Gimondi, ma vincendo tre tappe, con Godefroot, Primo Mori e Pietro Guerra; Felice ritorna con successo nel 1972, anno in cui Ocaña e Guimard sono costretti al ritiro da problemi fisici: questo fa saltare Gimondi dal quinto al terzo posto. Nella crono di Versailles Gimondi riesce poi a rifilare a Poulidor il minuto necessario per salire sul secondo gradino del podio. È l'ultimo grande risultato della Salvarani, che dopo 10 anni di attività nel ciclismo annuncia il ritiro della sponsorizzazione.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Salvarani)

Felice Gimondi è stato tra i più forti portacolori della Salvarani © foto.ilsole24ore.comIl ciclismo italiano al Tour negli anni '60 ebbe la sua bandiera nella Salvarani, la squadra di Gimondi e Adorni che aveva appunto nella Salvarani Cucine di Baganzola la ditta sponsorizzatrice. Nata per coprire il buco lasciato dalla Ghigi, la Salvarani aveva come direttore sportivo l'allora giovane Luciano Pezzi, che proprio con quella carlinga costruì il suo gran nome di DS, e come atleti, nel 1964, un Arnaldo Panbianco in fase calante, Ercole Baldini all'ultimo anno di carriera e Vittorio Adorni. La prima spedizione francese non fu trionfale e ci si dovette accontentare di un 10° posto finale di Vittorio Adorni e due secondi posti nelle ultime frazioni di Minieri e Babini. L'anno successivo la Salvarani si ripresentò con un altro bel talento, Felice Gimondi, dopo aver dominato il Giro con Adorni vincitore ed appunto Gimondi terzo. Mentre Felice prenderà la maglia già alla quarta tappa, a Rouen, Adorni si ritirerà alla nona; nonostante gli attacchi di Poulidor, Gimondi si dimostra un corridore da Grande Boucle e festeggia il successo finale a Parigi vincendo tre tappe, tra le quali la crono conclusiva. L'anno dopo, però, la Salvarani non si ripresenta al Tour; bisognerà addirittura aspettare il 1969, per rivederla. Nel frattempo Adorni, stanco del dualismo con Gimondi, ha cambiato squadra e si avvia a concludere la carriera, mentre Gimondi, reduce dal successo del Giro d'Italia, ritenta la scalata al Tour, dopo il settimo posto in maglia nazionale del 1967. Nel frattempo però, sulle scene è comparso un mostro dal nome di Eddy Merckx, che esordisce alla Grande Boucle dopo aver vinto il Giro 1968. La corsa parte da Roubaix e parte anche bene per la Salvarani, con Rudi Altig che vince la crono d'apertura e porta il giallo per due tappe; ma nella frazione del Ballon d'Alsace Eddy Merckx fa valere la sua legge, dando 2' ad Altig e 4' agli altri favoriti. Da allora Merckx impone la sua legge, vincendo sei tappe e guadagnandosi la nomea del "Cannibale"; agli altri restano solo le briciole, con Gimondi che riesce a imporsi nella tappa di Aubagne ma va in crisi sui Pirenei, cedendo il podio a Poulidor. La Salvarani partecipa alle due successive edizioni del Tour senza Gimondi, ma vincendo tre tappe, con Godefroot, Primo Mori e Pietro Guerra; Felice ritorna con successo nel 1972, anno in cui Ocaña e Guimard sono costretti al ritiro da problemi fisici: questo fa saltare Gimondi dal quinto al terzo posto. Nella crono di Versailles Gimondi riesce poi a rifilare a Poulidor il minuto necessario per salire sul secondo gradino del podio. È l'ultimo grande risultato della Salvarani, che dopo 10 anni di attività nel ciclismo annuncia il ritiro della sponsorizzazione.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

Tom VeelersUltima frazione corsa e prima fuga a due andata in porto, segno che i grandi nomi della specialità hanno preso finalmente il ritmo buono. Nel testa a testa finale sul traguardo di Calvi in prima posizione si è classificato l'olandese dell'Argos Tom Veelers che ha avuto la meglio sull'ex campione di Francia Nacer Bouhanni; per il portacolori della Fdj.fr, che ha perso in questa sfida ristretta con un altro velocista, è sinonimo di una condizione da migliorare nelle tappe che verranno, non appena si arriverà nel continente. Nello sprint del gruppo ha avuto la meglio, conquistando il terzo posto di tappa, il nostro Roberto Ferrari della Lampre, giunto a 7'29" e abile a precedere Kris Boeckmans della Vacansoleil e Sep Vanmarcke della Belkin, entrambi belgi. All'ultimo posto è arrivato l'australiano Simon Gerrans dell'Orica. La generale vede i primi due arrivati di tappa scambiarsi le posizioni, con Bouhanni a precedere Veelers, accreditati dello stesso tempo. Terzo, a 7'29" troviamo il britannico Geraint Thomas della Sky, magnifico nel tenere il podio parziale nonostante una frattura al bacino; a pari tempo con il due volte campione olimpico dell'inseguimento a squadre sono classificati altri diciannove corridori, con il kazako Dmitriy Muravyev dell'Astana e il già citato Ferrari a chiudere la top 5. Per il secondo giorno, a chiudere la classifica al 196° ed ultimo posto, con un ritardo di 34'19", è il belga Jan Bakelants della Radioshack.

Alberto Vigonesi

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