Il Portale del Ciclismo professionistico

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Interessante cronometro a metà Tour, non dal chilometraggio di quelli che ammazzerebbero la classifica, ma comunque abbastanza da specialisti contro il tempo: del resto appena 9 curve (5 a destra e 4 a sinistra) più qualche semicurva in 33 chilometri di tappa la dicono abbastanza lunga sul tipo di prova che attende i corridori; né si può dire che altimetricamente ci siano difficoltà in grado di rimescolare le carte: solo nel primo terzo di gara ci sono due o tre strappetti (parliamo di mezzo chilometro al 5%, poi un chilometro al 3, poi un altro mezzo al 4...) che obbligheranno - non tutti - a cambiare rapporto, dopodiché la frazione fila completamente piana e senza obbligare gli atleti a troppe correzioni di traiettorie. L'arrivo, ai piedi della famosa e bellissima abbazia di Mont-Saint-Michel, è paesaggisticamente senza pari, ma gli uomini di classifica - impegnati a dare tutto su quel rettilineo conclusivo - non si godranno il panorama.

L'ordine di partenza della cronometro

Avranches

Non è la prima volta che Avranches ospita il Tour de France, anzi negli ultimi 25 anni questa località ha sviluppato un certo feeling con la Grande Boucle. Nel 1990 il primo approccio, con la Avranches-Rouen: in seguito apparizioni in altre due edizioni. Non è la prima volta che Avranches ospita una crono, tra l'altro: nel 1993 fu località d'arrivo della cronosquadre Dinard-Avranches di 81 km, che gli appassionati italiani ricorderanno bene, perché vinse una formazione italiana, la GB-MG (antenata della Mapei) di Jaskula, unico polacco della storia a finire sul podio del Tour, proprio in quella edizione, di Museeuw, Ballerini, ma soprattutto di Cipollini, che grazie a quel successo conseguì la sua prima maglia gialla, persa il giorno dopo (e poi ripresa) a favore di Nelissen nella Avranches-Evreux. Nel 2002 Avranches fu sede di arrivo sulla sua Côte, e vinse uno spumeggiante Bradley McGee involandosi negli ultimi 500 metri all'inseguimento di Pedro Horrillo. Fu una frazione caratterizzata dalle cadute, con Armstrong che perse secondi per un capitombolo nel finale (allora non c'era l'annullamento ai 3 km), Il campione del mondo Freire ammaccato e Rous costretto al ritiro.

Mont-Saint-Michel

Mont-Saint-Michel è decisamente un posto unico al mondo, una delle località più belle e caratteristiche della Francia, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. La particolarità di quest'isoletta granitica è l'essere raggiungibile soltanto durante alcune ore del giorno, grazie alle forti maree del canale della Manica, che in quel tratto arrivano a raggiungere i 14 metri di dislivello. Forse non tutti sanno che la nascita dell'isola è piuttosto recente: in epoca gallica il livello del mare era molto più basso e il monticello distava 50 km dal mare. Alle maree del 709 si attribuisce la sparizione del territorio circostante e la nascita dell'isolotto, sul quale veniva fondata un'abbazia in onore di San Michele Arcangelo nel X secolo: da lì la denominazione storica. La località divenne dunque un punto strategico della Normandia (specie per la guerra dei cent'anni), mentre durante la Rivoluzione Francese divenne una prigione per i sacerdoti. Dal 1979 è riconosciuto come patrimonio dell'umanità. Solo 42 persone abitano a Mont-Saint-Michel.

Nicola Stufano
Avranches

Non è la prima volta che Avranches ospita il Tour de France, anzi negli ultimi 25 anni questa località ha sviluppato un certo feeling con la Grande Boucle. Nel 1990 il primo approccio, con la Avranches-Rouen: in seguito apparizioni in altre due edizioni. Non è la prima volta che Avranches ospita una crono, tra l'altro: nel 1993 fu località d'arrivo della cronosquadre Dinard-Avranches di 81 km, che gli appassionati italiani ricorderanno bene, perché vinse una formazione italiana, la GB-MG (antenata della Mapei) di Jaskula, unico polacco della storia a finire sul podio del Tour, proprio in quella edizione, di Museeuw, Ballerini, ma soprattutto di Cipollini, che grazie a quel successo conseguì la sua prima maglia gialla, persa il giorno dopo (e poi ripresa) a favore di Nelissen nella Avranches-Evreux. Nel 2002 Avranches fu sede di arrivo sulla sua Côte, e vinse uno spumeggiante Bradley McGee involandosi negli ultimi 500 metri all'inseguimento di Pedro Horrillo. Fu una frazione caratterizzata dalle cadute, con Armstrong che perse secondi per un capitombolo nel finale (allora non c'era l'annullamento ai 3 km), Il campione del mondo Freire ammaccato e Rous costretto al ritiro.

Mont-Saint-Michel

Mont-Saint-Michel è decisamente un posto unico al mondo, una delle località più belle e caratteristiche della Francia, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. La particolarità di quest'isoletta granitica è l'essere raggiungibile soltanto durante alcune ore del giorno, grazie alle forti maree del canale della Manica, che in quel tratto arrivano a raggiungere i 14 metri di dislivello. Forse non tutti sanno che la nascita dell'isola è piuttosto recente: in epoca gallica il livello del mare era molto più basso e il monticello distava 50 km dal mare. Alle maree del 709 si attribuisce la sparizione del territorio circostante e la nascita dell'isolotto, sul quale veniva fondata un'abbazia in onore di San Michele Arcangelo nel X secolo: da lì la denominazione storica. La località divenne dunque un punto strategico della Normandia (specie per la guerra dei cent'anni), mentre durante la Rivoluzione Francese divenne una prigione per i sacerdoti. Dal 1979 è riconosciuto come patrimonio dell'umanità. Solo 42 persone abitano a Mont-Saint-Michel.

Avranches

Non è la prima volta che Avranches ospita il Tour de France, anzi negli ultimi 25 anni questa località ha sviluppato un certo feeling con la Grande Boucle. Nel 1990 il primo approccio, con la Avranches-Rouen: in seguito apparizioni in altre due edizioni. Non è la prima volta che Avranches ospita una crono, tra l'altro: nel 1993 fu località d'arrivo della cronosquadre Dinard-Avranches di 81 km, che gli appassionati italiani ricorderanno bene, perché vinse una formazione italiana, la GB-MG (antenata della Mapei) di Jaskula, unico polacco della storia a finire sul podio del Tour, proprio in quella edizione, di Museeuw, Ballerini, ma soprattutto di Cipollini, che grazie a quel successo conseguì la sua prima maglia gialla, persa il giorno dopo (e poi ripresa) a favore di Nelissen nella Avranches-Evreux. Nel 2002 Avranches fu sede di arrivo sulla sua Côte, e vinse uno spumeggiante Bradley McGee involandosi negli ultimi 500 metri all'inseguimento di Pedro Horrillo. Fu una frazione caratterizzata dalle cadute, con Armstrong che perse secondi per un capitombolo nel finale (allora non c'era l'annullamento ai 3 km), Il campione del mondo Freire ammaccato e Rous costretto al ritiro.

Mont-Saint-Michel

Mont-Saint-Michel è decisamente un posto unico al mondo, una delle località più belle e caratteristiche della Francia, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. La particolarità di quest'isoletta granitica è l'essere raggiungibile soltanto durante alcune ore del giorno, grazie alle forti maree del canale della Manica, che in quel tratto arrivano a raggiungere i 14 metri di dislivello. Forse non tutti sanno che la nascita dell'isola è piuttosto recente: in epoca gallica il livello del mare era molto più basso e il monticello distava 50 km dal mare. Alle maree del 709 si attribuisce la sparizione del territorio circostante e la nascita dell'isolotto, sul quale veniva fondata un'abbazia in onore di San Michele Arcangelo nel X secolo: da lì la denominazione storica. La località divenne dunque un punto strategico della Normandia (specie per la guerra dei cent'anni), mentre durante la Rivoluzione Francese divenne una prigione per i sacerdoti. Dal 1979 è riconosciuto come patrimonio dell'umanità. Solo 42 persone abitano a Mont-Saint-Michel.

Avranches

Non è la prima volta che Avranches ospita il Tour de France, anzi negli ultimi 25 anni questa località ha sviluppato un certo feeling con la Grande Boucle. Nel 1990 il primo approccio, con la Avranches-Rouen: in seguito apparizioni in altre due edizioni. Non è la prima volta che Avranches ospita una crono, tra l'altro: nel 1993 fu località d'arrivo della cronosquadre Dinard-Avranches di 81 km, che gli appassionati italiani ricorderanno bene, perché vinse una formazione italiana, la GB-MG (antenata della Mapei) di Jaskula, unico polacco della storia a finire sul podio del Tour, proprio in quella edizione, di Museeuw, Ballerini, ma soprattutto di Cipollini, che grazie a quel successo conseguì la sua prima maglia gialla, persa il giorno dopo (e poi ripresa) a favore di Nelissen nella Avranches-Evreux. Nel 2002 Avranches fu sede di arrivo sulla sua Côte, e vinse uno spumeggiante Bradley McGee involandosi negli ultimi 500 metri all'inseguimento di Pedro Horrillo. Fu una frazione caratterizzata dalle cadute, con Armstrong che perse secondi per un capitombolo nel finale (allora non c'era l'annullamento ai 3 km), Il campione del mondo Freire ammaccato e Rous costretto al ritiro.

Mont-Saint-Michel

Mont-Saint-Michel è decisamente un posto unico al mondo, una delle località più belle e caratteristiche della Francia, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. La particolarità di quest'isoletta granitica è l'essere raggiungibile soltanto durante alcune ore del giorno, grazie alle forti maree del canale della Manica, che in quel tratto arrivano a raggiungere i 14 metri di dislivello. Forse non tutti sanno che la nascita dell'isola è piuttosto recente: in epoca gallica il livello del mare era molto più basso e il monticello distava 50 km dal mare. Alle maree del 709 si attribuisce la sparizione del territorio circostante e la nascita dell'isolotto, sul quale veniva fondata un'abbazia in onore di San Michele Arcangelo nel X secolo: da lì la denominazione storica. La località divenne dunque un punto strategico della Normandia (specie per la guerra dei cent'anni), mentre durante la Rivoluzione Francese divenne una prigione per i sacerdoti. Dal 1979 è riconosciuto come patrimonio dell'umanità. Solo 42 persone abitano a Mont-Saint-Michel.

Avranches

Non è la prima volta che Avranches ospita il Tour de France, anzi negli ultimi 25 anni questa località ha sviluppato un certo feeling con la Grande Boucle. Nel 1990 il primo approccio, con la Avranches-Rouen: in seguito apparizioni in altre due edizioni. Non è la prima volta che Avranches ospita una crono, tra l'altro: nel 1993 fu località d'arrivo della cronosquadre Dinard-Avranches di 81 km, che gli appassionati italiani ricorderanno bene, perché vinse una formazione italiana, la GB-MG (antenata della Mapei) di Jaskula, unico polacco della storia a finire sul podio del Tour, proprio in quella edizione, di Museeuw, Ballerini, ma soprattutto di Cipollini, che grazie a quel successo conseguì la sua prima maglia gialla, persa il giorno dopo (e poi ripresa) a favore di Nelissen nella Avranches-Evreux. Nel 2002 Avranches fu sede di arrivo sulla sua Côte, e vinse uno spumeggiante Bradley McGee involandosi negli ultimi 500 metri all'inseguimento di Pedro Horrillo. Fu una frazione caratterizzata dalle cadute, con Armstrong che perse secondi per un capitombolo nel finale (allora non c'era l'annullamento ai 3 km), Il campione del mondo Freire ammaccato e Rous costretto al ritiro.

Mont-Saint-Michel

Mont-Saint-Michel è decisamente un posto unico al mondo, una delle località più belle e caratteristiche della Francia, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. La particolarità di quest'isoletta granitica è l'essere raggiungibile soltanto durante alcune ore del giorno, grazie alle forti maree del canale della Manica, che in quel tratto arrivano a raggiungere i 14 metri di dislivello. Forse non tutti sanno che la nascita dell'isola è piuttosto recente: in epoca gallica il livello del mare era molto più basso e il monticello distava 50 km dal mare. Alle maree del 709 si attribuisce la sparizione del territorio circostante e la nascita dell'isolotto, sul quale veniva fondata un'abbazia in onore di San Michele Arcangelo nel X secolo: da lì la denominazione storica. La località divenne dunque un punto strategico della Normandia (specie per la guerra dei cent'anni), mentre durante la Rivoluzione Francese divenne una prigione per i sacerdoti. Dal 1979 è riconosciuto come patrimonio dell'umanità. Solo 42 persone abitano a Mont-Saint-Michel.

Avranches

Non è la prima volta che Avranches ospita il Tour de France, anzi negli ultimi 25 anni questa località ha sviluppato un certo feeling con la Grande Boucle. Nel 1990 il primo approccio, con la Avranches-Rouen: in seguito apparizioni in altre due edizioni. Non è la prima volta che Avranches ospita una crono, tra l'altro: nel 1993 fu località d'arrivo della cronosquadre Dinard-Avranches di 81 km, che gli appassionati italiani ricorderanno bene, perché vinse una formazione italiana, la GB-MG (antenata della Mapei) di Jaskula, unico polacco della storia a finire sul podio del Tour, proprio in quella edizione, di Museeuw, Ballerini, ma soprattutto di Cipollini, che grazie a quel successo conseguì la sua prima maglia gialla, persa il giorno dopo (e poi ripresa) a favore di Nelissen nella Avranches-Evreux. Nel 2002 Avranches fu sede di arrivo sulla sua Côte, e vinse uno spumeggiante Bradley McGee involandosi negli ultimi 500 metri all'inseguimento di Pedro Horrillo. Fu una frazione caratterizzata dalle cadute, con Armstrong che perse secondi per un capitombolo nel finale (allora non c'era l'annullamento ai 3 km), Il campione del mondo Freire ammaccato e Rous costretto al ritiro.

Mont-Saint-Michel

Mont-Saint-Michel è decisamente un posto unico al mondo, una delle località più belle e caratteristiche della Francia, dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. La particolarità di quest'isoletta granitica è l'essere raggiungibile soltanto durante alcune ore del giorno, grazie alle forti maree del canale della Manica, che in quel tratto arrivano a raggiungere i 14 metri di dislivello. Forse non tutti sanno che la nascita dell'isola è piuttosto recente: in epoca gallica il livello del mare era molto più basso e il monticello distava 50 km dal mare. Alle maree del 709 si attribuisce la sparizione del territorio circostante e la nascita dell'isolotto, sul quale veniva fondata un'abbazia in onore di San Michele Arcangelo nel X secolo: da lì la denominazione storica. La località divenne dunque un punto strategico della Normandia (specie per la guerra dei cent'anni), mentre durante la Rivoluzione Francese divenne una prigione per i sacerdoti. Dal 1979 è riconosciuto come patrimonio dell'umanità. Solo 42 persone abitano a Mont-Saint-Michel.

Meteo

10.00 - Avranches
17.34 - Mont-Saint-Michel

Soggetti Alternativi

Altro esordiente alla Grande Boucle questo olandese che lo scorso anno ha partecipato alla Vuelta di Spagna (senza portarla a termine). Approdato alla Argos lo scorso anno dopo i primi approcci al professionismo nella Rabobank Continental, è un passista molto forte che sa dire la sua nelle gare contro il tempo: per tre volte infatti è terminato nei primi dieci al mondiale a cronometro tra gli Under 23 e nel 2010 si aggiudicò la cronometro con arrivo ad Urbino al GiroBio. Ha una discreta tenuta in salita e questo gli ha permesso di far bene anche in qualche breve corsa a tappe (3° al Turingia nel 2011, 5° in Lussemburgo e 6° alla Ruta del Sol lo scorso anno, 5° al Giro del Belgio e 6° alla Tre Giorni di La Panne quest'anno). In questo Tour il suo compito è quello di aiutare Kittel e Degenkolb nelle frazioni a loro più adatte ma le prove contro il tempo potrebbero regalargli qualche soddisfazione. Impossibile per lui perdersi, dato che usa il...Tom-Tom !

Vivian Ghianni

Altro esordiente alla Grande Boucle questo olandese che lo scorso anno ha partecipato alla Vuelta di Spagna (senza portarla a termine). Approdato alla Argos lo scorso anno dopo i primi approcci al professionismo nella Rabobank Continental, è un passista molto forte che sa dire la sua nelle gare contro il tempo: per tre volte infatti è terminato nei primi dieci al mondiale a cronometro tra gli Under 23 e nel 2010 si aggiudicò la cronometro con arrivo ad Urbino al GiroBio. Ha una discreta tenuta in salita e questo gli ha permesso di far bene anche in qualche breve corsa a tappe (3° al Turingia nel 2011, 5° in Lussemburgo e 6° alla Ruta del Sol lo scorso anno, 5° al Giro del Belgio e 6° alla Tre Giorni di La Panne quest'anno). In questo Tour il suo compito è quello di aiutare Kittel e Degenkolb nelle frazioni a loro più adatte ma le prove contro il tempo potrebbero regalargli qualche soddisfazione. Impossibile per lui perdersi, dato che usa il...Tom-Tom !

Altro esordiente alla Grande Boucle questo olandese che lo scorso anno ha partecipato alla Vuelta di Spagna (senza portarla a termine). Approdato alla Argos lo scorso anno dopo i primi approcci al professionismo nella Rabobank Continental, è un passista molto forte che sa dire la sua nelle gare contro il tempo: per tre volte infatti è terminato nei primi dieci al mondiale a cronometro tra gli Under 23 e nel 2010 si aggiudicò la cronometro con arrivo ad Urbino al GiroBio. Ha una discreta tenuta in salita e questo gli ha permesso di far bene anche in qualche breve corsa a tappe (3° al Turingia nel 2011, 5° in Lussemburgo e 6° alla Ruta del Sol lo scorso anno, 5° al Giro del Belgio e 6° alla Tre Giorni di La Panne quest'anno). In questo Tour il suo compito è quello di aiutare Kittel e Degenkolb nelle frazioni a loro più adatte ma le prove contro il tempo potrebbero regalargli qualche soddisfazione. Impossibile per lui perdersi, dato che usa il...Tom-Tom !

Altro esordiente alla Grande Boucle questo olandese che lo scorso anno ha partecipato alla Vuelta di Spagna (senza portarla a termine). Approdato alla Argos lo scorso anno dopo i primi approcci al professionismo nella Rabobank Continental, è un passista molto forte che sa dire la sua nelle gare contro il tempo: per tre volte infatti è terminato nei primi dieci al mondiale a cronometro tra gli Under 23 e nel 2010 si aggiudicò la cronometro con arrivo ad Urbino al GiroBio. Ha una discreta tenuta in salita e questo gli ha permesso di far bene anche in qualche breve corsa a tappe (3° al Turingia nel 2011, 5° in Lussemburgo e 6° alla Ruta del Sol lo scorso anno, 5° al Giro del Belgio e 6° alla Tre Giorni di La Panne quest'anno). In questo Tour il suo compito è quello di aiutare Kittel e Degenkolb nelle frazioni a loro più adatte ma le prove contro il tempo potrebbero regalargli qualche soddisfazione. Impossibile per lui perdersi, dato che usa il...Tom-Tom !

Altro esordiente alla Grande Boucle questo olandese che lo scorso anno ha partecipato alla Vuelta di Spagna (senza portarla a termine). Approdato alla Argos lo scorso anno dopo i primi approcci al professionismo nella Rabobank Continental, è un passista molto forte che sa dire la sua nelle gare contro il tempo: per tre volte infatti è terminato nei primi dieci al mondiale a cronometro tra gli Under 23 e nel 2010 si aggiudicò la cronometro con arrivo ad Urbino al GiroBio. Ha una discreta tenuta in salita e questo gli ha permesso di far bene anche in qualche breve corsa a tappe (3° al Turingia nel 2011, 5° in Lussemburgo e 6° alla Ruta del Sol lo scorso anno, 5° al Giro del Belgio e 6° alla Tre Giorni di La Panne quest'anno). In questo Tour il suo compito è quello di aiutare Kittel e Degenkolb nelle frazioni a loro più adatte ma le prove contro il tempo potrebbero regalargli qualche soddisfazione. Impossibile per lui perdersi, dato che usa il...Tom-Tom !

Altro esordiente alla Grande Boucle questo olandese che lo scorso anno ha partecipato alla Vuelta di Spagna (senza portarla a termine). Approdato alla Argos lo scorso anno dopo i primi approcci al professionismo nella Rabobank Continental, è un passista molto forte che sa dire la sua nelle gare contro il tempo: per tre volte infatti è terminato nei primi dieci al mondiale a cronometro tra gli Under 23 e nel 2010 si aggiudicò la cronometro con arrivo ad Urbino al GiroBio. Ha una discreta tenuta in salita e questo gli ha permesso di far bene anche in qualche breve corsa a tappe (3° al Turingia nel 2011, 5° in Lussemburgo e 6° alla Ruta del Sol lo scorso anno, 5° al Giro del Belgio e 6° alla Tre Giorni di La Panne quest'anno). In questo Tour il suo compito è quello di aiutare Kittel e Degenkolb nelle frazioni a loro più adatte ma le prove contro il tempo potrebbero regalargli qualche soddisfazione. Impossibile per lui perdersi, dato che usa il...Tom-Tom !

TourTweet

@RuiCostaCyclist: Visto che ho i migliori follower del mondo, ecco una foto come regalo. Il completo che userò domani. Adesso a letto :) pic.twitter.com/gwgIRg7ypO

@ALANMARANGONI: Anche oggi ci siamo scannati per bene...adesso si va a nanna...domani si corre contro se stessi... #nostress @letour

@juliensimon85: Piccolo blitz oggi sulle mie strade d'allenamento! Grazie dei messaggi e degli incitamenti, ho avuto i brividi!!!!!

@MarkCavendish: Non c'è modo che io mi muova volontariamente contro un corridore, specialmente durante una volata. Spero che @tom_veelers stia bene

@marcelkittel: Sono molto contento per questa seconda tappa vinta, soprattutto dopo che ho sentito che Tommy sta bene e può continuare. Grande lavoro di squadra della @1t4i di nuovo!!

La classifica al contrario

Svein TuftVittoria canadese sulle strade bretoni, con Svein Tuft dell'Orica che ha conquistato con ampio margine la decima tappa del Tour de France. Fedele allo spirito della squadra il trentaseienne coglie il primo successo in carriera alla Boucle, visto che è alla prima partecipazione: la sua presenza decisa dal management aussie è stata azzeccata, dato il significativo vantaggio acquisito - 2'15" - sul primo dei battuti, il britannico della Sky Peter Kennaugh. Al terzo posto, regolando altri sette avversari, si è classificato il belga della Lotto Bart De Clercq che ha pagato 2'19" dal vincitore. A seguire il quarto posto va all'olandese della Vacansoleil Lieuwe Westra, bravo nel ridestarsi dopo una giornata che l'ha visto protagonista in negativo, visto che ha inseguito il gruppo nonostante le sfavorevoli condizioni in cui si trovava. Chiude la top 5 il friulano Alessandro De Marchi della Cannondale, al primo acuto personale in questi dieci giorni di gara. Ultimo a 8'42" il tedesco dell'Argos Marcel Kittel, alla seconda apparizione in questa infausta posizione. Rivoluzione in classifica generale: l'ex leader, l'olandese dell'Argos Tom Veelers, è stato protagonista di una diatriba col britannico Mark Cavendish dell'Omega Pharma e, pur di non cedere facilmente alle mire del mannese, ha sacrificato per ora la classifica, scivolando quindi in quarta posizione a 2'55" dal nuovo capoclassifica. Capoclassifica finalmente kazako, visto che l'uomo Astana Dmitriy Muravyev è uno degli elementi storici della formazione centroasiatica: si segnalano capannelli di folla per tutta la serata nella repubblica ex sovietica e il responsabile della formazione, il ben noto Alexander Vinokourov, ha promesso al compagno di tante battaglie e feste un cospicuo premio in caso di raggiungimento dell'obiettivo finale. Rientrato prepotentemente in classifica grazie alla vittoria di tappe, Tuft si è portato addirittura al secondo posto, con solo 1'06" da recuperare. Westra, altro vincitore morale di giornata, sale sull'ultimo gradino del podio a 3'44" mentre, detto del quarto posto, il quinto va al belga della Vacansoleil Kris Boeckmans che si trova a 3'56". Ultima posizione sempre occupata dal britannico della Sky Chris Froome, il cui distacco ha superato le due ore di gara, attestandosi precisamente a 2h01'13".

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Flandria)

Roger De Vlaeminck con la Flandria al Tour de France 1970 © randovelonature.canalblog.com

A cavallo tra i '60 ed i '70, per 20 anni, non solo la Faema rappresentava l'apice del dominio belga di quegli anni. Al Tour de France si presentava anche la Flandria, famosa marca di biciclette e motociclette, diretta dal mitico Briek Schötte, secondo nel Tour del 1948 vinto da Bartali e spesso protagonista del Giro delle Fiandre, vinto da lui in due edizioni. In quegli anni Schötte radunò attorno a sé una serie di talenti, belgi e non, con i quali condivise il destino di non vincere mai il Tour de France, ma si tolse ugualmente parecchie soddisfazioni. La prima apparizione si segnala nel 1962 (anno nel quale però Schötte non diresse) e subito ci si rende protagonisti con Joseph Planckaert, nel suo anno di grazia. Aveva già vinto la Liegi e al Tour conquistò la maglia gialla nella 13a tappa, dopo la cronoscalata di Superbagneres. Anquetil dovette aspettare una settimana, fino alla crono di Lione, per potergli finalmente strappare la maglia gialla; Planckaert, staccato di 5', terminò secondo. L'anno dopo il connubio Faema-Flandria produsse il quinto posto di Armand Desmet ed il sesto dello spagnolo Soler. Dopo qualche edizione sottotono e gli ultimi Tour per nazioni, la Flandria si ripresenta nel 1969 con un neoprofessionista 2° alla Sanremo e già campione belga, tale Roger De Vlaeminck, il quale però al primo tour coglierà solo un terzo posto, mentre Eric Leman vincerà una tappa a Charleville-Mézierès. Decisamente più fortuna nel 1970 per lui (vincente a Valenciennes) e per un altro neoprofessionista, Joop Zoetemelk, che si rivelerà al grande pubblico concludendo secondo nella classifica finale, grazie a una grande prestazione nella tappa di Divonne-Les-Bains ed a una grande regolarità mostrata su Alpi e Pirenei. Zoetemelk bissa nel 1971, riuscendo anche ad indossare la maglia gialla per un giorno a Grenoble, dove lui e Ocaña misero nel sacco Merckx, salvo poi cederla al tornado spagnolo il giorno dopo ad Orcières-Merlette, dove Ocaña infliggerà distacchi abissali a tutti. Ancora acerbo per poter lottare alla pari con Merckx e Ocaña, Zoetemelk finirà comunque secondo in classifica a causa della caduta di quest'ultimo sul col de Menté, superando Van Impe nell'ultima crono. Più anonimo il suo 1972, che si segnala solo per lo scollinamento in cima al Galibier, oltre che per il 5° posto finale: l'anno dopo passerà alla Gitane. Negli anni dal 1974 al 1979 la Flandria fu in diversi modi protagonista al Tour, lanciando alla grande Freddy Maertens, che nel 1976 si rivelò al grande pubblico tenendo la maglia gialla fino alla dodicesima tappa e vincendo otto tappe, chiudendo il Tour con la maglia verde e in ottava posizione. Il nuovo feticcio di Schötte per la classifica era però Michael Pollentier, uno dei ciclisti meno aggraziati che la storia delle due ruote ricordi. Pollentier concluse il Tour de France al settimo posto nel 1974 e nel 1976, ma fu il 1978 l'anno per il quale viene più ricordato, anno del suo revocato successo all'Alpe d'Huez. Lì Pollentier, che era quarto in classifica, tentò di aggirare i controlli antidoping usando urine contraffatte: fu scoperto e cacciato dalla corsa. A salvare la faccia della Flandria ci pensarono comunque i successi di Maertens, ancora in verde, e Joaquim Agostinho, che terminò sul terzo gradino del podio. Il portoghese replicò nel 1979, anno del tornado Hinault, fregiandosi anche di un successo di tappa sull'Alpe d'Huez.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Flandria)

Roger De Vlaeminck con la Flandria al Tour de France 1970 © randovelonature.canalblog.com

A cavallo tra i '60 ed i '70, per 20 anni, non solo la Faema rappresentava l'apice del dominio belga di quegli anni. Al Tour de France si presentava anche la Flandria, famosa marca di biciclette e motociclette, diretta dal mitico Briek Schötte, secondo nel Tour del 1948 vinto da Bartali e spesso protagonista del Giro delle Fiandre, vinto da lui in due edizioni. In quegli anni Schötte radunò attorno a sé una serie di talenti, belgi e non, con i quali condivise il destino di non vincere mai il Tour de France, ma si tolse ugualmente parecchie soddisfazioni. La prima apparizione si segnala nel 1962 (anno nel quale però Schötte non diresse) e subito ci si rende protagonisti con Joseph Planckaert, nel suo anno di grazia. Aveva già vinto la Liegi e al Tour conquistò la maglia gialla nella 13a tappa, dopo la cronoscalata di Superbagneres. Anquetil dovette aspettare una settimana, fino alla crono di Lione, per potergli finalmente strappare la maglia gialla; Planckaert, staccato di 5', terminò secondo. L'anno dopo il connubio Faema-Flandria produsse il quinto posto di Armand Desmet ed il sesto dello spagnolo Soler. Dopo qualche edizione sottotono e gli ultimi Tour per nazioni, la Flandria si ripresenta nel 1969 con un neoprofessionista 2° alla Sanremo e già campione belga, tale Roger De Vlaeminck, il quale però al primo tour coglierà solo un terzo posto, mentre Eric Leman vincerà una tappa a Charleville-Mézierès. Decisamente più fortuna nel 1970 per lui (vincente a Valenciennes) e per un altro neoprofessionista, Joop Zoetemelk, che si rivelerà al grande pubblico concludendo secondo nella classifica finale, grazie a una grande prestazione nella tappa di Divonne-Les-Bains ed a una grande regolarità mostrata su Alpi e Pirenei. Zoetemelk bissa nel 1971, riuscendo anche ad indossare la maglia gialla per un giorno a Grenoble, dove lui e Ocaña misero nel sacco Merckx, salvo poi cederla al tornado spagnolo il giorno dopo ad Orcières-Merlette, dove Ocaña infliggerà distacchi abissali a tutti. Ancora acerbo per poter lottare alla pari con Merckx e Ocaña, Zoetemelk finirà comunque secondo in classifica a causa della caduta di quest'ultimo sul col de Menté, superando Van Impe nell'ultima crono. Più anonimo il suo 1972, che si segnala solo per lo scollinamento in cima al Galibier, oltre che per il 5° posto finale: l'anno dopo passerà alla Gitane. Negli anni dal 1974 al 1979 la Flandria fu in diversi modi protagonista al Tour, lanciando alla grande Freddy Maertens, che nel 1976 si rivelò al grande pubblico tenendo la maglia gialla fino alla dodicesima tappa e vincendo otto tappe, chiudendo il Tour con la maglia verde e in ottava posizione. Il nuovo feticcio di Schötte per la classifica era però Michael Pollentier, uno dei ciclisti meno aggraziati che la storia delle due ruote ricordi. Pollentier concluse il Tour de France al settimo posto nel 1974 e nel 1976, ma fu il 1978 l'anno per il quale viene più ricordato, anno del suo revocato successo all'Alpe d'Huez. Lì Pollentier, che era quarto in classifica, tentò di aggirare i controlli antidoping usando urine contraffatte: fu scoperto e cacciato dalla corsa. A salvare la faccia della Flandria ci pensarono comunque i successi di Maertens, ancora in verde, e Joaquim Agostinho, che terminò sul terzo gradino del podio. Il portoghese replicò nel 1979, anno del tornado Hinault, fregiandosi anche di un successo di tappa sull'Alpe d'Huez.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

Svein TuftVittoria canadese sulle strade bretoni, con Svein Tuft dell'Orica che ha conquistato con ampio margine la decima tappa del Tour de France. Fedele allo spirito della squadra il trentaseienne coglie il primo successo in carriera alla Boucle, visto che è alla prima partecipazione: la sua presenza decisa dal management aussie è stata azzeccata, dato il significativo vantaggio acquisito - 2'15" - sul primo dei battuti, il britannico della Sky Peter Kennaugh. Al terzo posto, regolando altri sette avversari, si è classificato il belga della Lotto Bart De Clercq che ha pagato 2'19" dal vincitore. A seguire il quarto posto va all'olandese della Vacansoleil Lieuwe Westra, bravo nel ridestarsi dopo una giornata che l'ha visto protagonista in negativo, visto che ha inseguito il gruppo nonostante le sfavorevoli condizioni in cui si trovava. Chiude la top 5 il friulano Alessandro De Marchi della Cannondale, al primo acuto personale in questi dieci giorni di gara. Ultimo a 8'42" il tedesco dell'Argos Marcel Kittel, alla seconda apparizione in questa infausta posizione. Rivoluzione in classifica generale: l'ex leader, l'olandese dell'Argos Tom Veelers, è stato protagonista di una diatriba col britannico Mark Cavendish dell'Omega Pharma e, pur di non cedere facilmente alle mire del mannese, ha sacrificato per ora la classifica, scivolando quindi in quarta posizione a 2'55" dal nuovo capoclassifica. Capoclassifica finalmente kazako, visto che l'uomo Astana Dmitriy Muravyev è uno degli elementi storici della formazione centroasiatica: si segnalano capannelli di folla per tutta la serata nella repubblica ex sovietica e il responsabile della formazione, il ben noto Alexander Vinokourov, ha promesso al compagno di tante battaglie e feste un cospicuo premio in caso di raggiungimento dell'obiettivo finale. Rientrato prepotentemente in classifica grazie alla vittoria di tappe, Tuft si è portato addirittura al secondo posto, con solo 1'06" da recuperare. Westra, altro vincitore morale di giornata, sale sull'ultimo gradino del podio a 3'44" mentre, detto del quarto posto, il quinto va al belga della Vacansoleil Kris Boeckmans che si trova a 3'56". Ultima posizione sempre occupata dal britannico della Sky Chris Froome, il cui distacco ha superato le due ore di gara, attestandosi precisamente a 2h01'13".

Alberto Vigonesi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2013 - 11a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 11a tappa
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Rassegna TourNotes 2013 - 11a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 11a tappa

La classifica al contrario

Svein TuftVittoria canadese sulle strade bretoni, con Svein Tuft dell'Orica che ha conquistato con ampio margine la decima tappa del Tour de France. Fedele allo spirito della squadra il trentaseienne coglie il primo successo in carriera alla Boucle, visto che è alla prima partecipazione: la sua presenza decisa dal management aussie è stata azzeccata, dato il significativo vantaggio acquisito - 2'15" - sul primo dei battuti, il britannico della Sky Peter Kennaugh. Al terzo posto, regolando altri sette avversari, si è classificato il belga della Lotto Bart De Clercq che ha pagato 2'19" dal vincitore. A seguire il quarto posto va all'olandese della Vacansoleil Lieuwe Westra, bravo nel ridestarsi dopo una giornata che l'ha visto protagonista in negativo, visto che ha inseguito il gruppo nonostante le sfavorevoli condizioni in cui si trovava. Chiude la top 5 il friulano Alessandro De Marchi della Cannondale, al primo acuto personale in questi dieci giorni di gara. Ultimo a 8'42" il tedesco dell'Argos Marcel Kittel, alla seconda apparizione in questa infausta posizione. Rivoluzione in classifica generale: l'ex leader, l'olandese dell'Argos Tom Veelers, è stato protagonista di una diatriba col britannico Mark Cavendish dell'Omega Pharma e, pur di non cedere facilmente alle mire del mannese, ha sacrificato per ora la classifica, scivolando quindi in quarta posizione a 2'55" dal nuovo capoclassifica. Capoclassifica finalmente kazako, visto che l'uomo Astana Dmitriy Muravyev è uno degli elementi storici della formazione centroasiatica: si segnalano capannelli di folla per tutta la serata nella repubblica ex sovietica e il responsabile della formazione, il ben noto Alexander Vinokourov, ha promesso al compagno di tante battaglie e feste un cospicuo premio in caso di raggiungimento dell'obiettivo finale. Rientrato prepotentemente in classifica grazie alla vittoria di tappe, Tuft si è portato addirittura al secondo posto, con solo 1'06" da recuperare. Westra, altro vincitore morale di giornata, sale sull'ultimo gradino del podio a 3'44" mentre, detto del quarto posto, il quinto va al belga della Vacansoleil Kris Boeckmans che si trova a 3'56". Ultima posizione sempre occupata dal britannico della Sky Chris Froome, il cui distacco ha superato le due ore di gara, attestandosi precisamente a 2h01'13".

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Flandria)

Roger De Vlaeminck con la Flandria al Tour de France 1970 © randovelonature.canalblog.com

A cavallo tra i '60 ed i '70, per 20 anni, non solo la Faema rappresentava l'apice del dominio belga di quegli anni. Al Tour de France si presentava anche la Flandria, famosa marca di biciclette e motociclette, diretta dal mitico Briek Schötte, secondo nel Tour del 1948 vinto da Bartali e spesso protagonista del Giro delle Fiandre, vinto da lui in due edizioni. In quegli anni Schötte radunò attorno a sé una serie di talenti, belgi e non, con i quali condivise il destino di non vincere mai il Tour de France, ma si tolse ugualmente parecchie soddisfazioni. La prima apparizione si segnala nel 1962 (anno nel quale però Schötte non diresse) e subito ci si rende protagonisti con Joseph Planckaert, nel suo anno di grazia. Aveva già vinto la Liegi e al Tour conquistò la maglia gialla nella 13a tappa, dopo la cronoscalata di Superbagneres. Anquetil dovette aspettare una settimana, fino alla crono di Lione, per potergli finalmente strappare la maglia gialla; Planckaert, staccato di 5', terminò secondo. L'anno dopo il connubio Faema-Flandria produsse il quinto posto di Armand Desmet ed il sesto dello spagnolo Soler. Dopo qualche edizione sottotono e gli ultimi Tour per nazioni, la Flandria si ripresenta nel 1969 con un neoprofessionista 2° alla Sanremo e già campione belga, tale Roger De Vlaeminck, il quale però al primo tour coglierà solo un terzo posto, mentre Eric Leman vincerà una tappa a Charleville-Mézierès. Decisamente più fortuna nel 1970 per lui (vincente a Valenciennes) e per un altro neoprofessionista, Joop Zoetemelk, che si rivelerà al grande pubblico concludendo secondo nella classifica finale, grazie a una grande prestazione nella tappa di Divonne-Les-Bains ed a una grande regolarità mostrata su Alpi e Pirenei. Zoetemelk bissa nel 1971, riuscendo anche ad indossare la maglia gialla per un giorno a Grenoble, dove lui e Ocaña misero nel sacco Merckx, salvo poi cederla al tornado spagnolo il giorno dopo ad Orcières-Merlette, dove Ocaña infliggerà distacchi abissali a tutti. Ancora acerbo per poter lottare alla pari con Merckx e Ocaña, Zoetemelk finirà comunque secondo in classifica a causa della caduta di quest'ultimo sul col de Menté, superando Van Impe nell'ultima crono. Più anonimo il suo 1972, che si segnala solo per lo scollinamento in cima al Galibier, oltre che per il 5° posto finale: l'anno dopo passerà alla Gitane. Negli anni dal 1974 al 1979 la Flandria fu in diversi modi protagonista al Tour, lanciando alla grande Freddy Maertens, che nel 1976 si rivelò al grande pubblico tenendo la maglia gialla fino alla dodicesima tappa e vincendo otto tappe, chiudendo il Tour con la maglia verde e in ottava posizione. Il nuovo feticcio di Schötte per la classifica era però Michael Pollentier, uno dei ciclisti meno aggraziati che la storia delle due ruote ricordi. Pollentier concluse il Tour de France al settimo posto nel 1974 e nel 1976, ma fu il 1978 l'anno per il quale viene più ricordato, anno del suo revocato successo all'Alpe d'Huez. Lì Pollentier, che era quarto in classifica, tentò di aggirare i controlli antidoping usando urine contraffatte: fu scoperto e cacciato dalla corsa. A salvare la faccia della Flandria ci pensarono comunque i successi di Maertens, ancora in verde, e Joaquim Agostinho, che terminò sul terzo gradino del podio. Il portoghese replicò nel 1979, anno del tornado Hinault, fregiandosi anche di un successo di tappa sull'Alpe d'Huez.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Flandria)

Roger De Vlaeminck con la Flandria al Tour de France 1970 © randovelonature.canalblog.com

A cavallo tra i '60 ed i '70, per 20 anni, non solo la Faema rappresentava l'apice del dominio belga di quegli anni. Al Tour de France si presentava anche la Flandria, famosa marca di biciclette e motociclette, diretta dal mitico Briek Schötte, secondo nel Tour del 1948 vinto da Bartali e spesso protagonista del Giro delle Fiandre, vinto da lui in due edizioni. In quegli anni Schötte radunò attorno a sé una serie di talenti, belgi e non, con i quali condivise il destino di non vincere mai il Tour de France, ma si tolse ugualmente parecchie soddisfazioni. La prima apparizione si segnala nel 1962 (anno nel quale però Schötte non diresse) e subito ci si rende protagonisti con Joseph Planckaert, nel suo anno di grazia. Aveva già vinto la Liegi e al Tour conquistò la maglia gialla nella 13a tappa, dopo la cronoscalata di Superbagneres. Anquetil dovette aspettare una settimana, fino alla crono di Lione, per potergli finalmente strappare la maglia gialla; Planckaert, staccato di 5', terminò secondo. L'anno dopo il connubio Faema-Flandria produsse il quinto posto di Armand Desmet ed il sesto dello spagnolo Soler. Dopo qualche edizione sottotono e gli ultimi Tour per nazioni, la Flandria si ripresenta nel 1969 con un neoprofessionista 2° alla Sanremo e già campione belga, tale Roger De Vlaeminck, il quale però al primo tour coglierà solo un terzo posto, mentre Eric Leman vincerà una tappa a Charleville-Mézierès. Decisamente più fortuna nel 1970 per lui (vincente a Valenciennes) e per un altro neoprofessionista, Joop Zoetemelk, che si rivelerà al grande pubblico concludendo secondo nella classifica finale, grazie a una grande prestazione nella tappa di Divonne-Les-Bains ed a una grande regolarità mostrata su Alpi e Pirenei. Zoetemelk bissa nel 1971, riuscendo anche ad indossare la maglia gialla per un giorno a Grenoble, dove lui e Ocaña misero nel sacco Merckx, salvo poi cederla al tornado spagnolo il giorno dopo ad Orcières-Merlette, dove Ocaña infliggerà distacchi abissali a tutti. Ancora acerbo per poter lottare alla pari con Merckx e Ocaña, Zoetemelk finirà comunque secondo in classifica a causa della caduta di quest'ultimo sul col de Menté, superando Van Impe nell'ultima crono. Più anonimo il suo 1972, che si segnala solo per lo scollinamento in cima al Galibier, oltre che per il 5° posto finale: l'anno dopo passerà alla Gitane. Negli anni dal 1974 al 1979 la Flandria fu in diversi modi protagonista al Tour, lanciando alla grande Freddy Maertens, che nel 1976 si rivelò al grande pubblico tenendo la maglia gialla fino alla dodicesima tappa e vincendo otto tappe, chiudendo il Tour con la maglia verde e in ottava posizione. Il nuovo feticcio di Schötte per la classifica era però Michael Pollentier, uno dei ciclisti meno aggraziati che la storia delle due ruote ricordi. Pollentier concluse il Tour de France al settimo posto nel 1974 e nel 1976, ma fu il 1978 l'anno per il quale viene più ricordato, anno del suo revocato successo all'Alpe d'Huez. Lì Pollentier, che era quarto in classifica, tentò di aggirare i controlli antidoping usando urine contraffatte: fu scoperto e cacciato dalla corsa. A salvare la faccia della Flandria ci pensarono comunque i successi di Maertens, ancora in verde, e Joaquim Agostinho, che terminò sul terzo gradino del podio. Il portoghese replicò nel 1979, anno del tornado Hinault, fregiandosi anche di un successo di tappa sull'Alpe d'Huez.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

Svein TuftVittoria canadese sulle strade bretoni, con Svein Tuft dell'Orica che ha conquistato con ampio margine la decima tappa del Tour de France. Fedele allo spirito della squadra il trentaseienne coglie il primo successo in carriera alla Boucle, visto che è alla prima partecipazione: la sua presenza decisa dal management aussie è stata azzeccata, dato il significativo vantaggio acquisito - 2'15" - sul primo dei battuti, il britannico della Sky Peter Kennaugh. Al terzo posto, regolando altri sette avversari, si è classificato il belga della Lotto Bart De Clercq che ha pagato 2'19" dal vincitore. A seguire il quarto posto va all'olandese della Vacansoleil Lieuwe Westra, bravo nel ridestarsi dopo una giornata che l'ha visto protagonista in negativo, visto che ha inseguito il gruppo nonostante le sfavorevoli condizioni in cui si trovava. Chiude la top 5 il friulano Alessandro De Marchi della Cannondale, al primo acuto personale in questi dieci giorni di gara. Ultimo a 8'42" il tedesco dell'Argos Marcel Kittel, alla seconda apparizione in questa infausta posizione. Rivoluzione in classifica generale: l'ex leader, l'olandese dell'Argos Tom Veelers, è stato protagonista di una diatriba col britannico Mark Cavendish dell'Omega Pharma e, pur di non cedere facilmente alle mire del mannese, ha sacrificato per ora la classifica, scivolando quindi in quarta posizione a 2'55" dal nuovo capoclassifica. Capoclassifica finalmente kazako, visto che l'uomo Astana Dmitriy Muravyev è uno degli elementi storici della formazione centroasiatica: si segnalano capannelli di folla per tutta la serata nella repubblica ex sovietica e il responsabile della formazione, il ben noto Alexander Vinokourov, ha promesso al compagno di tante battaglie e feste un cospicuo premio in caso di raggiungimento dell'obiettivo finale. Rientrato prepotentemente in classifica grazie alla vittoria di tappe, Tuft si è portato addirittura al secondo posto, con solo 1'06" da recuperare. Westra, altro vincitore morale di giornata, sale sull'ultimo gradino del podio a 3'44" mentre, detto del quarto posto, il quinto va al belga della Vacansoleil Kris Boeckmans che si trova a 3'56". Ultima posizione sempre occupata dal britannico della Sky Chris Froome, il cui distacco ha superato le due ore di gara, attestandosi precisamente a 2h01'13".

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Flandria)

Roger De Vlaeminck con la Flandria al Tour de France 1970 © randovelonature.canalblog.com

A cavallo tra i '60 ed i '70, per 20 anni, non solo la Faema rappresentava l'apice del dominio belga di quegli anni. Al Tour de France si presentava anche la Flandria, famosa marca di biciclette e motociclette, diretta dal mitico Briek Schötte, secondo nel Tour del 1948 vinto da Bartali e spesso protagonista del Giro delle Fiandre, vinto da lui in due edizioni. In quegli anni Schötte radunò attorno a sé una serie di talenti, belgi e non, con i quali condivise il destino di non vincere mai il Tour de France, ma si tolse ugualmente parecchie soddisfazioni. La prima apparizione si segnala nel 1962 (anno nel quale però Schötte non diresse) e subito ci si rende protagonisti con Joseph Planckaert, nel suo anno di grazia. Aveva già vinto la Liegi e al Tour conquistò la maglia gialla nella 13a tappa, dopo la cronoscalata di Superbagneres. Anquetil dovette aspettare una settimana, fino alla crono di Lione, per potergli finalmente strappare la maglia gialla; Planckaert, staccato di 5', terminò secondo. L'anno dopo il connubio Faema-Flandria produsse il quinto posto di Armand Desmet ed il sesto dello spagnolo Soler. Dopo qualche edizione sottotono e gli ultimi Tour per nazioni, la Flandria si ripresenta nel 1969 con un neoprofessionista 2° alla Sanremo e già campione belga, tale Roger De Vlaeminck, il quale però al primo tour coglierà solo un terzo posto, mentre Eric Leman vincerà una tappa a Charleville-Mézierès. Decisamente più fortuna nel 1970 per lui (vincente a Valenciennes) e per un altro neoprofessionista, Joop Zoetemelk, che si rivelerà al grande pubblico concludendo secondo nella classifica finale, grazie a una grande prestazione nella tappa di Divonne-Les-Bains ed a una grande regolarità mostrata su Alpi e Pirenei. Zoetemelk bissa nel 1971, riuscendo anche ad indossare la maglia gialla per un giorno a Grenoble, dove lui e Ocaña misero nel sacco Merckx, salvo poi cederla al tornado spagnolo il giorno dopo ad Orcières-Merlette, dove Ocaña infliggerà distacchi abissali a tutti. Ancora acerbo per poter lottare alla pari con Merckx e Ocaña, Zoetemelk finirà comunque secondo in classifica a causa della caduta di quest'ultimo sul col de Menté, superando Van Impe nell'ultima crono. Più anonimo il suo 1972, che si segnala solo per lo scollinamento in cima al Galibier, oltre che per il 5° posto finale: l'anno dopo passerà alla Gitane. Negli anni dal 1974 al 1979 la Flandria fu in diversi modi protagonista al Tour, lanciando alla grande Freddy Maertens, che nel 1976 si rivelò al grande pubblico tenendo la maglia gialla fino alla dodicesima tappa e vincendo otto tappe, chiudendo il Tour con la maglia verde e in ottava posizione. Il nuovo feticcio di Schötte per la classifica era però Michael Pollentier, uno dei ciclisti meno aggraziati che la storia delle due ruote ricordi. Pollentier concluse il Tour de France al settimo posto nel 1974 e nel 1976, ma fu il 1978 l'anno per il quale viene più ricordato, anno del suo revocato successo all'Alpe d'Huez. Lì Pollentier, che era quarto in classifica, tentò di aggirare i controlli antidoping usando urine contraffatte: fu scoperto e cacciato dalla corsa. A salvare la faccia della Flandria ci pensarono comunque i successi di Maertens, ancora in verde, e Joaquim Agostinho, che terminò sul terzo gradino del podio. Il portoghese replicò nel 1979, anno del tornado Hinault, fregiandosi anche di un successo di tappa sull'Alpe d'Huez.

Nicola Stufano

100% Grandi Squadre (Flandria)

Roger De Vlaeminck con la Flandria al Tour de France 1970 © randovelonature.canalblog.com

A cavallo tra i '60 ed i '70, per 20 anni, non solo la Faema rappresentava l'apice del dominio belga di quegli anni. Al Tour de France si presentava anche la Flandria, famosa marca di biciclette e motociclette, diretta dal mitico Briek Schötte, secondo nel Tour del 1948 vinto da Bartali e spesso protagonista del Giro delle Fiandre, vinto da lui in due edizioni. In quegli anni Schötte radunò attorno a sé una serie di talenti, belgi e non, con i quali condivise il destino di non vincere mai il Tour de France, ma si tolse ugualmente parecchie soddisfazioni. La prima apparizione si segnala nel 1962 (anno nel quale però Schötte non diresse) e subito ci si rende protagonisti con Joseph Planckaert, nel suo anno di grazia. Aveva già vinto la Liegi e al Tour conquistò la maglia gialla nella 13a tappa, dopo la cronoscalata di Superbagneres. Anquetil dovette aspettare una settimana, fino alla crono di Lione, per potergli finalmente strappare la maglia gialla; Planckaert, staccato di 5', terminò secondo. L'anno dopo il connubio Faema-Flandria produsse il quinto posto di Armand Desmet ed il sesto dello spagnolo Soler. Dopo qualche edizione sottotono e gli ultimi Tour per nazioni, la Flandria si ripresenta nel 1969 con un neoprofessionista 2° alla Sanremo e già campione belga, tale Roger De Vlaeminck, il quale però al primo tour coglierà solo un terzo posto, mentre Eric Leman vincerà una tappa a Charleville-Mézierès. Decisamente più fortuna nel 1970 per lui (vincente a Valenciennes) e per un altro neoprofessionista, Joop Zoetemelk, che si rivelerà al grande pubblico concludendo secondo nella classifica finale, grazie a una grande prestazione nella tappa di Divonne-Les-Bains ed a una grande regolarità mostrata su Alpi e Pirenei. Zoetemelk bissa nel 1971, riuscendo anche ad indossare la maglia gialla per un giorno a Grenoble, dove lui e Ocaña misero nel sacco Merckx, salvo poi cederla al tornado spagnolo il giorno dopo ad Orcières-Merlette, dove Ocaña infliggerà distacchi abissali a tutti. Ancora acerbo per poter lottare alla pari con Merckx e Ocaña, Zoetemelk finirà comunque secondo in classifica a causa della caduta di quest'ultimo sul col de Menté, superando Van Impe nell'ultima crono. Più anonimo il suo 1972, che si segnala solo per lo scollinamento in cima al Galibier, oltre che per il 5° posto finale: l'anno dopo passerà alla Gitane. Negli anni dal 1974 al 1979 la Flandria fu in diversi modi protagonista al Tour, lanciando alla grande Freddy Maertens, che nel 1976 si rivelò al grande pubblico tenendo la maglia gialla fino alla dodicesima tappa e vincendo otto tappe, chiudendo il Tour con la maglia verde e in ottava posizione. Il nuovo feticcio di Schötte per la classifica era però Michael Pollentier, uno dei ciclisti meno aggraziati che la storia delle due ruote ricordi. Pollentier concluse il Tour de France al settimo posto nel 1974 e nel 1976, ma fu il 1978 l'anno per il quale viene più ricordato, anno del suo revocato successo all'Alpe d'Huez. Lì Pollentier, che era quarto in classifica, tentò di aggirare i controlli antidoping usando urine contraffatte: fu scoperto e cacciato dalla corsa. A salvare la faccia della Flandria ci pensarono comunque i successi di Maertens, ancora in verde, e Joaquim Agostinho, che terminò sul terzo gradino del podio. Il portoghese replicò nel 1979, anno del tornado Hinault, fregiandosi anche di un successo di tappa sull'Alpe d'Huez.

Nicola Stufano

La classifica al contrario

Svein TuftVittoria canadese sulle strade bretoni, con Svein Tuft dell'Orica che ha conquistato con ampio margine la decima tappa del Tour de France. Fedele allo spirito della squadra il trentaseienne coglie il primo successo in carriera alla Boucle, visto che è alla prima partecipazione: la sua presenza decisa dal management aussie è stata azzeccata, dato il significativo vantaggio acquisito - 2'15" - sul primo dei battuti, il britannico della Sky Peter Kennaugh. Al terzo posto, regolando altri sette avversari, si è classificato il belga della Lotto Bart De Clercq che ha pagato 2'19" dal vincitore. A seguire il quarto posto va all'olandese della Vacansoleil Lieuwe Westra, bravo nel ridestarsi dopo una giornata che l'ha visto protagonista in negativo, visto che ha inseguito il gruppo nonostante le sfavorevoli condizioni in cui si trovava. Chiude la top 5 il friulano Alessandro De Marchi della Cannondale, al primo acuto personale in questi dieci giorni di gara. Ultimo a 8'42" il tedesco dell'Argos Marcel Kittel, alla seconda apparizione in questa infausta posizione. Rivoluzione in classifica generale: l'ex leader, l'olandese dell'Argos Tom Veelers, è stato protagonista di una diatriba col britannico Mark Cavendish dell'Omega Pharma e, pur di non cedere facilmente alle mire del mannese, ha sacrificato per ora la classifica, scivolando quindi in quarta posizione a 2'55" dal nuovo capoclassifica. Capoclassifica finalmente kazako, visto che l'uomo Astana Dmitriy Muravyev è uno degli elementi storici della formazione centroasiatica: si segnalano capannelli di folla per tutta la serata nella repubblica ex sovietica e il responsabile della formazione, il ben noto Alexander Vinokourov, ha promesso al compagno di tante battaglie e feste un cospicuo premio in caso di raggiungimento dell'obiettivo finale. Rientrato prepotentemente in classifica grazie alla vittoria di tappe, Tuft si è portato addirittura al secondo posto, con solo 1'06" da recuperare. Westra, altro vincitore morale di giornata, sale sull'ultimo gradino del podio a 3'44" mentre, detto del quarto posto, il quinto va al belga della Vacansoleil Kris Boeckmans che si trova a 3'56". Ultima posizione sempre occupata dal britannico della Sky Chris Froome, il cui distacco ha superato le due ore di gara, attestandosi precisamente a 2h01'13".

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