Il Portale del Ciclismo professionistico

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Per gli italiani (ma per i ciclofili in genere) Saint-Malo fa rima con "Coppi in crisi". Altri tempi (il '49), altri Tour (Fausto poi quella Boucle la vinse). Stavolta la decima tappa, subito dopo il primo giorno di riposo (e dopo il trasferimento aereo dai Pirenei - a sud - alla Loira Atlantica - a nord) non dovrebbe far danni, almeno questo suggerisce l'altimetria, rappresentata dal piattone che longitudinalmente taglia da Saint-Gildas all'Atlantico la penisola bretone, senza incontrare rilievi di rilievo (più che trascurabile il chilometro di Gpm della Côte de Dinan a 55 km dal traguardo). Fuga da lontano, squadre dei velocisti impegnate a ricucire senza grossi patemi, ma occhio agli ultimi 25 km, allorquando si approda alla costa e - come sempre in questi casi - se c'è vento qualcosa di strano può succedere: il tratto da Cancale all'arrivo è tutto esposto alle correnti, qualcuno potrebbe approfittarne per giocare la sorpresa dei ventagli. Altrimenti, sprint massivo, con gli ultimi 5 km che non presentano curve ma solo quattro semicurve.

Saint-Gildas-des-Bois

Il Tour de France riparte dalla Bretagna, da una piccola località capoluogo della Loira Atlantica che lega indissolubilmente il suo nome a San Gildas di Rhuys, abate scozzese che si dedicò alla rievangelizzazione delle isole britanniche dopo lo sfacelo dell'impero romano tra il quinto e il sesto secolo d.C. Dopodiché attraversò la manica e raccolse proseliti anche in Bretagna, fondando nella località di Rhuys il monastero dove poi verrà sepolto. Poco lontano, nell'undicesimo secolo, dei benedettini devoti a San Gildas fondarono un'abbazia a fianco a una foresta di pini piantati durante il regno di Luigi Filippo, da qui il nome di Saint-Gildas-des-Bois. Attorno all'abbazia poi negli anni è venuta a costruirsi questa piccola comunità, mentre l'abbazia, una delle più belle della Bretagna nonostante le vetrate antiche siano andate distrutte durante la seconda guerra mondiale, ora ospita la comunità delle sorelle di San Gildas.

Saint-Malo

La popolare località turistica di Saint-Malo ha avuto già l'onore di ospitare il Tour in otto precedenti occasioni, doppiando partenza e arrivo in cinque di queste. L'esordio avvenne nel 1949, con partenza da Saint-Malo e arrivo Les Sables d'Olonne, per l'anacronistica distanza di 305 km, l'ultimo episodio cinque anni fa, con la Saint-Malo - Nantes che vestì Romain Feillu di giallo. Poi, per trovare un arrivo bisogna andare abbastanza indietro nel tempo, alla Flers-Saint Malo del 1980 che vide baciato dal successo il passista olandese Bert Oosterbosch (Raleigh). Saint-Malo è una località che ha premiato diversi atleti del nord, in particolare belgi: Daems nel 1962, Godefroot nel 1967 ed uno scatenato Sercu nel 1974 han lasciato la loro impronta. Diverse le sfide in volata, col nostro Alessandro Fantini che nel 1956 arrivò con un gruppo di undici uomini e fu battuto solo da Joseph Morvan.

Nicola Stufano
Saint-Gildas-des-Bois

Il Tour de France riparte dalla Bretagna, da una piccola località capoluogo della Loira Atlantica che lega indissolubilmente il suo nome a San Gildas di Rhuys, abate scozzese che si dedicò alla rievangelizzazione delle isole britanniche dopo lo sfacelo dell'impero romano tra il quinto e il sesto secolo d.C. Dopodiché attraversò la manica e raccolse proseliti anche in Bretagna, fondando nella località di Rhuys il monastero dove poi verrà sepolto. Poco lontano, nell'undicesimo secolo, dei benedettini devoti a San Gildas fondarono un'abbazia a fianco a una foresta di pini piantati durante il regno di Luigi Filippo, da qui il nome di Saint-Gildas-des-Bois. Attorno all'abbazia poi negli anni è venuta a costruirsi questa piccola comunità, mentre l'abbazia, una delle più belle della Bretagna nonostante le vetrate antiche siano andate distrutte durante la seconda guerra mondiale, ora ospita la comunità delle sorelle di San Gildas.

Saint-Malo

La popolare località turistica di Saint-Malo ha avuto già l'onore di ospitare il Tour in otto precedenti occasioni, doppiando partenza e arrivo in cinque di queste. L'esordio avvenne nel 1949, con partenza da Saint-Malo e arrivo Les Sables d'Olonne, per l'anacronistica distanza di 305 km, l'ultimo episodio cinque anni fa, con la Saint-Malo - Nantes che vestì Romain Feillu di giallo. Poi, per trovare un arrivo bisogna andare abbastanza indietro nel tempo, alla Flers-Saint Malo del 1980 che vide baciato dal successo il passista olandese Bert Oosterbosch (Raleigh). Saint-Malo è una località che ha premiato diversi atleti del nord, in particolare belgi: Daems nel 1962, Godefroot nel 1967 ed uno scatenato Sercu nel 1974 han lasciato la loro impronta. Diverse le sfide in volata, col nostro Alessandro Fantini che nel 1956 arrivò con un gruppo di undici uomini e fu battuto solo da Joseph Morvan.

Saint-Gildas-des-Bois

Il Tour de France riparte dalla Bretagna, da una piccola località capoluogo della Loira Atlantica che lega indissolubilmente il suo nome a San Gildas di Rhuys, abate scozzese che si dedicò alla rievangelizzazione delle isole britanniche dopo lo sfacelo dell'impero romano tra il quinto e il sesto secolo d.C. Dopodiché attraversò la manica e raccolse proseliti anche in Bretagna, fondando nella località di Rhuys il monastero dove poi verrà sepolto. Poco lontano, nell'undicesimo secolo, dei benedettini devoti a San Gildas fondarono un'abbazia a fianco a una foresta di pini piantati durante il regno di Luigi Filippo, da qui il nome di Saint-Gildas-des-Bois. Attorno all'abbazia poi negli anni è venuta a costruirsi questa piccola comunità, mentre l'abbazia, una delle più belle della Bretagna nonostante le vetrate antiche siano andate distrutte durante la seconda guerra mondiale, ora ospita la comunità delle sorelle di San Gildas.

Saint-Malo

La popolare località turistica di Saint-Malo ha avuto già l'onore di ospitare il Tour in otto precedenti occasioni, doppiando partenza e arrivo in cinque di queste. L'esordio avvenne nel 1949, con partenza da Saint-Malo e arrivo Les Sables d'Olonne, per l'anacronistica distanza di 305 km, l'ultimo episodio cinque anni fa, con la Saint-Malo - Nantes che vestì Romain Feillu di giallo. Poi, per trovare un arrivo bisogna andare abbastanza indietro nel tempo, alla Flers-Saint Malo del 1980 che vide baciato dal successo il passista olandese Bert Oosterbosch (Raleigh). Saint-Malo è una località che ha premiato diversi atleti del nord, in particolare belgi: Daems nel 1962, Godefroot nel 1967 ed uno scatenato Sercu nel 1974 han lasciato la loro impronta. Diverse le sfide in volata, col nostro Alessandro Fantini che nel 1956 arrivò con un gruppo di undici uomini e fu battuto solo da Joseph Morvan.

Saint-Gildas-des-Bois

Il Tour de France riparte dalla Bretagna, da una piccola località capoluogo della Loira Atlantica che lega indissolubilmente il suo nome a San Gildas di Rhuys, abate scozzese che si dedicò alla rievangelizzazione delle isole britanniche dopo lo sfacelo dell'impero romano tra il quinto e il sesto secolo d.C. Dopodiché attraversò la manica e raccolse proseliti anche in Bretagna, fondando nella località di Rhuys il monastero dove poi verrà sepolto. Poco lontano, nell'undicesimo secolo, dei benedettini devoti a San Gildas fondarono un'abbazia a fianco a una foresta di pini piantati durante il regno di Luigi Filippo, da qui il nome di Saint-Gildas-des-Bois. Attorno all'abbazia poi negli anni è venuta a costruirsi questa piccola comunità, mentre l'abbazia, una delle più belle della Bretagna nonostante le vetrate antiche siano andate distrutte durante la seconda guerra mondiale, ora ospita la comunità delle sorelle di San Gildas.

Saint-Malo

La popolare località turistica di Saint-Malo ha avuto già l'onore di ospitare il Tour in otto precedenti occasioni, doppiando partenza e arrivo in cinque di queste. L'esordio avvenne nel 1949, con partenza da Saint-Malo e arrivo Les Sables d'Olonne, per l'anacronistica distanza di 305 km, l'ultimo episodio cinque anni fa, con la Saint-Malo - Nantes che vestì Romain Feillu di giallo. Poi, per trovare un arrivo bisogna andare abbastanza indietro nel tempo, alla Flers-Saint Malo del 1980 che vide baciato dal successo il passista olandese Bert Oosterbosch (Raleigh). Saint-Malo è una località che ha premiato diversi atleti del nord, in particolare belgi: Daems nel 1962, Godefroot nel 1967 ed uno scatenato Sercu nel 1974 han lasciato la loro impronta. Diverse le sfide in volata, col nostro Alessandro Fantini che nel 1956 arrivò con un gruppo di undici uomini e fu battuto solo da Joseph Morvan.

Saint-Gildas-des-Bois

Il Tour de France riparte dalla Bretagna, da una piccola località capoluogo della Loira Atlantica che lega indissolubilmente il suo nome a San Gildas di Rhuys, abate scozzese che si dedicò alla rievangelizzazione delle isole britanniche dopo lo sfacelo dell'impero romano tra il quinto e il sesto secolo d.C. Dopodiché attraversò la manica e raccolse proseliti anche in Bretagna, fondando nella località di Rhuys il monastero dove poi verrà sepolto. Poco lontano, nell'undicesimo secolo, dei benedettini devoti a San Gildas fondarono un'abbazia a fianco a una foresta di pini piantati durante il regno di Luigi Filippo, da qui il nome di Saint-Gildas-des-Bois. Attorno all'abbazia poi negli anni è venuta a costruirsi questa piccola comunità, mentre l'abbazia, una delle più belle della Bretagna nonostante le vetrate antiche siano andate distrutte durante la seconda guerra mondiale, ora ospita la comunità delle sorelle di San Gildas.

Saint-Malo

La popolare località turistica di Saint-Malo ha avuto già l'onore di ospitare il Tour in otto precedenti occasioni, doppiando partenza e arrivo in cinque di queste. L'esordio avvenne nel 1949, con partenza da Saint-Malo e arrivo Les Sables d'Olonne, per l'anacronistica distanza di 305 km, l'ultimo episodio cinque anni fa, con la Saint-Malo - Nantes che vestì Romain Feillu di giallo. Poi, per trovare un arrivo bisogna andare abbastanza indietro nel tempo, alla Flers-Saint Malo del 1980 che vide baciato dal successo il passista olandese Bert Oosterbosch (Raleigh). Saint-Malo è una località che ha premiato diversi atleti del nord, in particolare belgi: Daems nel 1962, Godefroot nel 1967 ed uno scatenato Sercu nel 1974 han lasciato la loro impronta. Diverse le sfide in volata, col nostro Alessandro Fantini che nel 1956 arrivò con un gruppo di undici uomini e fu battuto solo da Joseph Morvan.

Saint-Gildas-des-Bois

Il Tour de France riparte dalla Bretagna, da una piccola località capoluogo della Loira Atlantica che lega indissolubilmente il suo nome a San Gildas di Rhuys, abate scozzese che si dedicò alla rievangelizzazione delle isole britanniche dopo lo sfacelo dell'impero romano tra il quinto e il sesto secolo d.C. Dopodiché attraversò la manica e raccolse proseliti anche in Bretagna, fondando nella località di Rhuys il monastero dove poi verrà sepolto. Poco lontano, nell'undicesimo secolo, dei benedettini devoti a San Gildas fondarono un'abbazia a fianco a una foresta di pini piantati durante il regno di Luigi Filippo, da qui il nome di Saint-Gildas-des-Bois. Attorno all'abbazia poi negli anni è venuta a costruirsi questa piccola comunità, mentre l'abbazia, una delle più belle della Bretagna nonostante le vetrate antiche siano andate distrutte durante la seconda guerra mondiale, ora ospita la comunità delle sorelle di San Gildas.

Saint-Malo

La popolare località turistica di Saint-Malo ha avuto già l'onore di ospitare il Tour in otto precedenti occasioni, doppiando partenza e arrivo in cinque di queste. L'esordio avvenne nel 1949, con partenza da Saint-Malo e arrivo Les Sables d'Olonne, per l'anacronistica distanza di 305 km, l'ultimo episodio cinque anni fa, con la Saint-Malo - Nantes che vestì Romain Feillu di giallo. Poi, per trovare un arrivo bisogna andare abbastanza indietro nel tempo, alla Flers-Saint Malo del 1980 che vide baciato dal successo il passista olandese Bert Oosterbosch (Raleigh). Saint-Malo è una località che ha premiato diversi atleti del nord, in particolare belgi: Daems nel 1962, Godefroot nel 1967 ed uno scatenato Sercu nel 1974 han lasciato la loro impronta. Diverse le sfide in volata, col nostro Alessandro Fantini che nel 1956 arrivò con un gruppo di undici uomini e fu battuto solo da Joseph Morvan.

Meteo

12.50 - Saint-Gildas-des-Bois
15.50 - Le Hinglé
17.30 - Saint-Malo

Soggetti Alternativi

Debutta al Tour de France nella stagione che l'ha visto esordire (e arrivare fino in fondo) anche al Giro d'Italia. Atleta che per anni ha praticato con profitto il ciclocross, ben comportandosi anche in maglia azzurra, è un passista molto forte, dotato anche di ottimo spunto veloce. Nell'ultima stagione tra i dilettanti si mise in grande evidenza vincendo il Gran Premio Liberazione, il Trofeo Alcide de Gasperi e il titolo italiano Under 23 tra le altre corse, giungendo anche quinto al Fiandre Espoirs. Inseritosi molto bene fin da subito nei meccanismi dell'Omega Pharma-Quick Step, potrebbe in futuro fare molto bene nelle classiche del Nord ma per adesso si è distinto come ottimo apripista nel treno di Mark Cavendish. Il campione britannico conta molto su di lui, del resto si può fare cin-cin anche con un buon...Trentin!

Vivian Ghianni

Debutta al Tour de France nella stagione che l'ha visto esordire (e arrivare fino in fondo) anche al Giro d'Italia. Atleta che per anni ha praticato con profitto il ciclocross, ben comportandosi anche in maglia azzurra, è un passista molto forte, dotato anche di ottimo spunto veloce. Nell'ultima stagione tra i dilettanti si mise in grande evidenza vincendo il Gran Premio Liberazione, il Trofeo Alcide de Gasperi e il titolo italiano Under 23 tra le altre corse, giungendo anche quinto al Fiandre Espoirs. Inseritosi molto bene fin da subito nei meccanismi dell'Omega Pharma-Quick Step, potrebbe in futuro fare molto bene nelle classiche del Nord ma per adesso si è distinto come ottimo apripista nel treno di Mark Cavendish. Il campione britannico conta molto su di lui, del resto si può fare cin-cin anche con un buon...Trentin!

Debutta al Tour de France nella stagione che l'ha visto esordire (e arrivare fino in fondo) anche al Giro d'Italia. Atleta che per anni ha praticato con profitto il ciclocross, ben comportandosi anche in maglia azzurra, è un passista molto forte, dotato anche di ottimo spunto veloce. Nell'ultima stagione tra i dilettanti si mise in grande evidenza vincendo il Gran Premio Liberazione, il Trofeo Alcide de Gasperi e il titolo italiano Under 23 tra le altre corse, giungendo anche quinto al Fiandre Espoirs. Inseritosi molto bene fin da subito nei meccanismi dell'Omega Pharma-Quick Step, potrebbe in futuro fare molto bene nelle classiche del Nord ma per adesso si è distinto come ottimo apripista nel treno di Mark Cavendish. Il campione britannico conta molto su di lui, del resto si può fare cin-cin anche con un buon...Trentin!

Debutta al Tour de France nella stagione che l'ha visto esordire (e arrivare fino in fondo) anche al Giro d'Italia. Atleta che per anni ha praticato con profitto il ciclocross, ben comportandosi anche in maglia azzurra, è un passista molto forte, dotato anche di ottimo spunto veloce. Nell'ultima stagione tra i dilettanti si mise in grande evidenza vincendo il Gran Premio Liberazione, il Trofeo Alcide de Gasperi e il titolo italiano Under 23 tra le altre corse, giungendo anche quinto al Fiandre Espoirs. Inseritosi molto bene fin da subito nei meccanismi dell'Omega Pharma-Quick Step, potrebbe in futuro fare molto bene nelle classiche del Nord ma per adesso si è distinto come ottimo apripista nel treno di Mark Cavendish. Il campione britannico conta molto su di lui, del resto si può fare cin-cin anche con un buon...Trentin!

Debutta al Tour de France nella stagione che l'ha visto esordire (e arrivare fino in fondo) anche al Giro d'Italia. Atleta che per anni ha praticato con profitto il ciclocross, ben comportandosi anche in maglia azzurra, è un passista molto forte, dotato anche di ottimo spunto veloce. Nell'ultima stagione tra i dilettanti si mise in grande evidenza vincendo il Gran Premio Liberazione, il Trofeo Alcide de Gasperi e il titolo italiano Under 23 tra le altre corse, giungendo anche quinto al Fiandre Espoirs. Inseritosi molto bene fin da subito nei meccanismi dell'Omega Pharma-Quick Step, potrebbe in futuro fare molto bene nelle classiche del Nord ma per adesso si è distinto come ottimo apripista nel treno di Mark Cavendish. Il campione britannico conta molto su di lui, del resto si può fare cin-cin anche con un buon...Trentin!

Debutta al Tour de France nella stagione che l'ha visto esordire (e arrivare fino in fondo) anche al Giro d'Italia. Atleta che per anni ha praticato con profitto il ciclocross, ben comportandosi anche in maglia azzurra, è un passista molto forte, dotato anche di ottimo spunto veloce. Nell'ultima stagione tra i dilettanti si mise in grande evidenza vincendo il Gran Premio Liberazione, il Trofeo Alcide de Gasperi e il titolo italiano Under 23 tra le altre corse, giungendo anche quinto al Fiandre Espoirs. Inseritosi molto bene fin da subito nei meccanismi dell'Omega Pharma-Quick Step, potrebbe in futuro fare molto bene nelle classiche del Nord ma per adesso si è distinto come ottimo apripista nel treno di Mark Cavendish. Il campione britannico conta molto su di lui, del resto si può fare cin-cin anche con un buon...Trentin!

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@NikiTerpstra: Piccola curiosità dal massaggiatore @Fre_Pollentier. La #OPQS ha già usato circa 1300 borracce @tacx in questo #tdf

@darylimpey: Buona mattina dal nostro giorno di riposo! Visto che non si corre abbiamo lanciato il nostro video musicale! youtube.com/watch... - Divertitevi!

@PuritoRodrigez: Ci manca il Capo @Ilgerva77 però ci ricordiamo di lui qui al @letour!!! @danimoreno81  @katushacycling pic.twitter.com/T7eZ3XNdjL

@millarmind: Mando cartoline ai miei figli dalle corse. Ho scarabocchiato questa sul bus ieri prima della partenza pic.twitter.com/3ScT9Zti3F

@petervelits: Non un brutto posto per passare un giorno di riposo pic.twitter.com/p8UwEYGuHl

La classifica al contrario

Assan BazayevsGli ordini arrivati da Astana devono essere stati accompagnati da argomenti convincenti: a Bagnères-de-Bigorre ennesimo successo kazako, questa volta con Assan Bazayev che ha vinto la volata di gruppo in cui uno degli altri due connazionali superstiti del team Astana, l'esperto Dmitriy Muravyev, si è piazzato in quarta posizione. Al secondo posto il basco Gorka Izaguirre dell'Euskaltel che, considerata la vicinanza alla propria terra natale, ha conquistato un piazzamento pronosticabile in partenza ma che certamente lascia con l'amaro in bocca i tanti tifosi che hanno varcato i Pirenei per vedere la tappa. Al terzo posto il brevilineo velocista francese Samuel Dumoulin dell'Ag2r mentre quinto è Ramunas Navardauskas, passistone lituano della Garmin. La formazione di Jonathan Vaughters ha conquistato, si fa per dire, anche l'ultima posizione di giornata con l'irlandese Daniel Martin, staccato da Bazayev di 26'20". Continua la marcatura a uomo fra i primi due della generale, con l'olandese dell'Argos Tom Veelers che precede di 37" Muravyev. Complice la débacle del britannico Thomas, salgono rispettivamente al terzo posto Bazayev con 3'29" da recuperare e al quarto posto il belga Kris Boeckmans della Vacansoleil che mantiene sempre lo stesso distacco di 3'30". Chiude la top 5 il francese Jérôme Cousin dell'Europcar che ha 4'10" di ritardo. Ultimo a 1h58'18" Chris Froome, giramondo britannico della Sky. Dopo la giornata di riposo si riparte da Saint-Gildas-des-Bois per andare in Bretagna, precisamente a Saint-Malo, affrontando una tappa che non promette sconvolgimenti in classifica, anche se le sorprese sono sempre all'ordine del giorno.

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Alcyon)

François Faber chiude vittorioso il Tour de France 1909 in maglia Alcyon © www.bikeraceinfo.comChi resta interdetto dalla superiorità di alcuni team del ciclismo contemporaneo, dovrebbe andare a rivedere quel che succedeva agli albori, e troverebbe risultanze in grado di stupire l'occhio del suiveur del giorno d'oggi. Prendiamo la Alcyon, ad esempio. Già il nome è di quelli che fanno tremare i polsi, citarlo equivale a evocare la leggenda del pedale. La casa si affacciò al ciclismo professionistico nel 1906, quando già dal 1890 produceva biciclette (e poi, come tantissime aziende del settore all'epoca, si era allargata alle moto e quindi alle auto). Ci mise qualche anno a carburare (è il caso di dirlo), ma nel 1909 iniziò a scrivere pagine indelebili al Tour. In quegli anni la Grande Boucle era decisa dalla classifica a punti e non a tempi. Ebbene, la Alcyon infilò 5 dei suoi 6 uomini ai primi 5 posti della generale. François Faber, lussemburghese e primo "straniero" a vincere il Tour, precedette i compagni Gustave Garrigou, Jean Alavoine, Paul Duboc e Cyrille Van Hauwaert. Più indietro (all'ottavo posto) il sesto Alcyon, Louis Trousselier. Risultati sorprendenti sì, ma va anche detto che erano poche le squadre organizzate, in grado di mettere in discussione la supremazia degli azzurri dell'Alcyon. I quali nel 1910 replicarono, o quasi: primo-secondo-terzo-quarto con Octave Lapize, Faber, Garrigou e Van Hauwaert. La serie della formazione francese proseguì per altri due anni (anche se senza il "cannibalismo" del biennio precedente): nel 1911 vinse Garrigou, nel 1912 toccò a Odile Defraye, in quello che fu l'ultimo Tour a punti della storia. Poi giunsero altre squadre a mettere in discussione la supremazia dell'Alcyon, e poi la Grande Guerra a spazzare via tutto. Dopo la ripresa del ciclismo, la Alcyon continuò a stare nel novero delle formazioni professionistiche, ebbe una nuova stagione d'oro tra il 1927 e il 1929 (con due vittorie di Nicolas Frantz, altro lussemburghese, e una del belga Maurice De Waele), poi alla Boucle vennero fatte partecipare, dal 1930, le squadre nazionali, e questo fattore diede inizio al declino del team azzurro. Che anche dopo la Seconda Guerra Mondiale rimase attivo (fino al 1961) ma senza più rinverdire i fasti di inizio secolo.

Marco Grassi

100% Grandi Squadre (Alcyon)

François Faber chiude vittorioso il Tour de France 1909 in maglia Alcyon © www.bikeraceinfo.comChi resta interdetto dalla superiorità di alcuni team del ciclismo contemporaneo, dovrebbe andare a rivedere quel che succedeva agli albori, e troverebbe risultanze in grado di stupire l'occhio del suiveur del giorno d'oggi. Prendiamo la Alcyon, ad esempio. Già il nome è di quelli che fanno tremare i polsi, citarlo equivale a evocare la leggenda del pedale. La casa si affacciò al ciclismo professionistico nel 1906, quando già dal 1890 produceva biciclette (e poi, come tantissime aziende del settore all'epoca, si era allargata alle moto e quindi alle auto). Ci mise qualche anno a carburare (è il caso di dirlo), ma nel 1909 iniziò a scrivere pagine indelebili al Tour. In quegli anni la Grande Boucle era decisa dalla classifica a punti e non a tempi. Ebbene, la Alcyon infilò 5 dei suoi 6 uomini ai primi 5 posti della generale. François Faber, lussemburghese e primo "straniero" a vincere il Tour, precedette i compagni Gustave Garrigou, Jean Alavoine, Paul Duboc e Cyrille Van Hauwaert. Più indietro (all'ottavo posto) il sesto Alcyon, Louis Trousselier. Risultati sorprendenti sì, ma va anche detto che erano poche le squadre organizzate, in grado di mettere in discussione la supremazia degli azzurri dell'Alcyon. I quali nel 1910 replicarono, o quasi: primo-secondo-terzo-quarto con Octave Lapize, Faber, Garrigou e Van Hauwaert. La serie della formazione francese proseguì per altri due anni (anche se senza il "cannibalismo" del biennio precedente): nel 1911 vinse Garrigou, nel 1912 toccò a Odile Defraye, in quello che fu l'ultimo Tour a punti della storia. Poi giunsero altre squadre a mettere in discussione la supremazia dell'Alcyon, e poi la Grande Guerra a spazzare via tutto. Dopo la ripresa del ciclismo, la Alcyon continuò a stare nel novero delle formazioni professionistiche, ebbe una nuova stagione d'oro tra il 1927 e il 1929 (con due vittorie di Nicolas Frantz, altro lussemburghese, e una del belga Maurice De Waele), poi alla Boucle vennero fatte partecipare, dal 1930, le squadre nazionali, e questo fattore diede inizio al declino del team azzurro. Che anche dopo la Seconda Guerra Mondiale rimase attivo (fino al 1961) ma senza più rinverdire i fasti di inizio secolo.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Assan BazayevsGli ordini arrivati da Astana devono essere stati accompagnati da argomenti convincenti: a Bagnères-de-Bigorre ennesimo successo kazako, questa volta con Assan Bazayev che ha vinto la volata di gruppo in cui uno degli altri due connazionali superstiti del team Astana, l'esperto Dmitriy Muravyev, si è piazzato in quarta posizione. Al secondo posto il basco Gorka Izaguirre dell'Euskaltel che, considerata la vicinanza alla propria terra natale, ha conquistato un piazzamento pronosticabile in partenza ma che certamente lascia con l'amaro in bocca i tanti tifosi che hanno varcato i Pirenei per vedere la tappa. Al terzo posto il brevilineo velocista francese Samuel Dumoulin dell'Ag2r mentre quinto è Ramunas Navardauskas, passistone lituano della Garmin. La formazione di Jonathan Vaughters ha conquistato, si fa per dire, anche l'ultima posizione di giornata con l'irlandese Daniel Martin, staccato da Bazayev di 26'20". Continua la marcatura a uomo fra i primi due della generale, con l'olandese dell'Argos Tom Veelers che precede di 37" Muravyev. Complice la débacle del britannico Thomas, salgono rispettivamente al terzo posto Bazayev con 3'29" da recuperare e al quarto posto il belga Kris Boeckmans della Vacansoleil che mantiene sempre lo stesso distacco di 3'30". Chiude la top 5 il francese Jérôme Cousin dell'Europcar che ha 4'10" di ritardo. Ultimo a 1h58'18" Chris Froome, giramondo britannico della Sky. Dopo la giornata di riposo si riparte da Saint-Gildas-des-Bois per andare in Bretagna, precisamente a Saint-Malo, affrontando una tappa che non promette sconvolgimenti in classifica, anche se le sorprese sono sempre all'ordine del giorno.

Alberto Vigonesi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 10a tappa
Rassegna TourNotes 2013 - 10a tappa

La classifica al contrario

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Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Alcyon)

François Faber chiude vittorioso il Tour de France 1909 in maglia Alcyon © www.bikeraceinfo.comChi resta interdetto dalla superiorità di alcuni team del ciclismo contemporaneo, dovrebbe andare a rivedere quel che succedeva agli albori, e troverebbe risultanze in grado di stupire l'occhio del suiveur del giorno d'oggi. Prendiamo la Alcyon, ad esempio. Già il nome è di quelli che fanno tremare i polsi, citarlo equivale a evocare la leggenda del pedale. La casa si affacciò al ciclismo professionistico nel 1906, quando già dal 1890 produceva biciclette (e poi, come tantissime aziende del settore all'epoca, si era allargata alle moto e quindi alle auto). Ci mise qualche anno a carburare (è il caso di dirlo), ma nel 1909 iniziò a scrivere pagine indelebili al Tour. In quegli anni la Grande Boucle era decisa dalla classifica a punti e non a tempi. Ebbene, la Alcyon infilò 5 dei suoi 6 uomini ai primi 5 posti della generale. François Faber, lussemburghese e primo "straniero" a vincere il Tour, precedette i compagni Gustave Garrigou, Jean Alavoine, Paul Duboc e Cyrille Van Hauwaert. Più indietro (all'ottavo posto) il sesto Alcyon, Louis Trousselier. Risultati sorprendenti sì, ma va anche detto che erano poche le squadre organizzate, in grado di mettere in discussione la supremazia degli azzurri dell'Alcyon. I quali nel 1910 replicarono, o quasi: primo-secondo-terzo-quarto con Octave Lapize, Faber, Garrigou e Van Hauwaert. La serie della formazione francese proseguì per altri due anni (anche se senza il "cannibalismo" del biennio precedente): nel 1911 vinse Garrigou, nel 1912 toccò a Odile Defraye, in quello che fu l'ultimo Tour a punti della storia. Poi giunsero altre squadre a mettere in discussione la supremazia dell'Alcyon, e poi la Grande Guerra a spazzare via tutto. Dopo la ripresa del ciclismo, la Alcyon continuò a stare nel novero delle formazioni professionistiche, ebbe una nuova stagione d'oro tra il 1927 e il 1929 (con due vittorie di Nicolas Frantz, altro lussemburghese, e una del belga Maurice De Waele), poi alla Boucle vennero fatte partecipare, dal 1930, le squadre nazionali, e questo fattore diede inizio al declino del team azzurro. Che anche dopo la Seconda Guerra Mondiale rimase attivo (fino al 1961) ma senza più rinverdire i fasti di inizio secolo.

Marco Grassi

100% Grandi Squadre (Alcyon)

François Faber chiude vittorioso il Tour de France 1909 in maglia Alcyon © www.bikeraceinfo.comChi resta interdetto dalla superiorità di alcuni team del ciclismo contemporaneo, dovrebbe andare a rivedere quel che succedeva agli albori, e troverebbe risultanze in grado di stupire l'occhio del suiveur del giorno d'oggi. Prendiamo la Alcyon, ad esempio. Già il nome è di quelli che fanno tremare i polsi, citarlo equivale a evocare la leggenda del pedale. La casa si affacciò al ciclismo professionistico nel 1906, quando già dal 1890 produceva biciclette (e poi, come tantissime aziende del settore all'epoca, si era allargata alle moto e quindi alle auto). Ci mise qualche anno a carburare (è il caso di dirlo), ma nel 1909 iniziò a scrivere pagine indelebili al Tour. In quegli anni la Grande Boucle era decisa dalla classifica a punti e non a tempi. Ebbene, la Alcyon infilò 5 dei suoi 6 uomini ai primi 5 posti della generale. François Faber, lussemburghese e primo "straniero" a vincere il Tour, precedette i compagni Gustave Garrigou, Jean Alavoine, Paul Duboc e Cyrille Van Hauwaert. Più indietro (all'ottavo posto) il sesto Alcyon, Louis Trousselier. Risultati sorprendenti sì, ma va anche detto che erano poche le squadre organizzate, in grado di mettere in discussione la supremazia degli azzurri dell'Alcyon. I quali nel 1910 replicarono, o quasi: primo-secondo-terzo-quarto con Octave Lapize, Faber, Garrigou e Van Hauwaert. La serie della formazione francese proseguì per altri due anni (anche se senza il "cannibalismo" del biennio precedente): nel 1911 vinse Garrigou, nel 1912 toccò a Odile Defraye, in quello che fu l'ultimo Tour a punti della storia. Poi giunsero altre squadre a mettere in discussione la supremazia dell'Alcyon, e poi la Grande Guerra a spazzare via tutto. Dopo la ripresa del ciclismo, la Alcyon continuò a stare nel novero delle formazioni professionistiche, ebbe una nuova stagione d'oro tra il 1927 e il 1929 (con due vittorie di Nicolas Frantz, altro lussemburghese, e una del belga Maurice De Waele), poi alla Boucle vennero fatte partecipare, dal 1930, le squadre nazionali, e questo fattore diede inizio al declino del team azzurro. Che anche dopo la Seconda Guerra Mondiale rimase attivo (fino al 1961) ma senza più rinverdire i fasti di inizio secolo.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Assan BazayevsGli ordini arrivati da Astana devono essere stati accompagnati da argomenti convincenti: a Bagnères-de-Bigorre ennesimo successo kazako, questa volta con Assan Bazayev che ha vinto la volata di gruppo in cui uno degli altri due connazionali superstiti del team Astana, l'esperto Dmitriy Muravyev, si è piazzato in quarta posizione. Al secondo posto il basco Gorka Izaguirre dell'Euskaltel che, considerata la vicinanza alla propria terra natale, ha conquistato un piazzamento pronosticabile in partenza ma che certamente lascia con l'amaro in bocca i tanti tifosi che hanno varcato i Pirenei per vedere la tappa. Al terzo posto il brevilineo velocista francese Samuel Dumoulin dell'Ag2r mentre quinto è Ramunas Navardauskas, passistone lituano della Garmin. La formazione di Jonathan Vaughters ha conquistato, si fa per dire, anche l'ultima posizione di giornata con l'irlandese Daniel Martin, staccato da Bazayev di 26'20". Continua la marcatura a uomo fra i primi due della generale, con l'olandese dell'Argos Tom Veelers che precede di 37" Muravyev. Complice la débacle del britannico Thomas, salgono rispettivamente al terzo posto Bazayev con 3'29" da recuperare e al quarto posto il belga Kris Boeckmans della Vacansoleil che mantiene sempre lo stesso distacco di 3'30". Chiude la top 5 il francese Jérôme Cousin dell'Europcar che ha 4'10" di ritardo. Ultimo a 1h58'18" Chris Froome, giramondo britannico della Sky. Dopo la giornata di riposo si riparte da Saint-Gildas-des-Bois per andare in Bretagna, precisamente a Saint-Malo, affrontando una tappa che non promette sconvolgimenti in classifica, anche se le sorprese sono sempre all'ordine del giorno.

Alberto Vigonesi

100% Grandi Squadre (Alcyon)

François Faber chiude vittorioso il Tour de France 1909 in maglia Alcyon © www.bikeraceinfo.comChi resta interdetto dalla superiorità di alcuni team del ciclismo contemporaneo, dovrebbe andare a rivedere quel che succedeva agli albori, e troverebbe risultanze in grado di stupire l'occhio del suiveur del giorno d'oggi. Prendiamo la Alcyon, ad esempio. Già il nome è di quelli che fanno tremare i polsi, citarlo equivale a evocare la leggenda del pedale. La casa si affacciò al ciclismo professionistico nel 1906, quando già dal 1890 produceva biciclette (e poi, come tantissime aziende del settore all'epoca, si era allargata alle moto e quindi alle auto). Ci mise qualche anno a carburare (è il caso di dirlo), ma nel 1909 iniziò a scrivere pagine indelebili al Tour. In quegli anni la Grande Boucle era decisa dalla classifica a punti e non a tempi. Ebbene, la Alcyon infilò 5 dei suoi 6 uomini ai primi 5 posti della generale. François Faber, lussemburghese e primo "straniero" a vincere il Tour, precedette i compagni Gustave Garrigou, Jean Alavoine, Paul Duboc e Cyrille Van Hauwaert. Più indietro (all'ottavo posto) il sesto Alcyon, Louis Trousselier. Risultati sorprendenti sì, ma va anche detto che erano poche le squadre organizzate, in grado di mettere in discussione la supremazia degli azzurri dell'Alcyon. I quali nel 1910 replicarono, o quasi: primo-secondo-terzo-quarto con Octave Lapize, Faber, Garrigou e Van Hauwaert. La serie della formazione francese proseguì per altri due anni (anche se senza il "cannibalismo" del biennio precedente): nel 1911 vinse Garrigou, nel 1912 toccò a Odile Defraye, in quello che fu l'ultimo Tour a punti della storia. Poi giunsero altre squadre a mettere in discussione la supremazia dell'Alcyon, e poi la Grande Guerra a spazzare via tutto. Dopo la ripresa del ciclismo, la Alcyon continuò a stare nel novero delle formazioni professionistiche, ebbe una nuova stagione d'oro tra il 1927 e il 1929 (con due vittorie di Nicolas Frantz, altro lussemburghese, e una del belga Maurice De Waele), poi alla Boucle vennero fatte partecipare, dal 1930, le squadre nazionali, e questo fattore diede inizio al declino del team azzurro. Che anche dopo la Seconda Guerra Mondiale rimase attivo (fino al 1961) ma senza più rinverdire i fasti di inizio secolo.

Marco Grassi

100% Grandi Squadre (Alcyon)

François Faber chiude vittorioso il Tour de France 1909 in maglia Alcyon © www.bikeraceinfo.comChi resta interdetto dalla superiorità di alcuni team del ciclismo contemporaneo, dovrebbe andare a rivedere quel che succedeva agli albori, e troverebbe risultanze in grado di stupire l'occhio del suiveur del giorno d'oggi. Prendiamo la Alcyon, ad esempio. Già il nome è di quelli che fanno tremare i polsi, citarlo equivale a evocare la leggenda del pedale. La casa si affacciò al ciclismo professionistico nel 1906, quando già dal 1890 produceva biciclette (e poi, come tantissime aziende del settore all'epoca, si era allargata alle moto e quindi alle auto). Ci mise qualche anno a carburare (è il caso di dirlo), ma nel 1909 iniziò a scrivere pagine indelebili al Tour. In quegli anni la Grande Boucle era decisa dalla classifica a punti e non a tempi. Ebbene, la Alcyon infilò 5 dei suoi 6 uomini ai primi 5 posti della generale. François Faber, lussemburghese e primo "straniero" a vincere il Tour, precedette i compagni Gustave Garrigou, Jean Alavoine, Paul Duboc e Cyrille Van Hauwaert. Più indietro (all'ottavo posto) il sesto Alcyon, Louis Trousselier. Risultati sorprendenti sì, ma va anche detto che erano poche le squadre organizzate, in grado di mettere in discussione la supremazia degli azzurri dell'Alcyon. I quali nel 1910 replicarono, o quasi: primo-secondo-terzo-quarto con Octave Lapize, Faber, Garrigou e Van Hauwaert. La serie della formazione francese proseguì per altri due anni (anche se senza il "cannibalismo" del biennio precedente): nel 1911 vinse Garrigou, nel 1912 toccò a Odile Defraye, in quello che fu l'ultimo Tour a punti della storia. Poi giunsero altre squadre a mettere in discussione la supremazia dell'Alcyon, e poi la Grande Guerra a spazzare via tutto. Dopo la ripresa del ciclismo, la Alcyon continuò a stare nel novero delle formazioni professionistiche, ebbe una nuova stagione d'oro tra il 1927 e il 1929 (con due vittorie di Nicolas Frantz, altro lussemburghese, e una del belga Maurice De Waele), poi alla Boucle vennero fatte partecipare, dal 1930, le squadre nazionali, e questo fattore diede inizio al declino del team azzurro. Che anche dopo la Seconda Guerra Mondiale rimase attivo (fino al 1961) ma senza più rinverdire i fasti di inizio secolo.

Marco Grassi

La classifica al contrario

Assan BazayevsGli ordini arrivati da Astana devono essere stati accompagnati da argomenti convincenti: a Bagnères-de-Bigorre ennesimo successo kazako, questa volta con Assan Bazayev che ha vinto la volata di gruppo in cui uno degli altri due connazionali superstiti del team Astana, l'esperto Dmitriy Muravyev, si è piazzato in quarta posizione. Al secondo posto il basco Gorka Izaguirre dell'Euskaltel che, considerata la vicinanza alla propria terra natale, ha conquistato un piazzamento pronosticabile in partenza ma che certamente lascia con l'amaro in bocca i tanti tifosi che hanno varcato i Pirenei per vedere la tappa. Al terzo posto il brevilineo velocista francese Samuel Dumoulin dell'Ag2r mentre quinto è Ramunas Navardauskas, passistone lituano della Garmin. La formazione di Jonathan Vaughters ha conquistato, si fa per dire, anche l'ultima posizione di giornata con l'irlandese Daniel Martin, staccato da Bazayev di 26'20". Continua la marcatura a uomo fra i primi due della generale, con l'olandese dell'Argos Tom Veelers che precede di 37" Muravyev. Complice la débacle del britannico Thomas, salgono rispettivamente al terzo posto Bazayev con 3'29" da recuperare e al quarto posto il belga Kris Boeckmans della Vacansoleil che mantiene sempre lo stesso distacco di 3'30". Chiude la top 5 il francese Jérôme Cousin dell'Europcar che ha 4'10" di ritardo. Ultimo a 1h58'18" Chris Froome, giramondo britannico della Sky. Dopo la giornata di riposo si riparte da Saint-Gildas-des-Bois per andare in Bretagna, precisamente a Saint-Malo, affrontando una tappa che non promette sconvolgimenti in classifica, anche se le sorprese sono sempre all'ordine del giorno.

Alberto Vigonesi

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