Il Portale del Ciclismo professionistico

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Insolita location per la tappa conclusiva del Giro, Brescia accoglierà la carovana dopo tre settimane di fatiche, e premierà un velocista al termine di una frazione facilissima benché più lunga di una consueta passerella finale (quasi 200 km). Da Riese Pio X alla città lombarda avremo 168 km con alcuni passaggi molto appaganti visivamente (si costeggia il versante meridionale del Lago di Garda) ma senza difficoltà altimetriche. In origine era previsto che il circuito finale constasse di 6 giri con passaggio dalla salita del Castello, ma poi l'organizzazione ha deciso di piallare l'altimetria, quindi ci sarà un solo transito (a questo punto ininfluente) dal Castello prima del velocissimo toboga di 4.2 km che verrà ripetuto 7 volte fino alla conclusione. Partenza e arrivo in via Fratelli Ugoni, sul percorso 5 curve a destra e 3 a sinistra, e, dopo la rotonda di Piazza della Repubblica agli 800 metri, rimane solo una semicurva a destra prima dei 450 metri di rettilineo finale.

Riese Pio X

Paese di 10900 abitanti in provincia di Treviso, luogo natale di papa San Pio X, Riese Pio X si trova a metà strada fra Castelfranco Veneto ed Asolo nella parte alta della pianura veneta. Abitata fin dall'epoca romana, il nome di Riese Pio X deriva da Castrum Resii (Castello di Resi). Primo tra i luoghi da visitare a Riese Pio X è naturalmente la casa natale di San Pio X, il Museo di San Pio X, il monumento spagnolo a San Pio X, risalente al 1935 e un dono dei cattolici spagnoli, il Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, luogo di culto di origine pagana che nei secoli successivi si convertì in santuario mariano. I principali eventi che si svolgono a Riese Pio X e dintorni sono il Festival Internazionale Papa Pio X (in agosto), la marcia "De Bepi Sarto" (in maggio), il Palio dei Mussi (gara di corsa a dorso d'asino che si tiene in settembre). Specialità gastronomiche della zona sono il risotto al radicchio, la carne di puledro e le grigliate di manzo. I vini più rinomati di Riese Pio X sono il Prosecco di Treviso, il Montello e ed il Colli Asolani. Il rapporto tra la città ed il Giro d'Italia vede un solo precedente: nel 2007, anno in cui Danilo Di Luca conquistò la maglia rosa, fu Alessandro Petacchi a vincere qui nella 18a tappa, con partenza da Udine. Alejet regolò Maximiliano Richeze e Matti Breschel.

Brescia

Oltre a 13 arrivi di tappa spalmati tra il 1930 ed il 2000, Brescia ha ospitato già una Grande Partenza del Giro d'Italia. Correva l'anno 1983, Beppe Saronni si avviava a vincere la sua seconda corsa rosa e Brescia ospitava il prologo e la prima tappa, una cronosquadre. Il prologo saltò a causa di uno sciopero di metalmeccanici, mentre la cronosquadre Brescia-Mantova (70 km) andò alla Bianchi-Piaggio, che precedette di 32" l'Atala e di 38" la Gis. A Brescia hanno vinto campioni del calibro di Franco Bitossi (nel 1965, Giro a Vittorio Adorni), Eddy Merckx nel 1968, anno della sua prima maglia rosa, Gianni Bugno nella 19a tappa del Giro 1991, vinto da Franco Chioccioli. Mai un Giro d'Italia s'è concluso qui mentre l'ultimo arrivo a Brescia dei girini risale a tredici anni fa: nel 2000 in rosa c'era Francesco Casagrande (ma il Giro andrà a Stefano Garzelli) e nella Bormio-Brescia, 15a tappa, vinse Biagio Conte su Alessandro Petacchi e Silvio Martinello.

Francesco Sulas
Riese Pio X

Paese di 10900 abitanti in provincia di Treviso, luogo natale di papa San Pio X, Riese Pio X si trova a metà strada fra Castelfranco Veneto ed Asolo nella parte alta della pianura veneta. Abitata fin dall'epoca romana, il nome di Riese Pio X deriva da Castrum Resii (Castello di Resi). Primo tra i luoghi da visitare a Riese Pio X è naturalmente la casa natale di San Pio X, il Museo di San Pio X, il monumento spagnolo a San Pio X, risalente al 1935 e un dono dei cattolici spagnoli, il Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, luogo di culto di origine pagana che nei secoli successivi si convertì in santuario mariano. I principali eventi che si svolgono a Riese Pio X e dintorni sono il Festival Internazionale Papa Pio X (in agosto), la marcia "De Bepi Sarto" (in maggio), il Palio dei Mussi (gara di corsa a dorso d'asino che si tiene in settembre). Specialità gastronomiche della zona sono il risotto al radicchio, la carne di puledro e le grigliate di manzo. I vini più rinomati di Riese Pio X sono il Prosecco di Treviso, il Montello e ed il Colli Asolani. Il rapporto tra la città ed il Giro d'Italia vede un solo precedente: nel 2007, anno in cui Danilo Di Luca conquistò la maglia rosa, fu Alessandro Petacchi a vincere qui nella 18a tappa, con partenza da Udine. Alejet regolò Maximiliano Richeze e Matti Breschel.

Brescia

Oltre a 13 arrivi di tappa spalmati tra il 1930 ed il 2000, Brescia ha ospitato già una Grande Partenza del Giro d'Italia. Correva l'anno 1983, Beppe Saronni si avviava a vincere la sua seconda corsa rosa e Brescia ospitava il prologo e la prima tappa, una cronosquadre. Il prologo saltò a causa di uno sciopero di metalmeccanici, mentre la cronosquadre Brescia-Mantova (70 km) andò alla Bianchi-Piaggio, che precedette di 32" l'Atala e di 38" la Gis. A Brescia hanno vinto campioni del calibro di Franco Bitossi (nel 1965, Giro a Vittorio Adorni), Eddy Merckx nel 1968, anno della sua prima maglia rosa, Gianni Bugno nella 19a tappa del Giro 1991, vinto da Franco Chioccioli. Mai un Giro d'Italia s'è concluso qui mentre l'ultimo arrivo a Brescia dei girini risale a tredici anni fa: nel 2000 in rosa c'era Francesco Casagrande (ma il Giro andrà a Stefano Garzelli) e nella Bormio-Brescia, 15a tappa, vinse Biagio Conte su Alessandro Petacchi e Silvio Martinello.

Riese Pio X

Paese di 10900 abitanti in provincia di Treviso, luogo natale di papa San Pio X, Riese Pio X si trova a metà strada fra Castelfranco Veneto ed Asolo nella parte alta della pianura veneta. Abitata fin dall'epoca romana, il nome di Riese Pio X deriva da Castrum Resii (Castello di Resi). Primo tra i luoghi da visitare a Riese Pio X è naturalmente la casa natale di San Pio X, il Museo di San Pio X, il monumento spagnolo a San Pio X, risalente al 1935 e un dono dei cattolici spagnoli, il Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, luogo di culto di origine pagana che nei secoli successivi si convertì in santuario mariano. I principali eventi che si svolgono a Riese Pio X e dintorni sono il Festival Internazionale Papa Pio X (in agosto), la marcia "De Bepi Sarto" (in maggio), il Palio dei Mussi (gara di corsa a dorso d'asino che si tiene in settembre). Specialità gastronomiche della zona sono il risotto al radicchio, la carne di puledro e le grigliate di manzo. I vini più rinomati di Riese Pio X sono il Prosecco di Treviso, il Montello e ed il Colli Asolani. Il rapporto tra la città ed il Giro d'Italia vede un solo precedente: nel 2007, anno in cui Danilo Di Luca conquistò la maglia rosa, fu Alessandro Petacchi a vincere qui nella 18a tappa, con partenza da Udine. Alejet regolò Maximiliano Richeze e Matti Breschel.

Brescia

Oltre a 13 arrivi di tappa spalmati tra il 1930 ed il 2000, Brescia ha ospitato già una Grande Partenza del Giro d'Italia. Correva l'anno 1983, Beppe Saronni si avviava a vincere la sua seconda corsa rosa e Brescia ospitava il prologo e la prima tappa, una cronosquadre. Il prologo saltò a causa di uno sciopero di metalmeccanici, mentre la cronosquadre Brescia-Mantova (70 km) andò alla Bianchi-Piaggio, che precedette di 32" l'Atala e di 38" la Gis. A Brescia hanno vinto campioni del calibro di Franco Bitossi (nel 1965, Giro a Vittorio Adorni), Eddy Merckx nel 1968, anno della sua prima maglia rosa, Gianni Bugno nella 19a tappa del Giro 1991, vinto da Franco Chioccioli. Mai un Giro d'Italia s'è concluso qui mentre l'ultimo arrivo a Brescia dei girini risale a tredici anni fa: nel 2000 in rosa c'era Francesco Casagrande (ma il Giro andrà a Stefano Garzelli) e nella Bormio-Brescia, 15a tappa, vinse Biagio Conte su Alessandro Petacchi e Silvio Martinello.

Riese Pio X

Paese di 10900 abitanti in provincia di Treviso, luogo natale di papa San Pio X, Riese Pio X si trova a metà strada fra Castelfranco Veneto ed Asolo nella parte alta della pianura veneta. Abitata fin dall'epoca romana, il nome di Riese Pio X deriva da Castrum Resii (Castello di Resi). Primo tra i luoghi da visitare a Riese Pio X è naturalmente la casa natale di San Pio X, il Museo di San Pio X, il monumento spagnolo a San Pio X, risalente al 1935 e un dono dei cattolici spagnoli, il Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, luogo di culto di origine pagana che nei secoli successivi si convertì in santuario mariano. I principali eventi che si svolgono a Riese Pio X e dintorni sono il Festival Internazionale Papa Pio X (in agosto), la marcia "De Bepi Sarto" (in maggio), il Palio dei Mussi (gara di corsa a dorso d'asino che si tiene in settembre). Specialità gastronomiche della zona sono il risotto al radicchio, la carne di puledro e le grigliate di manzo. I vini più rinomati di Riese Pio X sono il Prosecco di Treviso, il Montello e ed il Colli Asolani. Il rapporto tra la città ed il Giro d'Italia vede un solo precedente: nel 2007, anno in cui Danilo Di Luca conquistò la maglia rosa, fu Alessandro Petacchi a vincere qui nella 18a tappa, con partenza da Udine. Alejet regolò Maximiliano Richeze e Matti Breschel.

Brescia

Oltre a 13 arrivi di tappa spalmati tra il 1930 ed il 2000, Brescia ha ospitato già una Grande Partenza del Giro d'Italia. Correva l'anno 1983, Beppe Saronni si avviava a vincere la sua seconda corsa rosa e Brescia ospitava il prologo e la prima tappa, una cronosquadre. Il prologo saltò a causa di uno sciopero di metalmeccanici, mentre la cronosquadre Brescia-Mantova (70 km) andò alla Bianchi-Piaggio, che precedette di 32" l'Atala e di 38" la Gis. A Brescia hanno vinto campioni del calibro di Franco Bitossi (nel 1965, Giro a Vittorio Adorni), Eddy Merckx nel 1968, anno della sua prima maglia rosa, Gianni Bugno nella 19a tappa del Giro 1991, vinto da Franco Chioccioli. Mai un Giro d'Italia s'è concluso qui mentre l'ultimo arrivo a Brescia dei girini risale a tredici anni fa: nel 2000 in rosa c'era Francesco Casagrande (ma il Giro andrà a Stefano Garzelli) e nella Bormio-Brescia, 15a tappa, vinse Biagio Conte su Alessandro Petacchi e Silvio Martinello.

Riese Pio X

Paese di 10900 abitanti in provincia di Treviso, luogo natale di papa San Pio X, Riese Pio X si trova a metà strada fra Castelfranco Veneto ed Asolo nella parte alta della pianura veneta. Abitata fin dall'epoca romana, il nome di Riese Pio X deriva da Castrum Resii (Castello di Resi). Primo tra i luoghi da visitare a Riese Pio X è naturalmente la casa natale di San Pio X, il Museo di San Pio X, il monumento spagnolo a San Pio X, risalente al 1935 e un dono dei cattolici spagnoli, il Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, luogo di culto di origine pagana che nei secoli successivi si convertì in santuario mariano. I principali eventi che si svolgono a Riese Pio X e dintorni sono il Festival Internazionale Papa Pio X (in agosto), la marcia "De Bepi Sarto" (in maggio), il Palio dei Mussi (gara di corsa a dorso d'asino che si tiene in settembre). Specialità gastronomiche della zona sono il risotto al radicchio, la carne di puledro e le grigliate di manzo. I vini più rinomati di Riese Pio X sono il Prosecco di Treviso, il Montello e ed il Colli Asolani. Il rapporto tra la città ed il Giro d'Italia vede un solo precedente: nel 2007, anno in cui Danilo Di Luca conquistò la maglia rosa, fu Alessandro Petacchi a vincere qui nella 18a tappa, con partenza da Udine. Alejet regolò Maximiliano Richeze e Matti Breschel.

Brescia

Oltre a 13 arrivi di tappa spalmati tra il 1930 ed il 2000, Brescia ha ospitato già una Grande Partenza del Giro d'Italia. Correva l'anno 1983, Beppe Saronni si avviava a vincere la sua seconda corsa rosa e Brescia ospitava il prologo e la prima tappa, una cronosquadre. Il prologo saltò a causa di uno sciopero di metalmeccanici, mentre la cronosquadre Brescia-Mantova (70 km) andò alla Bianchi-Piaggio, che precedette di 32" l'Atala e di 38" la Gis. A Brescia hanno vinto campioni del calibro di Franco Bitossi (nel 1965, Giro a Vittorio Adorni), Eddy Merckx nel 1968, anno della sua prima maglia rosa, Gianni Bugno nella 19a tappa del Giro 1991, vinto da Franco Chioccioli. Mai un Giro d'Italia s'è concluso qui mentre l'ultimo arrivo a Brescia dei girini risale a tredici anni fa: nel 2000 in rosa c'era Francesco Casagrande (ma il Giro andrà a Stefano Garzelli) e nella Bormio-Brescia, 15a tappa, vinse Biagio Conte su Alessandro Petacchi e Silvio Martinello.

Riese Pio X

Paese di 10900 abitanti in provincia di Treviso, luogo natale di papa San Pio X, Riese Pio X si trova a metà strada fra Castelfranco Veneto ed Asolo nella parte alta della pianura veneta. Abitata fin dall'epoca romana, il nome di Riese Pio X deriva da Castrum Resii (Castello di Resi). Primo tra i luoghi da visitare a Riese Pio X è naturalmente la casa natale di San Pio X, il Museo di San Pio X, il monumento spagnolo a San Pio X, risalente al 1935 e un dono dei cattolici spagnoli, il Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, luogo di culto di origine pagana che nei secoli successivi si convertì in santuario mariano. I principali eventi che si svolgono a Riese Pio X e dintorni sono il Festival Internazionale Papa Pio X (in agosto), la marcia "De Bepi Sarto" (in maggio), il Palio dei Mussi (gara di corsa a dorso d'asino che si tiene in settembre). Specialità gastronomiche della zona sono il risotto al radicchio, la carne di puledro e le grigliate di manzo. I vini più rinomati di Riese Pio X sono il Prosecco di Treviso, il Montello e ed il Colli Asolani. Il rapporto tra la città ed il Giro d'Italia vede un solo precedente: nel 2007, anno in cui Danilo Di Luca conquistò la maglia rosa, fu Alessandro Petacchi a vincere qui nella 18a tappa, con partenza da Udine. Alejet regolò Maximiliano Richeze e Matti Breschel.

Brescia

Oltre a 13 arrivi di tappa spalmati tra il 1930 ed il 2000, Brescia ha ospitato già una Grande Partenza del Giro d'Italia. Correva l'anno 1983, Beppe Saronni si avviava a vincere la sua seconda corsa rosa e Brescia ospitava il prologo e la prima tappa, una cronosquadre. Il prologo saltò a causa di uno sciopero di metalmeccanici, mentre la cronosquadre Brescia-Mantova (70 km) andò alla Bianchi-Piaggio, che precedette di 32" l'Atala e di 38" la Gis. A Brescia hanno vinto campioni del calibro di Franco Bitossi (nel 1965, Giro a Vittorio Adorni), Eddy Merckx nel 1968, anno della sua prima maglia rosa, Gianni Bugno nella 19a tappa del Giro 1991, vinto da Franco Chioccioli. Mai un Giro d'Italia s'è concluso qui mentre l'ultimo arrivo a Brescia dei girini risale a tredici anni fa: nel 2000 in rosa c'era Francesco Casagrande (ma il Giro andrà a Stefano Garzelli) e nella Bormio-Brescia, 15a tappa, vinse Biagio Conte su Alessandro Petacchi e Silvio Martinello.

Meteo

11.40 - Riese Pio X
15.00 - Bosco di Sona
17.25 - Brescia

Soggetti Alternativi

Compirà 26 anni a settembre questo corridore russo che sta per portare a termine il suo primo Giro d'Italia (che è anche il primo grande giro disputato). Scalatore che da diversi anni è nell'orbita Katusha, avendo militato anche nelle formazioni satellite nelle scorse stagioni, deve finora la sua più grande soddisfazione al Giro della Valle d'Aosta, che seppe conquistare nel 2010 (con un successo di tappa), battendo avversari molto quotati. Nelle ultime due stagioni non ha raccolto molti risultati (si annotano la maglia di miglior scalatore al Giro di Romandia ed il 9° posto al Giro d'Austria dello scorso anno) ed anche in questo Giro non lo si è visto molto, ma sa rendersi utile per la squadra e nelle prossime stagioni potrebbe essere un protagonista. Non ha un cuore di pietra ma senza dubbio un cuore di...Petr!

Vivian Ghianni

Compirà 26 anni a settembre questo corridore russo che sta per portare a termine il suo primo Giro d'Italia (che è anche il primo grande giro disputato). Scalatore che da diversi anni è nell'orbita Katusha, avendo militato anche nelle formazioni satellite nelle scorse stagioni, deve finora la sua più grande soddisfazione al Giro della Valle d'Aosta, che seppe conquistare nel 2010 (con un successo di tappa), battendo avversari molto quotati. Nelle ultime due stagioni non ha raccolto molti risultati (si annotano la maglia di miglior scalatore al Giro di Romandia ed il 9° posto al Giro d'Austria dello scorso anno) ed anche in questo Giro non lo si è visto molto, ma sa rendersi utile per la squadra e nelle prossime stagioni potrebbe essere un protagonista. Non ha un cuore di pietra ma senza dubbio un cuore di...Petr!

Compirà 26 anni a settembre questo corridore russo che sta per portare a termine il suo primo Giro d'Italia (che è anche il primo grande giro disputato). Scalatore che da diversi anni è nell'orbita Katusha, avendo militato anche nelle formazioni satellite nelle scorse stagioni, deve finora la sua più grande soddisfazione al Giro della Valle d'Aosta, che seppe conquistare nel 2010 (con un successo di tappa), battendo avversari molto quotati. Nelle ultime due stagioni non ha raccolto molti risultati (si annotano la maglia di miglior scalatore al Giro di Romandia ed il 9° posto al Giro d'Austria dello scorso anno) ed anche in questo Giro non lo si è visto molto, ma sa rendersi utile per la squadra e nelle prossime stagioni potrebbe essere un protagonista. Non ha un cuore di pietra ma senza dubbio un cuore di...Petr!

Compirà 26 anni a settembre questo corridore russo che sta per portare a termine il suo primo Giro d'Italia (che è anche il primo grande giro disputato). Scalatore che da diversi anni è nell'orbita Katusha, avendo militato anche nelle formazioni satellite nelle scorse stagioni, deve finora la sua più grande soddisfazione al Giro della Valle d'Aosta, che seppe conquistare nel 2010 (con un successo di tappa), battendo avversari molto quotati. Nelle ultime due stagioni non ha raccolto molti risultati (si annotano la maglia di miglior scalatore al Giro di Romandia ed il 9° posto al Giro d'Austria dello scorso anno) ed anche in questo Giro non lo si è visto molto, ma sa rendersi utile per la squadra e nelle prossime stagioni potrebbe essere un protagonista. Non ha un cuore di pietra ma senza dubbio un cuore di...Petr!

Compirà 26 anni a settembre questo corridore russo che sta per portare a termine il suo primo Giro d'Italia (che è anche il primo grande giro disputato). Scalatore che da diversi anni è nell'orbita Katusha, avendo militato anche nelle formazioni satellite nelle scorse stagioni, deve finora la sua più grande soddisfazione al Giro della Valle d'Aosta, che seppe conquistare nel 2010 (con un successo di tappa), battendo avversari molto quotati. Nelle ultime due stagioni non ha raccolto molti risultati (si annotano la maglia di miglior scalatore al Giro di Romandia ed il 9° posto al Giro d'Austria dello scorso anno) ed anche in questo Giro non lo si è visto molto, ma sa rendersi utile per la squadra e nelle prossime stagioni potrebbe essere un protagonista. Non ha un cuore di pietra ma senza dubbio un cuore di...Petr!

Compirà 26 anni a settembre questo corridore russo che sta per portare a termine il suo primo Giro d'Italia (che è anche il primo grande giro disputato). Scalatore che da diversi anni è nell'orbita Katusha, avendo militato anche nelle formazioni satellite nelle scorse stagioni, deve finora la sua più grande soddisfazione al Giro della Valle d'Aosta, che seppe conquistare nel 2010 (con un successo di tappa), battendo avversari molto quotati. Nelle ultime due stagioni non ha raccolto molti risultati (si annotano la maglia di miglior scalatore al Giro di Romandia ed il 9° posto al Giro d'Austria dello scorso anno) ed anche in questo Giro non lo si è visto molto, ma sa rendersi utile per la squadra e nelle prossime stagioni potrebbe essere un protagonista. Non ha un cuore di pietra ma senza dubbio un cuore di...Petr!

GiroTweet

@tamouridis: Finale di Champions League ieri ma la prima pagina della #gazzetta è per il ciclismo pic.twitter.com/ig11iIGCsc

@alexdowsett: Ultimo giorno del Giro. Neanche una nuvola in cielo, meglio tardi che mai

@eliaviviani: In pullman verso la partenza, i sorrisi, la confusione, la musica a palla, la felicità di essere tutti qui ancora in 9 @cannondalePro! #Giro

@Ilgerva77 (Luca Paolini): Oggi il mio tw è tutto per @StefanoGarzelli! solo lui sa cosa sta provando adesso, ma io sono onorato di esserci stato nel suo ultimo giro

@adamblythe89: Sulla bella e ultima salita del Giro oggi con @msciandri vicino a me in macchina... Un grande momento! (Gli ho tirato alcune palle di neve) instagram.com/p/ZvvFrGoGtO/

@cameronwurf: Il vincitore di oggi è stato il pubblico! Non ci potrà mai lamentare delle condizioni di corsa quando così tanti di voi hanno sfidato la neve per tifare tutti noi #girospecial

Il magnifico cornuto (Antonio Pietrangeli, 1964)

Il magnifico cornuto © robydickfilms.blogspot.comAntonio Pietrangeli, questo sconosciuto. Nell'elenco dei massimi autori della gloriosa commedia all'italiana, il cineasta romano viene inserito (quando viene inserito) spesso di sghimbescio, e i suoi film non sono mitizzati come quelli di altri autori, benché qualcuna delle sue 13 pellicole lo meriterebbe ampiamente. Il magnifico cornuto lo meriterebbe ampiamente, ad esempio. Intanto perché è terreno per un'interpretazione strepitosa di Ugo Tognazzi, che tra i nostri attori è stato forse il migliore in assoluto, e che in quei primi anni '60, sulla scorta dei film girati con Luciano Salce, Dino Risi e Marco Ferreri, aveva definitivamente abbandonato il genere comico per diventare uno dei colonnelli della commedia all'italiana. Ne Il magnifico cornuto Tognazzi interpreta un industriale bresciano che viene colto dal morbo della gelosia nei confronti della fedelissima moglie. Si convince, l'Artusi (questo il nome del personaggio) che lei lo tradisca. Contro ogni evidenza, e contro quella che è la realtà (lei è davvero un angelo) il seme del dubbio si insinua in lui in maniera via via più totalizzante, rendendo impossibile la vita sia a lui che a lei, pazientissima. Del resto - penserà qualcuno - come si fa a non essere gelosi di una donna che ha le fattezze di Claudia Cardinale? Letteralmente toglie il fiato, la Maria Grazia del film: in una delle visioni malate di Artusi, ci regala uno strip (castigato ma sensualissimo) indimenticabile. Non sveliamo il simpatico finale del film, ma parliamo un po' del regista: Pietrangeli è stato in un certo senso il George Cukor italiano, come il grande filmaker americano possiamo definirlo "il regista delle donne", visto che, in tempi in cui il lavoro del regista era riservato quasi interamente agli uomini, seppe interpretare lo sguardo femminile sul mondo come nessun altro in Italia; e dopo aver diretto un altro mattatore come Sordi nel divertentissimo Lo scapolo, prese il volo (dal punto di vista artistico) con titoli alati come Nata di marzo (su una ragazza anticonvenzionale del 1957), Adua e le compagne (su un gruppo di prostitute "liberate" dalla legge Merlin, con Simone Signoret), La parmigiana (storia amara delle peregrinazioni sentimentali di una splendida Catherine Spaak), La visita (si conoscono per corrispondenza, poi lui si scopre più interessato alla dote che a lei: capolavoro sulla meschinità del genere maschile confrontato al candore femminile, con una bravissima Sandra Milo), Io la conoscevo bene (probabilmente il suo film più noto, con una giovane Stefania Sandrelli che viene dalla provincia a Roma per provare a entrare nel mondo dello spettacolo e finisce tra le grinfie di una serie di iene, tutti uomini ovviamente, che la conducono alla disperazione e infine al suicidio). Morì troppo presto (nel 1968, nemmen cinquantenne), annegando durante le riprese di Come, quando, perché (poi terminato da Valerio Zurlini): avrebbe avuto ancora tantissimo da dirci, Pietrangeli, ad esempio sull'all'epoca nascente femminismo, fenomeno che nessuno ha saputo interepretare come avrebbe fatto lui.

Marco Grassi

 

La classifica al contrario

La penultima tappa di questa edizione del Giro d'Italia è arrivata nel bellunese, sullo storico traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, e il vincitore è stato uno degli atleti di casa, dato che la tappa si è conclusa nel suo Veneto: stiamo parlando del trevigiano della Bardiani-CSF Sacha Modolo, finalmente alla prima affermazione nell'arco della corsa dopo una serie di prestazioni anonime. La battaglia per conquistare l'ambito traguardo dolomitico è stata, a guardare l'ordine di arrivo, non troppo cruenta, in quanto il secondo, il molisano dell'Ag2r Davide Appollonio, ha concluso con ben 4'29". Al terzo posto il favorito di tappa e del Giro intero, vale a dire Miguel Mínguez dell'Euskaltel, che ha pagato 4'51" di disavanzo. In quarta posizione un altro veneto della Bardiani, il sandonatese Nicola Boem, anch'egli al primo risultato di rilievo, che è giunto a 5'29" dal proprio compagno di squadra. Chiude la lista dei primi cinque il francese Guillaume Bonnafond dell'Ag2r, segno che anche la squadra savoiarda aveva preparato con attenzione la tappa, con 6'24" di svantaggio dalla testa. In ultima posizione per la seconda volta consecutiva Vincenzo Nibali dell'Astana con 28'28" di distacco.

Nella generale si insedia in vetta, quando manca solo una tappa al termine, Davide Appollonio che, grazie all'ottima prestazione di sabato, ha scavalcato in classifica l'ex leader, l'inglese della BMC Adam Blythe, per 1'33"; novantatré secondi di distacco era, per ironia della sorte, il medesimo ritardo che il corridore molisano doveva recuperare al via da Silandro nei confronti del velocista rossonero. Al terzo posto, nella stessa posizione di tappa, troviamo Mínguez con 5'20" da recuperare, mentre il quarto è il brasiliano della Fantini Rafael Andriato che, forse a causa del battibecco avuto con Cavendish al Traguardo Volante, ha completamente perso di vista l'obiettivo, scendendo di una posizione ed accusando 5'24" di ritardo dalla vetta. In quinta posizione troviamo Edwin Ávila della Colombia con 11'27" che è risalito in seguito all'uscita di classifica del compagno di squadra Wilson Marentes, ora settimo. Ultimo, ancora una volta, Nibali con 4h28'36", praticamente con una tappa di ritardo dal top della classifica.

La tappa finale di Brescia si annuncia aperta a ribaltoni nella generale e sarà probabile un marcamento fra Appollonio e Blythe; in questo caso, nonostante il distacco sia considerevole, si può considerare ancora in lizza anche il trionfatore dell'anno scorso che, non nuovo a colpi di genio inattesi, potrebbe tentare uno storico bis, per la gioia di tutto il popolo basco.

Alberto Vigonesi

 

La classifica al contrario

La penultima tappa di questa edizione del Giro d'Italia è arrivata nel bellunese, sullo storico traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, e il vincitore è stato uno degli atleti di casa, dato che la tappa si è conclusa nel suo Veneto: stiamo parlando del trevigiano della Bardiani-CSF Sacha Modolo, finalmente alla prima affermazione nell'arco della corsa dopo una serie di prestazioni anonime. La battaglia per conquistare l'ambito traguardo dolomitico è stata, a guardare l'ordine di arrivo, non troppo cruenta, in quanto il secondo, il molisano dell'Ag2r Davide Appollonio, ha concluso con ben 4'29". Al terzo posto il favorito di tappa e del Giro intero, vale a dire Miguel Mínguez dell'Euskaltel, che ha pagato 4'51" di disavanzo. In quarta posizione un altro veneto della Bardiani, il sandonatese Nicola Boem, anch'egli al primo risultato di rilievo, che è giunto a 5'29" dal proprio compagno di squadra. Chiude la lista dei primi cinque il francese Guillaume Bonnafond dell'Ag2r, segno che anche la squadra savoiarda aveva preparato con attenzione la tappa, con 6'24" di svantaggio dalla testa. In ultima posizione per la seconda volta consecutiva Vincenzo Nibali dell'Astana con 28'28" di distacco.

Nella generale si insedia in vetta, quando manca solo una tappa al termine, Davide Appollonio che, grazie all'ottima prestazione di sabato, ha scavalcato in classifica l'ex leader, l'inglese della BMC Adam Blythe, per 1'33"; novantatré secondi di distacco era, per ironia della sorte, il medesimo ritardo che il corridore molisano doveva recuperare al via da Silandro nei confronti del velocista rossonero. Al terzo posto, nella stessa posizione di tappa, troviamo Mínguez con 5'20" da recuperare, mentre il quarto è il brasiliano della Fantini Rafael Andriato che, forse a causa del battibecco avuto con Cavendish al Traguardo Volante, ha completamente perso di vista l'obiettivo, scendendo di una posizione ed accusando 5'24" di ritardo dalla vetta. In quinta posizione troviamo Edwin Ávila della Colombia con 11'27" che è risalito in seguito all'uscita di classifica del compagno di squadra Wilson Marentes, ora settimo. Ultimo, ancora una volta, Nibali con 4h28'36", praticamente con una tappa di ritardo dal top della classifica.

La tappa finale di Brescia si annuncia aperta a ribaltoni nella generale e sarà probabile un marcamento fra Appollonio e Blythe; in questo caso, nonostante il distacco sia considerevole, si può considerare ancora in lizza anche il trionfatore dell'anno scorso che, non nuovo a colpi di genio inattesi, potrebbe tentare uno storico bis, per la gioia di tutto il popolo basco.

Alberto Vigonesi

Il magnifico cornuto (Antonio Pietrangeli, 1964)

Il magnifico cornuto © robydickfilms.blogspot.comAntonio Pietrangeli, questo sconosciuto. Nell'elenco dei massimi autori della gloriosa commedia all'italiana, il cineasta romano viene inserito (quando viene inserito) spesso di sghimbescio, e i suoi film non sono mitizzati come quelli di altri autori, benché qualcuna delle sue 13 pellicole lo meriterebbe ampiamente. Il magnifico cornuto lo meriterebbe ampiamente, ad esempio. Intanto perché è terreno per un'interpretazione strepitosa di Ugo Tognazzi, che tra i nostri attori è stato forse il migliore in assoluto, e che in quei primi anni '60, sulla scorta dei film girati con Luciano Salce, Dino Risi e Marco Ferreri, aveva definitivamente abbandonato il genere comico per diventare uno dei colonnelli della commedia all'italiana. Ne Il magnifico cornuto Tognazzi interpreta un industriale bresciano che viene colto dal morbo della gelosia nei confronti della fedelissima moglie. Si convince, l'Artusi (questo il nome del personaggio) che lei lo tradisca. Contro ogni evidenza, e contro quella che è la realtà (lei è davvero un angelo) il seme del dubbio si insinua in lui in maniera via via più totalizzante, rendendo impossibile la vita sia a lui che a lei, pazientissima. Del resto - penserà qualcuno - come si fa a non essere gelosi di una donna che ha le fattezze di Claudia Cardinale? Letteralmente toglie il fiato, la Maria Grazia del film: in una delle visioni malate di Artusi, ci regala uno strip (castigato ma sensualissimo) indimenticabile. Non sveliamo il simpatico finale del film, ma parliamo un po' del regista: Pietrangeli è stato in un certo senso il George Cukor italiano, come il grande filmaker americano possiamo definirlo "il regista delle donne", visto che, in tempi in cui il lavoro del regista era riservato quasi interamente agli uomini, seppe interpretare lo sguardo femminile sul mondo come nessun altro in Italia; e dopo aver diretto un altro mattatore come Sordi nel divertentissimo Lo scapolo, prese il volo (dal punto di vista artistico) con titoli alati come Nata di marzo (su una ragazza anticonvenzionale del 1957), Adua e le compagne (su un gruppo di prostitute "liberate" dalla legge Merlin, con Simone Signoret), La parmigiana (storia amara delle peregrinazioni sentimentali di una splendida Catherine Spaak), La visita (si conoscono per corrispondenza, poi lui si scopre più interessato alla dote che a lei: capolavoro sulla meschinità del genere maschile confrontato al candore femminile, con una bravissima Sandra Milo), Io la conoscevo bene (probabilmente il suo film più noto, con una giovane Stefania Sandrelli che viene dalla provincia a Roma per provare a entrare nel mondo dello spettacolo e finisce tra le grinfie di una serie di iene, tutti uomini ovviamente, che la conducono alla disperazione e infine al suicidio). Morì troppo presto (nel 1968, nemmen cinquantenne), annegando durante le riprese di Come, quando, perché (poi terminato da Valerio Zurlini): avrebbe avuto ancora tantissimo da dirci, Pietrangeli, ad esempio sull'all'epoca nascente femminismo, fenomeno che nessuno ha saputo interepretare come avrebbe fatto lui.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 21a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 21a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 21a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 21a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 21a tappa

Il magnifico cornuto (Antonio Pietrangeli, 1964)

Il magnifico cornuto © robydickfilms.blogspot.comAntonio Pietrangeli, questo sconosciuto. Nell'elenco dei massimi autori della gloriosa commedia all'italiana, il cineasta romano viene inserito (quando viene inserito) spesso di sghimbescio, e i suoi film non sono mitizzati come quelli di altri autori, benché qualcuna delle sue 13 pellicole lo meriterebbe ampiamente. Il magnifico cornuto lo meriterebbe ampiamente, ad esempio. Intanto perché è terreno per un'interpretazione strepitosa di Ugo Tognazzi, che tra i nostri attori è stato forse il migliore in assoluto, e che in quei primi anni '60, sulla scorta dei film girati con Luciano Salce, Dino Risi e Marco Ferreri, aveva definitivamente abbandonato il genere comico per diventare uno dei colonnelli della commedia all'italiana. Ne Il magnifico cornuto Tognazzi interpreta un industriale bresciano che viene colto dal morbo della gelosia nei confronti della fedelissima moglie. Si convince, l'Artusi (questo il nome del personaggio) che lei lo tradisca. Contro ogni evidenza, e contro quella che è la realtà (lei è davvero un angelo) il seme del dubbio si insinua in lui in maniera via via più totalizzante, rendendo impossibile la vita sia a lui che a lei, pazientissima. Del resto - penserà qualcuno - come si fa a non essere gelosi di una donna che ha le fattezze di Claudia Cardinale? Letteralmente toglie il fiato, la Maria Grazia del film: in una delle visioni malate di Artusi, ci regala uno strip (castigato ma sensualissimo) indimenticabile. Non sveliamo il simpatico finale del film, ma parliamo un po' del regista: Pietrangeli è stato in un certo senso il George Cukor italiano, come il grande filmaker americano possiamo definirlo "il regista delle donne", visto che, in tempi in cui il lavoro del regista era riservato quasi interamente agli uomini, seppe interpretare lo sguardo femminile sul mondo come nessun altro in Italia; e dopo aver diretto un altro mattatore come Sordi nel divertentissimo Lo scapolo, prese il volo (dal punto di vista artistico) con titoli alati come Nata di marzo (su una ragazza anticonvenzionale del 1957), Adua e le compagne (su un gruppo di prostitute "liberate" dalla legge Merlin, con Simone Signoret), La parmigiana (storia amara delle peregrinazioni sentimentali di una splendida Catherine Spaak), La visita (si conoscono per corrispondenza, poi lui si scopre più interessato alla dote che a lei: capolavoro sulla meschinità del genere maschile confrontato al candore femminile, con una bravissima Sandra Milo), Io la conoscevo bene (probabilmente il suo film più noto, con una giovane Stefania Sandrelli che viene dalla provincia a Roma per provare a entrare nel mondo dello spettacolo e finisce tra le grinfie di una serie di iene, tutti uomini ovviamente, che la conducono alla disperazione e infine al suicidio). Morì troppo presto (nel 1968, nemmen cinquantenne), annegando durante le riprese di Come, quando, perché (poi terminato da Valerio Zurlini): avrebbe avuto ancora tantissimo da dirci, Pietrangeli, ad esempio sull'all'epoca nascente femminismo, fenomeno che nessuno ha saputo interepretare come avrebbe fatto lui.

Marco Grassi

 

La classifica al contrario

La penultima tappa di questa edizione del Giro d'Italia è arrivata nel bellunese, sullo storico traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, e il vincitore è stato uno degli atleti di casa, dato che la tappa si è conclusa nel suo Veneto: stiamo parlando del trevigiano della Bardiani-CSF Sacha Modolo, finalmente alla prima affermazione nell'arco della corsa dopo una serie di prestazioni anonime. La battaglia per conquistare l'ambito traguardo dolomitico è stata, a guardare l'ordine di arrivo, non troppo cruenta, in quanto il secondo, il molisano dell'Ag2r Davide Appollonio, ha concluso con ben 4'29". Al terzo posto il favorito di tappa e del Giro intero, vale a dire Miguel Mínguez dell'Euskaltel, che ha pagato 4'51" di disavanzo. In quarta posizione un altro veneto della Bardiani, il sandonatese Nicola Boem, anch'egli al primo risultato di rilievo, che è giunto a 5'29" dal proprio compagno di squadra. Chiude la lista dei primi cinque il francese Guillaume Bonnafond dell'Ag2r, segno che anche la squadra savoiarda aveva preparato con attenzione la tappa, con 6'24" di svantaggio dalla testa. In ultima posizione per la seconda volta consecutiva Vincenzo Nibali dell'Astana con 28'28" di distacco.

Nella generale si insedia in vetta, quando manca solo una tappa al termine, Davide Appollonio che, grazie all'ottima prestazione di sabato, ha scavalcato in classifica l'ex leader, l'inglese della BMC Adam Blythe, per 1'33"; novantatré secondi di distacco era, per ironia della sorte, il medesimo ritardo che il corridore molisano doveva recuperare al via da Silandro nei confronti del velocista rossonero. Al terzo posto, nella stessa posizione di tappa, troviamo Mínguez con 5'20" da recuperare, mentre il quarto è il brasiliano della Fantini Rafael Andriato che, forse a causa del battibecco avuto con Cavendish al Traguardo Volante, ha completamente perso di vista l'obiettivo, scendendo di una posizione ed accusando 5'24" di ritardo dalla vetta. In quinta posizione troviamo Edwin Ávila della Colombia con 11'27" che è risalito in seguito all'uscita di classifica del compagno di squadra Wilson Marentes, ora settimo. Ultimo, ancora una volta, Nibali con 4h28'36", praticamente con una tappa di ritardo dal top della classifica.

La tappa finale di Brescia si annuncia aperta a ribaltoni nella generale e sarà probabile un marcamento fra Appollonio e Blythe; in questo caso, nonostante il distacco sia considerevole, si può considerare ancora in lizza anche il trionfatore dell'anno scorso che, non nuovo a colpi di genio inattesi, potrebbe tentare uno storico bis, per la gioia di tutto il popolo basco.

Alberto Vigonesi

 

La classifica al contrario

La penultima tappa di questa edizione del Giro d'Italia è arrivata nel bellunese, sullo storico traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, e il vincitore è stato uno degli atleti di casa, dato che la tappa si è conclusa nel suo Veneto: stiamo parlando del trevigiano della Bardiani-CSF Sacha Modolo, finalmente alla prima affermazione nell'arco della corsa dopo una serie di prestazioni anonime. La battaglia per conquistare l'ambito traguardo dolomitico è stata, a guardare l'ordine di arrivo, non troppo cruenta, in quanto il secondo, il molisano dell'Ag2r Davide Appollonio, ha concluso con ben 4'29". Al terzo posto il favorito di tappa e del Giro intero, vale a dire Miguel Mínguez dell'Euskaltel, che ha pagato 4'51" di disavanzo. In quarta posizione un altro veneto della Bardiani, il sandonatese Nicola Boem, anch'egli al primo risultato di rilievo, che è giunto a 5'29" dal proprio compagno di squadra. Chiude la lista dei primi cinque il francese Guillaume Bonnafond dell'Ag2r, segno che anche la squadra savoiarda aveva preparato con attenzione la tappa, con 6'24" di svantaggio dalla testa. In ultima posizione per la seconda volta consecutiva Vincenzo Nibali dell'Astana con 28'28" di distacco.

Nella generale si insedia in vetta, quando manca solo una tappa al termine, Davide Appollonio che, grazie all'ottima prestazione di sabato, ha scavalcato in classifica l'ex leader, l'inglese della BMC Adam Blythe, per 1'33"; novantatré secondi di distacco era, per ironia della sorte, il medesimo ritardo che il corridore molisano doveva recuperare al via da Silandro nei confronti del velocista rossonero. Al terzo posto, nella stessa posizione di tappa, troviamo Mínguez con 5'20" da recuperare, mentre il quarto è il brasiliano della Fantini Rafael Andriato che, forse a causa del battibecco avuto con Cavendish al Traguardo Volante, ha completamente perso di vista l'obiettivo, scendendo di una posizione ed accusando 5'24" di ritardo dalla vetta. In quinta posizione troviamo Edwin Ávila della Colombia con 11'27" che è risalito in seguito all'uscita di classifica del compagno di squadra Wilson Marentes, ora settimo. Ultimo, ancora una volta, Nibali con 4h28'36", praticamente con una tappa di ritardo dal top della classifica.

La tappa finale di Brescia si annuncia aperta a ribaltoni nella generale e sarà probabile un marcamento fra Appollonio e Blythe; in questo caso, nonostante il distacco sia considerevole, si può considerare ancora in lizza anche il trionfatore dell'anno scorso che, non nuovo a colpi di genio inattesi, potrebbe tentare uno storico bis, per la gioia di tutto il popolo basco.

Alberto Vigonesi

Il magnifico cornuto (Antonio Pietrangeli, 1964)

Il magnifico cornuto © robydickfilms.blogspot.comAntonio Pietrangeli, questo sconosciuto. Nell'elenco dei massimi autori della gloriosa commedia all'italiana, il cineasta romano viene inserito (quando viene inserito) spesso di sghimbescio, e i suoi film non sono mitizzati come quelli di altri autori, benché qualcuna delle sue 13 pellicole lo meriterebbe ampiamente. Il magnifico cornuto lo meriterebbe ampiamente, ad esempio. Intanto perché è terreno per un'interpretazione strepitosa di Ugo Tognazzi, che tra i nostri attori è stato forse il migliore in assoluto, e che in quei primi anni '60, sulla scorta dei film girati con Luciano Salce, Dino Risi e Marco Ferreri, aveva definitivamente abbandonato il genere comico per diventare uno dei colonnelli della commedia all'italiana. Ne Il magnifico cornuto Tognazzi interpreta un industriale bresciano che viene colto dal morbo della gelosia nei confronti della fedelissima moglie. Si convince, l'Artusi (questo il nome del personaggio) che lei lo tradisca. Contro ogni evidenza, e contro quella che è la realtà (lei è davvero un angelo) il seme del dubbio si insinua in lui in maniera via via più totalizzante, rendendo impossibile la vita sia a lui che a lei, pazientissima. Del resto - penserà qualcuno - come si fa a non essere gelosi di una donna che ha le fattezze di Claudia Cardinale? Letteralmente toglie il fiato, la Maria Grazia del film: in una delle visioni malate di Artusi, ci regala uno strip (castigato ma sensualissimo) indimenticabile. Non sveliamo il simpatico finale del film, ma parliamo un po' del regista: Pietrangeli è stato in un certo senso il George Cukor italiano, come il grande filmaker americano possiamo definirlo "il regista delle donne", visto che, in tempi in cui il lavoro del regista era riservato quasi interamente agli uomini, seppe interpretare lo sguardo femminile sul mondo come nessun altro in Italia; e dopo aver diretto un altro mattatore come Sordi nel divertentissimo Lo scapolo, prese il volo (dal punto di vista artistico) con titoli alati come Nata di marzo (su una ragazza anticonvenzionale del 1957), Adua e le compagne (su un gruppo di prostitute "liberate" dalla legge Merlin, con Simone Signoret), La parmigiana (storia amara delle peregrinazioni sentimentali di una splendida Catherine Spaak), La visita (si conoscono per corrispondenza, poi lui si scopre più interessato alla dote che a lei: capolavoro sulla meschinità del genere maschile confrontato al candore femminile, con una bravissima Sandra Milo), Io la conoscevo bene (probabilmente il suo film più noto, con una giovane Stefania Sandrelli che viene dalla provincia a Roma per provare a entrare nel mondo dello spettacolo e finisce tra le grinfie di una serie di iene, tutti uomini ovviamente, che la conducono alla disperazione e infine al suicidio). Morì troppo presto (nel 1968, nemmen cinquantenne), annegando durante le riprese di Come, quando, perché (poi terminato da Valerio Zurlini): avrebbe avuto ancora tantissimo da dirci, Pietrangeli, ad esempio sull'all'epoca nascente femminismo, fenomeno che nessuno ha saputo interepretare come avrebbe fatto lui.

Marco Grassi

 

La classifica al contrario

La penultima tappa di questa edizione del Giro d'Italia è arrivata nel bellunese, sullo storico traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, e il vincitore è stato uno degli atleti di casa, dato che la tappa si è conclusa nel suo Veneto: stiamo parlando del trevigiano della Bardiani-CSF Sacha Modolo, finalmente alla prima affermazione nell'arco della corsa dopo una serie di prestazioni anonime. La battaglia per conquistare l'ambito traguardo dolomitico è stata, a guardare l'ordine di arrivo, non troppo cruenta, in quanto il secondo, il molisano dell'Ag2r Davide Appollonio, ha concluso con ben 4'29". Al terzo posto il favorito di tappa e del Giro intero, vale a dire Miguel Mínguez dell'Euskaltel, che ha pagato 4'51" di disavanzo. In quarta posizione un altro veneto della Bardiani, il sandonatese Nicola Boem, anch'egli al primo risultato di rilievo, che è giunto a 5'29" dal proprio compagno di squadra. Chiude la lista dei primi cinque il francese Guillaume Bonnafond dell'Ag2r, segno che anche la squadra savoiarda aveva preparato con attenzione la tappa, con 6'24" di svantaggio dalla testa. In ultima posizione per la seconda volta consecutiva Vincenzo Nibali dell'Astana con 28'28" di distacco.

Nella generale si insedia in vetta, quando manca solo una tappa al termine, Davide Appollonio che, grazie all'ottima prestazione di sabato, ha scavalcato in classifica l'ex leader, l'inglese della BMC Adam Blythe, per 1'33"; novantatré secondi di distacco era, per ironia della sorte, il medesimo ritardo che il corridore molisano doveva recuperare al via da Silandro nei confronti del velocista rossonero. Al terzo posto, nella stessa posizione di tappa, troviamo Mínguez con 5'20" da recuperare, mentre il quarto è il brasiliano della Fantini Rafael Andriato che, forse a causa del battibecco avuto con Cavendish al Traguardo Volante, ha completamente perso di vista l'obiettivo, scendendo di una posizione ed accusando 5'24" di ritardo dalla vetta. In quinta posizione troviamo Edwin Ávila della Colombia con 11'27" che è risalito in seguito all'uscita di classifica del compagno di squadra Wilson Marentes, ora settimo. Ultimo, ancora una volta, Nibali con 4h28'36", praticamente con una tappa di ritardo dal top della classifica.

La tappa finale di Brescia si annuncia aperta a ribaltoni nella generale e sarà probabile un marcamento fra Appollonio e Blythe; in questo caso, nonostante il distacco sia considerevole, si può considerare ancora in lizza anche il trionfatore dell'anno scorso che, non nuovo a colpi di genio inattesi, potrebbe tentare uno storico bis, per la gioia di tutto il popolo basco.

Alberto Vigonesi

 

La classifica al contrario

La penultima tappa di questa edizione del Giro d'Italia è arrivata nel bellunese, sullo storico traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, e il vincitore è stato uno degli atleti di casa, dato che la tappa si è conclusa nel suo Veneto: stiamo parlando del trevigiano della Bardiani-CSF Sacha Modolo, finalmente alla prima affermazione nell'arco della corsa dopo una serie di prestazioni anonime. La battaglia per conquistare l'ambito traguardo dolomitico è stata, a guardare l'ordine di arrivo, non troppo cruenta, in quanto il secondo, il molisano dell'Ag2r Davide Appollonio, ha concluso con ben 4'29". Al terzo posto il favorito di tappa e del Giro intero, vale a dire Miguel Mínguez dell'Euskaltel, che ha pagato 4'51" di disavanzo. In quarta posizione un altro veneto della Bardiani, il sandonatese Nicola Boem, anch'egli al primo risultato di rilievo, che è giunto a 5'29" dal proprio compagno di squadra. Chiude la lista dei primi cinque il francese Guillaume Bonnafond dell'Ag2r, segno che anche la squadra savoiarda aveva preparato con attenzione la tappa, con 6'24" di svantaggio dalla testa. In ultima posizione per la seconda volta consecutiva Vincenzo Nibali dell'Astana con 28'28" di distacco.

Nella generale si insedia in vetta, quando manca solo una tappa al termine, Davide Appollonio che, grazie all'ottima prestazione di sabato, ha scavalcato in classifica l'ex leader, l'inglese della BMC Adam Blythe, per 1'33"; novantatré secondi di distacco era, per ironia della sorte, il medesimo ritardo che il corridore molisano doveva recuperare al via da Silandro nei confronti del velocista rossonero. Al terzo posto, nella stessa posizione di tappa, troviamo Mínguez con 5'20" da recuperare, mentre il quarto è il brasiliano della Fantini Rafael Andriato che, forse a causa del battibecco avuto con Cavendish al Traguardo Volante, ha completamente perso di vista l'obiettivo, scendendo di una posizione ed accusando 5'24" di ritardo dalla vetta. In quinta posizione troviamo Edwin Ávila della Colombia con 11'27" che è risalito in seguito all'uscita di classifica del compagno di squadra Wilson Marentes, ora settimo. Ultimo, ancora una volta, Nibali con 4h28'36", praticamente con una tappa di ritardo dal top della classifica.

La tappa finale di Brescia si annuncia aperta a ribaltoni nella generale e sarà probabile un marcamento fra Appollonio e Blythe; in questo caso, nonostante il distacco sia considerevole, si può considerare ancora in lizza anche il trionfatore dell'anno scorso che, non nuovo a colpi di genio inattesi, potrebbe tentare uno storico bis, per la gioia di tutto il popolo basco.

Alberto Vigonesi

Il magnifico cornuto (Antonio Pietrangeli, 1964)

Il magnifico cornuto © robydickfilms.blogspot.comAntonio Pietrangeli, questo sconosciuto. Nell'elenco dei massimi autori della gloriosa commedia all'italiana, il cineasta romano viene inserito (quando viene inserito) spesso di sghimbescio, e i suoi film non sono mitizzati come quelli di altri autori, benché qualcuna delle sue 13 pellicole lo meriterebbe ampiamente. Il magnifico cornuto lo meriterebbe ampiamente, ad esempio. Intanto perché è terreno per un'interpretazione strepitosa di Ugo Tognazzi, che tra i nostri attori è stato forse il migliore in assoluto, e che in quei primi anni '60, sulla scorta dei film girati con Luciano Salce, Dino Risi e Marco Ferreri, aveva definitivamente abbandonato il genere comico per diventare uno dei colonnelli della commedia all'italiana. Ne Il magnifico cornuto Tognazzi interpreta un industriale bresciano che viene colto dal morbo della gelosia nei confronti della fedelissima moglie. Si convince, l'Artusi (questo il nome del personaggio) che lei lo tradisca. Contro ogni evidenza, e contro quella che è la realtà (lei è davvero un angelo) il seme del dubbio si insinua in lui in maniera via via più totalizzante, rendendo impossibile la vita sia a lui che a lei, pazientissima. Del resto - penserà qualcuno - come si fa a non essere gelosi di una donna che ha le fattezze di Claudia Cardinale? Letteralmente toglie il fiato, la Maria Grazia del film: in una delle visioni malate di Artusi, ci regala uno strip (castigato ma sensualissimo) indimenticabile. Non sveliamo il simpatico finale del film, ma parliamo un po' del regista: Pietrangeli è stato in un certo senso il George Cukor italiano, come il grande filmaker americano possiamo definirlo "il regista delle donne", visto che, in tempi in cui il lavoro del regista era riservato quasi interamente agli uomini, seppe interpretare lo sguardo femminile sul mondo come nessun altro in Italia; e dopo aver diretto un altro mattatore come Sordi nel divertentissimo Lo scapolo, prese il volo (dal punto di vista artistico) con titoli alati come Nata di marzo (su una ragazza anticonvenzionale del 1957), Adua e le compagne (su un gruppo di prostitute "liberate" dalla legge Merlin, con Simone Signoret), La parmigiana (storia amara delle peregrinazioni sentimentali di una splendida Catherine Spaak), La visita (si conoscono per corrispondenza, poi lui si scopre più interessato alla dote che a lei: capolavoro sulla meschinità del genere maschile confrontato al candore femminile, con una bravissima Sandra Milo), Io la conoscevo bene (probabilmente il suo film più noto, con una giovane Stefania Sandrelli che viene dalla provincia a Roma per provare a entrare nel mondo dello spettacolo e finisce tra le grinfie di una serie di iene, tutti uomini ovviamente, che la conducono alla disperazione e infine al suicidio). Morì troppo presto (nel 1968, nemmen cinquantenne), annegando durante le riprese di Come, quando, perché (poi terminato da Valerio Zurlini): avrebbe avuto ancora tantissimo da dirci, Pietrangeli, ad esempio sull'all'epoca nascente femminismo, fenomeno che nessuno ha saputo interepretare come avrebbe fatto lui.

Marco Grassi

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