Il Portale del Ciclismo professionistico

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Sulle strade del Tour de France anche per omaggiare, a 15 anni dalla strepitosa vittoria in giallo, il mito di Marco Pantani. Tappa breve ma con quasi 4000 metri di dislivello; da Cesana si scende senza grande fatica fino a Susa, da cui al km 33 si inizia a scalare il Moncenisio, salita sulla quale si supera il confine con la Francia. La scalata, 25 km, presenta le maggiori difficoltà nel primo terzo, in cui sono compresi 7 km tra l'8 e il 10%. Anche la parte centrale non è da sottovalutare (si balla quasi sempre intorno all'8%), ma poi la strada spiana terribilmente, pur riservando ancora qualche bel tratto di pendenza, alternato però a vere e proprie discesine su cui recuperare. In questa fase della tappa dovrebbe comunque aver buon gioco una fuga che poi, una volta scollinati al Gpm (ai -90), resisterà almeno fino a Saint-Michel-de-Maurienne, attraverso una sessantina di chilometri punteggiati dalla salitella di Aussois (su cui è fissato un traguardo volante) e da parecchia discesa. A Saint-Michel inizia però il Télegraphe, classico antipasto del Galibier: quasi 12 km di ascesa più tosta nella prima metà e poi assestata sul 5-7% fino al Gpm. Da qui 5 km di falsopiano tendente alla discesa fino a Valloire, dove parte il Galibier, e saranno altri 14 km tutti all'insù: molto più morbidi i primi 10, ben più intriganti i restanti 4, da Plan Lachat al traguardo, su cui la pendenza media è dell'8% e su cui per forza di cose qualcosa succederà, visto che alle difficoltà altimetriche e ai tanti km di salita della giornata, si aggiungerà il freddo: la presenza di tanta neve ha indotto gli organizzatori ad abbassare la quota dell'arrivo, dai 2642 previsti ai 2301 dell'arrivo all'altezza del monumento a Pantani, 4 km in meno rispetto al disegno originario.

Cesana Torinese

Comune italiano di 1.026 abitanti della provincia di Torino, Cesana Torinese si trova in Val di Susa. Secondo alcuni è l'antica gallo-romana Scingomagus, mentre per altri è la Goesao romana, essendo Scingomagus (o Excingomagus) attribuibile ad Oulx. Si trova alla confluenza del torrente Ripa con la Dora, che formano la Dora Riparia, d'inverno è un'importante stazione sciistica del comprensorio della Via Lattea, mentre d'estate è la località di partenza di molte belle escursioni. È stata una delle sedi dei XX Giochi olimpici invernali, durante i quali ha ospitato gare di biathlon, sci (femminile), bob, slittino e skeleton, e dell'Universiade invernale 2007, quando ha ospitato le gare di biathlon. Numerose le chiese da visitare (S. Giovanni Battista, Nostra Signora della Neve le più note) senza dimenticare i resti della più alta fortificazione d'Europa (Batteria dello Charbeton), Cesana offre ai buongustai gòffre (cialde dolci o salate), il miele, i formaggi d'alpeggio, i piatti a base di patata di montagna, il genepy (liquore d'erbe). Tra i vini il più celebre è il Valsusa. È all'esordio come città di tappa del Giro d'Italia, e probabilmente - anche se non è detto - il maltempo costringerà gli organizzatori a rinviare il battesimo di Cesana con la corsa rosa.

Col du Galibier (Valloire)

Il Col du Galibier preso dal versante nord, quello appunto di Valloire, è quello classico: un po' come lo Stelvio da Prato, il Mortirolo da Mazzo, il Gavia da Ponte di Legno, e via discorrendo. Questi 18.1 km di salita hanno visto negli anni, decisamente più al Tour che al Giro, grandissimi campioni ed ottimi comprimari scattare, mettersi in luce, talvolta transitare sulla vetta per primi. Il Galibier - inutile sottolinearlo - è una montagna del Tour. Più di trenta volte la Grande Boucle è transitata a quei 2645 metri s.l.m.. Solo in un'occasione il Galibier è stato arrivo di tappa del Tour: era il 2011, 18a tappa, da Pinerolo al Col du Galibier, appunto, ed Andy Schleck attaccò a 60 km dal traguardo, sulle rampe dell'Izoard. Sul traguardo precederà il fratello Fränck di 2'07" e Cadel Evans di 2'15". Proprio l'australiano vincerà quel Tour, strappando la maglia gialla ad Andy nell'ultima cronometro. Il Galibier è decisamente più famoso però per l'impresa di Marco Pantani, che ribaltò il Tour 1998 vincendo a Les Deux Alpes ma lanciandosi proprio ai 2301 di Les Granges du Galibier. Lì sorge il monumento dedicato al Pirata, lì il Giro arriverà oggi, salvo improvvisi (ma non inaspettati) cambi di programma e di temperatura.

Francesco Sulas
Cesana Torinese

Comune italiano di 1.026 abitanti della provincia di Torino, Cesana Torinese si trova in Val di Susa. Secondo alcuni è l'antica gallo-romana Scingomagus, mentre per altri è la Goesao romana, essendo Scingomagus (o Excingomagus) attribuibile ad Oulx. Si trova alla confluenza del torrente Ripa con la Dora, che formano la Dora Riparia, d'inverno è un'importante stazione sciistica del comprensorio della Via Lattea, mentre d'estate è la località di partenza di molte belle escursioni. È stata una delle sedi dei XX Giochi olimpici invernali, durante i quali ha ospitato gare di biathlon, sci (femminile), bob, slittino e skeleton, e dell'Universiade invernale 2007, quando ha ospitato le gare di biathlon. Numerose le chiese da visitare (S. Giovanni Battista, Nostra Signora della Neve le più note) senza dimenticare i resti della più alta fortificazione d'Europa (Batteria dello Charbeton), Cesana offre ai buongustai gòffre (cialde dolci o salate), il miele, i formaggi d'alpeggio, i piatti a base di patata di montagna, il genepy (liquore d'erbe). Tra i vini il più celebre è il Valsusa. È all'esordio come città di tappa del Giro d'Italia, e probabilmente - anche se non è detto - il maltempo costringerà gli organizzatori a rinviare il battesimo di Cesana con la corsa rosa.

Col du Galibier (Valloire)

Il Col du Galibier preso dal versante nord, quello appunto di Valloire, è quello classico: un po' come lo Stelvio da Prato, il Mortirolo da Mazzo, il Gavia da Ponte di Legno, e via discorrendo. Questi 18.1 km di salita hanno visto negli anni, decisamente più al Tour che al Giro, grandissimi campioni ed ottimi comprimari scattare, mettersi in luce, talvolta transitare sulla vetta per primi. Il Galibier - inutile sottolinearlo - è una montagna del Tour. Più di trenta volte la Grande Boucle è transitata a quei 2645 metri s.l.m.. Solo in un'occasione il Galibier è stato arrivo di tappa del Tour: era il 2011, 18a tappa, da Pinerolo al Col du Galibier, appunto, ed Andy Schleck attaccò a 60 km dal traguardo, sulle rampe dell'Izoard. Sul traguardo precederà il fratello Fränck di 2'07" e Cadel Evans di 2'15". Proprio l'australiano vincerà quel Tour, strappando la maglia gialla ad Andy nell'ultima cronometro. Il Galibier è decisamente più famoso però per l'impresa di Marco Pantani, che ribaltò il Tour 1998 vincendo a Les Deux Alpes ma lanciandosi proprio ai 2301 di Les Granges du Galibier. Lì sorge il monumento dedicato al Pirata, lì il Giro arriverà oggi, salvo improvvisi (ma non inaspettati) cambi di programma e di temperatura.

Cesana Torinese

Comune italiano di 1.026 abitanti della provincia di Torino, Cesana Torinese si trova in Val di Susa. Secondo alcuni è l'antica gallo-romana Scingomagus, mentre per altri è la Goesao romana, essendo Scingomagus (o Excingomagus) attribuibile ad Oulx. Si trova alla confluenza del torrente Ripa con la Dora, che formano la Dora Riparia, d'inverno è un'importante stazione sciistica del comprensorio della Via Lattea, mentre d'estate è la località di partenza di molte belle escursioni. È stata una delle sedi dei XX Giochi olimpici invernali, durante i quali ha ospitato gare di biathlon, sci (femminile), bob, slittino e skeleton, e dell'Universiade invernale 2007, quando ha ospitato le gare di biathlon. Numerose le chiese da visitare (S. Giovanni Battista, Nostra Signora della Neve le più note) senza dimenticare i resti della più alta fortificazione d'Europa (Batteria dello Charbeton), Cesana offre ai buongustai gòffre (cialde dolci o salate), il miele, i formaggi d'alpeggio, i piatti a base di patata di montagna, il genepy (liquore d'erbe). Tra i vini il più celebre è il Valsusa. È all'esordio come città di tappa del Giro d'Italia, e probabilmente - anche se non è detto - il maltempo costringerà gli organizzatori a rinviare il battesimo di Cesana con la corsa rosa.

Col du Galibier (Valloire)

Il Col du Galibier preso dal versante nord, quello appunto di Valloire, è quello classico: un po' come lo Stelvio da Prato, il Mortirolo da Mazzo, il Gavia da Ponte di Legno, e via discorrendo. Questi 18.1 km di salita hanno visto negli anni, decisamente più al Tour che al Giro, grandissimi campioni ed ottimi comprimari scattare, mettersi in luce, talvolta transitare sulla vetta per primi. Il Galibier - inutile sottolinearlo - è una montagna del Tour. Più di trenta volte la Grande Boucle è transitata a quei 2645 metri s.l.m.. Solo in un'occasione il Galibier è stato arrivo di tappa del Tour: era il 2011, 18a tappa, da Pinerolo al Col du Galibier, appunto, ed Andy Schleck attaccò a 60 km dal traguardo, sulle rampe dell'Izoard. Sul traguardo precederà il fratello Fränck di 2'07" e Cadel Evans di 2'15". Proprio l'australiano vincerà quel Tour, strappando la maglia gialla ad Andy nell'ultima cronometro. Il Galibier è decisamente più famoso però per l'impresa di Marco Pantani, che ribaltò il Tour 1998 vincendo a Les Deux Alpes ma lanciandosi proprio ai 2301 di Les Granges du Galibier. Lì sorge il monumento dedicato al Pirata, lì il Giro arriverà oggi, salvo improvvisi (ma non inaspettati) cambi di programma e di temperatura.

Cesana Torinese

Comune italiano di 1.026 abitanti della provincia di Torino, Cesana Torinese si trova in Val di Susa. Secondo alcuni è l'antica gallo-romana Scingomagus, mentre per altri è la Goesao romana, essendo Scingomagus (o Excingomagus) attribuibile ad Oulx. Si trova alla confluenza del torrente Ripa con la Dora, che formano la Dora Riparia, d'inverno è un'importante stazione sciistica del comprensorio della Via Lattea, mentre d'estate è la località di partenza di molte belle escursioni. È stata una delle sedi dei XX Giochi olimpici invernali, durante i quali ha ospitato gare di biathlon, sci (femminile), bob, slittino e skeleton, e dell'Universiade invernale 2007, quando ha ospitato le gare di biathlon. Numerose le chiese da visitare (S. Giovanni Battista, Nostra Signora della Neve le più note) senza dimenticare i resti della più alta fortificazione d'Europa (Batteria dello Charbeton), Cesana offre ai buongustai gòffre (cialde dolci o salate), il miele, i formaggi d'alpeggio, i piatti a base di patata di montagna, il genepy (liquore d'erbe). Tra i vini il più celebre è il Valsusa. È all'esordio come città di tappa del Giro d'Italia, e probabilmente - anche se non è detto - il maltempo costringerà gli organizzatori a rinviare il battesimo di Cesana con la corsa rosa.

Col du Galibier (Valloire)

Il Col du Galibier preso dal versante nord, quello appunto di Valloire, è quello classico: un po' come lo Stelvio da Prato, il Mortirolo da Mazzo, il Gavia da Ponte di Legno, e via discorrendo. Questi 18.1 km di salita hanno visto negli anni, decisamente più al Tour che al Giro, grandissimi campioni ed ottimi comprimari scattare, mettersi in luce, talvolta transitare sulla vetta per primi. Il Galibier - inutile sottolinearlo - è una montagna del Tour. Più di trenta volte la Grande Boucle è transitata a quei 2645 metri s.l.m.. Solo in un'occasione il Galibier è stato arrivo di tappa del Tour: era il 2011, 18a tappa, da Pinerolo al Col du Galibier, appunto, ed Andy Schleck attaccò a 60 km dal traguardo, sulle rampe dell'Izoard. Sul traguardo precederà il fratello Fränck di 2'07" e Cadel Evans di 2'15". Proprio l'australiano vincerà quel Tour, strappando la maglia gialla ad Andy nell'ultima cronometro. Il Galibier è decisamente più famoso però per l'impresa di Marco Pantani, che ribaltò il Tour 1998 vincendo a Les Deux Alpes ma lanciandosi proprio ai 2301 di Les Granges du Galibier. Lì sorge il monumento dedicato al Pirata, lì il Giro arriverà oggi, salvo improvvisi (ma non inaspettati) cambi di programma e di temperatura.

Cesana Torinese

Comune italiano di 1.026 abitanti della provincia di Torino, Cesana Torinese si trova in Val di Susa. Secondo alcuni è l'antica gallo-romana Scingomagus, mentre per altri è la Goesao romana, essendo Scingomagus (o Excingomagus) attribuibile ad Oulx. Si trova alla confluenza del torrente Ripa con la Dora, che formano la Dora Riparia, d'inverno è un'importante stazione sciistica del comprensorio della Via Lattea, mentre d'estate è la località di partenza di molte belle escursioni. È stata una delle sedi dei XX Giochi olimpici invernali, durante i quali ha ospitato gare di biathlon, sci (femminile), bob, slittino e skeleton, e dell'Universiade invernale 2007, quando ha ospitato le gare di biathlon. Numerose le chiese da visitare (S. Giovanni Battista, Nostra Signora della Neve le più note) senza dimenticare i resti della più alta fortificazione d'Europa (Batteria dello Charbeton), Cesana offre ai buongustai gòffre (cialde dolci o salate), il miele, i formaggi d'alpeggio, i piatti a base di patata di montagna, il genepy (liquore d'erbe). Tra i vini il più celebre è il Valsusa. È all'esordio come città di tappa del Giro d'Italia, e probabilmente - anche se non è detto - il maltempo costringerà gli organizzatori a rinviare il battesimo di Cesana con la corsa rosa.

Col du Galibier (Valloire)

Il Col du Galibier preso dal versante nord, quello appunto di Valloire, è quello classico: un po' come lo Stelvio da Prato, il Mortirolo da Mazzo, il Gavia da Ponte di Legno, e via discorrendo. Questi 18.1 km di salita hanno visto negli anni, decisamente più al Tour che al Giro, grandissimi campioni ed ottimi comprimari scattare, mettersi in luce, talvolta transitare sulla vetta per primi. Il Galibier - inutile sottolinearlo - è una montagna del Tour. Più di trenta volte la Grande Boucle è transitata a quei 2645 metri s.l.m.. Solo in un'occasione il Galibier è stato arrivo di tappa del Tour: era il 2011, 18a tappa, da Pinerolo al Col du Galibier, appunto, ed Andy Schleck attaccò a 60 km dal traguardo, sulle rampe dell'Izoard. Sul traguardo precederà il fratello Fränck di 2'07" e Cadel Evans di 2'15". Proprio l'australiano vincerà quel Tour, strappando la maglia gialla ad Andy nell'ultima cronometro. Il Galibier è decisamente più famoso però per l'impresa di Marco Pantani, che ribaltò il Tour 1998 vincendo a Les Deux Alpes ma lanciandosi proprio ai 2301 di Les Granges du Galibier. Lì sorge il monumento dedicato al Pirata, lì il Giro arriverà oggi, salvo improvvisi (ma non inaspettati) cambi di programma e di temperatura.

Cesana Torinese

Comune italiano di 1.026 abitanti della provincia di Torino, Cesana Torinese si trova in Val di Susa. Secondo alcuni è l'antica gallo-romana Scingomagus, mentre per altri è la Goesao romana, essendo Scingomagus (o Excingomagus) attribuibile ad Oulx. Si trova alla confluenza del torrente Ripa con la Dora, che formano la Dora Riparia, d'inverno è un'importante stazione sciistica del comprensorio della Via Lattea, mentre d'estate è la località di partenza di molte belle escursioni. È stata una delle sedi dei XX Giochi olimpici invernali, durante i quali ha ospitato gare di biathlon, sci (femminile), bob, slittino e skeleton, e dell'Universiade invernale 2007, quando ha ospitato le gare di biathlon. Numerose le chiese da visitare (S. Giovanni Battista, Nostra Signora della Neve le più note) senza dimenticare i resti della più alta fortificazione d'Europa (Batteria dello Charbeton), Cesana offre ai buongustai gòffre (cialde dolci o salate), il miele, i formaggi d'alpeggio, i piatti a base di patata di montagna, il genepy (liquore d'erbe). Tra i vini il più celebre è il Valsusa. È all'esordio come città di tappa del Giro d'Italia, e probabilmente - anche se non è detto - il maltempo costringerà gli organizzatori a rinviare il battesimo di Cesana con la corsa rosa.

Col du Galibier (Valloire)

Il Col du Galibier preso dal versante nord, quello appunto di Valloire, è quello classico: un po' come lo Stelvio da Prato, il Mortirolo da Mazzo, il Gavia da Ponte di Legno, e via discorrendo. Questi 18.1 km di salita hanno visto negli anni, decisamente più al Tour che al Giro, grandissimi campioni ed ottimi comprimari scattare, mettersi in luce, talvolta transitare sulla vetta per primi. Il Galibier - inutile sottolinearlo - è una montagna del Tour. Più di trenta volte la Grande Boucle è transitata a quei 2645 metri s.l.m.. Solo in un'occasione il Galibier è stato arrivo di tappa del Tour: era il 2011, 18a tappa, da Pinerolo al Col du Galibier, appunto, ed Andy Schleck attaccò a 60 km dal traguardo, sulle rampe dell'Izoard. Sul traguardo precederà il fratello Fränck di 2'07" e Cadel Evans di 2'15". Proprio l'australiano vincerà quel Tour, strappando la maglia gialla ad Andy nell'ultima cronometro. Il Galibier è decisamente più famoso però per l'impresa di Marco Pantani, che ribaltò il Tour 1998 vincendo a Les Deux Alpes ma lanciandosi proprio ai 2301 di Les Granges du Galibier. Lì sorge il monumento dedicato al Pirata, lì il Giro arriverà oggi, salvo improvvisi (ma non inaspettati) cambi di programma e di temperatura.

Meteo

13.00 - Cesana Torinese
14.50 - Col du Mont Cenis
17.20 - Col du Galibier

Soggetti Alternativi

A quasi 33 anni fa il suo esordio assoluto al Giro d'Italia, nella prima stagione che lo vede gareggiare nel World Tour. Singolare la carriera di questo passista-scalatore sloveno, ingaggiato in questo 2013 nell'Euskaltel del nuovo corso che dà spazio anche ai corridori non-baschi. Dopo gli esordi nella MTB, in cui è stato anche campione nazionale, ha gareggiato sempre in squadre Continental, mettendosi spesso in evidenza nelle gare internazionali del nostro Paese (ha vinto 2 volte il Bianchin, una il Medio Brenta ed è giunto 2° al Giro del Friuli e al GP Nobili tra le altre). Si è fatto valere anche nelle brevi gare a tappe, conquistando i giri di Slovacchia e di Grecia ed arrivando terzo in quelli di Slovenia ed Austria. Lo scorso anno ha vinto anche il titolo nazionale a cronometro. In questo Giro cerca di supportare al meglio Samuel Sanchez e nelle tappe più difficili le sue qualità possono tornare utili. Del resto ci deve essere qualcuno che ne fa le veci, o meglio le...Vrecer!

Vivian Ghianni

A quasi 33 anni fa il suo esordio assoluto al Giro d'Italia, nella prima stagione che lo vede gareggiare nel World Tour. Singolare la carriera di questo passista-scalatore sloveno, ingaggiato in questo 2013 nell'Euskaltel del nuovo corso che dà spazio anche ai corridori non-baschi. Dopo gli esordi nella MTB, in cui è stato anche campione nazionale, ha gareggiato sempre in squadre Continental, mettendosi spesso in evidenza nelle gare internazionali del nostro Paese (ha vinto 2 volte il Bianchin, una il Medio Brenta ed è giunto 2° al Giro del Friuli e al GP Nobili tra le altre). Si è fatto valere anche nelle brevi gare a tappe, conquistando i giri di Slovacchia e di Grecia ed arrivando terzo in quelli di Slovenia ed Austria. Lo scorso anno ha vinto anche il titolo nazionale a cronometro. In questo Giro cerca di supportare al meglio Samuel Sanchez e nelle tappe più difficili le sue qualità possono tornare utili. Del resto ci deve essere qualcuno che ne fa le veci, o meglio le...Vrecer!

A quasi 33 anni fa il suo esordio assoluto al Giro d'Italia, nella prima stagione che lo vede gareggiare nel World Tour. Singolare la carriera di questo passista-scalatore sloveno, ingaggiato in questo 2013 nell'Euskaltel del nuovo corso che dà spazio anche ai corridori non-baschi. Dopo gli esordi nella MTB, in cui è stato anche campione nazionale, ha gareggiato sempre in squadre Continental, mettendosi spesso in evidenza nelle gare internazionali del nostro Paese (ha vinto 2 volte il Bianchin, una il Medio Brenta ed è giunto 2° al Giro del Friuli e al GP Nobili tra le altre). Si è fatto valere anche nelle brevi gare a tappe, conquistando i giri di Slovacchia e di Grecia ed arrivando terzo in quelli di Slovenia ed Austria. Lo scorso anno ha vinto anche il titolo nazionale a cronometro. In questo Giro cerca di supportare al meglio Samuel Sanchez e nelle tappe più difficili le sue qualità possono tornare utili. Del resto ci deve essere qualcuno che ne fa le veci, o meglio le...Vrecer!

A quasi 33 anni fa il suo esordio assoluto al Giro d'Italia, nella prima stagione che lo vede gareggiare nel World Tour. Singolare la carriera di questo passista-scalatore sloveno, ingaggiato in questo 2013 nell'Euskaltel del nuovo corso che dà spazio anche ai corridori non-baschi. Dopo gli esordi nella MTB, in cui è stato anche campione nazionale, ha gareggiato sempre in squadre Continental, mettendosi spesso in evidenza nelle gare internazionali del nostro Paese (ha vinto 2 volte il Bianchin, una il Medio Brenta ed è giunto 2° al Giro del Friuli e al GP Nobili tra le altre). Si è fatto valere anche nelle brevi gare a tappe, conquistando i giri di Slovacchia e di Grecia ed arrivando terzo in quelli di Slovenia ed Austria. Lo scorso anno ha vinto anche il titolo nazionale a cronometro. In questo Giro cerca di supportare al meglio Samuel Sanchez e nelle tappe più difficili le sue qualità possono tornare utili. Del resto ci deve essere qualcuno che ne fa le veci, o meglio le...Vrecer!

A quasi 33 anni fa il suo esordio assoluto al Giro d'Italia, nella prima stagione che lo vede gareggiare nel World Tour. Singolare la carriera di questo passista-scalatore sloveno, ingaggiato in questo 2013 nell'Euskaltel del nuovo corso che dà spazio anche ai corridori non-baschi. Dopo gli esordi nella MTB, in cui è stato anche campione nazionale, ha gareggiato sempre in squadre Continental, mettendosi spesso in evidenza nelle gare internazionali del nostro Paese (ha vinto 2 volte il Bianchin, una il Medio Brenta ed è giunto 2° al Giro del Friuli e al GP Nobili tra le altre). Si è fatto valere anche nelle brevi gare a tappe, conquistando i giri di Slovacchia e di Grecia ed arrivando terzo in quelli di Slovenia ed Austria. Lo scorso anno ha vinto anche il titolo nazionale a cronometro. In questo Giro cerca di supportare al meglio Samuel Sanchez e nelle tappe più difficili le sue qualità possono tornare utili. Del resto ci deve essere qualcuno che ne fa le veci, o meglio le...Vrecer!

A quasi 33 anni fa il suo esordio assoluto al Giro d'Italia, nella prima stagione che lo vede gareggiare nel World Tour. Singolare la carriera di questo passista-scalatore sloveno, ingaggiato in questo 2013 nell'Euskaltel del nuovo corso che dà spazio anche ai corridori non-baschi. Dopo gli esordi nella MTB, in cui è stato anche campione nazionale, ha gareggiato sempre in squadre Continental, mettendosi spesso in evidenza nelle gare internazionali del nostro Paese (ha vinto 2 volte il Bianchin, una il Medio Brenta ed è giunto 2° al Giro del Friuli e al GP Nobili tra le altre). Si è fatto valere anche nelle brevi gare a tappe, conquistando i giri di Slovacchia e di Grecia ed arrivando terzo in quelli di Slovenia ed Austria. Lo scorso anno ha vinto anche il titolo nazionale a cronometro. In questo Giro cerca di supportare al meglio Samuel Sanchez e nelle tappe più difficili le sue qualità possono tornare utili. Del resto ci deve essere qualcuno che ne fa le veci, o meglio le...Vrecer!

GiroTweet

@maurosanta84: Ringrazio veramente di cuori tutti dei tantissimi complimenti che mi avete fatto e dell'affetto che mi avete dimostrato! Grazie a tutti!

@MarkCavendish: Non mi voglio sentire mai come ieri! Totalmente svuotato. Fortunato di avere una fantastica @opqscyclingteam e alcuni grandi amici @taylorphinney

@DarioCataldo: Al prossimo che scrive "oggi primo giorno di mare" gli auguro un'insolazione! #invidiacomprensibile

@Jrserpa01: Ho aperto la finestra per guardare il sole però a sorpresa ho trovato un metro di neve e dice che devo andare a lavorare pic.twitter.com/jTgGGqvX6w

@HaydenRoulston: Freddo qua fuori questa mattina pic.twitter.com/gHctH04phh

@eliaviviani: Giornataccia di freddo al Giro...ma la notizia che l'HELLAS VERONA torna in A beh ti scalda il cuore!Grande #hellasverona grandi giallo blu

La legge è legge (Christian-Jaque, 1958)

La legge è legge © cinefestival.blogosfere.itUna tappa divisa in due tra Italia e Francia, un film diviso in due tra Italia e Francia: situazioni di confine che a volte (di rado) emergono nel nostro cinema. Ad esempio Germi col suo Il cammino della speranza (drammone su alcuni emigranti siciliani che espatriano oltralpe attraverso le montagne piemontesi) se ne occupò già nel 1948. Dieci anni dopo si torna (idealmente) in quei territori in maniera molto più leggera e divertita, con la storia di un paesino immaginario (Assola) diviso in due dalla frontiera, e di un doganiere che deve tenere a bada i traffici di un contrabbandiere da strapazzo. Il film in questione è La legge è legge (per molti critici, una versione italofrancese di Guardie e ladri); nei due ruoli principali troviamo il principe della commedia italiana, Totò (il contrabbandiere) e quello del comico francese, Fernandel. A dirigere, proprio il regista di fiducia di Fernandel, Christian-Jaque (una vita spesa in commediole a volte divertenti, spesso trascurabili). Il tentativo di esportare in Francia la comicità di Totò si scontrò con un adattamento dei dialoghi molto approssimativo, del resto è un dato di fatto che il grande attore napoletano non abbia trovato, nella sua carriera, nessuno che riuscisse a tradurre con efficacia in un'altra lingua i suoi dialoghi pieni di giochi di parole (fatto che ha senz'altro reso la carriera del principe De Curtis, come dire... decurtata). Al contrario, Fernandel era celebre in Francia ma famosissimo pure in Italia, dove in quel decennio si era imposto all'attenzione generale interpretando Don Camillo nei primi tre film della saga guareschiana. Sembrava una scelta financo naturale quella di mettere insieme, uno accanto all'altro, Totò e Fernandel, ma i risultati, per quanto gradevoli, furono meno esplosivi di quanto si sperasse (e inferiori al tentativo, simile, operato un anno dopo con un altro celebre comico francese, Louis De Funès, affiancato a Totò - e Fabrizi - ne I tartassati, ma lì c'era la mano di un grande regista come Steno). La storia ruota intorno alla scoperta del fatto che l'integerrimo doganiere Fernandel fosse nato in realtà nella metà italiana di Assola: ciò porta il suo personaggio (Ferdinand Pastorelli) a perdere tutti i diritti acquisiti, il lavoro, la moglie, la nazionalità. Totò-Giuseppe La Paglia, dapprima fiero avversario del doganiere, finirà con l'aiutarlo a riappropriarsi della sua vita e del suo ruolo di suo... miglior nemico. I due mattatori della risata non avrebbero più lavorato insieme, dopo questa esperienza: Fernandel avrebbe girato altri due capitoli di Don Camillo e Peppone (quasi tre: nel corso delle riprese di Don Camillo e i giovani d'oggi, nel 1971, trovò la morte, lasciando il film incompiuto); Totò era nella fase calante della sua carriera, avrebbe girato comunque qualche altra perla (tra cui il citato I tartassati), prima della tarda scoperta autoriale con i tre film in cui recitò per Pasolini. La rivalutazione del grandissimo De Curtis fu purtroppo postuma: non era poi, la sua, una carriera fatta di quisquilie.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Un Haas-solo per la quattordicesima tappa del Giro; il primo posto della tappa conclusasi sullo Jafferau va al ventitreenne del team Garmin che ha colto il primo successo di squadra in questa edizione in una giornata segnata dal ritiro del leader della formazione di Vaughters, ossia quel David Millar ottimamente piazzato in classifica. In seconda posizione il sempiterno Mattia Gavazzi dell'Androni, giunto staccato di 7" dallo statunitense. Terza posizione per Maurits Lammertink della Vacansoleil a 19" che ha avuto la meglio per l'ultimo gradino del podio sul compagno di squadra e connazionale Pim Ligthart, che ritorna nelle posizioni migliori dopo alcuni passaggi a vuoto. Quinto il kazako dell'Astana Andrei Zeits, staccato di 21" che, per la prima volta, ha portato il proprio paese alla ribalta. Ultimo Mauro Santambrogio della Fantini a 25'24" riuscito, per la prima volta, ad occupare questa posizione per un corridore della squadra di Scinto. Nella generale incrementa grazie alla prova odierna Gavazzi; tuttavia, non è tutto merito suo in quanto il suo principale rivale, Jack Bobridge della Blanco, ha deciso di non partire da Cervere, spianando di fatto la strada per la fuga forse decisiva del bresciano. In seconda posizione arriva per la prima volta Edwin Ávila della Colombia, comunque lontano a 17'27". In terza posizione un altro dei colombiani di Corti, Wilson Marentes, che entra in classifica anche per le controprestazioni altrui, con 18'23" di ritardo. Perde una posizione Rafael Andriato della Fantini, distanziato di ben 20'04" dal leader e precede Davide Appollonio dell'Ag2r che ritorna nei migliori cinque con 21'24" da recuperare. Il vantaggio di Gavazzi sembra incolmabile, ma il Giro è bello perché tutto può cambiare in un attimo.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Un Haas-solo per la quattordicesima tappa del Giro; il primo posto della tappa conclusasi sullo Jafferau va al ventitreenne del team Garmin che ha colto il primo successo di squadra in questa edizione in una giornata segnata dal ritiro del leader della formazione di Vaughters, ossia quel David Millar ottimamente piazzato in classifica. In seconda posizione il sempiterno Mattia Gavazzi dell'Androni, giunto staccato di 7" dallo statunitense. Terza posizione per Maurits Lammertink della Vacansoleil a 19" che ha avuto la meglio per l'ultimo gradino del podio sul compagno di squadra e connazionale Pim Ligthart, che ritorna nelle posizioni migliori dopo alcuni passaggi a vuoto. Quinto il kazako dell'Astana Andrei Zeits, staccato di 21" che, per la prima volta, ha portato il proprio paese alla ribalta. Ultimo Mauro Santambrogio della Fantini a 25'24" riuscito, per la prima volta, ad occupare questa posizione per un corridore della squadra di Scinto. Nella generale incrementa grazie alla prova odierna Gavazzi; tuttavia, non è tutto merito suo in quanto il suo principale rivale, Jack Bobridge della Blanco, ha deciso di non partire da Cervere, spianando di fatto la strada per la fuga forse decisiva del bresciano. In seconda posizione arriva per la prima volta Edwin Ávila della Colombia, comunque lontano a 17'27". In terza posizione un altro dei colombiani di Corti, Wilson Marentes, che entra in classifica anche per le controprestazioni altrui, con 18'23" di ritardo. Perde una posizione Rafael Andriato della Fantini, distanziato di ben 20'04" dal leader e precede Davide Appollonio dell'Ag2r che ritorna nei migliori cinque con 21'24" da recuperare. Il vantaggio di Gavazzi sembra incolmabile, ma il Giro è bello perché tutto può cambiare in un attimo.

Alberto Vigonesi

La legge è legge (Christian-Jaque, 1958)

La legge è legge © cinefestival.blogosfere.itUna tappa divisa in due tra Italia e Francia, un film diviso in due tra Italia e Francia: situazioni di confine che a volte (di rado) emergono nel nostro cinema. Ad esempio Germi col suo Il cammino della speranza (drammone su alcuni emigranti siciliani che espatriano oltralpe attraverso le montagne piemontesi) se ne occupò già nel 1948. Dieci anni dopo si torna (idealmente) in quei territori in maniera molto più leggera e divertita, con la storia di un paesino immaginario (Assola) diviso in due dalla frontiera, e di un doganiere che deve tenere a bada i traffici di un contrabbandiere da strapazzo. Il film in questione è La legge è legge (per molti critici, una versione italofrancese di Guardie e ladri); nei due ruoli principali troviamo il principe della commedia italiana, Totò (il contrabbandiere) e quello del comico francese, Fernandel. A dirigere, proprio il regista di fiducia di Fernandel, Christian-Jaque (una vita spesa in commediole a volte divertenti, spesso trascurabili). Il tentativo di esportare in Francia la comicità di Totò si scontrò con un adattamento dei dialoghi molto approssimativo, del resto è un dato di fatto che il grande attore napoletano non abbia trovato, nella sua carriera, nessuno che riuscisse a tradurre con efficacia in un'altra lingua i suoi dialoghi pieni di giochi di parole (fatto che ha senz'altro reso la carriera del principe De Curtis, come dire... decurtata). Al contrario, Fernandel era celebre in Francia ma famosissimo pure in Italia, dove in quel decennio si era imposto all'attenzione generale interpretando Don Camillo nei primi tre film della saga guareschiana. Sembrava una scelta financo naturale quella di mettere insieme, uno accanto all'altro, Totò e Fernandel, ma i risultati, per quanto gradevoli, furono meno esplosivi di quanto si sperasse (e inferiori al tentativo, simile, operato un anno dopo con un altro celebre comico francese, Louis De Funès, affiancato a Totò - e Fabrizi - ne I tartassati, ma lì c'era la mano di un grande regista come Steno). La storia ruota intorno alla scoperta del fatto che l'integerrimo doganiere Fernandel fosse nato in realtà nella metà italiana di Assola: ciò porta il suo personaggio (Ferdinand Pastorelli) a perdere tutti i diritti acquisiti, il lavoro, la moglie, la nazionalità. Totò-Giuseppe La Paglia, dapprima fiero avversario del doganiere, finirà con l'aiutarlo a riappropriarsi della sua vita e del suo ruolo di suo... miglior nemico. I due mattatori della risata non avrebbero più lavorato insieme, dopo questa esperienza: Fernandel avrebbe girato altri due capitoli di Don Camillo e Peppone (quasi tre: nel corso delle riprese di Don Camillo e i giovani d'oggi, nel 1971, trovò la morte, lasciando il film incompiuto); Totò era nella fase calante della sua carriera, avrebbe girato comunque qualche altra perla (tra cui il citato I tartassati), prima della tarda scoperta autoriale con i tre film in cui recitò per Pasolini. La rivalutazione del grandissimo De Curtis fu purtroppo postuma: non era poi, la sua, una carriera fatta di quisquilie.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 15a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 15a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 15a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 15a tappa
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La legge è legge (Christian-Jaque, 1958)

La legge è legge © cinefestival.blogosfere.itUna tappa divisa in due tra Italia e Francia, un film diviso in due tra Italia e Francia: situazioni di confine che a volte (di rado) emergono nel nostro cinema. Ad esempio Germi col suo Il cammino della speranza (drammone su alcuni emigranti siciliani che espatriano oltralpe attraverso le montagne piemontesi) se ne occupò già nel 1948. Dieci anni dopo si torna (idealmente) in quei territori in maniera molto più leggera e divertita, con la storia di un paesino immaginario (Assola) diviso in due dalla frontiera, e di un doganiere che deve tenere a bada i traffici di un contrabbandiere da strapazzo. Il film in questione è La legge è legge (per molti critici, una versione italofrancese di Guardie e ladri); nei due ruoli principali troviamo il principe della commedia italiana, Totò (il contrabbandiere) e quello del comico francese, Fernandel. A dirigere, proprio il regista di fiducia di Fernandel, Christian-Jaque (una vita spesa in commediole a volte divertenti, spesso trascurabili). Il tentativo di esportare in Francia la comicità di Totò si scontrò con un adattamento dei dialoghi molto approssimativo, del resto è un dato di fatto che il grande attore napoletano non abbia trovato, nella sua carriera, nessuno che riuscisse a tradurre con efficacia in un'altra lingua i suoi dialoghi pieni di giochi di parole (fatto che ha senz'altro reso la carriera del principe De Curtis, come dire... decurtata). Al contrario, Fernandel era celebre in Francia ma famosissimo pure in Italia, dove in quel decennio si era imposto all'attenzione generale interpretando Don Camillo nei primi tre film della saga guareschiana. Sembrava una scelta financo naturale quella di mettere insieme, uno accanto all'altro, Totò e Fernandel, ma i risultati, per quanto gradevoli, furono meno esplosivi di quanto si sperasse (e inferiori al tentativo, simile, operato un anno dopo con un altro celebre comico francese, Louis De Funès, affiancato a Totò - e Fabrizi - ne I tartassati, ma lì c'era la mano di un grande regista come Steno). La storia ruota intorno alla scoperta del fatto che l'integerrimo doganiere Fernandel fosse nato in realtà nella metà italiana di Assola: ciò porta il suo personaggio (Ferdinand Pastorelli) a perdere tutti i diritti acquisiti, il lavoro, la moglie, la nazionalità. Totò-Giuseppe La Paglia, dapprima fiero avversario del doganiere, finirà con l'aiutarlo a riappropriarsi della sua vita e del suo ruolo di suo... miglior nemico. I due mattatori della risata non avrebbero più lavorato insieme, dopo questa esperienza: Fernandel avrebbe girato altri due capitoli di Don Camillo e Peppone (quasi tre: nel corso delle riprese di Don Camillo e i giovani d'oggi, nel 1971, trovò la morte, lasciando il film incompiuto); Totò era nella fase calante della sua carriera, avrebbe girato comunque qualche altra perla (tra cui il citato I tartassati), prima della tarda scoperta autoriale con i tre film in cui recitò per Pasolini. La rivalutazione del grandissimo De Curtis fu purtroppo postuma: non era poi, la sua, una carriera fatta di quisquilie.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Un Haas-solo per la quattordicesima tappa del Giro; il primo posto della tappa conclusasi sullo Jafferau va al ventitreenne del team Garmin che ha colto il primo successo di squadra in questa edizione in una giornata segnata dal ritiro del leader della formazione di Vaughters, ossia quel David Millar ottimamente piazzato in classifica. In seconda posizione il sempiterno Mattia Gavazzi dell'Androni, giunto staccato di 7" dallo statunitense. Terza posizione per Maurits Lammertink della Vacansoleil a 19" che ha avuto la meglio per l'ultimo gradino del podio sul compagno di squadra e connazionale Pim Ligthart, che ritorna nelle posizioni migliori dopo alcuni passaggi a vuoto. Quinto il kazako dell'Astana Andrei Zeits, staccato di 21" che, per la prima volta, ha portato il proprio paese alla ribalta. Ultimo Mauro Santambrogio della Fantini a 25'24" riuscito, per la prima volta, ad occupare questa posizione per un corridore della squadra di Scinto. Nella generale incrementa grazie alla prova odierna Gavazzi; tuttavia, non è tutto merito suo in quanto il suo principale rivale, Jack Bobridge della Blanco, ha deciso di non partire da Cervere, spianando di fatto la strada per la fuga forse decisiva del bresciano. In seconda posizione arriva per la prima volta Edwin Ávila della Colombia, comunque lontano a 17'27". In terza posizione un altro dei colombiani di Corti, Wilson Marentes, che entra in classifica anche per le controprestazioni altrui, con 18'23" di ritardo. Perde una posizione Rafael Andriato della Fantini, distanziato di ben 20'04" dal leader e precede Davide Appollonio dell'Ag2r che ritorna nei migliori cinque con 21'24" da recuperare. Il vantaggio di Gavazzi sembra incolmabile, ma il Giro è bello perché tutto può cambiare in un attimo.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Un Haas-solo per la quattordicesima tappa del Giro; il primo posto della tappa conclusasi sullo Jafferau va al ventitreenne del team Garmin che ha colto il primo successo di squadra in questa edizione in una giornata segnata dal ritiro del leader della formazione di Vaughters, ossia quel David Millar ottimamente piazzato in classifica. In seconda posizione il sempiterno Mattia Gavazzi dell'Androni, giunto staccato di 7" dallo statunitense. Terza posizione per Maurits Lammertink della Vacansoleil a 19" che ha avuto la meglio per l'ultimo gradino del podio sul compagno di squadra e connazionale Pim Ligthart, che ritorna nelle posizioni migliori dopo alcuni passaggi a vuoto. Quinto il kazako dell'Astana Andrei Zeits, staccato di 21" che, per la prima volta, ha portato il proprio paese alla ribalta. Ultimo Mauro Santambrogio della Fantini a 25'24" riuscito, per la prima volta, ad occupare questa posizione per un corridore della squadra di Scinto. Nella generale incrementa grazie alla prova odierna Gavazzi; tuttavia, non è tutto merito suo in quanto il suo principale rivale, Jack Bobridge della Blanco, ha deciso di non partire da Cervere, spianando di fatto la strada per la fuga forse decisiva del bresciano. In seconda posizione arriva per la prima volta Edwin Ávila della Colombia, comunque lontano a 17'27". In terza posizione un altro dei colombiani di Corti, Wilson Marentes, che entra in classifica anche per le controprestazioni altrui, con 18'23" di ritardo. Perde una posizione Rafael Andriato della Fantini, distanziato di ben 20'04" dal leader e precede Davide Appollonio dell'Ag2r che ritorna nei migliori cinque con 21'24" da recuperare. Il vantaggio di Gavazzi sembra incolmabile, ma il Giro è bello perché tutto può cambiare in un attimo.

Alberto Vigonesi

La legge è legge (Christian-Jaque, 1958)

La legge è legge © cinefestival.blogosfere.itUna tappa divisa in due tra Italia e Francia, un film diviso in due tra Italia e Francia: situazioni di confine che a volte (di rado) emergono nel nostro cinema. Ad esempio Germi col suo Il cammino della speranza (drammone su alcuni emigranti siciliani che espatriano oltralpe attraverso le montagne piemontesi) se ne occupò già nel 1948. Dieci anni dopo si torna (idealmente) in quei territori in maniera molto più leggera e divertita, con la storia di un paesino immaginario (Assola) diviso in due dalla frontiera, e di un doganiere che deve tenere a bada i traffici di un contrabbandiere da strapazzo. Il film in questione è La legge è legge (per molti critici, una versione italofrancese di Guardie e ladri); nei due ruoli principali troviamo il principe della commedia italiana, Totò (il contrabbandiere) e quello del comico francese, Fernandel. A dirigere, proprio il regista di fiducia di Fernandel, Christian-Jaque (una vita spesa in commediole a volte divertenti, spesso trascurabili). Il tentativo di esportare in Francia la comicità di Totò si scontrò con un adattamento dei dialoghi molto approssimativo, del resto è un dato di fatto che il grande attore napoletano non abbia trovato, nella sua carriera, nessuno che riuscisse a tradurre con efficacia in un'altra lingua i suoi dialoghi pieni di giochi di parole (fatto che ha senz'altro reso la carriera del principe De Curtis, come dire... decurtata). Al contrario, Fernandel era celebre in Francia ma famosissimo pure in Italia, dove in quel decennio si era imposto all'attenzione generale interpretando Don Camillo nei primi tre film della saga guareschiana. Sembrava una scelta financo naturale quella di mettere insieme, uno accanto all'altro, Totò e Fernandel, ma i risultati, per quanto gradevoli, furono meno esplosivi di quanto si sperasse (e inferiori al tentativo, simile, operato un anno dopo con un altro celebre comico francese, Louis De Funès, affiancato a Totò - e Fabrizi - ne I tartassati, ma lì c'era la mano di un grande regista come Steno). La storia ruota intorno alla scoperta del fatto che l'integerrimo doganiere Fernandel fosse nato in realtà nella metà italiana di Assola: ciò porta il suo personaggio (Ferdinand Pastorelli) a perdere tutti i diritti acquisiti, il lavoro, la moglie, la nazionalità. Totò-Giuseppe La Paglia, dapprima fiero avversario del doganiere, finirà con l'aiutarlo a riappropriarsi della sua vita e del suo ruolo di suo... miglior nemico. I due mattatori della risata non avrebbero più lavorato insieme, dopo questa esperienza: Fernandel avrebbe girato altri due capitoli di Don Camillo e Peppone (quasi tre: nel corso delle riprese di Don Camillo e i giovani d'oggi, nel 1971, trovò la morte, lasciando il film incompiuto); Totò era nella fase calante della sua carriera, avrebbe girato comunque qualche altra perla (tra cui il citato I tartassati), prima della tarda scoperta autoriale con i tre film in cui recitò per Pasolini. La rivalutazione del grandissimo De Curtis fu purtroppo postuma: non era poi, la sua, una carriera fatta di quisquilie.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Un Haas-solo per la quattordicesima tappa del Giro; il primo posto della tappa conclusasi sullo Jafferau va al ventitreenne del team Garmin che ha colto il primo successo di squadra in questa edizione in una giornata segnata dal ritiro del leader della formazione di Vaughters, ossia quel David Millar ottimamente piazzato in classifica. In seconda posizione il sempiterno Mattia Gavazzi dell'Androni, giunto staccato di 7" dallo statunitense. Terza posizione per Maurits Lammertink della Vacansoleil a 19" che ha avuto la meglio per l'ultimo gradino del podio sul compagno di squadra e connazionale Pim Ligthart, che ritorna nelle posizioni migliori dopo alcuni passaggi a vuoto. Quinto il kazako dell'Astana Andrei Zeits, staccato di 21" che, per la prima volta, ha portato il proprio paese alla ribalta. Ultimo Mauro Santambrogio della Fantini a 25'24" riuscito, per la prima volta, ad occupare questa posizione per un corridore della squadra di Scinto. Nella generale incrementa grazie alla prova odierna Gavazzi; tuttavia, non è tutto merito suo in quanto il suo principale rivale, Jack Bobridge della Blanco, ha deciso di non partire da Cervere, spianando di fatto la strada per la fuga forse decisiva del bresciano. In seconda posizione arriva per la prima volta Edwin Ávila della Colombia, comunque lontano a 17'27". In terza posizione un altro dei colombiani di Corti, Wilson Marentes, che entra in classifica anche per le controprestazioni altrui, con 18'23" di ritardo. Perde una posizione Rafael Andriato della Fantini, distanziato di ben 20'04" dal leader e precede Davide Appollonio dell'Ag2r che ritorna nei migliori cinque con 21'24" da recuperare. Il vantaggio di Gavazzi sembra incolmabile, ma il Giro è bello perché tutto può cambiare in un attimo.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Un Haas-solo per la quattordicesima tappa del Giro; il primo posto della tappa conclusasi sullo Jafferau va al ventitreenne del team Garmin che ha colto il primo successo di squadra in questa edizione in una giornata segnata dal ritiro del leader della formazione di Vaughters, ossia quel David Millar ottimamente piazzato in classifica. In seconda posizione il sempiterno Mattia Gavazzi dell'Androni, giunto staccato di 7" dallo statunitense. Terza posizione per Maurits Lammertink della Vacansoleil a 19" che ha avuto la meglio per l'ultimo gradino del podio sul compagno di squadra e connazionale Pim Ligthart, che ritorna nelle posizioni migliori dopo alcuni passaggi a vuoto. Quinto il kazako dell'Astana Andrei Zeits, staccato di 21" che, per la prima volta, ha portato il proprio paese alla ribalta. Ultimo Mauro Santambrogio della Fantini a 25'24" riuscito, per la prima volta, ad occupare questa posizione per un corridore della squadra di Scinto. Nella generale incrementa grazie alla prova odierna Gavazzi; tuttavia, non è tutto merito suo in quanto il suo principale rivale, Jack Bobridge della Blanco, ha deciso di non partire da Cervere, spianando di fatto la strada per la fuga forse decisiva del bresciano. In seconda posizione arriva per la prima volta Edwin Ávila della Colombia, comunque lontano a 17'27". In terza posizione un altro dei colombiani di Corti, Wilson Marentes, che entra in classifica anche per le controprestazioni altrui, con 18'23" di ritardo. Perde una posizione Rafael Andriato della Fantini, distanziato di ben 20'04" dal leader e precede Davide Appollonio dell'Ag2r che ritorna nei migliori cinque con 21'24" da recuperare. Il vantaggio di Gavazzi sembra incolmabile, ma il Giro è bello perché tutto può cambiare in un attimo.

Alberto Vigonesi

La legge è legge (Christian-Jaque, 1958)

La legge è legge © cinefestival.blogosfere.itUna tappa divisa in due tra Italia e Francia, un film diviso in due tra Italia e Francia: situazioni di confine che a volte (di rado) emergono nel nostro cinema. Ad esempio Germi col suo Il cammino della speranza (drammone su alcuni emigranti siciliani che espatriano oltralpe attraverso le montagne piemontesi) se ne occupò già nel 1948. Dieci anni dopo si torna (idealmente) in quei territori in maniera molto più leggera e divertita, con la storia di un paesino immaginario (Assola) diviso in due dalla frontiera, e di un doganiere che deve tenere a bada i traffici di un contrabbandiere da strapazzo. Il film in questione è La legge è legge (per molti critici, una versione italofrancese di Guardie e ladri); nei due ruoli principali troviamo il principe della commedia italiana, Totò (il contrabbandiere) e quello del comico francese, Fernandel. A dirigere, proprio il regista di fiducia di Fernandel, Christian-Jaque (una vita spesa in commediole a volte divertenti, spesso trascurabili). Il tentativo di esportare in Francia la comicità di Totò si scontrò con un adattamento dei dialoghi molto approssimativo, del resto è un dato di fatto che il grande attore napoletano non abbia trovato, nella sua carriera, nessuno che riuscisse a tradurre con efficacia in un'altra lingua i suoi dialoghi pieni di giochi di parole (fatto che ha senz'altro reso la carriera del principe De Curtis, come dire... decurtata). Al contrario, Fernandel era celebre in Francia ma famosissimo pure in Italia, dove in quel decennio si era imposto all'attenzione generale interpretando Don Camillo nei primi tre film della saga guareschiana. Sembrava una scelta financo naturale quella di mettere insieme, uno accanto all'altro, Totò e Fernandel, ma i risultati, per quanto gradevoli, furono meno esplosivi di quanto si sperasse (e inferiori al tentativo, simile, operato un anno dopo con un altro celebre comico francese, Louis De Funès, affiancato a Totò - e Fabrizi - ne I tartassati, ma lì c'era la mano di un grande regista come Steno). La storia ruota intorno alla scoperta del fatto che l'integerrimo doganiere Fernandel fosse nato in realtà nella metà italiana di Assola: ciò porta il suo personaggio (Ferdinand Pastorelli) a perdere tutti i diritti acquisiti, il lavoro, la moglie, la nazionalità. Totò-Giuseppe La Paglia, dapprima fiero avversario del doganiere, finirà con l'aiutarlo a riappropriarsi della sua vita e del suo ruolo di suo... miglior nemico. I due mattatori della risata non avrebbero più lavorato insieme, dopo questa esperienza: Fernandel avrebbe girato altri due capitoli di Don Camillo e Peppone (quasi tre: nel corso delle riprese di Don Camillo e i giovani d'oggi, nel 1971, trovò la morte, lasciando il film incompiuto); Totò era nella fase calante della sua carriera, avrebbe girato comunque qualche altra perla (tra cui il citato I tartassati), prima della tarda scoperta autoriale con i tre film in cui recitò per Pasolini. La rivalutazione del grandissimo De Curtis fu purtroppo postuma: non era poi, la sua, una carriera fatta di quisquilie.

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