Il Portale del Ciclismo professionistico

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Rispetto al 2012 Cherasco e Cervere si scambiano arrivo e partenza, quindi la 14esima frazione riparte appunto da Cervere. Sarà una tappa di montagna, ma per colpa del maltempo non si svilupperà su due salite come previsto ma solamente una. Ad essere tagliata è stata l'ascesa del Sestrière che comunque non avrebbe inciso in maniera particolarmente significativa sull'andamento della corsa. Con il nuovo tracciato (più lungo di 12 km) i corridori affronteranno tutta la Val di Susa in un lungo e lento avvicinamento a Bardonecchia. Attraversata la cittadina, si fa rotta verso lo Jafferau, salita, al contrario del Sestrière, breve e durissima: 7 km fino a quota 1908, e sebbene non manchino alcuni tratti di pendenze più dolci, ci sono dei veri e propri gradoni tra il 10 e il 15%, e la situazione si "aggrava" nella seconda metà di scalata, con un finale che toglie il fiato.

Cervere

Comune di 2.153 abitanti della provincia di Cuneo, Cervere viene fondata nel Medioevo ed assume il nome di Area Cervorum. Posta tra Asti e Cuneo, l'economia di Cervere è legata principalmente all'agricoltura, all'allevamento, al commercio all'ingrosso ed all'artigianato di servizio. Luoghi d'interesse della cittadina sono il campanile di Santa Maria (XIII secolo), il Monastero di San Teofredo, la Torre Medievale (simbolo della città), oltre al Monumento ai Caduti. Numerose anche le opere di carattere religioso. I principali eventi della zona sono il carnevale gastronomico cerverese, la fiera zootecnica di Santa Croce e la Fiera del Porro di Cervere. Cervere è sinonimo di buona avola nonché patrimonio della gastronomia: celebri infatti i tartufi, le nocciole, il porro e la rapa rossa oltre ai classici tartufi, nocciole e la carne di razza piemontese. I vini più pregiati dell'area sono l'Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba e Nebbiolo d'Alba. Il Giro d'Italia è giunto qui già una volta, proprio l'anno scorso, quando a vincere, allora come oggi, fu Mark Cavendish. Cervere non è però mai stata città di partenza di una tappa della corsa rosa.

Bardonecchia (Jafferau)

Bardonecchia ed il Giro hanno incrociato i loro destini solamente due volte ma in un'occasione soltanto si è arrivati sullo Jafferau. Partendo dall'edizione più recente e dal traguardo altimetricamente più basso, nel 1984 la 16a tappa partì da Alessandria per giungere qui. Nel Giro di Moser, l'unico, delle accuse di Fignon agli organizzatori, rei di aver tolto il transito sullo Stelvio non già per effettiva intransitabilità ma per favorire Moser, a Bardonecchia vinse il norvegese Dag Erik Pedersen. In rosa troviamo Moser, che la perderà sulle Dolomiti a favore di Fignon, salvo recuperare tutto nella crono che da Soave si concludeva all'Arena di Verona. Tornando invece al 1972, ecco l'arrivo in cima allo Jafferau, salita allora inedita e sterrata. Dopo quattro giorni in rosa dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente, era stato Merckx a prendere la maglia a Catanzaro. Sullo Jafferau (si partiva da Savona) Fuente e gli spagnoli della Kas attaccheranno, già portandosi avanti sule rampe del Setrière. Il vento della valle della Dora complica le cose a Fuente e compagnia e così sulle rampe finali Merckx, reduce dal quinto successo nella Milano-Sanremo e dalle vittorie nella Freccia Vallone e nella Gand-Wevelgen, supera lo spagnolo, andando a vincere la seconda di quattro tappe. La maglia rosa, va da sé, non la mollerà più fino a Milano.

Francesco Sulas
Cervere

Comune di 2.153 abitanti della provincia di Cuneo, Cervere viene fondata nel Medioevo ed assume il nome di Area Cervorum. Posta tra Asti e Cuneo, l'economia di Cervere è legata principalmente all'agricoltura, all'allevamento, al commercio all'ingrosso ed all'artigianato di servizio. Luoghi d'interesse della cittadina sono il campanile di Santa Maria (XIII secolo), il Monastero di San Teofredo, la Torre Medievale (simbolo della città), oltre al Monumento ai Caduti. Numerose anche le opere di carattere religioso. I principali eventi della zona sono il carnevale gastronomico cerverese, la fiera zootecnica di Santa Croce e la Fiera del Porro di Cervere. Cervere è sinonimo di buona avola nonché patrimonio della gastronomia: celebri infatti i tartufi, le nocciole, il porro e la rapa rossa oltre ai classici tartufi, nocciole e la carne di razza piemontese. I vini più pregiati dell'area sono l'Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba e Nebbiolo d'Alba. Il Giro d'Italia è giunto qui già una volta, proprio l'anno scorso, quando a vincere, allora come oggi, fu Mark Cavendish. Cervere non è però mai stata città di partenza di una tappa della corsa rosa.

Bardonecchia (Jafferau)

Bardonecchia ed il Giro hanno incrociato i loro destini solamente due volte ma in un'occasione soltanto si è arrivati sullo Jafferau. Partendo dall'edizione più recente e dal traguardo altimetricamente più basso, nel 1984 la 16a tappa partì da Alessandria per giungere qui. Nel Giro di Moser, l'unico, delle accuse di Fignon agli organizzatori, rei di aver tolto il transito sullo Stelvio non già per effettiva intransitabilità ma per favorire Moser, a Bardonecchia vinse il norvegese Dag Erik Pedersen. In rosa troviamo Moser, che la perderà sulle Dolomiti a favore di Fignon, salvo recuperare tutto nella crono che da Soave si concludeva all'Arena di Verona. Tornando invece al 1972, ecco l'arrivo in cima allo Jafferau, salita allora inedita e sterrata. Dopo quattro giorni in rosa dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente, era stato Merckx a prendere la maglia a Catanzaro. Sullo Jafferau (si partiva da Savona) Fuente e gli spagnoli della Kas attaccheranno, già portandosi avanti sule rampe del Setrière. Il vento della valle della Dora complica le cose a Fuente e compagnia e così sulle rampe finali Merckx, reduce dal quinto successo nella Milano-Sanremo e dalle vittorie nella Freccia Vallone e nella Gand-Wevelgen, supera lo spagnolo, andando a vincere la seconda di quattro tappe. La maglia rosa, va da sé, non la mollerà più fino a Milano.

Cervere

Comune di 2.153 abitanti della provincia di Cuneo, Cervere viene fondata nel Medioevo ed assume il nome di Area Cervorum. Posta tra Asti e Cuneo, l'economia di Cervere è legata principalmente all'agricoltura, all'allevamento, al commercio all'ingrosso ed all'artigianato di servizio. Luoghi d'interesse della cittadina sono il campanile di Santa Maria (XIII secolo), il Monastero di San Teofredo, la Torre Medievale (simbolo della città), oltre al Monumento ai Caduti. Numerose anche le opere di carattere religioso. I principali eventi della zona sono il carnevale gastronomico cerverese, la fiera zootecnica di Santa Croce e la Fiera del Porro di Cervere. Cervere è sinonimo di buona avola nonché patrimonio della gastronomia: celebri infatti i tartufi, le nocciole, il porro e la rapa rossa oltre ai classici tartufi, nocciole e la carne di razza piemontese. I vini più pregiati dell'area sono l'Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba e Nebbiolo d'Alba. Il Giro d'Italia è giunto qui già una volta, proprio l'anno scorso, quando a vincere, allora come oggi, fu Mark Cavendish. Cervere non è però mai stata città di partenza di una tappa della corsa rosa.

Bardonecchia (Jafferau)

Bardonecchia ed il Giro hanno incrociato i loro destini solamente due volte ma in un'occasione soltanto si è arrivati sullo Jafferau. Partendo dall'edizione più recente e dal traguardo altimetricamente più basso, nel 1984 la 16a tappa partì da Alessandria per giungere qui. Nel Giro di Moser, l'unico, delle accuse di Fignon agli organizzatori, rei di aver tolto il transito sullo Stelvio non già per effettiva intransitabilità ma per favorire Moser, a Bardonecchia vinse il norvegese Dag Erik Pedersen. In rosa troviamo Moser, che la perderà sulle Dolomiti a favore di Fignon, salvo recuperare tutto nella crono che da Soave si concludeva all'Arena di Verona. Tornando invece al 1972, ecco l'arrivo in cima allo Jafferau, salita allora inedita e sterrata. Dopo quattro giorni in rosa dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente, era stato Merckx a prendere la maglia a Catanzaro. Sullo Jafferau (si partiva da Savona) Fuente e gli spagnoli della Kas attaccheranno, già portandosi avanti sule rampe del Setrière. Il vento della valle della Dora complica le cose a Fuente e compagnia e così sulle rampe finali Merckx, reduce dal quinto successo nella Milano-Sanremo e dalle vittorie nella Freccia Vallone e nella Gand-Wevelgen, supera lo spagnolo, andando a vincere la seconda di quattro tappe. La maglia rosa, va da sé, non la mollerà più fino a Milano.

Cervere

Comune di 2.153 abitanti della provincia di Cuneo, Cervere viene fondata nel Medioevo ed assume il nome di Area Cervorum. Posta tra Asti e Cuneo, l'economia di Cervere è legata principalmente all'agricoltura, all'allevamento, al commercio all'ingrosso ed all'artigianato di servizio. Luoghi d'interesse della cittadina sono il campanile di Santa Maria (XIII secolo), il Monastero di San Teofredo, la Torre Medievale (simbolo della città), oltre al Monumento ai Caduti. Numerose anche le opere di carattere religioso. I principali eventi della zona sono il carnevale gastronomico cerverese, la fiera zootecnica di Santa Croce e la Fiera del Porro di Cervere. Cervere è sinonimo di buona avola nonché patrimonio della gastronomia: celebri infatti i tartufi, le nocciole, il porro e la rapa rossa oltre ai classici tartufi, nocciole e la carne di razza piemontese. I vini più pregiati dell'area sono l'Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba e Nebbiolo d'Alba. Il Giro d'Italia è giunto qui già una volta, proprio l'anno scorso, quando a vincere, allora come oggi, fu Mark Cavendish. Cervere non è però mai stata città di partenza di una tappa della corsa rosa.

Bardonecchia (Jafferau)

Bardonecchia ed il Giro hanno incrociato i loro destini solamente due volte ma in un'occasione soltanto si è arrivati sullo Jafferau. Partendo dall'edizione più recente e dal traguardo altimetricamente più basso, nel 1984 la 16a tappa partì da Alessandria per giungere qui. Nel Giro di Moser, l'unico, delle accuse di Fignon agli organizzatori, rei di aver tolto il transito sullo Stelvio non già per effettiva intransitabilità ma per favorire Moser, a Bardonecchia vinse il norvegese Dag Erik Pedersen. In rosa troviamo Moser, che la perderà sulle Dolomiti a favore di Fignon, salvo recuperare tutto nella crono che da Soave si concludeva all'Arena di Verona. Tornando invece al 1972, ecco l'arrivo in cima allo Jafferau, salita allora inedita e sterrata. Dopo quattro giorni in rosa dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente, era stato Merckx a prendere la maglia a Catanzaro. Sullo Jafferau (si partiva da Savona) Fuente e gli spagnoli della Kas attaccheranno, già portandosi avanti sule rampe del Setrière. Il vento della valle della Dora complica le cose a Fuente e compagnia e così sulle rampe finali Merckx, reduce dal quinto successo nella Milano-Sanremo e dalle vittorie nella Freccia Vallone e nella Gand-Wevelgen, supera lo spagnolo, andando a vincere la seconda di quattro tappe. La maglia rosa, va da sé, non la mollerà più fino a Milano.

Cervere

Comune di 2.153 abitanti della provincia di Cuneo, Cervere viene fondata nel Medioevo ed assume il nome di Area Cervorum. Posta tra Asti e Cuneo, l'economia di Cervere è legata principalmente all'agricoltura, all'allevamento, al commercio all'ingrosso ed all'artigianato di servizio. Luoghi d'interesse della cittadina sono il campanile di Santa Maria (XIII secolo), il Monastero di San Teofredo, la Torre Medievale (simbolo della città), oltre al Monumento ai Caduti. Numerose anche le opere di carattere religioso. I principali eventi della zona sono il carnevale gastronomico cerverese, la fiera zootecnica di Santa Croce e la Fiera del Porro di Cervere. Cervere è sinonimo di buona avola nonché patrimonio della gastronomia: celebri infatti i tartufi, le nocciole, il porro e la rapa rossa oltre ai classici tartufi, nocciole e la carne di razza piemontese. I vini più pregiati dell'area sono l'Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba e Nebbiolo d'Alba. Il Giro d'Italia è giunto qui già una volta, proprio l'anno scorso, quando a vincere, allora come oggi, fu Mark Cavendish. Cervere non è però mai stata città di partenza di una tappa della corsa rosa.

Bardonecchia (Jafferau)

Bardonecchia ed il Giro hanno incrociato i loro destini solamente due volte ma in un'occasione soltanto si è arrivati sullo Jafferau. Partendo dall'edizione più recente e dal traguardo altimetricamente più basso, nel 1984 la 16a tappa partì da Alessandria per giungere qui. Nel Giro di Moser, l'unico, delle accuse di Fignon agli organizzatori, rei di aver tolto il transito sullo Stelvio non già per effettiva intransitabilità ma per favorire Moser, a Bardonecchia vinse il norvegese Dag Erik Pedersen. In rosa troviamo Moser, che la perderà sulle Dolomiti a favore di Fignon, salvo recuperare tutto nella crono che da Soave si concludeva all'Arena di Verona. Tornando invece al 1972, ecco l'arrivo in cima allo Jafferau, salita allora inedita e sterrata. Dopo quattro giorni in rosa dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente, era stato Merckx a prendere la maglia a Catanzaro. Sullo Jafferau (si partiva da Savona) Fuente e gli spagnoli della Kas attaccheranno, già portandosi avanti sule rampe del Setrière. Il vento della valle della Dora complica le cose a Fuente e compagnia e così sulle rampe finali Merckx, reduce dal quinto successo nella Milano-Sanremo e dalle vittorie nella Freccia Vallone e nella Gand-Wevelgen, supera lo spagnolo, andando a vincere la seconda di quattro tappe. La maglia rosa, va da sé, non la mollerà più fino a Milano.

Cervere

Comune di 2.153 abitanti della provincia di Cuneo, Cervere viene fondata nel Medioevo ed assume il nome di Area Cervorum. Posta tra Asti e Cuneo, l'economia di Cervere è legata principalmente all'agricoltura, all'allevamento, al commercio all'ingrosso ed all'artigianato di servizio. Luoghi d'interesse della cittadina sono il campanile di Santa Maria (XIII secolo), il Monastero di San Teofredo, la Torre Medievale (simbolo della città), oltre al Monumento ai Caduti. Numerose anche le opere di carattere religioso. I principali eventi della zona sono il carnevale gastronomico cerverese, la fiera zootecnica di Santa Croce e la Fiera del Porro di Cervere. Cervere è sinonimo di buona avola nonché patrimonio della gastronomia: celebri infatti i tartufi, le nocciole, il porro e la rapa rossa oltre ai classici tartufi, nocciole e la carne di razza piemontese. I vini più pregiati dell'area sono l'Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba e Nebbiolo d'Alba. Il Giro d'Italia è giunto qui già una volta, proprio l'anno scorso, quando a vincere, allora come oggi, fu Mark Cavendish. Cervere non è però mai stata città di partenza di una tappa della corsa rosa.

Bardonecchia (Jafferau)

Bardonecchia ed il Giro hanno incrociato i loro destini solamente due volte ma in un'occasione soltanto si è arrivati sullo Jafferau. Partendo dall'edizione più recente e dal traguardo altimetricamente più basso, nel 1984 la 16a tappa partì da Alessandria per giungere qui. Nel Giro di Moser, l'unico, delle accuse di Fignon agli organizzatori, rei di aver tolto il transito sullo Stelvio non già per effettiva intransitabilità ma per favorire Moser, a Bardonecchia vinse il norvegese Dag Erik Pedersen. In rosa troviamo Moser, che la perderà sulle Dolomiti a favore di Fignon, salvo recuperare tutto nella crono che da Soave si concludeva all'Arena di Verona. Tornando invece al 1972, ecco l'arrivo in cima allo Jafferau, salita allora inedita e sterrata. Dopo quattro giorni in rosa dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente, era stato Merckx a prendere la maglia a Catanzaro. Sullo Jafferau (si partiva da Savona) Fuente e gli spagnoli della Kas attaccheranno, già portandosi avanti sule rampe del Setrière. Il vento della valle della Dora complica le cose a Fuente e compagnia e così sulle rampe finali Merckx, reduce dal quinto successo nella Milano-Sanremo e dalle vittorie nella Freccia Vallone e nella Gand-Wevelgen, supera lo spagnolo, andando a vincere la seconda di quattro tappe. La maglia rosa, va da sé, non la mollerà più fino a Milano.

Meteo

12.45 - Cervere
14.47 - Perosa Argentina
17.15 - Bardonecchia (Jafferau)

Soggetti Alternativi

Altro debuttante al Giro d'Italia è questo neoprofessionista piemontese, che da appena due stagioni corre a tempo pieno su strada. Nel suo recente passato infatti c'è stata tanta Mountain Bike che l'ha portato anche a vestire la maglia azzurra (8° al Mondiale Under 23 2011 nel Cross Country). Le sue qualità sono state notate dalla Palazzago, con cui ha disputato un'annata eccellente, vincendo la Bologna-Raticosa, il Giro del Friuli (con uno splendido successo di tappa) e la classifica di miglior scalatore al GiroBio. Gianni Savio gli ha dato la grande opportunità ingaggiandolo nell'Androni e finora ha già avuto modo di conquistare qualche buon risultato (6° in una tappa della Coppi&Bartali, 15° e miglior giovane al Giro del Mediterraneo). E' uno scalatore dotato di buon fondo e in questo Giro d'Italia, oltre a far esperienza ed aiutare i compagni, può farsi vedere con una bella azione anche da lontano. Per la maglia rosa è ancora presto, per un Rosa protagonista decisamente no!

Vivian Ghianni

Altro debuttante al Giro d'Italia è questo neoprofessionista piemontese, che da appena due stagioni corre a tempo pieno su strada. Nel suo recente passato infatti c'è stata tanta Mountain Bike che l'ha portato anche a vestire la maglia azzurra (8° al Mondiale Under 23 2011 nel Cross Country). Le sue qualità sono state notate dalla Palazzago, con cui ha disputato un'annata eccellente, vincendo la Bologna-Raticosa, il Giro del Friuli (con uno splendido successo di tappa) e la classifica di miglior scalatore al GiroBio. Gianni Savio gli ha dato la grande opportunità ingaggiandolo nell'Androni e finora ha già avuto modo di conquistare qualche buon risultato (6° in una tappa della Coppi&Bartali, 15° e miglior giovane al Giro del Mediterraneo). E' uno scalatore dotato di buon fondo e in questo Giro d'Italia, oltre a far esperienza ed aiutare i compagni, può farsi vedere con una bella azione anche da lontano. Per la maglia rosa è ancora presto, per un Rosa protagonista decisamente no!

Altro debuttante al Giro d'Italia è questo neoprofessionista piemontese, che da appena due stagioni corre a tempo pieno su strada. Nel suo recente passato infatti c'è stata tanta Mountain Bike che l'ha portato anche a vestire la maglia azzurra (8° al Mondiale Under 23 2011 nel Cross Country). Le sue qualità sono state notate dalla Palazzago, con cui ha disputato un'annata eccellente, vincendo la Bologna-Raticosa, il Giro del Friuli (con uno splendido successo di tappa) e la classifica di miglior scalatore al GiroBio. Gianni Savio gli ha dato la grande opportunità ingaggiandolo nell'Androni e finora ha già avuto modo di conquistare qualche buon risultato (6° in una tappa della Coppi&Bartali, 15° e miglior giovane al Giro del Mediterraneo). E' uno scalatore dotato di buon fondo e in questo Giro d'Italia, oltre a far esperienza ed aiutare i compagni, può farsi vedere con una bella azione anche da lontano. Per la maglia rosa è ancora presto, per un Rosa protagonista decisamente no!

Altro debuttante al Giro d'Italia è questo neoprofessionista piemontese, che da appena due stagioni corre a tempo pieno su strada. Nel suo recente passato infatti c'è stata tanta Mountain Bike che l'ha portato anche a vestire la maglia azzurra (8° al Mondiale Under 23 2011 nel Cross Country). Le sue qualità sono state notate dalla Palazzago, con cui ha disputato un'annata eccellente, vincendo la Bologna-Raticosa, il Giro del Friuli (con uno splendido successo di tappa) e la classifica di miglior scalatore al GiroBio. Gianni Savio gli ha dato la grande opportunità ingaggiandolo nell'Androni e finora ha già avuto modo di conquistare qualche buon risultato (6° in una tappa della Coppi&Bartali, 15° e miglior giovane al Giro del Mediterraneo). E' uno scalatore dotato di buon fondo e in questo Giro d'Italia, oltre a far esperienza ed aiutare i compagni, può farsi vedere con una bella azione anche da lontano. Per la maglia rosa è ancora presto, per un Rosa protagonista decisamente no!

Altro debuttante al Giro d'Italia è questo neoprofessionista piemontese, che da appena due stagioni corre a tempo pieno su strada. Nel suo recente passato infatti c'è stata tanta Mountain Bike che l'ha portato anche a vestire la maglia azzurra (8° al Mondiale Under 23 2011 nel Cross Country). Le sue qualità sono state notate dalla Palazzago, con cui ha disputato un'annata eccellente, vincendo la Bologna-Raticosa, il Giro del Friuli (con uno splendido successo di tappa) e la classifica di miglior scalatore al GiroBio. Gianni Savio gli ha dato la grande opportunità ingaggiandolo nell'Androni e finora ha già avuto modo di conquistare qualche buon risultato (6° in una tappa della Coppi&Bartali, 15° e miglior giovane al Giro del Mediterraneo). E' uno scalatore dotato di buon fondo e in questo Giro d'Italia, oltre a far esperienza ed aiutare i compagni, può farsi vedere con una bella azione anche da lontano. Per la maglia rosa è ancora presto, per un Rosa protagonista decisamente no!

Altro debuttante al Giro d'Italia è questo neoprofessionista piemontese, che da appena due stagioni corre a tempo pieno su strada. Nel suo recente passato infatti c'è stata tanta Mountain Bike che l'ha portato anche a vestire la maglia azzurra (8° al Mondiale Under 23 2011 nel Cross Country). Le sue qualità sono state notate dalla Palazzago, con cui ha disputato un'annata eccellente, vincendo la Bologna-Raticosa, il Giro del Friuli (con uno splendido successo di tappa) e la classifica di miglior scalatore al GiroBio. Gianni Savio gli ha dato la grande opportunità ingaggiandolo nell'Androni e finora ha già avuto modo di conquistare qualche buon risultato (6° in una tappa della Coppi&Bartali, 15° e miglior giovane al Giro del Mediterraneo). E' uno scalatore dotato di buon fondo e in questo Giro d'Italia, oltre a far esperienza ed aiutare i compagni, può farsi vedere con una bella azione anche da lontano. Per la maglia rosa è ancora presto, per un Rosa protagonista decisamente no!

GiroTweet

@NathanPeterHaas: Proprio quando pensi di aver raggiunto un nuovo livello di sofferenze, bam! Justin Bieber su MTV e il telecomando non funziona...

@millarmind: Vero che @MarkCavendish può essere un personaggio molto discusso in gruppo, ma ci sono anche volte in cui è il più rispettato. Oggi è una di quelle

@KarstenKroon: Spero che @taylorphinney sia flessibile, deve farsi una fellatio da solo. L'avrebbe fatto se Cavendish avesse vinto. Per favore posta una foto!

@Manuelbelletti: In volata è un'attimo sbagliare, hai pochi frangenti per decidere come muoverti... Beh io sono il N1 in assoluto a fare la scelta sbagliata

@StefanoGarzelli: Poche volte ho visto andare forte una squadra come la Omega Pharma oggi!! Tanti complimenti a tutta la squadra e a @MarkCavendish!!

@golasmichal: No snow, so show! #opqsgiro

@alexdowsett: Ieri siamo passati da Brescia, dove finisce il Giro. Come passare davanti a casa tua durante un allenamento e avere da fare un'altra settimana

Il partigiano Johnny (Guido Chiesa, 2000)

Il partigiano Johnny © Facebook.comDici Cervere e parli di provincia di Cuneo, Provincia Granda, e la prima associazione ti porta a pensare alla Resistenza, alle bande partigiane, alla guerra di Liberazione. A Beppe Fenoglio (che era di Alba, dove il Giro è transitato ieri), alle storie che mirabilmente ha raccontato nella sua purtroppo breve carriera letteraria (morì per un cancro ai bronchi a neanche 41 anni, dopo aver sofferto per anni di tubercolosi), storie di campagna, di povera gente, e di partigiani. Il suo libro più famoso non lo vide nemmeno pubblicato, perché uscì postumo, assemblato dagli editor di Einaudi. Anche se non del tutto corrispondente a quel che voleva il suo autore, Il partigiano Johnny resta ugualmente uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura contemporanea, e non poteva mancare una sua trasposizione cinematografica. Se ne occupò Guido Chiesa, documentarista che si è concesso solo occasionali transiti nel cinema di narrazione (Lavorare con lentezza è forse il suo titolo più noto, sulle vicende della radio libera bolognese Radio Alice), e che aveva già realizzato un documentario sullo stesso Fenoglio. Stefano Dionisi incarna il protagonista Johnny (soprannome dovuto alla passione per la letteratura inglese), che dopo la definitiva presa di distanza dal fascismo e la diserzione dall'esercito italiano, si unisce alle bande partigiane sui monti intorno ad Alba, e vive la dissoluzione di alcune formazioni ad opera della controffensiva tedesca, i mille rovelli mentali di un uomo alle prese con un storia più grande di lui e con la distanza ideologica con alcuni dei compagni di questo viaggio, e finisce per rimanere con una sola necessità: sopravvivere, possibilmente in un'Italia diversa. Chissà se ci riuscirà (il film non arriva fino a...). Tanti interessanti attori intorno a Johnny/Dionisi, da Claudio Amendola a Tony Bertorelli, da Antonio Petrocelli a Giuseppe Cederna, da Fabio De Luigi a Flavio Insinna, da Umberto Orsini a Felice Andreasi, da Chiara Muti al più bravo di tutti, Fabrizio Gifuni, forse il migliore della sua generazione. Pochi risultati al botteghino, purtroppo, ma rimane tutta intera l'urgenza e la necessità di un film come Il partigiano Johnny, in anni in cui tutto viene sottoposto a revisione e in cui il 25 aprile non è più considerato, da alcuni, una data da ricordare.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Torna al successo, a dir la verità in maniera parzialmente sorprendente, Mattia Gavazzi dell'Androni che, nell'arrivo a ranghi compatti di Cherasco, ha prevalso sugli altri concorrenti. Il bresciano, da professionista degli sprint, ha battuto il duo Argos formato dai giovani Tobias Ludvigsson e Patrick Gretsch; una nota particolare la merita lo svedese che ha avuto perfino 13' di ritardo dalla vetta ma, con il passare dei km, ha saputo ricolmare il gap. Quarto è il belga Iljio Keisse dell'Omega, grande delusione finora in quanto, pur essendo stato indicato fra i favoriti prima del via di Napoli, naviga in una mediocre diciannovesima posizione generale. Quinta posizione per un altro straniero, il britannico Stephen Cummings della Bmc. Un suo connazionale, Mark Cavendish dell'Omega, è arrivato ultimo a 16'32" per la quarta volta in tredici occasioni, facendo il bis dopo Treviso. Nella generale non cambia il vantaggio di Gavazzi su Jack Bobridge della Blanco, sempre pari a 8'06". Terzo è Rafael Andriato della Fantini ma, a causa di un aggravio di tempo accumulato oggi mentre era in compagnia del già citato Ludvigsson, aumenta leggermente il distacco, ora di 15'19". Il quarto, Edwin Ávila della Colombia, e il quinto, Miguel Mínguez dell'Euskaltel, mantengono i loro distacchi a 16'55" a 1 17'16". Ultimo, con il ritardo pari ad una tappa, è Vincenzo Nibali che, con 2h59'09", naviga lontanissimo dalle zone che contano. Oggi la carovana riparte per una tappa tutta piemontese, da Cervere allo Jafferau: qui i distacchi si conteranno con la clessidra ed è necessario, per chi punta a scalzare l'uomo Androni, provare a mostrarsi sin dall'ascesa verso Sestrière. Sempre se verrà fatta, ovviamente.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Torna al successo, a dir la verità in maniera parzialmente sorprendente, Mattia Gavazzi dell'Androni che, nell'arrivo a ranghi compatti di Cherasco, ha prevalso sugli altri concorrenti. Il bresciano, da professionista degli sprint, ha battuto il duo Argos formato dai giovani Tobias Ludvigsson e Patrick Gretsch; una nota particolare la merita lo svedese che ha avuto perfino 13' di ritardo dalla vetta ma, con il passare dei km, ha saputo ricolmare il gap. Quarto è il belga Iljio Keisse dell'Omega, grande delusione finora in quanto, pur essendo stato indicato fra i favoriti prima del via di Napoli, naviga in una mediocre diciannovesima posizione generale. Quinta posizione per un altro straniero, il britannico Stephen Cummings della Bmc. Un suo connazionale, Mark Cavendish dell'Omega, è arrivato ultimo a 16'32" per la quarta volta in tredici occasioni, facendo il bis dopo Treviso. Nella generale non cambia il vantaggio di Gavazzi su Jack Bobridge della Blanco, sempre pari a 8'06". Terzo è Rafael Andriato della Fantini ma, a causa di un aggravio di tempo accumulato oggi mentre era in compagnia del già citato Ludvigsson, aumenta leggermente il distacco, ora di 15'19". Il quarto, Edwin Ávila della Colombia, e il quinto, Miguel Mínguez dell'Euskaltel, mantengono i loro distacchi a 16'55" a 1 17'16". Ultimo, con il ritardo pari ad una tappa, è Vincenzo Nibali che, con 2h59'09", naviga lontanissimo dalle zone che contano. Oggi la carovana riparte per una tappa tutta piemontese, da Cervere allo Jafferau: qui i distacchi si conteranno con la clessidra ed è necessario, per chi punta a scalzare l'uomo Androni, provare a mostrarsi sin dall'ascesa verso Sestrière. Sempre se verrà fatta, ovviamente.

Alberto Vigonesi

Il partigiano Johnny (Guido Chiesa, 2000)

Il partigiano Johnny © Facebook.comDici Cervere e parli di provincia di Cuneo, Provincia Granda, e la prima associazione ti porta a pensare alla Resistenza, alle bande partigiane, alla guerra di Liberazione. A Beppe Fenoglio (che era di Alba, dove il Giro è transitato ieri), alle storie che mirabilmente ha raccontato nella sua purtroppo breve carriera letteraria (morì per un cancro ai bronchi a neanche 41 anni, dopo aver sofferto per anni di tubercolosi), storie di campagna, di povera gente, e di partigiani. Il suo libro più famoso non lo vide nemmeno pubblicato, perché uscì postumo, assemblato dagli editor di Einaudi. Anche se non del tutto corrispondente a quel che voleva il suo autore, Il partigiano Johnny resta ugualmente uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura contemporanea, e non poteva mancare una sua trasposizione cinematografica. Se ne occupò Guido Chiesa, documentarista che si è concesso solo occasionali transiti nel cinema di narrazione (Lavorare con lentezza è forse il suo titolo più noto, sulle vicende della radio libera bolognese Radio Alice), e che aveva già realizzato un documentario sullo stesso Fenoglio. Stefano Dionisi incarna il protagonista Johnny (soprannome dovuto alla passione per la letteratura inglese), che dopo la definitiva presa di distanza dal fascismo e la diserzione dall'esercito italiano, si unisce alle bande partigiane sui monti intorno ad Alba, e vive la dissoluzione di alcune formazioni ad opera della controffensiva tedesca, i mille rovelli mentali di un uomo alle prese con un storia più grande di lui e con la distanza ideologica con alcuni dei compagni di questo viaggio, e finisce per rimanere con una sola necessità: sopravvivere, possibilmente in un'Italia diversa. Chissà se ci riuscirà (il film non arriva fino a...). Tanti interessanti attori intorno a Johnny/Dionisi, da Claudio Amendola a Tony Bertorelli, da Antonio Petrocelli a Giuseppe Cederna, da Fabio De Luigi a Flavio Insinna, da Umberto Orsini a Felice Andreasi, da Chiara Muti al più bravo di tutti, Fabrizio Gifuni, forse il migliore della sua generazione. Pochi risultati al botteghino, purtroppo, ma rimane tutta intera l'urgenza e la necessità di un film come Il partigiano Johnny, in anni in cui tutto viene sottoposto a revisione e in cui il 25 aprile non è più considerato, da alcuni, una data da ricordare.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 14a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 14a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 14a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 14a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 14a tappa

Il partigiano Johnny (Guido Chiesa, 2000)

Il partigiano Johnny © Facebook.comDici Cervere e parli di provincia di Cuneo, Provincia Granda, e la prima associazione ti porta a pensare alla Resistenza, alle bande partigiane, alla guerra di Liberazione. A Beppe Fenoglio (che era di Alba, dove il Giro è transitato ieri), alle storie che mirabilmente ha raccontato nella sua purtroppo breve carriera letteraria (morì per un cancro ai bronchi a neanche 41 anni, dopo aver sofferto per anni di tubercolosi), storie di campagna, di povera gente, e di partigiani. Il suo libro più famoso non lo vide nemmeno pubblicato, perché uscì postumo, assemblato dagli editor di Einaudi. Anche se non del tutto corrispondente a quel che voleva il suo autore, Il partigiano Johnny resta ugualmente uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura contemporanea, e non poteva mancare una sua trasposizione cinematografica. Se ne occupò Guido Chiesa, documentarista che si è concesso solo occasionali transiti nel cinema di narrazione (Lavorare con lentezza è forse il suo titolo più noto, sulle vicende della radio libera bolognese Radio Alice), e che aveva già realizzato un documentario sullo stesso Fenoglio. Stefano Dionisi incarna il protagonista Johnny (soprannome dovuto alla passione per la letteratura inglese), che dopo la definitiva presa di distanza dal fascismo e la diserzione dall'esercito italiano, si unisce alle bande partigiane sui monti intorno ad Alba, e vive la dissoluzione di alcune formazioni ad opera della controffensiva tedesca, i mille rovelli mentali di un uomo alle prese con un storia più grande di lui e con la distanza ideologica con alcuni dei compagni di questo viaggio, e finisce per rimanere con una sola necessità: sopravvivere, possibilmente in un'Italia diversa. Chissà se ci riuscirà (il film non arriva fino a...). Tanti interessanti attori intorno a Johnny/Dionisi, da Claudio Amendola a Tony Bertorelli, da Antonio Petrocelli a Giuseppe Cederna, da Fabio De Luigi a Flavio Insinna, da Umberto Orsini a Felice Andreasi, da Chiara Muti al più bravo di tutti, Fabrizio Gifuni, forse il migliore della sua generazione. Pochi risultati al botteghino, purtroppo, ma rimane tutta intera l'urgenza e la necessità di un film come Il partigiano Johnny, in anni in cui tutto viene sottoposto a revisione e in cui il 25 aprile non è più considerato, da alcuni, una data da ricordare.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Torna al successo, a dir la verità in maniera parzialmente sorprendente, Mattia Gavazzi dell'Androni che, nell'arrivo a ranghi compatti di Cherasco, ha prevalso sugli altri concorrenti. Il bresciano, da professionista degli sprint, ha battuto il duo Argos formato dai giovani Tobias Ludvigsson e Patrick Gretsch; una nota particolare la merita lo svedese che ha avuto perfino 13' di ritardo dalla vetta ma, con il passare dei km, ha saputo ricolmare il gap. Quarto è il belga Iljio Keisse dell'Omega, grande delusione finora in quanto, pur essendo stato indicato fra i favoriti prima del via di Napoli, naviga in una mediocre diciannovesima posizione generale. Quinta posizione per un altro straniero, il britannico Stephen Cummings della Bmc. Un suo connazionale, Mark Cavendish dell'Omega, è arrivato ultimo a 16'32" per la quarta volta in tredici occasioni, facendo il bis dopo Treviso. Nella generale non cambia il vantaggio di Gavazzi su Jack Bobridge della Blanco, sempre pari a 8'06". Terzo è Rafael Andriato della Fantini ma, a causa di un aggravio di tempo accumulato oggi mentre era in compagnia del già citato Ludvigsson, aumenta leggermente il distacco, ora di 15'19". Il quarto, Edwin Ávila della Colombia, e il quinto, Miguel Mínguez dell'Euskaltel, mantengono i loro distacchi a 16'55" a 1 17'16". Ultimo, con il ritardo pari ad una tappa, è Vincenzo Nibali che, con 2h59'09", naviga lontanissimo dalle zone che contano. Oggi la carovana riparte per una tappa tutta piemontese, da Cervere allo Jafferau: qui i distacchi si conteranno con la clessidra ed è necessario, per chi punta a scalzare l'uomo Androni, provare a mostrarsi sin dall'ascesa verso Sestrière. Sempre se verrà fatta, ovviamente.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Torna al successo, a dir la verità in maniera parzialmente sorprendente, Mattia Gavazzi dell'Androni che, nell'arrivo a ranghi compatti di Cherasco, ha prevalso sugli altri concorrenti. Il bresciano, da professionista degli sprint, ha battuto il duo Argos formato dai giovani Tobias Ludvigsson e Patrick Gretsch; una nota particolare la merita lo svedese che ha avuto perfino 13' di ritardo dalla vetta ma, con il passare dei km, ha saputo ricolmare il gap. Quarto è il belga Iljio Keisse dell'Omega, grande delusione finora in quanto, pur essendo stato indicato fra i favoriti prima del via di Napoli, naviga in una mediocre diciannovesima posizione generale. Quinta posizione per un altro straniero, il britannico Stephen Cummings della Bmc. Un suo connazionale, Mark Cavendish dell'Omega, è arrivato ultimo a 16'32" per la quarta volta in tredici occasioni, facendo il bis dopo Treviso. Nella generale non cambia il vantaggio di Gavazzi su Jack Bobridge della Blanco, sempre pari a 8'06". Terzo è Rafael Andriato della Fantini ma, a causa di un aggravio di tempo accumulato oggi mentre era in compagnia del già citato Ludvigsson, aumenta leggermente il distacco, ora di 15'19". Il quarto, Edwin Ávila della Colombia, e il quinto, Miguel Mínguez dell'Euskaltel, mantengono i loro distacchi a 16'55" a 1 17'16". Ultimo, con il ritardo pari ad una tappa, è Vincenzo Nibali che, con 2h59'09", naviga lontanissimo dalle zone che contano. Oggi la carovana riparte per una tappa tutta piemontese, da Cervere allo Jafferau: qui i distacchi si conteranno con la clessidra ed è necessario, per chi punta a scalzare l'uomo Androni, provare a mostrarsi sin dall'ascesa verso Sestrière. Sempre se verrà fatta, ovviamente.

Alberto Vigonesi

Il partigiano Johnny (Guido Chiesa, 2000)

Il partigiano Johnny © Facebook.comDici Cervere e parli di provincia di Cuneo, Provincia Granda, e la prima associazione ti porta a pensare alla Resistenza, alle bande partigiane, alla guerra di Liberazione. A Beppe Fenoglio (che era di Alba, dove il Giro è transitato ieri), alle storie che mirabilmente ha raccontato nella sua purtroppo breve carriera letteraria (morì per un cancro ai bronchi a neanche 41 anni, dopo aver sofferto per anni di tubercolosi), storie di campagna, di povera gente, e di partigiani. Il suo libro più famoso non lo vide nemmeno pubblicato, perché uscì postumo, assemblato dagli editor di Einaudi. Anche se non del tutto corrispondente a quel che voleva il suo autore, Il partigiano Johnny resta ugualmente uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura contemporanea, e non poteva mancare una sua trasposizione cinematografica. Se ne occupò Guido Chiesa, documentarista che si è concesso solo occasionali transiti nel cinema di narrazione (Lavorare con lentezza è forse il suo titolo più noto, sulle vicende della radio libera bolognese Radio Alice), e che aveva già realizzato un documentario sullo stesso Fenoglio. Stefano Dionisi incarna il protagonista Johnny (soprannome dovuto alla passione per la letteratura inglese), che dopo la definitiva presa di distanza dal fascismo e la diserzione dall'esercito italiano, si unisce alle bande partigiane sui monti intorno ad Alba, e vive la dissoluzione di alcune formazioni ad opera della controffensiva tedesca, i mille rovelli mentali di un uomo alle prese con un storia più grande di lui e con la distanza ideologica con alcuni dei compagni di questo viaggio, e finisce per rimanere con una sola necessità: sopravvivere, possibilmente in un'Italia diversa. Chissà se ci riuscirà (il film non arriva fino a...). Tanti interessanti attori intorno a Johnny/Dionisi, da Claudio Amendola a Tony Bertorelli, da Antonio Petrocelli a Giuseppe Cederna, da Fabio De Luigi a Flavio Insinna, da Umberto Orsini a Felice Andreasi, da Chiara Muti al più bravo di tutti, Fabrizio Gifuni, forse il migliore della sua generazione. Pochi risultati al botteghino, purtroppo, ma rimane tutta intera l'urgenza e la necessità di un film come Il partigiano Johnny, in anni in cui tutto viene sottoposto a revisione e in cui il 25 aprile non è più considerato, da alcuni, una data da ricordare.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Torna al successo, a dir la verità in maniera parzialmente sorprendente, Mattia Gavazzi dell'Androni che, nell'arrivo a ranghi compatti di Cherasco, ha prevalso sugli altri concorrenti. Il bresciano, da professionista degli sprint, ha battuto il duo Argos formato dai giovani Tobias Ludvigsson e Patrick Gretsch; una nota particolare la merita lo svedese che ha avuto perfino 13' di ritardo dalla vetta ma, con il passare dei km, ha saputo ricolmare il gap. Quarto è il belga Iljio Keisse dell'Omega, grande delusione finora in quanto, pur essendo stato indicato fra i favoriti prima del via di Napoli, naviga in una mediocre diciannovesima posizione generale. Quinta posizione per un altro straniero, il britannico Stephen Cummings della Bmc. Un suo connazionale, Mark Cavendish dell'Omega, è arrivato ultimo a 16'32" per la quarta volta in tredici occasioni, facendo il bis dopo Treviso. Nella generale non cambia il vantaggio di Gavazzi su Jack Bobridge della Blanco, sempre pari a 8'06". Terzo è Rafael Andriato della Fantini ma, a causa di un aggravio di tempo accumulato oggi mentre era in compagnia del già citato Ludvigsson, aumenta leggermente il distacco, ora di 15'19". Il quarto, Edwin Ávila della Colombia, e il quinto, Miguel Mínguez dell'Euskaltel, mantengono i loro distacchi a 16'55" a 1 17'16". Ultimo, con il ritardo pari ad una tappa, è Vincenzo Nibali che, con 2h59'09", naviga lontanissimo dalle zone che contano. Oggi la carovana riparte per una tappa tutta piemontese, da Cervere allo Jafferau: qui i distacchi si conteranno con la clessidra ed è necessario, per chi punta a scalzare l'uomo Androni, provare a mostrarsi sin dall'ascesa verso Sestrière. Sempre se verrà fatta, ovviamente.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Torna al successo, a dir la verità in maniera parzialmente sorprendente, Mattia Gavazzi dell'Androni che, nell'arrivo a ranghi compatti di Cherasco, ha prevalso sugli altri concorrenti. Il bresciano, da professionista degli sprint, ha battuto il duo Argos formato dai giovani Tobias Ludvigsson e Patrick Gretsch; una nota particolare la merita lo svedese che ha avuto perfino 13' di ritardo dalla vetta ma, con il passare dei km, ha saputo ricolmare il gap. Quarto è il belga Iljio Keisse dell'Omega, grande delusione finora in quanto, pur essendo stato indicato fra i favoriti prima del via di Napoli, naviga in una mediocre diciannovesima posizione generale. Quinta posizione per un altro straniero, il britannico Stephen Cummings della Bmc. Un suo connazionale, Mark Cavendish dell'Omega, è arrivato ultimo a 16'32" per la quarta volta in tredici occasioni, facendo il bis dopo Treviso. Nella generale non cambia il vantaggio di Gavazzi su Jack Bobridge della Blanco, sempre pari a 8'06". Terzo è Rafael Andriato della Fantini ma, a causa di un aggravio di tempo accumulato oggi mentre era in compagnia del già citato Ludvigsson, aumenta leggermente il distacco, ora di 15'19". Il quarto, Edwin Ávila della Colombia, e il quinto, Miguel Mínguez dell'Euskaltel, mantengono i loro distacchi a 16'55" a 1 17'16". Ultimo, con il ritardo pari ad una tappa, è Vincenzo Nibali che, con 2h59'09", naviga lontanissimo dalle zone che contano. Oggi la carovana riparte per una tappa tutta piemontese, da Cervere allo Jafferau: qui i distacchi si conteranno con la clessidra ed è necessario, per chi punta a scalzare l'uomo Androni, provare a mostrarsi sin dall'ascesa verso Sestrière. Sempre se verrà fatta, ovviamente.

Alberto Vigonesi

Il partigiano Johnny (Guido Chiesa, 2000)

Il partigiano Johnny © Facebook.comDici Cervere e parli di provincia di Cuneo, Provincia Granda, e la prima associazione ti porta a pensare alla Resistenza, alle bande partigiane, alla guerra di Liberazione. A Beppe Fenoglio (che era di Alba, dove il Giro è transitato ieri), alle storie che mirabilmente ha raccontato nella sua purtroppo breve carriera letteraria (morì per un cancro ai bronchi a neanche 41 anni, dopo aver sofferto per anni di tubercolosi), storie di campagna, di povera gente, e di partigiani. Il suo libro più famoso non lo vide nemmeno pubblicato, perché uscì postumo, assemblato dagli editor di Einaudi. Anche se non del tutto corrispondente a quel che voleva il suo autore, Il partigiano Johnny resta ugualmente uno dei romanzi più importanti della nostra letteratura contemporanea, e non poteva mancare una sua trasposizione cinematografica. Se ne occupò Guido Chiesa, documentarista che si è concesso solo occasionali transiti nel cinema di narrazione (Lavorare con lentezza è forse il suo titolo più noto, sulle vicende della radio libera bolognese Radio Alice), e che aveva già realizzato un documentario sullo stesso Fenoglio. Stefano Dionisi incarna il protagonista Johnny (soprannome dovuto alla passione per la letteratura inglese), che dopo la definitiva presa di distanza dal fascismo e la diserzione dall'esercito italiano, si unisce alle bande partigiane sui monti intorno ad Alba, e vive la dissoluzione di alcune formazioni ad opera della controffensiva tedesca, i mille rovelli mentali di un uomo alle prese con un storia più grande di lui e con la distanza ideologica con alcuni dei compagni di questo viaggio, e finisce per rimanere con una sola necessità: sopravvivere, possibilmente in un'Italia diversa. Chissà se ci riuscirà (il film non arriva fino a...). Tanti interessanti attori intorno a Johnny/Dionisi, da Claudio Amendola a Tony Bertorelli, da Antonio Petrocelli a Giuseppe Cederna, da Fabio De Luigi a Flavio Insinna, da Umberto Orsini a Felice Andreasi, da Chiara Muti al più bravo di tutti, Fabrizio Gifuni, forse il migliore della sua generazione. Pochi risultati al botteghino, purtroppo, ma rimane tutta intera l'urgenza e la necessità di un film come Il partigiano Johnny, in anni in cui tutto viene sottoposto a revisione e in cui il 25 aprile non è più considerato, da alcuni, una data da ricordare.

Marco Grassi

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