Il Portale del Ciclismo professionistico

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Una tappa molto breve porterà il gruppo dalle Alpi alla Pianura Padana, da Longarone a Treviso. Pieve d'Alpago e Sella di Fadalto sono strappetti che daranno fastidio a qualcuno nei primi 30 km, ma è il Muro di Ca' del Poggio, al km 57, a presentare le pendenze più arcigne: un solo chilometro ma con lunghi pezzi tra il 13 e il 16%. Dopo il muro ci sono comunque quasi 35 km facili su cui recuperare, prima della salita di Montello (Santa Maria della Vittoria), 3 km che hanno la parte più tosta nella prima metà, laddove si saltella intorno al 10% di pendenza. Dal Gpm 8 km di discesa e 25 di facile pianura verso Treviso: per velocisti, probabilmente, ma attenzione ai colpi di mano di qualche contrattaccante a Montello (anche se resistere al ritorno del gruppo affamato, in un Giro povero di tappe da sprinter, sarebbe una piccola impresa).

Longarone

Il Giro d'Italia ha fatto tappa in questa cittadina veneta della provincia di Belluno, completamente distrutta dal disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, soltanto in un paio di edizioni. Nel 1976 la 18a frazione arrivò qui da Verona, con 174 km percorsi. Fu Simone Fraccaro (Jolly Ceramica) ad ottenere la sua prima vittoria di tappa al Giro d'Italia davanti allo spagnolo Miguel Maria Lasa ed a Marino Basso, tutti a 13". Felice Gimondi era in maglia rosa dall'8a tappa a Lago Laceno. La perderà il giorno dopo, con la partenza da Longarone e l'arrivo alle Torri del Vajolet, dove vinse Andrés Gandarias (il primato andrà al belga Johan De Muynck), ma se la riprenderà alla penultima tappa, nella crono di Arcore (28 km). Seconda ed ultima frazione del Giro che ha coinvolto Longarone è la partenza verso Cles nel 1980. La tappa, la numero 19, andrà a Beppe Saronni, al quinto centro su sei in quel Giro, mentre in rosa c'era Wladimiro Panizza. Il giorno dopo nella Cles-Sondrio Bernard Hinault si prenderà in modo perentorio e definitivo la maglia rosa, la prima delle tre conquistate.

Treviso

Città di 82.120 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Veneto, Treviso sorge sulla media pianura veneta, in una zona ricca di risorse idriche.Nata con il nome di Tarvisium, è una delle città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione. Legata a una lunga tradizione religiosa e monastica che l'ha interessata per lunghi secoli, conserva molte architetture religiose: dentro le mura sorgono le chiese più antiche e i monasteri superstiti; nei quartieri più moderni, sviluppatisi nel Novecento, sorgono le relative chiese parrocchiali, esempi di architettura religiosa moderna e contemporanea. San Francesco, San Nicolò, il Duomo, San Martino Urbano si affiancano a Piazza dei Signori ed al Palazzo dei Trecento, al Monte di Pietà ed alla Cappella dei Rettori. Vi sono poi le fontane, 33, e le ville venete. In cucina si possono assaggiare qui il radicchio rosso Igp e l'asparago bianco per risotti, spezzatini, frittate. Baccalà, polenta, formaggio Morlacco, zuppe e carni al forno, con molti ottimi vini. Ha ospitato 11 arrivi di tappa al Giro d'Italia.

Francesco Sulas
Longarone

Il Giro d'Italia ha fatto tappa in questa cittadina veneta della provincia di Belluno, completamente distrutta dal disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, soltanto in un paio di edizioni. Nel 1976 la 18a frazione arrivò qui da Verona, con 174 km percorsi. Fu Simone Fraccaro (Jolly Ceramica) ad ottenere la sua prima vittoria di tappa al Giro d'Italia davanti allo spagnolo Miguel Maria Lasa ed a Marino Basso, tutti a 13". Felice Gimondi era in maglia rosa dall'8a tappa a Lago Laceno. La perderà il giorno dopo, con la partenza da Longarone e l'arrivo alle Torri del Vajolet, dove vinse Andrés Gandarias (il primato andrà al belga Johan De Muynck), ma se la riprenderà alla penultima tappa, nella crono di Arcore (28 km). Seconda ed ultima frazione del Giro che ha coinvolto Longarone è la partenza verso Cles nel 1980. La tappa, la numero 19, andrà a Beppe Saronni, al quinto centro su sei in quel Giro, mentre in rosa c'era Wladimiro Panizza. Il giorno dopo nella Cles-Sondrio Bernard Hinault si prenderà in modo perentorio e definitivo la maglia rosa, la prima delle tre conquistate.

Treviso

Città di 82.120 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Veneto, Treviso sorge sulla media pianura veneta, in una zona ricca di risorse idriche.Nata con il nome di Tarvisium, è una delle città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione. Legata a una lunga tradizione religiosa e monastica che l'ha interessata per lunghi secoli, conserva molte architetture religiose: dentro le mura sorgono le chiese più antiche e i monasteri superstiti; nei quartieri più moderni, sviluppatisi nel Novecento, sorgono le relative chiese parrocchiali, esempi di architettura religiosa moderna e contemporanea. San Francesco, San Nicolò, il Duomo, San Martino Urbano si affiancano a Piazza dei Signori ed al Palazzo dei Trecento, al Monte di Pietà ed alla Cappella dei Rettori. Vi sono poi le fontane, 33, e le ville venete. In cucina si possono assaggiare qui il radicchio rosso Igp e l'asparago bianco per risotti, spezzatini, frittate. Baccalà, polenta, formaggio Morlacco, zuppe e carni al forno, con molti ottimi vini. Ha ospitato 11 arrivi di tappa al Giro d'Italia.

Longarone

Il Giro d'Italia ha fatto tappa in questa cittadina veneta della provincia di Belluno, completamente distrutta dal disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, soltanto in un paio di edizioni. Nel 1976 la 18a frazione arrivò qui da Verona, con 174 km percorsi. Fu Simone Fraccaro (Jolly Ceramica) ad ottenere la sua prima vittoria di tappa al Giro d'Italia davanti allo spagnolo Miguel Maria Lasa ed a Marino Basso, tutti a 13". Felice Gimondi era in maglia rosa dall'8a tappa a Lago Laceno. La perderà il giorno dopo, con la partenza da Longarone e l'arrivo alle Torri del Vajolet, dove vinse Andrés Gandarias (il primato andrà al belga Johan De Muynck), ma se la riprenderà alla penultima tappa, nella crono di Arcore (28 km). Seconda ed ultima frazione del Giro che ha coinvolto Longarone è la partenza verso Cles nel 1980. La tappa, la numero 19, andrà a Beppe Saronni, al quinto centro su sei in quel Giro, mentre in rosa c'era Wladimiro Panizza. Il giorno dopo nella Cles-Sondrio Bernard Hinault si prenderà in modo perentorio e definitivo la maglia rosa, la prima delle tre conquistate.

Treviso

Città di 82.120 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Veneto, Treviso sorge sulla media pianura veneta, in una zona ricca di risorse idriche.Nata con il nome di Tarvisium, è una delle città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione. Legata a una lunga tradizione religiosa e monastica che l'ha interessata per lunghi secoli, conserva molte architetture religiose: dentro le mura sorgono le chiese più antiche e i monasteri superstiti; nei quartieri più moderni, sviluppatisi nel Novecento, sorgono le relative chiese parrocchiali, esempi di architettura religiosa moderna e contemporanea. San Francesco, San Nicolò, il Duomo, San Martino Urbano si affiancano a Piazza dei Signori ed al Palazzo dei Trecento, al Monte di Pietà ed alla Cappella dei Rettori. Vi sono poi le fontane, 33, e le ville venete. In cucina si possono assaggiare qui il radicchio rosso Igp e l'asparago bianco per risotti, spezzatini, frittate. Baccalà, polenta, formaggio Morlacco, zuppe e carni al forno, con molti ottimi vini. Ha ospitato 11 arrivi di tappa al Giro d'Italia.

Longarone

Il Giro d'Italia ha fatto tappa in questa cittadina veneta della provincia di Belluno, completamente distrutta dal disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, soltanto in un paio di edizioni. Nel 1976 la 18a frazione arrivò qui da Verona, con 174 km percorsi. Fu Simone Fraccaro (Jolly Ceramica) ad ottenere la sua prima vittoria di tappa al Giro d'Italia davanti allo spagnolo Miguel Maria Lasa ed a Marino Basso, tutti a 13". Felice Gimondi era in maglia rosa dall'8a tappa a Lago Laceno. La perderà il giorno dopo, con la partenza da Longarone e l'arrivo alle Torri del Vajolet, dove vinse Andrés Gandarias (il primato andrà al belga Johan De Muynck), ma se la riprenderà alla penultima tappa, nella crono di Arcore (28 km). Seconda ed ultima frazione del Giro che ha coinvolto Longarone è la partenza verso Cles nel 1980. La tappa, la numero 19, andrà a Beppe Saronni, al quinto centro su sei in quel Giro, mentre in rosa c'era Wladimiro Panizza. Il giorno dopo nella Cles-Sondrio Bernard Hinault si prenderà in modo perentorio e definitivo la maglia rosa, la prima delle tre conquistate.

Treviso

Città di 82.120 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Veneto, Treviso sorge sulla media pianura veneta, in una zona ricca di risorse idriche.Nata con il nome di Tarvisium, è una delle città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione. Legata a una lunga tradizione religiosa e monastica che l'ha interessata per lunghi secoli, conserva molte architetture religiose: dentro le mura sorgono le chiese più antiche e i monasteri superstiti; nei quartieri più moderni, sviluppatisi nel Novecento, sorgono le relative chiese parrocchiali, esempi di architettura religiosa moderna e contemporanea. San Francesco, San Nicolò, il Duomo, San Martino Urbano si affiancano a Piazza dei Signori ed al Palazzo dei Trecento, al Monte di Pietà ed alla Cappella dei Rettori. Vi sono poi le fontane, 33, e le ville venete. In cucina si possono assaggiare qui il radicchio rosso Igp e l'asparago bianco per risotti, spezzatini, frittate. Baccalà, polenta, formaggio Morlacco, zuppe e carni al forno, con molti ottimi vini. Ha ospitato 11 arrivi di tappa al Giro d'Italia.

Longarone

Il Giro d'Italia ha fatto tappa in questa cittadina veneta della provincia di Belluno, completamente distrutta dal disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, soltanto in un paio di edizioni. Nel 1976 la 18a frazione arrivò qui da Verona, con 174 km percorsi. Fu Simone Fraccaro (Jolly Ceramica) ad ottenere la sua prima vittoria di tappa al Giro d'Italia davanti allo spagnolo Miguel Maria Lasa ed a Marino Basso, tutti a 13". Felice Gimondi era in maglia rosa dall'8a tappa a Lago Laceno. La perderà il giorno dopo, con la partenza da Longarone e l'arrivo alle Torri del Vajolet, dove vinse Andrés Gandarias (il primato andrà al belga Johan De Muynck), ma se la riprenderà alla penultima tappa, nella crono di Arcore (28 km). Seconda ed ultima frazione del Giro che ha coinvolto Longarone è la partenza verso Cles nel 1980. La tappa, la numero 19, andrà a Beppe Saronni, al quinto centro su sei in quel Giro, mentre in rosa c'era Wladimiro Panizza. Il giorno dopo nella Cles-Sondrio Bernard Hinault si prenderà in modo perentorio e definitivo la maglia rosa, la prima delle tre conquistate.

Treviso

Città di 82.120 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Veneto, Treviso sorge sulla media pianura veneta, in una zona ricca di risorse idriche.Nata con il nome di Tarvisium, è una delle città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione. Legata a una lunga tradizione religiosa e monastica che l'ha interessata per lunghi secoli, conserva molte architetture religiose: dentro le mura sorgono le chiese più antiche e i monasteri superstiti; nei quartieri più moderni, sviluppatisi nel Novecento, sorgono le relative chiese parrocchiali, esempi di architettura religiosa moderna e contemporanea. San Francesco, San Nicolò, il Duomo, San Martino Urbano si affiancano a Piazza dei Signori ed al Palazzo dei Trecento, al Monte di Pietà ed alla Cappella dei Rettori. Vi sono poi le fontane, 33, e le ville venete. In cucina si possono assaggiare qui il radicchio rosso Igp e l'asparago bianco per risotti, spezzatini, frittate. Baccalà, polenta, formaggio Morlacco, zuppe e carni al forno, con molti ottimi vini. Ha ospitato 11 arrivi di tappa al Giro d'Italia.

Longarone

Il Giro d'Italia ha fatto tappa in questa cittadina veneta della provincia di Belluno, completamente distrutta dal disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, soltanto in un paio di edizioni. Nel 1976 la 18a frazione arrivò qui da Verona, con 174 km percorsi. Fu Simone Fraccaro (Jolly Ceramica) ad ottenere la sua prima vittoria di tappa al Giro d'Italia davanti allo spagnolo Miguel Maria Lasa ed a Marino Basso, tutti a 13". Felice Gimondi era in maglia rosa dall'8a tappa a Lago Laceno. La perderà il giorno dopo, con la partenza da Longarone e l'arrivo alle Torri del Vajolet, dove vinse Andrés Gandarias (il primato andrà al belga Johan De Muynck), ma se la riprenderà alla penultima tappa, nella crono di Arcore (28 km). Seconda ed ultima frazione del Giro che ha coinvolto Longarone è la partenza verso Cles nel 1980. La tappa, la numero 19, andrà a Beppe Saronni, al quinto centro su sei in quel Giro, mentre in rosa c'era Wladimiro Panizza. Il giorno dopo nella Cles-Sondrio Bernard Hinault si prenderà in modo perentorio e definitivo la maglia rosa, la prima delle tre conquistate.

Treviso

Città di 82.120 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Veneto, Treviso sorge sulla media pianura veneta, in una zona ricca di risorse idriche.Nata con il nome di Tarvisium, è una delle città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione. Legata a una lunga tradizione religiosa e monastica che l'ha interessata per lunghi secoli, conserva molte architetture religiose: dentro le mura sorgono le chiese più antiche e i monasteri superstiti; nei quartieri più moderni, sviluppatisi nel Novecento, sorgono le relative chiese parrocchiali, esempi di architettura religiosa moderna e contemporanea. San Francesco, San Nicolò, il Duomo, San Martino Urbano si affiancano a Piazza dei Signori ed al Palazzo dei Trecento, al Monte di Pietà ed alla Cappella dei Rettori. Vi sono poi le fontane, 33, e le ville venete. In cucina si possono assaggiare qui il radicchio rosso Igp e l'asparago bianco per risotti, spezzatini, frittate. Baccalà, polenta, formaggio Morlacco, zuppe e carni al forno, con molti ottimi vini. Ha ospitato 11 arrivi di tappa al Giro d'Italia.

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Soggetti Alternativi

Altro esordiente al Giro d'Italia nonchè uno dei due brasiliani presenti nella corsa rosa. Alla seconda stagione nel team di Scinto, è un passista-veloce che ha saputo mettersi in buona evidenza tra i dilettanti proprio in Italia, correndo nelle file della Trevigiani e della Petroli Firenze: tra i principali risultati la vittoria al GP Industrie del Marmo nel 2011 (gara in cui arrivò 2° l'anno prima), le piazze d'onore ottenute al Circuito del Porto e Piccola Sanremo, il 5° posto alla San Geo ed il 7° al Trofeo Balestra, tutti ottenuti nel 2010. Nella stagione d'esordio tra i professionisti ha ottenuto due successi, nel GP Jurmala in Lettonia e nella Classic de l'Indre di Chateauroux, piazzandosi nei 10 anche al GP Impanis (ottavo) e alla Parigi-Bruxelles (decimo). All'inizio del Giro, dove si è fatto anche notare con una fuga, il suo compito era quello di aiutare Francesco Chicchi ma ora potrebbe avere la possibilità di provarci in prima persona. E chissà che un giorno invece dei bei tempi andati non si parli dei bei tempi...Andriato!

Vivian Ghianni

Altro esordiente al Giro d'Italia nonchè uno dei due brasiliani presenti nella corsa rosa. Alla seconda stagione nel team di Scinto, è un passista-veloce che ha saputo mettersi in buona evidenza tra i dilettanti proprio in Italia, correndo nelle file della Trevigiani e della Petroli Firenze: tra i principali risultati la vittoria al GP Industrie del Marmo nel 2011 (gara in cui arrivò 2° l'anno prima), le piazze d'onore ottenute al Circuito del Porto e Piccola Sanremo, il 5° posto alla San Geo ed il 7° al Trofeo Balestra, tutti ottenuti nel 2010. Nella stagione d'esordio tra i professionisti ha ottenuto due successi, nel GP Jurmala in Lettonia e nella Classic de l'Indre di Chateauroux, piazzandosi nei 10 anche al GP Impanis (ottavo) e alla Parigi-Bruxelles (decimo). All'inizio del Giro, dove si è fatto anche notare con una fuga, il suo compito era quello di aiutare Francesco Chicchi ma ora potrebbe avere la possibilità di provarci in prima persona. E chissà che un giorno invece dei bei tempi andati non si parli dei bei tempi...Andriato!

Altro esordiente al Giro d'Italia nonchè uno dei due brasiliani presenti nella corsa rosa. Alla seconda stagione nel team di Scinto, è un passista-veloce che ha saputo mettersi in buona evidenza tra i dilettanti proprio in Italia, correndo nelle file della Trevigiani e della Petroli Firenze: tra i principali risultati la vittoria al GP Industrie del Marmo nel 2011 (gara in cui arrivò 2° l'anno prima), le piazze d'onore ottenute al Circuito del Porto e Piccola Sanremo, il 5° posto alla San Geo ed il 7° al Trofeo Balestra, tutti ottenuti nel 2010. Nella stagione d'esordio tra i professionisti ha ottenuto due successi, nel GP Jurmala in Lettonia e nella Classic de l'Indre di Chateauroux, piazzandosi nei 10 anche al GP Impanis (ottavo) e alla Parigi-Bruxelles (decimo). All'inizio del Giro, dove si è fatto anche notare con una fuga, il suo compito era quello di aiutare Francesco Chicchi ma ora potrebbe avere la possibilità di provarci in prima persona. E chissà che un giorno invece dei bei tempi andati non si parli dei bei tempi...Andriato!

Altro esordiente al Giro d'Italia nonchè uno dei due brasiliani presenti nella corsa rosa. Alla seconda stagione nel team di Scinto, è un passista-veloce che ha saputo mettersi in buona evidenza tra i dilettanti proprio in Italia, correndo nelle file della Trevigiani e della Petroli Firenze: tra i principali risultati la vittoria al GP Industrie del Marmo nel 2011 (gara in cui arrivò 2° l'anno prima), le piazze d'onore ottenute al Circuito del Porto e Piccola Sanremo, il 5° posto alla San Geo ed il 7° al Trofeo Balestra, tutti ottenuti nel 2010. Nella stagione d'esordio tra i professionisti ha ottenuto due successi, nel GP Jurmala in Lettonia e nella Classic de l'Indre di Chateauroux, piazzandosi nei 10 anche al GP Impanis (ottavo) e alla Parigi-Bruxelles (decimo). All'inizio del Giro, dove si è fatto anche notare con una fuga, il suo compito era quello di aiutare Francesco Chicchi ma ora potrebbe avere la possibilità di provarci in prima persona. E chissà che un giorno invece dei bei tempi andati non si parli dei bei tempi...Andriato!

Altro esordiente al Giro d'Italia nonchè uno dei due brasiliani presenti nella corsa rosa. Alla seconda stagione nel team di Scinto, è un passista-veloce che ha saputo mettersi in buona evidenza tra i dilettanti proprio in Italia, correndo nelle file della Trevigiani e della Petroli Firenze: tra i principali risultati la vittoria al GP Industrie del Marmo nel 2011 (gara in cui arrivò 2° l'anno prima), le piazze d'onore ottenute al Circuito del Porto e Piccola Sanremo, il 5° posto alla San Geo ed il 7° al Trofeo Balestra, tutti ottenuti nel 2010. Nella stagione d'esordio tra i professionisti ha ottenuto due successi, nel GP Jurmala in Lettonia e nella Classic de l'Indre di Chateauroux, piazzandosi nei 10 anche al GP Impanis (ottavo) e alla Parigi-Bruxelles (decimo). All'inizio del Giro, dove si è fatto anche notare con una fuga, il suo compito era quello di aiutare Francesco Chicchi ma ora potrebbe avere la possibilità di provarci in prima persona. E chissà che un giorno invece dei bei tempi andati non si parli dei bei tempi...Andriato!

Altro esordiente al Giro d'Italia nonchè uno dei due brasiliani presenti nella corsa rosa. Alla seconda stagione nel team di Scinto, è un passista-veloce che ha saputo mettersi in buona evidenza tra i dilettanti proprio in Italia, correndo nelle file della Trevigiani e della Petroli Firenze: tra i principali risultati la vittoria al GP Industrie del Marmo nel 2011 (gara in cui arrivò 2° l'anno prima), le piazze d'onore ottenute al Circuito del Porto e Piccola Sanremo, il 5° posto alla San Geo ed il 7° al Trofeo Balestra, tutti ottenuti nel 2010. Nella stagione d'esordio tra i professionisti ha ottenuto due successi, nel GP Jurmala in Lettonia e nella Classic de l'Indre di Chateauroux, piazzandosi nei 10 anche al GP Impanis (ottavo) e alla Parigi-Bruxelles (decimo). All'inizio del Giro, dove si è fatto anche notare con una fuga, il suo compito era quello di aiutare Francesco Chicchi ma ora potrebbe avere la possibilità di provarci in prima persona. E chissà che un giorno invece dei bei tempi andati non si parli dei bei tempi...Andriato!

GiroTweet

 

@taylorphinney: Daniel Rock'n'Roll Oss CHE CLASSE @Daniel87Oss. Che corsa oggi! #proudteammate

@stefanopirazzi: saluto ki mi segue da altre nazioni, Il bello del ciclismo, il tifo nn ha bandiere e colori! orgogliosi d un pubblico così! @giroditalia #giro

@Manuel700 (Manuel Bongiorno): Riuscirò a beccare una fuga da qui alla fine???? Meno male ci pensa @stefanopirazzi, grandissimo oggi.. #magliaazzurra

@gatto_oscar: Ecco come ci ha detto di partire @scintoluca!!! @fantiniselleita #coltellofraidenti pic.twitter.com/9i7rhMRkvQ

@golasmichal: Me piaxe el Veneto ma piove massa par i me gusti!!! #opqsgiro

Signore & signori (Pietro Germi, 1965)

Signore & signori © antoinedoineletsescopains.blogspot.comSe l'Italia ha avuto un cantore della sua provincia, quell'autore risponde al nome di Pietro Germi. Proverbialmente burbero, scomparso prematuramente mentre preparava Amici miei (poi passato a Monicelli), non solo regista ma anche attore (e non solo per i film girati in proprio), commise l'errore capitale di raffigurare il proletariato come animato da sentimenti anche meschini, a volte, e capace di peccare e di tradire la lotta di classe. Tale descrizione (senz'altro reale, realistica, e perciò ancor più invisa all'ortodossia comunista degli anni '50), passata nei bellissimi Il ferroviere e L'uomo di paglia, gli costò la messa all'indice da parte di molta della critica italiana (e ancora dopo la morte veniva insolentito in memoriam da un giovane Nanni Moretti...). Critica che forse mai come in questo caso - va detto - è stata miope, superficiale, prevenuta. E sì, perché non solo Germi è uno dei più maestosi autori cinematografici che abbiamo avuto in Italia, ma in quel periodo sfornava un capolavoro dietro l'altro, e ai due film citati seguirono Un maledetto imbroglio (opera potentissima tratta da Gadda), Divorzio all'italiana (che gli valse pure un Oscar per la migliore sceneggiatura), Sedotta e abbandonata (come il precedente, divertentissima satira sul diritto di famiglia italiano, prima ancora che sulle tradizioni della Sicilia in cui queste opere vennero ambientate). Signore & signori, datato 1965, fu dunque una sorta di punto d'arrivo per Germi, che in effetti dopo questo film avrebbe perso smalto nelle ultime opere. Ma qui siamo a livelli eccelsi nel tratteggio ancora una volta verista (nel suo essere grottesco), di un'Italietta disprezzabile, meschina, clericale fino al parossismo ma poi ipocrita, traditrice, inaffidabile. Una pellicola di inusitata cattiveria, che infatti offese i veneti, risentiti per l'ambientazione (il film venne girato a Treviso), ma non sbagliamo di troppo se diciamo che quel film poteva essere girato quasi ovunque, nel Belpaese, e non avrebbe perso in realismo né in efficacia. I protagonisti dei tre distinti capitoli intrecciavano le proprie esistenze (la scrittura del film, in merito a ciò, è sorprendentemente moderna) nella bella società in fase di decollo economico, e che aveva dunque fretta di lasciarsi alle spalle ogni retaggio contadino. Ma anche se abbiamo fatto (stiamo facendo) i soldi, siamo sempre dalle parti di un piccolo mondo antico, che si ritrova al bar, in piazza, a spettegolare di tutti in una girandola impazzita che non risparmia proprio nessuno. Cast da urlo, pullulante di caratteristi e sovrastato dalle interpretazioni di Gastone Moschin (un ragioniere fedifrago ma al contempo succube della moglie megera) e di Gigi Ballista (il medico della comunità), e dalla bellezza di Virna Lisi, che - come si diceva a Carosello a quell'epoca - poteva dire con quella bocca tutto quello che voleva. E Pietro Germi poteva filmare con quella macchina da presa tutto ciò che gli poteva passare per la testa. Oggi, finalmente, lo sappiamo.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Splendido bis a distanza di ventiquattro ore per Edwin Ávila della Colombia, questa volta raggiunto con una tattica di gara sublime; dopo aver tentato la fuga sulla Sella Ciampigotto, il nativo di Cali ha preso il vantaggio buono negli ultimi chilometri di tappa e ha staccato di 10" il duo di giovani formato da Willem Wauters della Vacansoleil e da Davide Appollonio dell'Ag2r, bravo quest'ultimo a dare continuità al risultato di martedì. Il grosso del gruppo ha accumulato un ritardo dal vincitore di 4'17" con la mezza sorpresa di Stefano Locatelli della Bardiani che ha superato sulla linea di arrivo il solito, immarcescibile Mattia Gavazzi dell'Androni. Ultima posizione, segno dell'internazionalità del Giro in tutte le diverse sfaccettature, per Ramunas Navardauskas della Garmin, distanziato di 17'52". Nella generale il continuo dominio di Gavazzi non conosce soste ma, se non altro, nella tappa bellunese non ha aumentato il proprio vantaggio sul resto della concorrenza, ben capitanata come sempre da Jack Bobridge della Blanco a 9'16". Terzo a 12' tondi tondi è Rafael Andriato della Fantini mentre rientra in classifica grazie alla prestazione effettuata Appollonio, quarto a 15'36"; per l'avanzata del molisano scende di una posizione Adam Blythe, quinto a 17'45". Sempre ultimo a 2h39'30" è Vincenzo Nibali dell'Astana. Si è consumato un piccolo giallo - e non si allude al colore delle divise Fantini - quando negli ordini di arrivo si è visto che il vantaggio già notevole del leader è stato incrementato dalla giuria di 10". Nessuna comunicazione ufficiale è stata diramata e nelle ammiraglie rivali si lancia forte il grido per abbattere il muro di silenzio attorno al caso, in modo da poter attuare la stessa tattica nelle prossime giornate. La tappa di Treviso non dovrebbe fare grossi distacchi e sarà molto interessante vedere il comportamento del capoclassifica visto che, su un percorso simile, le sue possibilità di una buona prova sono ridotte rispetto alle abitudini.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Splendido bis a distanza di ventiquattro ore per Edwin Ávila della Colombia, questa volta raggiunto con una tattica di gara sublime; dopo aver tentato la fuga sulla Sella Ciampigotto, il nativo di Cali ha preso il vantaggio buono negli ultimi chilometri di tappa e ha staccato di 10" il duo di giovani formato da Willem Wauters della Vacansoleil e da Davide Appollonio dell'Ag2r, bravo quest'ultimo a dare continuità al risultato di martedì. Il grosso del gruppo ha accumulato un ritardo dal vincitore di 4'17" con la mezza sorpresa di Stefano Locatelli della Bardiani che ha superato sulla linea di arrivo il solito, immarcescibile Mattia Gavazzi dell'Androni. Ultima posizione, segno dell'internazionalità del Giro in tutte le diverse sfaccettature, per Ramunas Navardauskas della Garmin, distanziato di 17'52". Nella generale il continuo dominio di Gavazzi non conosce soste ma, se non altro, nella tappa bellunese non ha aumentato il proprio vantaggio sul resto della concorrenza, ben capitanata come sempre da Jack Bobridge della Blanco a 9'16". Terzo a 12' tondi tondi è Rafael Andriato della Fantini mentre rientra in classifica grazie alla prestazione effettuata Appollonio, quarto a 15'36"; per l'avanzata del molisano scende di una posizione Adam Blythe, quinto a 17'45". Sempre ultimo a 2h39'30" è Vincenzo Nibali dell'Astana. Si è consumato un piccolo giallo - e non si allude al colore delle divise Fantini - quando negli ordini di arrivo si è visto che il vantaggio già notevole del leader è stato incrementato dalla giuria di 10". Nessuna comunicazione ufficiale è stata diramata e nelle ammiraglie rivali si lancia forte il grido per abbattere il muro di silenzio attorno al caso, in modo da poter attuare la stessa tattica nelle prossime giornate. La tappa di Treviso non dovrebbe fare grossi distacchi e sarà molto interessante vedere il comportamento del capoclassifica visto che, su un percorso simile, le sue possibilità di una buona prova sono ridotte rispetto alle abitudini.

Alberto Vigonesi

Signore & signori (Pietro Germi, 1965)

Signore & signori © antoinedoineletsescopains.blogspot.comSe l'Italia ha avuto un cantore della sua provincia, quell'autore risponde al nome di Pietro Germi. Proverbialmente burbero, scomparso prematuramente mentre preparava Amici miei (poi passato a Monicelli), non solo regista ma anche attore (e non solo per i film girati in proprio), commise l'errore capitale di raffigurare il proletariato come animato da sentimenti anche meschini, a volte, e capace di peccare e di tradire la lotta di classe. Tale descrizione (senz'altro reale, realistica, e perciò ancor più invisa all'ortodossia comunista degli anni '50), passata nei bellissimi Il ferroviere e L'uomo di paglia, gli costò la messa all'indice da parte di molta della critica italiana (e ancora dopo la morte veniva insolentito in memoriam da un giovane Nanni Moretti...). Critica che forse mai come in questo caso - va detto - è stata miope, superficiale, prevenuta. E sì, perché non solo Germi è uno dei più maestosi autori cinematografici che abbiamo avuto in Italia, ma in quel periodo sfornava un capolavoro dietro l'altro, e ai due film citati seguirono Un maledetto imbroglio (opera potentissima tratta da Gadda), Divorzio all'italiana (che gli valse pure un Oscar per la migliore sceneggiatura), Sedotta e abbandonata (come il precedente, divertentissima satira sul diritto di famiglia italiano, prima ancora che sulle tradizioni della Sicilia in cui queste opere vennero ambientate). Signore & signori, datato 1965, fu dunque una sorta di punto d'arrivo per Germi, che in effetti dopo questo film avrebbe perso smalto nelle ultime opere. Ma qui siamo a livelli eccelsi nel tratteggio ancora una volta verista (nel suo essere grottesco), di un'Italietta disprezzabile, meschina, clericale fino al parossismo ma poi ipocrita, traditrice, inaffidabile. Una pellicola di inusitata cattiveria, che infatti offese i veneti, risentiti per l'ambientazione (il film venne girato a Treviso), ma non sbagliamo di troppo se diciamo che quel film poteva essere girato quasi ovunque, nel Belpaese, e non avrebbe perso in realismo né in efficacia. I protagonisti dei tre distinti capitoli intrecciavano le proprie esistenze (la scrittura del film, in merito a ciò, è sorprendentemente moderna) nella bella società in fase di decollo economico, e che aveva dunque fretta di lasciarsi alle spalle ogni retaggio contadino. Ma anche se abbiamo fatto (stiamo facendo) i soldi, siamo sempre dalle parti di un piccolo mondo antico, che si ritrova al bar, in piazza, a spettegolare di tutti in una girandola impazzita che non risparmia proprio nessuno. Cast da urlo, pullulante di caratteristi e sovrastato dalle interpretazioni di Gastone Moschin (un ragioniere fedifrago ma al contempo succube della moglie megera) e di Gigi Ballista (il medico della comunità), e dalla bellezza di Virna Lisi, che - come si diceva a Carosello a quell'epoca - poteva dire con quella bocca tutto quello che voleva. E Pietro Germi poteva filmare con quella macchina da presa tutto ciò che gli poteva passare per la testa. Oggi, finalmente, lo sappiamo.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 12a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 12a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 12a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 12a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 12a tappa

Signore & signori (Pietro Germi, 1965)

Signore & signori © antoinedoineletsescopains.blogspot.comSe l'Italia ha avuto un cantore della sua provincia, quell'autore risponde al nome di Pietro Germi. Proverbialmente burbero, scomparso prematuramente mentre preparava Amici miei (poi passato a Monicelli), non solo regista ma anche attore (e non solo per i film girati in proprio), commise l'errore capitale di raffigurare il proletariato come animato da sentimenti anche meschini, a volte, e capace di peccare e di tradire la lotta di classe. Tale descrizione (senz'altro reale, realistica, e perciò ancor più invisa all'ortodossia comunista degli anni '50), passata nei bellissimi Il ferroviere e L'uomo di paglia, gli costò la messa all'indice da parte di molta della critica italiana (e ancora dopo la morte veniva insolentito in memoriam da un giovane Nanni Moretti...). Critica che forse mai come in questo caso - va detto - è stata miope, superficiale, prevenuta. E sì, perché non solo Germi è uno dei più maestosi autori cinematografici che abbiamo avuto in Italia, ma in quel periodo sfornava un capolavoro dietro l'altro, e ai due film citati seguirono Un maledetto imbroglio (opera potentissima tratta da Gadda), Divorzio all'italiana (che gli valse pure un Oscar per la migliore sceneggiatura), Sedotta e abbandonata (come il precedente, divertentissima satira sul diritto di famiglia italiano, prima ancora che sulle tradizioni della Sicilia in cui queste opere vennero ambientate). Signore & signori, datato 1965, fu dunque una sorta di punto d'arrivo per Germi, che in effetti dopo questo film avrebbe perso smalto nelle ultime opere. Ma qui siamo a livelli eccelsi nel tratteggio ancora una volta verista (nel suo essere grottesco), di un'Italietta disprezzabile, meschina, clericale fino al parossismo ma poi ipocrita, traditrice, inaffidabile. Una pellicola di inusitata cattiveria, che infatti offese i veneti, risentiti per l'ambientazione (il film venne girato a Treviso), ma non sbagliamo di troppo se diciamo che quel film poteva essere girato quasi ovunque, nel Belpaese, e non avrebbe perso in realismo né in efficacia. I protagonisti dei tre distinti capitoli intrecciavano le proprie esistenze (la scrittura del film, in merito a ciò, è sorprendentemente moderna) nella bella società in fase di decollo economico, e che aveva dunque fretta di lasciarsi alle spalle ogni retaggio contadino. Ma anche se abbiamo fatto (stiamo facendo) i soldi, siamo sempre dalle parti di un piccolo mondo antico, che si ritrova al bar, in piazza, a spettegolare di tutti in una girandola impazzita che non risparmia proprio nessuno. Cast da urlo, pullulante di caratteristi e sovrastato dalle interpretazioni di Gastone Moschin (un ragioniere fedifrago ma al contempo succube della moglie megera) e di Gigi Ballista (il medico della comunità), e dalla bellezza di Virna Lisi, che - come si diceva a Carosello a quell'epoca - poteva dire con quella bocca tutto quello che voleva. E Pietro Germi poteva filmare con quella macchina da presa tutto ciò che gli poteva passare per la testa. Oggi, finalmente, lo sappiamo.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Splendido bis a distanza di ventiquattro ore per Edwin Ávila della Colombia, questa volta raggiunto con una tattica di gara sublime; dopo aver tentato la fuga sulla Sella Ciampigotto, il nativo di Cali ha preso il vantaggio buono negli ultimi chilometri di tappa e ha staccato di 10" il duo di giovani formato da Willem Wauters della Vacansoleil e da Davide Appollonio dell'Ag2r, bravo quest'ultimo a dare continuità al risultato di martedì. Il grosso del gruppo ha accumulato un ritardo dal vincitore di 4'17" con la mezza sorpresa di Stefano Locatelli della Bardiani che ha superato sulla linea di arrivo il solito, immarcescibile Mattia Gavazzi dell'Androni. Ultima posizione, segno dell'internazionalità del Giro in tutte le diverse sfaccettature, per Ramunas Navardauskas della Garmin, distanziato di 17'52". Nella generale il continuo dominio di Gavazzi non conosce soste ma, se non altro, nella tappa bellunese non ha aumentato il proprio vantaggio sul resto della concorrenza, ben capitanata come sempre da Jack Bobridge della Blanco a 9'16". Terzo a 12' tondi tondi è Rafael Andriato della Fantini mentre rientra in classifica grazie alla prestazione effettuata Appollonio, quarto a 15'36"; per l'avanzata del molisano scende di una posizione Adam Blythe, quinto a 17'45". Sempre ultimo a 2h39'30" è Vincenzo Nibali dell'Astana. Si è consumato un piccolo giallo - e non si allude al colore delle divise Fantini - quando negli ordini di arrivo si è visto che il vantaggio già notevole del leader è stato incrementato dalla giuria di 10". Nessuna comunicazione ufficiale è stata diramata e nelle ammiraglie rivali si lancia forte il grido per abbattere il muro di silenzio attorno al caso, in modo da poter attuare la stessa tattica nelle prossime giornate. La tappa di Treviso non dovrebbe fare grossi distacchi e sarà molto interessante vedere il comportamento del capoclassifica visto che, su un percorso simile, le sue possibilità di una buona prova sono ridotte rispetto alle abitudini.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Splendido bis a distanza di ventiquattro ore per Edwin Ávila della Colombia, questa volta raggiunto con una tattica di gara sublime; dopo aver tentato la fuga sulla Sella Ciampigotto, il nativo di Cali ha preso il vantaggio buono negli ultimi chilometri di tappa e ha staccato di 10" il duo di giovani formato da Willem Wauters della Vacansoleil e da Davide Appollonio dell'Ag2r, bravo quest'ultimo a dare continuità al risultato di martedì. Il grosso del gruppo ha accumulato un ritardo dal vincitore di 4'17" con la mezza sorpresa di Stefano Locatelli della Bardiani che ha superato sulla linea di arrivo il solito, immarcescibile Mattia Gavazzi dell'Androni. Ultima posizione, segno dell'internazionalità del Giro in tutte le diverse sfaccettature, per Ramunas Navardauskas della Garmin, distanziato di 17'52". Nella generale il continuo dominio di Gavazzi non conosce soste ma, se non altro, nella tappa bellunese non ha aumentato il proprio vantaggio sul resto della concorrenza, ben capitanata come sempre da Jack Bobridge della Blanco a 9'16". Terzo a 12' tondi tondi è Rafael Andriato della Fantini mentre rientra in classifica grazie alla prestazione effettuata Appollonio, quarto a 15'36"; per l'avanzata del molisano scende di una posizione Adam Blythe, quinto a 17'45". Sempre ultimo a 2h39'30" è Vincenzo Nibali dell'Astana. Si è consumato un piccolo giallo - e non si allude al colore delle divise Fantini - quando negli ordini di arrivo si è visto che il vantaggio già notevole del leader è stato incrementato dalla giuria di 10". Nessuna comunicazione ufficiale è stata diramata e nelle ammiraglie rivali si lancia forte il grido per abbattere il muro di silenzio attorno al caso, in modo da poter attuare la stessa tattica nelle prossime giornate. La tappa di Treviso non dovrebbe fare grossi distacchi e sarà molto interessante vedere il comportamento del capoclassifica visto che, su un percorso simile, le sue possibilità di una buona prova sono ridotte rispetto alle abitudini.

Alberto Vigonesi

Signore & signori (Pietro Germi, 1965)

Signore & signori © antoinedoineletsescopains.blogspot.comSe l'Italia ha avuto un cantore della sua provincia, quell'autore risponde al nome di Pietro Germi. Proverbialmente burbero, scomparso prematuramente mentre preparava Amici miei (poi passato a Monicelli), non solo regista ma anche attore (e non solo per i film girati in proprio), commise l'errore capitale di raffigurare il proletariato come animato da sentimenti anche meschini, a volte, e capace di peccare e di tradire la lotta di classe. Tale descrizione (senz'altro reale, realistica, e perciò ancor più invisa all'ortodossia comunista degli anni '50), passata nei bellissimi Il ferroviere e L'uomo di paglia, gli costò la messa all'indice da parte di molta della critica italiana (e ancora dopo la morte veniva insolentito in memoriam da un giovane Nanni Moretti...). Critica che forse mai come in questo caso - va detto - è stata miope, superficiale, prevenuta. E sì, perché non solo Germi è uno dei più maestosi autori cinematografici che abbiamo avuto in Italia, ma in quel periodo sfornava un capolavoro dietro l'altro, e ai due film citati seguirono Un maledetto imbroglio (opera potentissima tratta da Gadda), Divorzio all'italiana (che gli valse pure un Oscar per la migliore sceneggiatura), Sedotta e abbandonata (come il precedente, divertentissima satira sul diritto di famiglia italiano, prima ancora che sulle tradizioni della Sicilia in cui queste opere vennero ambientate). Signore & signori, datato 1965, fu dunque una sorta di punto d'arrivo per Germi, che in effetti dopo questo film avrebbe perso smalto nelle ultime opere. Ma qui siamo a livelli eccelsi nel tratteggio ancora una volta verista (nel suo essere grottesco), di un'Italietta disprezzabile, meschina, clericale fino al parossismo ma poi ipocrita, traditrice, inaffidabile. Una pellicola di inusitata cattiveria, che infatti offese i veneti, risentiti per l'ambientazione (il film venne girato a Treviso), ma non sbagliamo di troppo se diciamo che quel film poteva essere girato quasi ovunque, nel Belpaese, e non avrebbe perso in realismo né in efficacia. I protagonisti dei tre distinti capitoli intrecciavano le proprie esistenze (la scrittura del film, in merito a ciò, è sorprendentemente moderna) nella bella società in fase di decollo economico, e che aveva dunque fretta di lasciarsi alle spalle ogni retaggio contadino. Ma anche se abbiamo fatto (stiamo facendo) i soldi, siamo sempre dalle parti di un piccolo mondo antico, che si ritrova al bar, in piazza, a spettegolare di tutti in una girandola impazzita che non risparmia proprio nessuno. Cast da urlo, pullulante di caratteristi e sovrastato dalle interpretazioni di Gastone Moschin (un ragioniere fedifrago ma al contempo succube della moglie megera) e di Gigi Ballista (il medico della comunità), e dalla bellezza di Virna Lisi, che - come si diceva a Carosello a quell'epoca - poteva dire con quella bocca tutto quello che voleva. E Pietro Germi poteva filmare con quella macchina da presa tutto ciò che gli poteva passare per la testa. Oggi, finalmente, lo sappiamo.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

Splendido bis a distanza di ventiquattro ore per Edwin Ávila della Colombia, questa volta raggiunto con una tattica di gara sublime; dopo aver tentato la fuga sulla Sella Ciampigotto, il nativo di Cali ha preso il vantaggio buono negli ultimi chilometri di tappa e ha staccato di 10" il duo di giovani formato da Willem Wauters della Vacansoleil e da Davide Appollonio dell'Ag2r, bravo quest'ultimo a dare continuità al risultato di martedì. Il grosso del gruppo ha accumulato un ritardo dal vincitore di 4'17" con la mezza sorpresa di Stefano Locatelli della Bardiani che ha superato sulla linea di arrivo il solito, immarcescibile Mattia Gavazzi dell'Androni. Ultima posizione, segno dell'internazionalità del Giro in tutte le diverse sfaccettature, per Ramunas Navardauskas della Garmin, distanziato di 17'52". Nella generale il continuo dominio di Gavazzi non conosce soste ma, se non altro, nella tappa bellunese non ha aumentato il proprio vantaggio sul resto della concorrenza, ben capitanata come sempre da Jack Bobridge della Blanco a 9'16". Terzo a 12' tondi tondi è Rafael Andriato della Fantini mentre rientra in classifica grazie alla prestazione effettuata Appollonio, quarto a 15'36"; per l'avanzata del molisano scende di una posizione Adam Blythe, quinto a 17'45". Sempre ultimo a 2h39'30" è Vincenzo Nibali dell'Astana. Si è consumato un piccolo giallo - e non si allude al colore delle divise Fantini - quando negli ordini di arrivo si è visto che il vantaggio già notevole del leader è stato incrementato dalla giuria di 10". Nessuna comunicazione ufficiale è stata diramata e nelle ammiraglie rivali si lancia forte il grido per abbattere il muro di silenzio attorno al caso, in modo da poter attuare la stessa tattica nelle prossime giornate. La tappa di Treviso non dovrebbe fare grossi distacchi e sarà molto interessante vedere il comportamento del capoclassifica visto che, su un percorso simile, le sue possibilità di una buona prova sono ridotte rispetto alle abitudini.

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

Splendido bis a distanza di ventiquattro ore per Edwin Ávila della Colombia, questa volta raggiunto con una tattica di gara sublime; dopo aver tentato la fuga sulla Sella Ciampigotto, il nativo di Cali ha preso il vantaggio buono negli ultimi chilometri di tappa e ha staccato di 10" il duo di giovani formato da Willem Wauters della Vacansoleil e da Davide Appollonio dell'Ag2r, bravo quest'ultimo a dare continuità al risultato di martedì. Il grosso del gruppo ha accumulato un ritardo dal vincitore di 4'17" con la mezza sorpresa di Stefano Locatelli della Bardiani che ha superato sulla linea di arrivo il solito, immarcescibile Mattia Gavazzi dell'Androni. Ultima posizione, segno dell'internazionalità del Giro in tutte le diverse sfaccettature, per Ramunas Navardauskas della Garmin, distanziato di 17'52". Nella generale il continuo dominio di Gavazzi non conosce soste ma, se non altro, nella tappa bellunese non ha aumentato il proprio vantaggio sul resto della concorrenza, ben capitanata come sempre da Jack Bobridge della Blanco a 9'16". Terzo a 12' tondi tondi è Rafael Andriato della Fantini mentre rientra in classifica grazie alla prestazione effettuata Appollonio, quarto a 15'36"; per l'avanzata del molisano scende di una posizione Adam Blythe, quinto a 17'45". Sempre ultimo a 2h39'30" è Vincenzo Nibali dell'Astana. Si è consumato un piccolo giallo - e non si allude al colore delle divise Fantini - quando negli ordini di arrivo si è visto che il vantaggio già notevole del leader è stato incrementato dalla giuria di 10". Nessuna comunicazione ufficiale è stata diramata e nelle ammiraglie rivali si lancia forte il grido per abbattere il muro di silenzio attorno al caso, in modo da poter attuare la stessa tattica nelle prossime giornate. La tappa di Treviso non dovrebbe fare grossi distacchi e sarà molto interessante vedere il comportamento del capoclassifica visto che, su un percorso simile, le sue possibilità di una buona prova sono ridotte rispetto alle abitudini.

Alberto Vigonesi

Signore & signori (Pietro Germi, 1965)

Signore & signori © antoinedoineletsescopains.blogspot.comSe l'Italia ha avuto un cantore della sua provincia, quell'autore risponde al nome di Pietro Germi. Proverbialmente burbero, scomparso prematuramente mentre preparava Amici miei (poi passato a Monicelli), non solo regista ma anche attore (e non solo per i film girati in proprio), commise l'errore capitale di raffigurare il proletariato come animato da sentimenti anche meschini, a volte, e capace di peccare e di tradire la lotta di classe. Tale descrizione (senz'altro reale, realistica, e perciò ancor più invisa all'ortodossia comunista degli anni '50), passata nei bellissimi Il ferroviere e L'uomo di paglia, gli costò la messa all'indice da parte di molta della critica italiana (e ancora dopo la morte veniva insolentito in memoriam da un giovane Nanni Moretti...). Critica che forse mai come in questo caso - va detto - è stata miope, superficiale, prevenuta. E sì, perché non solo Germi è uno dei più maestosi autori cinematografici che abbiamo avuto in Italia, ma in quel periodo sfornava un capolavoro dietro l'altro, e ai due film citati seguirono Un maledetto imbroglio (opera potentissima tratta da Gadda), Divorzio all'italiana (che gli valse pure un Oscar per la migliore sceneggiatura), Sedotta e abbandonata (come il precedente, divertentissima satira sul diritto di famiglia italiano, prima ancora che sulle tradizioni della Sicilia in cui queste opere vennero ambientate). Signore & signori, datato 1965, fu dunque una sorta di punto d'arrivo per Germi, che in effetti dopo questo film avrebbe perso smalto nelle ultime opere. Ma qui siamo a livelli eccelsi nel tratteggio ancora una volta verista (nel suo essere grottesco), di un'Italietta disprezzabile, meschina, clericale fino al parossismo ma poi ipocrita, traditrice, inaffidabile. Una pellicola di inusitata cattiveria, che infatti offese i veneti, risentiti per l'ambientazione (il film venne girato a Treviso), ma non sbagliamo di troppo se diciamo che quel film poteva essere girato quasi ovunque, nel Belpaese, e non avrebbe perso in realismo né in efficacia. I protagonisti dei tre distinti capitoli intrecciavano le proprie esistenze (la scrittura del film, in merito a ciò, è sorprendentemente moderna) nella bella società in fase di decollo economico, e che aveva dunque fretta di lasciarsi alle spalle ogni retaggio contadino. Ma anche se abbiamo fatto (stiamo facendo) i soldi, siamo sempre dalle parti di un piccolo mondo antico, che si ritrova al bar, in piazza, a spettegolare di tutti in una girandola impazzita che non risparmia proprio nessuno. Cast da urlo, pullulante di caratteristi e sovrastato dalle interpretazioni di Gastone Moschin (un ragioniere fedifrago ma al contempo succube della moglie megera) e di Gigi Ballista (il medico della comunità), e dalla bellezza di Virna Lisi, che - come si diceva a Carosello a quell'epoca - poteva dire con quella bocca tutto quello che voleva. E Pietro Germi poteva filmare con quella macchina da presa tutto ciò che gli poteva passare per la testa. Oggi, finalmente, lo sappiamo.

Marco Grassi

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