Il Portale del Ciclismo professionistico

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Il primo arrivo in salita, come spessissimo accade, è riservato agli Appennini e questa volta toccherà all'ascesa di Rocca di Cambio testare per la prima volta la condizione dei big. Prima dell'ultima asperità, gli atleti percorreranno oltre 180 km in direzione sud, con un percorso parecchio mosso soprattuto nella parte centrale durante la quale si scollinerà per ben tre volte, l'ultima delle quali ai 1190 metri di Monte Galluccio (km 101). Dopo la discesa un sostanziale falsopiano - prima a salire, poi a scendere - condurrà all'Aquila e poco dopo a Civita di Bagno, da dove si andrà su ininterrottamente fino all'arrivo. L'ascesa è lunga, quasi 20 km, e somiglia parecchio a quella più frequentata di Montevergine (con pendenza media inferiore al 4%). Facile quindi che si assista ad una volata ristretta ai migliori con distacchi molto contenuti, ma occhio perché nell'ultimo km c'è l'unico tratto al 10% della giornata, e, considerando che viene dopo una contropendenza di un chilometro e mezzo (su cui recuperare e preparare l'affondo), tale tratto potrebbe anche lanciare uno scattista che anticipi tutto solo gli avversari.

Recanati

Comune nella Provincia di Macerata, Recanati vanta una popolazione di circa 22 mila abitanti. La città ha origini picene e risale al VII Secolo a.C. Possesso romano con il nome di Colonia Potentia, cadde sotto il dominio dei Goti e quindi fece parte del Ducato di Spoleto. Recanati come la conosciamo oggi è il risultato dell'unione dei paesi di Monte Volpino, Monte San Vito e Monte Morello. Celebre per aver dato i natali al pittore Lorenzo Lotto e, in maniera maggiore, a Giacomo Leopardi. È possibile passeggiare sulla Piazzola del Sabato del villaggio, ammirare Palazzo Leopardi, dove tutt'ora vivono i suoi discendenti, e visitare i luoghi che segnarono il poeta, come il Colle dell'Infinito (Monte Tabor), dove il Leopardi compose a soli 21 anni una delle sue opere più celebri. A Recanati si parla un dialetto frutto di diverse transizioni tra i dialetti della zona anconetana e quelli della zona maceratese-fermano-camerte, con influssi in prevalenza di quest'ultima. Parecchi eventi si svolgono qui, tra cui Amantica, festival che propone un programma incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Si svolgono qui anche l'Artika Festival, il Botteghe Aperte, l'Infinito Festival, Lunaria e Memorabilia. Il patrono di Recanati è San Vito, la cui festa si svolge ogni 15 giugno.

Rocca di Cambio

Quella di oggi sarà solo la quarta toccata del Giro a Rocca di Cambio. Questo paese a 1.434 s.l.m. fu sede d'arrivo (e di partenza) nel lontano 1965. Era la terza tappa, partenza da L'Aquila e vittoria di Luciano Galbo che precedette di 5" Italo Zilioli e di 7" Franco Bitossi in un Giro che vedrà prevalere Vittorio Adorni su Zilioli e Gimondi. L'anno successivo la settima tappa, con partenza da Roma, vide il tedesco Rudi Altigalzare alzare le braccia al cielo, con Silvano Schiavon a 3" e Gianni Motta a 1'11" davanti a Michele Dancelli. La maglia rosa era sulle spalle dell'iberico Julio Jiménez ma alla fine Motta precederà Zilioli ed Anquetil. Ultima volta del Giro a Rocca di Cambio nel 1968: ancora partenza da Roma, come nel '66, e vittoria dello spagnolo Luis Pedro Santamarina su Franco Bitossi e sull'enfant du pays Vito Taccone. In rosa Eddy Merckx, il giorno dopo da Rocca di Cambio si partirà per il Blockhaus (penultima tappa, l'ultima sarà la Chieti-Napoli vinta da Reybrouck), con vittoria di Franco Bodrero su Franco Bitossi e Silvano Schiavon in un Giro dominato dal Cannibale Eddy Merckx. Non solo Giro d'Italia a Rocca di Cambio. Nel 2002 la terza tappa della Tirreno-Adriatico prenderà il via da Anagni è vedrà il successo del grande assente di oggi, Danilo Di Luca. L'abruzzese precederà Erik Dekker, vincitore della Corsa dei due mari quell'anno, e Franco Pellizotti. A proposito di Di Luca e personaggi abruzzesi legati al ciclismo, menzione particolare per Vito Taccone, il Camoscio d'Abruzzo, nativo di Avezzano. Tra le ragazze ricordiamo invece la fida scudiera di Giorgia Bronzini, Alessandra D'Ettorre, di Castelvecchio Calvisio, e Chiara Ciuffini, originaria de L'Aquila.

Francesco Sulas
Recanati

Comune nella Provincia di Macerata, Recanati vanta una popolazione di circa 22 mila abitanti. La città ha origini picene e risale al VII Secolo a.C. Possesso romano con il nome di Colonia Potentia, cadde sotto il dominio dei Goti e quindi fece parte del Ducato di Spoleto. Recanati come la conosciamo oggi è il risultato dell'unione dei paesi di Monte Volpino, Monte San Vito e Monte Morello. Celebre per aver dato i natali al pittore Lorenzo Lotto e, in maniera maggiore, a Giacomo Leopardi. È possibile passeggiare sulla Piazzola del Sabato del villaggio, ammirare Palazzo Leopardi, dove tutt'ora vivono i suoi discendenti, e visitare i luoghi che segnarono il poeta, come il Colle dell'Infinito (Monte Tabor), dove il Leopardi compose a soli 21 anni una delle sue opere più celebri. A Recanati si parla un dialetto frutto di diverse transizioni tra i dialetti della zona anconetana e quelli della zona maceratese-fermano-camerte, con influssi in prevalenza di quest'ultima. Parecchi eventi si svolgono qui, tra cui Amantica, festival che propone un programma incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Si svolgono qui anche l'Artika Festival, il Botteghe Aperte, l'Infinito Festival, Lunaria e Memorabilia. Il patrono di Recanati è San Vito, la cui festa si svolge ogni 15 giugno.

Rocca di Cambio

Quella di oggi sarà solo la quarta toccata del Giro a Rocca di Cambio. Questo paese a 1.434 s.l.m. fu sede d'arrivo (e di partenza) nel lontano 1965. Era la terza tappa, partenza da L'Aquila e vittoria di Luciano Galbo che precedette di 5" Italo Zilioli e di 7" Franco Bitossi in un Giro che vedrà prevalere Vittorio Adorni su Zilioli e Gimondi. L'anno successivo la settima tappa, con partenza da Roma, vide il tedesco Rudi Altigalzare alzare le braccia al cielo, con Silvano Schiavon a 3" e Gianni Motta a 1'11" davanti a Michele Dancelli. La maglia rosa era sulle spalle dell'iberico Julio Jiménez ma alla fine Motta precederà Zilioli ed Anquetil. Ultima volta del Giro a Rocca di Cambio nel 1968: ancora partenza da Roma, come nel '66, e vittoria dello spagnolo Luis Pedro Santamarina su Franco Bitossi e sull'enfant du pays Vito Taccone. In rosa Eddy Merckx, il giorno dopo da Rocca di Cambio si partirà per il Blockhaus (penultima tappa, l'ultima sarà la Chieti-Napoli vinta da Reybrouck), con vittoria di Franco Bodrero su Franco Bitossi e Silvano Schiavon in un Giro dominato dal Cannibale Eddy Merckx. Non solo Giro d'Italia a Rocca di Cambio. Nel 2002 la terza tappa della Tirreno-Adriatico prenderà il via da Anagni è vedrà il successo del grande assente di oggi, Danilo Di Luca. L'abruzzese precederà Erik Dekker, vincitore della Corsa dei due mari quell'anno, e Franco Pellizotti. A proposito di Di Luca e personaggi abruzzesi legati al ciclismo, menzione particolare per Vito Taccone, il Camoscio d'Abruzzo, nativo di Avezzano. Tra le ragazze ricordiamo invece la fida scudiera di Giorgia Bronzini, Alessandra D'Ettorre, di Castelvecchio Calvisio, e Chiara Ciuffini, originaria de L'Aquila.

Recanati

Comune nella Provincia di Macerata, Recanati vanta una popolazione di circa 22 mila abitanti. La città ha origini picene e risale al VII Secolo a.C. Possesso romano con il nome di Colonia Potentia, cadde sotto il dominio dei Goti e quindi fece parte del Ducato di Spoleto. Recanati come la conosciamo oggi è il risultato dell'unione dei paesi di Monte Volpino, Monte San Vito e Monte Morello. Celebre per aver dato i natali al pittore Lorenzo Lotto e, in maniera maggiore, a Giacomo Leopardi. È possibile passeggiare sulla Piazzola del Sabato del villaggio, ammirare Palazzo Leopardi, dove tutt'ora vivono i suoi discendenti, e visitare i luoghi che segnarono il poeta, come il Colle dell'Infinito (Monte Tabor), dove il Leopardi compose a soli 21 anni una delle sue opere più celebri. A Recanati si parla un dialetto frutto di diverse transizioni tra i dialetti della zona anconetana e quelli della zona maceratese-fermano-camerte, con influssi in prevalenza di quest'ultima. Parecchi eventi si svolgono qui, tra cui Amantica, festival che propone un programma incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Si svolgono qui anche l'Artika Festival, il Botteghe Aperte, l'Infinito Festival, Lunaria e Memorabilia. Il patrono di Recanati è San Vito, la cui festa si svolge ogni 15 giugno.

Rocca di Cambio

Quella di oggi sarà solo la quarta toccata del Giro a Rocca di Cambio. Questo paese a 1.434 s.l.m. fu sede d'arrivo (e di partenza) nel lontano 1965. Era la terza tappa, partenza da L'Aquila e vittoria di Luciano Galbo che precedette di 5" Italo Zilioli e di 7" Franco Bitossi in un Giro che vedrà prevalere Vittorio Adorni su Zilioli e Gimondi. L'anno successivo la settima tappa, con partenza da Roma, vide il tedesco Rudi Altigalzare alzare le braccia al cielo, con Silvano Schiavon a 3" e Gianni Motta a 1'11" davanti a Michele Dancelli. La maglia rosa era sulle spalle dell'iberico Julio Jiménez ma alla fine Motta precederà Zilioli ed Anquetil. Ultima volta del Giro a Rocca di Cambio nel 1968: ancora partenza da Roma, come nel '66, e vittoria dello spagnolo Luis Pedro Santamarina su Franco Bitossi e sull'enfant du pays Vito Taccone. In rosa Eddy Merckx, il giorno dopo da Rocca di Cambio si partirà per il Blockhaus (penultima tappa, l'ultima sarà la Chieti-Napoli vinta da Reybrouck), con vittoria di Franco Bodrero su Franco Bitossi e Silvano Schiavon in un Giro dominato dal Cannibale Eddy Merckx. Non solo Giro d'Italia a Rocca di Cambio. Nel 2002 la terza tappa della Tirreno-Adriatico prenderà il via da Anagni è vedrà il successo del grande assente di oggi, Danilo Di Luca. L'abruzzese precederà Erik Dekker, vincitore della Corsa dei due mari quell'anno, e Franco Pellizotti. A proposito di Di Luca e personaggi abruzzesi legati al ciclismo, menzione particolare per Vito Taccone, il Camoscio d'Abruzzo, nativo di Avezzano. Tra le ragazze ricordiamo invece la fida scudiera di Giorgia Bronzini, Alessandra D'Ettorre, di Castelvecchio Calvisio, e Chiara Ciuffini, originaria de L'Aquila.

Recanati

Comune nella Provincia di Macerata, Recanati vanta una popolazione di circa 22 mila abitanti. La città ha origini picene e risale al VII Secolo a.C. Possesso romano con il nome di Colonia Potentia, cadde sotto il dominio dei Goti e quindi fece parte del Ducato di Spoleto. Recanati come la conosciamo oggi è il risultato dell'unione dei paesi di Monte Volpino, Monte San Vito e Monte Morello. Celebre per aver dato i natali al pittore Lorenzo Lotto e, in maniera maggiore, a Giacomo Leopardi. È possibile passeggiare sulla Piazzola del Sabato del villaggio, ammirare Palazzo Leopardi, dove tutt'ora vivono i suoi discendenti, e visitare i luoghi che segnarono il poeta, come il Colle dell'Infinito (Monte Tabor), dove il Leopardi compose a soli 21 anni una delle sue opere più celebri. A Recanati si parla un dialetto frutto di diverse transizioni tra i dialetti della zona anconetana e quelli della zona maceratese-fermano-camerte, con influssi in prevalenza di quest'ultima. Parecchi eventi si svolgono qui, tra cui Amantica, festival che propone un programma incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Si svolgono qui anche l'Artika Festival, il Botteghe Aperte, l'Infinito Festival, Lunaria e Memorabilia. Il patrono di Recanati è San Vito, la cui festa si svolge ogni 15 giugno.

Rocca di Cambio

Quella di oggi sarà solo la quarta toccata del Giro a Rocca di Cambio. Questo paese a 1.434 s.l.m. fu sede d'arrivo (e di partenza) nel lontano 1965. Era la terza tappa, partenza da L'Aquila e vittoria di Luciano Galbo che precedette di 5" Italo Zilioli e di 7" Franco Bitossi in un Giro che vedrà prevalere Vittorio Adorni su Zilioli e Gimondi. L'anno successivo la settima tappa, con partenza da Roma, vide il tedesco Rudi Altigalzare alzare le braccia al cielo, con Silvano Schiavon a 3" e Gianni Motta a 1'11" davanti a Michele Dancelli. La maglia rosa era sulle spalle dell'iberico Julio Jiménez ma alla fine Motta precederà Zilioli ed Anquetil. Ultima volta del Giro a Rocca di Cambio nel 1968: ancora partenza da Roma, come nel '66, e vittoria dello spagnolo Luis Pedro Santamarina su Franco Bitossi e sull'enfant du pays Vito Taccone. In rosa Eddy Merckx, il giorno dopo da Rocca di Cambio si partirà per il Blockhaus (penultima tappa, l'ultima sarà la Chieti-Napoli vinta da Reybrouck), con vittoria di Franco Bodrero su Franco Bitossi e Silvano Schiavon in un Giro dominato dal Cannibale Eddy Merckx. Non solo Giro d'Italia a Rocca di Cambio. Nel 2002 la terza tappa della Tirreno-Adriatico prenderà il via da Anagni è vedrà il successo del grande assente di oggi, Danilo Di Luca. L'abruzzese precederà Erik Dekker, vincitore della Corsa dei due mari quell'anno, e Franco Pellizotti. A proposito di Di Luca e personaggi abruzzesi legati al ciclismo, menzione particolare per Vito Taccone, il Camoscio d'Abruzzo, nativo di Avezzano. Tra le ragazze ricordiamo invece la fida scudiera di Giorgia Bronzini, Alessandra D'Ettorre, di Castelvecchio Calvisio, e Chiara Ciuffini, originaria de L'Aquila.

Recanati

Comune nella Provincia di Macerata, Recanati vanta una popolazione di circa 22 mila abitanti. La città ha origini picene e risale al VII Secolo a.C. Possesso romano con il nome di Colonia Potentia, cadde sotto il dominio dei Goti e quindi fece parte del Ducato di Spoleto. Recanati come la conosciamo oggi è il risultato dell'unione dei paesi di Monte Volpino, Monte San Vito e Monte Morello. Celebre per aver dato i natali al pittore Lorenzo Lotto e, in maniera maggiore, a Giacomo Leopardi. È possibile passeggiare sulla Piazzola del Sabato del villaggio, ammirare Palazzo Leopardi, dove tutt'ora vivono i suoi discendenti, e visitare i luoghi che segnarono il poeta, come il Colle dell'Infinito (Monte Tabor), dove il Leopardi compose a soli 21 anni una delle sue opere più celebri. A Recanati si parla un dialetto frutto di diverse transizioni tra i dialetti della zona anconetana e quelli della zona maceratese-fermano-camerte, con influssi in prevalenza di quest'ultima. Parecchi eventi si svolgono qui, tra cui Amantica, festival che propone un programma incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Si svolgono qui anche l'Artika Festival, il Botteghe Aperte, l'Infinito Festival, Lunaria e Memorabilia. Il patrono di Recanati è San Vito, la cui festa si svolge ogni 15 giugno.

Rocca di Cambio

Quella di oggi sarà solo la quarta toccata del Giro a Rocca di Cambio. Questo paese a 1.434 s.l.m. fu sede d'arrivo (e di partenza) nel lontano 1965. Era la terza tappa, partenza da L'Aquila e vittoria di Luciano Galbo che precedette di 5" Italo Zilioli e di 7" Franco Bitossi in un Giro che vedrà prevalere Vittorio Adorni su Zilioli e Gimondi. L'anno successivo la settima tappa, con partenza da Roma, vide il tedesco Rudi Altigalzare alzare le braccia al cielo, con Silvano Schiavon a 3" e Gianni Motta a 1'11" davanti a Michele Dancelli. La maglia rosa era sulle spalle dell'iberico Julio Jiménez ma alla fine Motta precederà Zilioli ed Anquetil. Ultima volta del Giro a Rocca di Cambio nel 1968: ancora partenza da Roma, come nel '66, e vittoria dello spagnolo Luis Pedro Santamarina su Franco Bitossi e sull'enfant du pays Vito Taccone. In rosa Eddy Merckx, il giorno dopo da Rocca di Cambio si partirà per il Blockhaus (penultima tappa, l'ultima sarà la Chieti-Napoli vinta da Reybrouck), con vittoria di Franco Bodrero su Franco Bitossi e Silvano Schiavon in un Giro dominato dal Cannibale Eddy Merckx. Non solo Giro d'Italia a Rocca di Cambio. Nel 2002 la terza tappa della Tirreno-Adriatico prenderà il via da Anagni è vedrà il successo del grande assente di oggi, Danilo Di Luca. L'abruzzese precederà Erik Dekker, vincitore della Corsa dei due mari quell'anno, e Franco Pellizotti. A proposito di Di Luca e personaggi abruzzesi legati al ciclismo, menzione particolare per Vito Taccone, il Camoscio d'Abruzzo, nativo di Avezzano. Tra le ragazze ricordiamo invece la fida scudiera di Giorgia Bronzini, Alessandra D'Ettorre, di Castelvecchio Calvisio, e Chiara Ciuffini, originaria de L'Aquila.

Recanati

Comune nella Provincia di Macerata, Recanati vanta una popolazione di circa 22 mila abitanti. La città ha origini picene e risale al VII Secolo a.C. Possesso romano con il nome di Colonia Potentia, cadde sotto il dominio dei Goti e quindi fece parte del Ducato di Spoleto. Recanati come la conosciamo oggi è il risultato dell'unione dei paesi di Monte Volpino, Monte San Vito e Monte Morello. Celebre per aver dato i natali al pittore Lorenzo Lotto e, in maniera maggiore, a Giacomo Leopardi. È possibile passeggiare sulla Piazzola del Sabato del villaggio, ammirare Palazzo Leopardi, dove tutt'ora vivono i suoi discendenti, e visitare i luoghi che segnarono il poeta, come il Colle dell'Infinito (Monte Tabor), dove il Leopardi compose a soli 21 anni una delle sue opere più celebri. A Recanati si parla un dialetto frutto di diverse transizioni tra i dialetti della zona anconetana e quelli della zona maceratese-fermano-camerte, con influssi in prevalenza di quest'ultima. Parecchi eventi si svolgono qui, tra cui Amantica, festival che propone un programma incentrato sulla musica tradizionale e sullo strumento dell'organetto. Si svolgono qui anche l'Artika Festival, il Botteghe Aperte, l'Infinito Festival, Lunaria e Memorabilia. Il patrono di Recanati è San Vito, la cui festa si svolge ogni 15 giugno.

Rocca di Cambio

Quella di oggi sarà solo la quarta toccata del Giro a Rocca di Cambio. Questo paese a 1.434 s.l.m. fu sede d'arrivo (e di partenza) nel lontano 1965. Era la terza tappa, partenza da L'Aquila e vittoria di Luciano Galbo che precedette di 5" Italo Zilioli e di 7" Franco Bitossi in un Giro che vedrà prevalere Vittorio Adorni su Zilioli e Gimondi. L'anno successivo la settima tappa, con partenza da Roma, vide il tedesco Rudi Altigalzare alzare le braccia al cielo, con Silvano Schiavon a 3" e Gianni Motta a 1'11" davanti a Michele Dancelli. La maglia rosa era sulle spalle dell'iberico Julio Jiménez ma alla fine Motta precederà Zilioli ed Anquetil. Ultima volta del Giro a Rocca di Cambio nel 1968: ancora partenza da Roma, come nel '66, e vittoria dello spagnolo Luis Pedro Santamarina su Franco Bitossi e sull'enfant du pays Vito Taccone. In rosa Eddy Merckx, il giorno dopo da Rocca di Cambio si partirà per il Blockhaus (penultima tappa, l'ultima sarà la Chieti-Napoli vinta da Reybrouck), con vittoria di Franco Bodrero su Franco Bitossi e Silvano Schiavon in un Giro dominato dal Cannibale Eddy Merckx. Non solo Giro d'Italia a Rocca di Cambio. Nel 2002 la terza tappa della Tirreno-Adriatico prenderà il via da Anagni è vedrà il successo del grande assente di oggi, Danilo Di Luca. L'abruzzese precederà Erik Dekker, vincitore della Corsa dei due mari quell'anno, e Franco Pellizotti. A proposito di Di Luca e personaggi abruzzesi legati al ciclismo, menzione particolare per Vito Taccone, il Camoscio d'Abruzzo, nativo di Avezzano. Tra le ragazze ricordiamo invece la fida scudiera di Giorgia Bronzini, Alessandra D'Ettorre, di Castelvecchio Calvisio, e Chiara Ciuffini, originaria de L'Aquila.

Meteo

11.45 - Recanati
14.25 - Montegallo
17.30 - Rocca di Cambio

Soggetti Alternativi

Con l'edizione attuale tocca le quattordici partecipazioni al Giro d'Italia, che ne fanno il decano tra i 198 atleti partiti dalla Danimarca (per lui anche due partecipazioni al Tour de France e due alla Vuelta). Il 37enne di Fontanelle di Atri è uno di coloro che meglio interpreta l'archetipo del gregario: corridore generoso, sempre pronto a farsi in quattro (e anche di più) per i propri leader (che in alcuni casi anche grazie al suo prezioso lavoro sono giunti al successo finale della corsa rosa), ha sempre anteposto il bene della squadra alle ambizioni personali, tanto che ad oggi ammonta appena ad uno il numero delle sue vittorie da pro (ironia della sorte proprio nella sua Atri al Giro d'Abruzzo 2001). Per il resto un podio al Matteotti 2003 (2°), uno al Giro di Toscana 1999 (3°), appena due top-ten di tappa al Giro d'Italia e tanto, tanto sudore. Scarponi e Cunego possono stare tranquilli e contare sulle sue tirate per poi combinare qualcosa di Speziale...tti!

Vivian Ghianni

Con l'edizione attuale tocca le quattordici partecipazioni al Giro d'Italia, che ne fanno il decano tra i 198 atleti partiti dalla Danimarca (per lui anche due partecipazioni al Tour de France e due alla Vuelta). Il 37enne di Fontanelle di Atri è uno di coloro che meglio interpreta l'archetipo del gregario: corridore generoso, sempre pronto a farsi in quattro (e anche di più) per i propri leader (che in alcuni casi anche grazie al suo prezioso lavoro sono giunti al successo finale della corsa rosa), ha sempre anteposto il bene della squadra alle ambizioni personali, tanto che ad oggi ammonta appena ad uno il numero delle sue vittorie da pro (ironia della sorte proprio nella sua Atri al Giro d'Abruzzo 2001). Per il resto un podio al Matteotti 2003 (2°), uno al Giro di Toscana 1999 (3°), appena due top-ten di tappa al Giro d'Italia e tanto, tanto sudore. Scarponi e Cunego possono stare tranquilli e contare sulle sue tirate per poi combinare qualcosa di Speziale...tti!

Con l'edizione attuale tocca le quattordici partecipazioni al Giro d'Italia, che ne fanno il decano tra i 198 atleti partiti dalla Danimarca (per lui anche due partecipazioni al Tour de France e due alla Vuelta). Il 37enne di Fontanelle di Atri è uno di coloro che meglio interpreta l'archetipo del gregario: corridore generoso, sempre pronto a farsi in quattro (e anche di più) per i propri leader (che in alcuni casi anche grazie al suo prezioso lavoro sono giunti al successo finale della corsa rosa), ha sempre anteposto il bene della squadra alle ambizioni personali, tanto che ad oggi ammonta appena ad uno il numero delle sue vittorie da pro (ironia della sorte proprio nella sua Atri al Giro d'Abruzzo 2001). Per il resto un podio al Matteotti 2003 (2°), uno al Giro di Toscana 1999 (3°), appena due top-ten di tappa al Giro d'Italia e tanto, tanto sudore. Scarponi e Cunego possono stare tranquilli e contare sulle sue tirate per poi combinare qualcosa di Speziale...tti!

Con l'edizione attuale tocca le quattordici partecipazioni al Giro d'Italia, che ne fanno il decano tra i 198 atleti partiti dalla Danimarca (per lui anche due partecipazioni al Tour de France e due alla Vuelta). Il 37enne di Fontanelle di Atri è uno di coloro che meglio interpreta l'archetipo del gregario: corridore generoso, sempre pronto a farsi in quattro (e anche di più) per i propri leader (che in alcuni casi anche grazie al suo prezioso lavoro sono giunti al successo finale della corsa rosa), ha sempre anteposto il bene della squadra alle ambizioni personali, tanto che ad oggi ammonta appena ad uno il numero delle sue vittorie da pro (ironia della sorte proprio nella sua Atri al Giro d'Abruzzo 2001). Per il resto un podio al Matteotti 2003 (2°), uno al Giro di Toscana 1999 (3°), appena due top-ten di tappa al Giro d'Italia e tanto, tanto sudore. Scarponi e Cunego possono stare tranquilli e contare sulle sue tirate per poi combinare qualcosa di Speziale...tti!

Con l'edizione attuale tocca le quattordici partecipazioni al Giro d'Italia, che ne fanno il decano tra i 198 atleti partiti dalla Danimarca (per lui anche due partecipazioni al Tour de France e due alla Vuelta). Il 37enne di Fontanelle di Atri è uno di coloro che meglio interpreta l'archetipo del gregario: corridore generoso, sempre pronto a farsi in quattro (e anche di più) per i propri leader (che in alcuni casi anche grazie al suo prezioso lavoro sono giunti al successo finale della corsa rosa), ha sempre anteposto il bene della squadra alle ambizioni personali, tanto che ad oggi ammonta appena ad uno il numero delle sue vittorie da pro (ironia della sorte proprio nella sua Atri al Giro d'Abruzzo 2001). Per il resto un podio al Matteotti 2003 (2°), uno al Giro di Toscana 1999 (3°), appena due top-ten di tappa al Giro d'Italia e tanto, tanto sudore. Scarponi e Cunego possono stare tranquilli e contare sulle sue tirate per poi combinare qualcosa di Speziale...tti!

Con l'edizione attuale tocca le quattordici partecipazioni al Giro d'Italia, che ne fanno il decano tra i 198 atleti partiti dalla Danimarca (per lui anche due partecipazioni al Tour de France e due alla Vuelta). Il 37enne di Fontanelle di Atri è uno di coloro che meglio interpreta l'archetipo del gregario: corridore generoso, sempre pronto a farsi in quattro (e anche di più) per i propri leader (che in alcuni casi anche grazie al suo prezioso lavoro sono giunti al successo finale della corsa rosa), ha sempre anteposto il bene della squadra alle ambizioni personali, tanto che ad oggi ammonta appena ad uno il numero delle sue vittorie da pro (ironia della sorte proprio nella sua Atri al Giro d'Abruzzo 2001). Per il resto un podio al Matteotti 2003 (2°), uno al Giro di Toscana 1999 (3°), appena due top-ten di tappa al Giro d'Italia e tanto, tanto sudore. Scarponi e Cunego possono stare tranquilli e contare sulle sue tirate per poi combinare qualcosa di Speziale...tti!

GiroTweet

@AgnoliValerio: oggi tappa da"Cotto e Mangiato"se c'era la Parodi all'arrivo in 2 secondi cuocevo 1 bella Fiorentina sulle mie Braccia e Gambe,ben cotta!!!

@Benna80: Finalmente un Italiano in Maglia Rosa al @giroditalia! Bravo Bravo ad AdrianoMalori,giovane talentuoso e ragazzo perbene! Oggi giornataccia per me,tappa veramente impegnativa con 3300 mt dislivello,adesso relax in vista dei prox 2giorni ancora duri e sopra 200km

@ivanbasso: Civitanova Marche 21 35 Non esistono tappe da 3,4,5 stelle: ogni tappa è difficile. Le uniche stelle che conosco sono 8: i miei compagni.IB

@golasmichal: grazie per tutte le belle parole! Ho dato tutto me stesso e la maglia rosa era vicina! Il Giro non è finito, l'@opqscyclingteam lotta per la Rosa!!!

@giovisco: Demoralizzato... Ma fatemi il piacere... Sono ma contento perché sto bene!

@enrigasparotto: Oggi arriviamo nella patria degli arrosticini... mi sa che con sto sole arriveremo belli cotti anche noi, con meno grasso!

@DarioCataldo: Dopo 2 belle tappe soleggiate possiamo dire di essere definitivamente pronti per la prova costume!! http://pic.twitter.com/XiTUMvKV

La maglia rosa virtuale

Rigoberto Urán vince la settima tappa regolando in volata un gruppo ristrettoIl Giro d'Italia virtuale realizzato grazie allo splendido lavoro della community di PcCiclismo.net è arrivato alla prima tappa di montagna, la Recanati-Rocca di Cambio di 205 km. Dopo un attendismo un po' troppo eccessivo nella tappa di Porto Sant'Elpidio questa volta in gruppo sono partiti i primi fuochi d'artificio nonostante la salita finale non presentasse pendenze impossibili. La vittoria di tappa è andata per l'ennesiva volta ad un corridore della Sky visto che il primo a tagliare il traguardo è stato il colombiano Rigoberto Urán.

Ma la tappa non è stata divertente solo una salita finale. Tanti corridori hanno provato ad andare in fuga da lontano ma solamente dopo 50 km il gruppo ha lasciato fare: i primi ad allungare sono stati Feillu e Gazvoda che sono poi stati raggiunti da Tschopp, Perget, Dietzizer, Minguez e Agnoli; sui primi saliscendi i battistrada sono passati da sette a sei (Feillu ha perso contatto) ma ciò non gli ha impedito di guadagnare fino a 5'30" di vantaggio. Sulla salita di terza categoria del Colle Galluccio, però, c'è stato il primo colpo di scena del giorno: mentre davanti Gazvoda perdeva contatto da dietro scattava Joaquím Rodríguez assieme a Garate, Stetina, Lastras e Clement. Nonostante l'attacco di uno dei corridori più importanti del giro gli altri favoriti hanno lasciato fare e non si sono scomposti neanche quando il vantaggio del corridore della Katusha era salita a 1'55".

Il tratto che precedeva la salita di Rocca di Cambio, infatti, era favorevolissimo agli inseguitori ed infatti i contrattaccanti sono stati ripresi dopo un'azione durata circa una sessantina di chilometri. Ai piedi dell'ascesa finale era ormai segnato anche il destino dei fuggitivi della prima ora, e appena la strada ha iniziato a salire sono subito scattati tre corridori importanti: sulla spinta di Daniel Moreno (Katusha scatenata oggi) si sono avvantaggiati anche Damiano Cunego e Frank Schleck. Questo terzetto ha raggiunto un vantaggio massimo di 14" ma anche loro sono stati ripresi abbastanza presto. Intorno ai meno 12 all'arrivo dal gruppo dei migliori hanno cominciato a perdere contatto alcuni big: il primo a saltare è stato Joaquóm Rodróguez, stanco dalla fuga precedente, poi è toccato a Vande Velde (3° in classifica) e quindi anche alla maglia rosa Juan Antonio Flecha.

Ai meno 10 si sono staccati anche Cunego, Schleck, Moreno e Intxausti ed in testa alla corsa s'è formato un gruppetto di dieci unità formato da Basso, Bruseghin, Scarponi, Hesjedal, Henao, Urán, Pozzovivo, De Gendt, Kreuziger e Rujano. A 8 chilometri dalla conclusione è partito fortissimo il venezuelano dell'Androni che è riuscito a guadagnare fino a 50" sugli inseguitore ma che ha anche calcolato malissimo le distanze: nel tratto infatti Rujano è andato in crisi ed i nove inseguitori si sono riportati su di lui a meno di 500 metri dall'arrivo, poco prima che iniziasse la volata finale. Allo sprint il più rapido è stato proprio Urán che ha sfruttato bene la presenza di un compagno di squadra per battere Hesjedal, Scarponi e tutti gli altri. I primi inseguitori, con Cunego, Gadret, Intxausti, Schleck, Pinotti, Moreno, Visconti e Cataldo sono giunti a 55", Flecha e Vande Velde hanno perso 2'02", Rodríguez addirittura 2'24".

In classifica generale la maglia rosa è passata sulle spalle di Ryder Hesjedal che guida con 30" di vantaggio su Bruseghin, 38" su Urán (nuova maglia bianca), 39" su De Gendt e 45" su Henao; Kreuziger è a 1'02", Scarponi a 1'18", Rujano a 1'39", Basso a 1'46", Schleck a 1'54", Pozzovivo a 2'13" e Cunego a 2'21".

Sebastiano Cipriani

La classifica al contrario

Doppietta! Taylor Phinney è veramente il protagonista assoluto di questa prima settimana di Giro, e dopo la vittoria di Horsens, infila un altro successo di tappa, a Porto Sant'Elpidio. Del resto, se la classe non è acqua (e in questo caso non lo è!) i risultati non possono tardare ad arrivare copiosi. L'americano ex maglia rosa si è imposto in una volata a 8 battendo Sébastien Rosseler, Theo Bos, Bernhard Eisel e Graeme Brown, in un gruppetto in cui uno sfiancato Cavendish ha chiuso in ultima posizione, e che ha compiuto un'impresa talmente importante da mandare quasi fuori tempo massimo l'ultimo della tappa, il povero Miguel Ángel Rubiano, arrivato 194esimo a ben 33'12" dai nostri 8 eroi. Inevitabile che la classifica generale risenta dell'influenza di questa giornata, proiettando ai primi tre posti dei corridori presenti nel drappello di Phinney: quindi primo Theo Bos con 6'34" su Jeremy Hunt e 7'21" su Dennis Van Winden. L'ex leader Mínguez, in nero solo per un giorno, è scivolato in quarta posizione a 8'12" da Bos, mentre il primo italiano è Andrea Guardini, sesto a 11'15" dal leader. Adriano Malori, che ora occupa l'ultima piazza, deve già recuperare 54'59" dall'olandese della Rabobank. Di sicuro, quella marchigiana era solo la prima tappa del Giro a presentare salite vere, e vediamo che sconquassi ha generato. Come non farci venire l'acquolina in bocca pensando a quel che succederà già a partire da oggi, con il primo arrivo in quota della corsa rosa, a Rocca di Cambio?

Marco Grassi

La maglia rosa virtuale

Rigoberto Urán vince la settima tappa regolando in volata un gruppo ristrettoIl Giro d'Italia virtuale realizzato grazie allo splendido lavoro della community di PcCiclismo.net è arrivato alla prima tappa di montagna, la Recanati-Rocca di Cambio di 205 km. Dopo un attendismo un po' troppo eccessivo nella tappa di Porto Sant'Elpidio questa volta in gruppo sono partiti i primi fuochi d'artificio nonostante la salita finale non presentasse pendenze impossibili. La vittoria di tappa è andata per l'ennesiva volta ad un corridore della Sky visto che il primo a tagliare il traguardo è stato il colombiano Rigoberto Urán.

Ma la tappa non è stata divertente solo una salita finale. Tanti corridori hanno provato ad andare in fuga da lontano ma solamente dopo 50 km il gruppo ha lasciato fare: i primi ad allungare sono stati Feillu e Gazvoda che sono poi stati raggiunti da Tschopp, Perget, Dietzizer, Minguez e Agnoli; sui primi saliscendi i battistrada sono passati da sette a sei (Feillu ha perso contatto) ma ciò non gli ha impedito di guadagnare fino a 5'30" di vantaggio. Sulla salita di terza categoria del Colle Galluccio, però, c'è stato il primo colpo di scena del giorno: mentre davanti Gazvoda perdeva contatto da dietro scattava Joaquím Rodríguez assieme a Garate, Stetina, Lastras e Clement. Nonostante l'attacco di uno dei corridori più importanti del giro gli altri favoriti hanno lasciato fare e non si sono scomposti neanche quando il vantaggio del corridore della Katusha era salita a 1'55".

Il tratto che precedeva la salita di Rocca di Cambio, infatti, era favorevolissimo agli inseguitori ed infatti i contrattaccanti sono stati ripresi dopo un'azione durata circa una sessantina di chilometri. Ai piedi dell'ascesa finale era ormai segnato anche il destino dei fuggitivi della prima ora, e appena la strada ha iniziato a salire sono subito scattati tre corridori importanti: sulla spinta di Daniel Moreno (Katusha scatenata oggi) si sono avvantaggiati anche Damiano Cunego e Frank Schleck. Questo terzetto ha raggiunto un vantaggio massimo di 14" ma anche loro sono stati ripresi abbastanza presto. Intorno ai meno 12 all'arrivo dal gruppo dei migliori hanno cominciato a perdere contatto alcuni big: il primo a saltare è stato Joaquóm Rodróguez, stanco dalla fuga precedente, poi è toccato a Vande Velde (3° in classifica) e quindi anche alla maglia rosa Juan Antonio Flecha.

Ai meno 10 si sono staccati anche Cunego, Schleck, Moreno e Intxausti ed in testa alla corsa s'è formato un gruppetto di dieci unità formato da Basso, Bruseghin, Scarponi, Hesjedal, Henao, Urán, Pozzovivo, De Gendt, Kreuziger e Rujano. A 8 chilometri dalla conclusione è partito fortissimo il venezuelano dell'Androni che è riuscito a guadagnare fino a 50" sugli inseguitore ma che ha anche calcolato malissimo le distanze: nel tratto infatti Rujano è andato in crisi ed i nove inseguitori si sono riportati su di lui a meno di 500 metri dall'arrivo, poco prima che iniziasse la volata finale. Allo sprint il più rapido è stato proprio Urán che ha sfruttato bene la presenza di un compagno di squadra per battere Hesjedal, Scarponi e tutti gli altri. I primi inseguitori, con Cunego, Gadret, Intxausti, Schleck, Pinotti, Moreno, Visconti e Cataldo sono giunti a 55", Flecha e Vande Velde hanno perso 2'02", Rodríguez addirittura 2'24".

In classifica generale la maglia rosa è passata sulle spalle di Ryder Hesjedal che guida con 30" di vantaggio su Bruseghin, 38" su Urán (nuova maglia bianca), 39" su De Gendt e 45" su Henao; Kreuziger è a 1'02", Scarponi a 1'18", Rujano a 1'39", Basso a 1'46", Schleck a 1'54", Pozzovivo a 2'13" e Cunego a 2'21".

Sebastiano Cipriani

La classifica al contrario

Doppietta! Taylor Phinney è veramente il protagonista assoluto di questa prima settimana di Giro, e dopo la vittoria di Horsens, infila un altro successo di tappa, a Porto Sant'Elpidio. Del resto, se la classe non è acqua (e in questo caso non lo è!) i risultati non possono tardare ad arrivare copiosi. L'americano ex maglia rosa si è imposto in una volata a 8 battendo Sébastien Rosseler, Theo Bos, Bernhard Eisel e Graeme Brown, in un gruppetto in cui uno sfiancato Cavendish ha chiuso in ultima posizione, e che ha compiuto un'impresa talmente importante da mandare quasi fuori tempo massimo l'ultimo della tappa, il povero Miguel Ángel Rubiano, arrivato 194esimo a ben 33'12" dai nostri 8 eroi. Inevitabile che la classifica generale risenta dell'influenza di questa giornata, proiettando ai primi tre posti dei corridori presenti nel drappello di Phinney: quindi primo Theo Bos con 6'34" su Jeremy Hunt e 7'21" su Dennis Van Winden. L'ex leader Mínguez, in nero solo per un giorno, è scivolato in quarta posizione a 8'12" da Bos, mentre il primo italiano è Andrea Guardini, sesto a 11'15" dal leader. Adriano Malori, che ora occupa l'ultima piazza, deve già recuperare 54'59" dall'olandese della Rabobank. Di sicuro, quella marchigiana era solo la prima tappa del Giro a presentare salite vere, e vediamo che sconquassi ha generato. Come non farci venire l'acquolina in bocca pensando a quel che succederà già a partire da oggi, con il primo arrivo in quota della corsa rosa, a Rocca di Cambio?

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2012 - 7a tappa
Rassegna GiroNotes 2012 - 7a tappa
Rassegna GiroNotes 2012 - 7a tappa
Rassegna GiroNotes 2012 - 7a tappa
Rassegna GiroNotes 2012 - 7a tappa

La maglia rosa virtuale

Rigoberto Urán vince la settima tappa regolando in volata un gruppo ristrettoIl Giro d'Italia virtuale realizzato grazie allo splendido lavoro della community di PcCiclismo.net è arrivato alla prima tappa di montagna, la Recanati-Rocca di Cambio di 205 km. Dopo un attendismo un po' troppo eccessivo nella tappa di Porto Sant'Elpidio questa volta in gruppo sono partiti i primi fuochi d'artificio nonostante la salita finale non presentasse pendenze impossibili. La vittoria di tappa è andata per l'ennesiva volta ad un corridore della Sky visto che il primo a tagliare il traguardo è stato il colombiano Rigoberto Urán.

Ma la tappa non è stata divertente solo una salita finale. Tanti corridori hanno provato ad andare in fuga da lontano ma solamente dopo 50 km il gruppo ha lasciato fare: i primi ad allungare sono stati Feillu e Gazvoda che sono poi stati raggiunti da Tschopp, Perget, Dietzizer, Minguez e Agnoli; sui primi saliscendi i battistrada sono passati da sette a sei (Feillu ha perso contatto) ma ciò non gli ha impedito di guadagnare fino a 5'30" di vantaggio. Sulla salita di terza categoria del Colle Galluccio, però, c'è stato il primo colpo di scena del giorno: mentre davanti Gazvoda perdeva contatto da dietro scattava Joaquím Rodríguez assieme a Garate, Stetina, Lastras e Clement. Nonostante l'attacco di uno dei corridori più importanti del giro gli altri favoriti hanno lasciato fare e non si sono scomposti neanche quando il vantaggio del corridore della Katusha era salita a 1'55".

Il tratto che precedeva la salita di Rocca di Cambio, infatti, era favorevolissimo agli inseguitori ed infatti i contrattaccanti sono stati ripresi dopo un'azione durata circa una sessantina di chilometri. Ai piedi dell'ascesa finale era ormai segnato anche il destino dei fuggitivi della prima ora, e appena la strada ha iniziato a salire sono subito scattati tre corridori importanti: sulla spinta di Daniel Moreno (Katusha scatenata oggi) si sono avvantaggiati anche Damiano Cunego e Frank Schleck. Questo terzetto ha raggiunto un vantaggio massimo di 14" ma anche loro sono stati ripresi abbastanza presto. Intorno ai meno 12 all'arrivo dal gruppo dei migliori hanno cominciato a perdere contatto alcuni big: il primo a saltare è stato Joaquóm Rodróguez, stanco dalla fuga precedente, poi è toccato a Vande Velde (3° in classifica) e quindi anche alla maglia rosa Juan Antonio Flecha.

Ai meno 10 si sono staccati anche Cunego, Schleck, Moreno e Intxausti ed in testa alla corsa s'è formato un gruppetto di dieci unità formato da Basso, Bruseghin, Scarponi, Hesjedal, Henao, Urán, Pozzovivo, De Gendt, Kreuziger e Rujano. A 8 chilometri dalla conclusione è partito fortissimo il venezuelano dell'Androni che è riuscito a guadagnare fino a 50" sugli inseguitore ma che ha anche calcolato malissimo le distanze: nel tratto infatti Rujano è andato in crisi ed i nove inseguitori si sono riportati su di lui a meno di 500 metri dall'arrivo, poco prima che iniziasse la volata finale. Allo sprint il più rapido è stato proprio Urán che ha sfruttato bene la presenza di un compagno di squadra per battere Hesjedal, Scarponi e tutti gli altri. I primi inseguitori, con Cunego, Gadret, Intxausti, Schleck, Pinotti, Moreno, Visconti e Cataldo sono giunti a 55", Flecha e Vande Velde hanno perso 2'02", Rodríguez addirittura 2'24".

In classifica generale la maglia rosa è passata sulle spalle di Ryder Hesjedal che guida con 30" di vantaggio su Bruseghin, 38" su Urán (nuova maglia bianca), 39" su De Gendt e 45" su Henao; Kreuziger è a 1'02", Scarponi a 1'18", Rujano a 1'39", Basso a 1'46", Schleck a 1'54", Pozzovivo a 2'13" e Cunego a 2'21".

Sebastiano Cipriani

La classifica al contrario

Doppietta! Taylor Phinney è veramente il protagonista assoluto di questa prima settimana di Giro, e dopo la vittoria di Horsens, infila un altro successo di tappa, a Porto Sant'Elpidio. Del resto, se la classe non è acqua (e in questo caso non lo è!) i risultati non possono tardare ad arrivare copiosi. L'americano ex maglia rosa si è imposto in una volata a 8 battendo Sébastien Rosseler, Theo Bos, Bernhard Eisel e Graeme Brown, in un gruppetto in cui uno sfiancato Cavendish ha chiuso in ultima posizione, e che ha compiuto un'impresa talmente importante da mandare quasi fuori tempo massimo l'ultimo della tappa, il povero Miguel Ángel Rubiano, arrivato 194esimo a ben 33'12" dai nostri 8 eroi. Inevitabile che la classifica generale risenta dell'influenza di questa giornata, proiettando ai primi tre posti dei corridori presenti nel drappello di Phinney: quindi primo Theo Bos con 6'34" su Jeremy Hunt e 7'21" su Dennis Van Winden. L'ex leader Mínguez, in nero solo per un giorno, è scivolato in quarta posizione a 8'12" da Bos, mentre il primo italiano è Andrea Guardini, sesto a 11'15" dal leader. Adriano Malori, che ora occupa l'ultima piazza, deve già recuperare 54'59" dall'olandese della Rabobank. Di sicuro, quella marchigiana era solo la prima tappa del Giro a presentare salite vere, e vediamo che sconquassi ha generato. Come non farci venire l'acquolina in bocca pensando a quel che succederà già a partire da oggi, con il primo arrivo in quota della corsa rosa, a Rocca di Cambio?

Marco Grassi

La maglia rosa virtuale

Rigoberto Urán vince la settima tappa regolando in volata un gruppo ristrettoIl Giro d'Italia virtuale realizzato grazie allo splendido lavoro della community di PcCiclismo.net è arrivato alla prima tappa di montagna, la Recanati-Rocca di Cambio di 205 km. Dopo un attendismo un po' troppo eccessivo nella tappa di Porto Sant'Elpidio questa volta in gruppo sono partiti i primi fuochi d'artificio nonostante la salita finale non presentasse pendenze impossibili. La vittoria di tappa è andata per l'ennesiva volta ad un corridore della Sky visto che il primo a tagliare il traguardo è stato il colombiano Rigoberto Urán.

Ma la tappa non è stata divertente solo una salita finale. Tanti corridori hanno provato ad andare in fuga da lontano ma solamente dopo 50 km il gruppo ha lasciato fare: i primi ad allungare sono stati Feillu e Gazvoda che sono poi stati raggiunti da Tschopp, Perget, Dietzizer, Minguez e Agnoli; sui primi saliscendi i battistrada sono passati da sette a sei (Feillu ha perso contatto) ma ciò non gli ha impedito di guadagnare fino a 5'30" di vantaggio. Sulla salita di terza categoria del Colle Galluccio, però, c'è stato il primo colpo di scena del giorno: mentre davanti Gazvoda perdeva contatto da dietro scattava Joaquím Rodríguez assieme a Garate, Stetina, Lastras e Clement. Nonostante l'attacco di uno dei corridori più importanti del giro gli altri favoriti hanno lasciato fare e non si sono scomposti neanche quando il vantaggio del corridore della Katusha era salita a 1'55".

Il tratto che precedeva la salita di Rocca di Cambio, infatti, era favorevolissimo agli inseguitori ed infatti i contrattaccanti sono stati ripresi dopo un'azione durata circa una sessantina di chilometri. Ai piedi dell'ascesa finale era ormai segnato anche il destino dei fuggitivi della prima ora, e appena la strada ha iniziato a salire sono subito scattati tre corridori importanti: sulla spinta di Daniel Moreno (Katusha scatenata oggi) si sono avvantaggiati anche Damiano Cunego e Frank Schleck. Questo terzetto ha raggiunto un vantaggio massimo di 14" ma anche loro sono stati ripresi abbastanza presto. Intorno ai meno 12 all'arrivo dal gruppo dei migliori hanno cominciato a perdere contatto alcuni big: il primo a saltare è stato Joaquóm Rodróguez, stanco dalla fuga precedente, poi è toccato a Vande Velde (3° in classifica) e quindi anche alla maglia rosa Juan Antonio Flecha.

Ai meno 10 si sono staccati anche Cunego, Schleck, Moreno e Intxausti ed in testa alla corsa s'è formato un gruppetto di dieci unità formato da Basso, Bruseghin, Scarponi, Hesjedal, Henao, Urán, Pozzovivo, De Gendt, Kreuziger e Rujano. A 8 chilometri dalla conclusione è partito fortissimo il venezuelano dell'Androni che è riuscito a guadagnare fino a 50" sugli inseguitore ma che ha anche calcolato malissimo le distanze: nel tratto infatti Rujano è andato in crisi ed i nove inseguitori si sono riportati su di lui a meno di 500 metri dall'arrivo, poco prima che iniziasse la volata finale. Allo sprint il più rapido è stato proprio Urán che ha sfruttato bene la presenza di un compagno di squadra per battere Hesjedal, Scarponi e tutti gli altri. I primi inseguitori, con Cunego, Gadret, Intxausti, Schleck, Pinotti, Moreno, Visconti e Cataldo sono giunti a 55", Flecha e Vande Velde hanno perso 2'02", Rodríguez addirittura 2'24".

In classifica generale la maglia rosa è passata sulle spalle di Ryder Hesjedal che guida con 30" di vantaggio su Bruseghin, 38" su Urán (nuova maglia bianca), 39" su De Gendt e 45" su Henao; Kreuziger è a 1'02", Scarponi a 1'18", Rujano a 1'39", Basso a 1'46", Schleck a 1'54", Pozzovivo a 2'13" e Cunego a 2'21".

Sebastiano Cipriani

La classifica al contrario

Doppietta! Taylor Phinney è veramente il protagonista assoluto di questa prima settimana di Giro, e dopo la vittoria di Horsens, infila un altro successo di tappa, a Porto Sant'Elpidio. Del resto, se la classe non è acqua (e in questo caso non lo è!) i risultati non possono tardare ad arrivare copiosi. L'americano ex maglia rosa si è imposto in una volata a 8 battendo Sébastien Rosseler, Theo Bos, Bernhard Eisel e Graeme Brown, in un gruppetto in cui uno sfiancato Cavendish ha chiuso in ultima posizione, e che ha compiuto un'impresa talmente importante da mandare quasi fuori tempo massimo l'ultimo della tappa, il povero Miguel Ángel Rubiano, arrivato 194esimo a ben 33'12" dai nostri 8 eroi. Inevitabile che la classifica generale risenta dell'influenza di questa giornata, proiettando ai primi tre posti dei corridori presenti nel drappello di Phinney: quindi primo Theo Bos con 6'34" su Jeremy Hunt e 7'21" su Dennis Van Winden. L'ex leader Mínguez, in nero solo per un giorno, è scivolato in quarta posizione a 8'12" da Bos, mentre il primo italiano è Andrea Guardini, sesto a 11'15" dal leader. Adriano Malori, che ora occupa l'ultima piazza, deve già recuperare 54'59" dall'olandese della Rabobank. Di sicuro, quella marchigiana era solo la prima tappa del Giro a presentare salite vere, e vediamo che sconquassi ha generato. Come non farci venire l'acquolina in bocca pensando a quel che succederà già a partire da oggi, con il primo arrivo in quota della corsa rosa, a Rocca di Cambio?

Marco Grassi

La classifica al contrario

Doppietta! Taylor Phinney è veramente il protagonista assoluto di questa prima settimana di Giro, e dopo la vittoria di Horsens, infila un altro successo di tappa, a Porto Sant'Elpidio. Del resto, se la classe non è acqua (e in questo caso non lo è!) i risultati non possono tardare ad arrivare copiosi. L'americano ex maglia rosa si è imposto in una volata a 8 battendo Sébastien Rosseler, Theo Bos, Bernhard Eisel e Graeme Brown, in un gruppetto in cui uno sfiancato Cavendish ha chiuso in ultima posizione, e che ha compiuto un'impresa talmente importante da mandare quasi fuori tempo massimo l'ultimo della tappa, il povero Miguel Ángel Rubiano, arrivato 194esimo a ben 33'12" dai nostri 8 eroi. Inevitabile che la classifica generale risenta dell'influenza di questa giornata, proiettando ai primi tre posti dei corridori presenti nel drappello di Phinney: quindi primo Theo Bos con 6'34" su Jeremy Hunt e 7'21" su Dennis Van Winden. L'ex leader Mínguez, in nero solo per un giorno, è scivolato in quarta posizione a 8'12" da Bos, mentre il primo italiano è Andrea Guardini, sesto a 11'15" dal leader. Adriano Malori, che ora occupa l'ultima piazza, deve già recuperare 54'59" dall'olandese della Rabobank. Di sicuro, quella marchigiana era solo la prima tappa del Giro a presentare salite vere, e vediamo che sconquassi ha generato. Come non farci venire l'acquolina in bocca pensando a quel che succederà già a partire da oggi, con il primo arrivo in quota della corsa rosa, a Rocca di Cambio?

Marco Grassi

La maglia rosa virtuale

Rigoberto Urán vince la settima tappa regolando in volata un gruppo ristrettoIl Giro d'Italia virtuale realizzato grazie allo splendido lavoro della community di PcCiclismo.net è arrivato alla prima tappa di montagna, la Recanati-Rocca di Cambio di 205 km. Dopo un attendismo un po' troppo eccessivo nella tappa di Porto Sant'Elpidio questa volta in gruppo sono partiti i primi fuochi d'artificio nonostante la salita finale non presentasse pendenze impossibili. La vittoria di tappa è andata per l'ennesiva volta ad un corridore della Sky visto che il primo a tagliare il traguardo è stato il colombiano Rigoberto Urán.

Ma la tappa non è stata divertente solo una salita finale. Tanti corridori hanno provato ad andare in fuga da lontano ma solamente dopo 50 km il gruppo ha lasciato fare: i primi ad allungare sono stati Feillu e Gazvoda che sono poi stati raggiunti da Tschopp, Perget, Dietzizer, Minguez e Agnoli; sui primi saliscendi i battistrada sono passati da sette a sei (Feillu ha perso contatto) ma ciò non gli ha impedito di guadagnare fino a 5'30" di vantaggio. Sulla salita di terza categoria del Colle Galluccio, però, c'è stato il primo colpo di scena del giorno: mentre davanti Gazvoda perdeva contatto da dietro scattava Joaquím Rodríguez assieme a Garate, Stetina, Lastras e Clement. Nonostante l'attacco di uno dei corridori più importanti del giro gli altri favoriti hanno lasciato fare e non si sono scomposti neanche quando il vantaggio del corridore della Katusha era salita a 1'55".

Il tratto che precedeva la salita di Rocca di Cambio, infatti, era favorevolissimo agli inseguitori ed infatti i contrattaccanti sono stati ripresi dopo un'azione durata circa una sessantina di chilometri. Ai piedi dell'ascesa finale era ormai segnato anche il destino dei fuggitivi della prima ora, e appena la strada ha iniziato a salire sono subito scattati tre corridori importanti: sulla spinta di Daniel Moreno (Katusha scatenata oggi) si sono avvantaggiati anche Damiano Cunego e Frank Schleck. Questo terzetto ha raggiunto un vantaggio massimo di 14" ma anche loro sono stati ripresi abbastanza presto. Intorno ai meno 12 all'arrivo dal gruppo dei migliori hanno cominciato a perdere contatto alcuni big: il primo a saltare è stato Joaquóm Rodróguez, stanco dalla fuga precedente, poi è toccato a Vande Velde (3° in classifica) e quindi anche alla maglia rosa Juan Antonio Flecha.

Ai meno 10 si sono staccati anche Cunego, Schleck, Moreno e Intxausti ed in testa alla corsa s'è formato un gruppetto di dieci unità formato da Basso, Bruseghin, Scarponi, Hesjedal, Henao, Urán, Pozzovivo, De Gendt, Kreuziger e Rujano. A 8 chilometri dalla conclusione è partito fortissimo il venezuelano dell'Androni che è riuscito a guadagnare fino a 50" sugli inseguitore ma che ha anche calcolato malissimo le distanze: nel tratto infatti Rujano è andato in crisi ed i nove inseguitori si sono riportati su di lui a meno di 500 metri dall'arrivo, poco prima che iniziasse la volata finale. Allo sprint il più rapido è stato proprio Urán che ha sfruttato bene la presenza di un compagno di squadra per battere Hesjedal, Scarponi e tutti gli altri. I primi inseguitori, con Cunego, Gadret, Intxausti, Schleck, Pinotti, Moreno, Visconti e Cataldo sono giunti a 55", Flecha e Vande Velde hanno perso 2'02", Rodríguez addirittura 2'24".

In classifica generale la maglia rosa è passata sulle spalle di Ryder Hesjedal che guida con 30" di vantaggio su Bruseghin, 38" su Urán (nuova maglia bianca), 39" su De Gendt e 45" su Henao; Kreuziger è a 1'02", Scarponi a 1'18", Rujano a 1'39", Basso a 1'46", Schleck a 1'54", Pozzovivo a 2'13" e Cunego a 2'21".

Sebastiano Cipriani

La classifica al contrario

Doppietta! Taylor Phinney è veramente il protagonista assoluto di questa prima settimana di Giro, e dopo la vittoria di Horsens, infila un altro successo di tappa, a Porto Sant'Elpidio. Del resto, se la classe non è acqua (e in questo caso non lo è!) i risultati non possono tardare ad arrivare copiosi. L'americano ex maglia rosa si è imposto in una volata a 8 battendo Sébastien Rosseler, Theo Bos, Bernhard Eisel e Graeme Brown, in un gruppetto in cui uno sfiancato Cavendish ha chiuso in ultima posizione, e che ha compiuto un'impresa talmente importante da mandare quasi fuori tempo massimo l'ultimo della tappa, il povero Miguel Ángel Rubiano, arrivato 194esimo a ben 33'12" dai nostri 8 eroi. Inevitabile che la classifica generale risenta dell'influenza di questa giornata, proiettando ai primi tre posti dei corridori presenti nel drappello di Phinney: quindi primo Theo Bos con 6'34" su Jeremy Hunt e 7'21" su Dennis Van Winden. L'ex leader Mínguez, in nero solo per un giorno, è scivolato in quarta posizione a 8'12" da Bos, mentre il primo italiano è Andrea Guardini, sesto a 11'15" dal leader. Adriano Malori, che ora occupa l'ultima piazza, deve già recuperare 54'59" dall'olandese della Rabobank. Di sicuro, quella marchigiana era solo la prima tappa del Giro a presentare salite vere, e vediamo che sconquassi ha generato. Come non farci venire l'acquolina in bocca pensando a quel che succederà già a partire da oggi, con il primo arrivo in quota della corsa rosa, a Rocca di Cambio?

Marco Grassi

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