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GiroNotes 2011 - 21a tappa: Milano (Cronometro) | Cicloweb

Il Portale del Ciclismo professionistico

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Come da recente tradizione zomegnaniana, sarà una cronometro a chiudere il Giro d'Italia. Si torna a Milano, sede d'arrivo dopo due edizioni terminate altrove (Roma e Verona), e prima di lasciare la corsa rosa bisognerà coprire gli ultimi 26 km (il tracciato è stato accorciato di cinque chilometri e mezzo) contro il tempo. Percorso completamente piatto che si snoderà tra Piazza Castello (partenza) e Piazza del Duomo (spettacolare arrivo), passando per Corso Sempione verso l'area fieristica, per tornare verso Piazzale Giulio Cesare, reimmettersi sulle circonvallazioni interne della città lombarda, per poi tagliare da Corso Venezia verso il traguardo. Nemmeno troppe curve per una prova decisamente da rapportone, che però difficilmente cambierà la classifica segnata dalle tante grandi montagne che avranno preceduto la cronometro conclusiva.

Con una percorso completamente pianeggiante e alla fine di un Giro molto dispendioso per gli uomini di classifica, non sarà Alberto Contador il favorito della crono conclusiva. Betclic.it quota la maglia rosa a 5 contro il 2.80 che spicca accanto al nome di David Millar che negli ultimi giorni ha risparmiato energie pensando esclusivamente alla prova odierna. Tra i big che potrebbero far bene (anche invogliati dalla possibilità di recuperare posizioni in classifica) ci sono certamente Denis Menchov (dato a 6) e Vincenzo Nibali (a 7) che andrà a caccia della seconda piazza. Porte (a 6 anche lui) e Konovalovas (già vincitore a Roma due anni fa e dato a 16) le possibili sorprese.

Milano

Il nostro viaggio, iniziato dalla Reggia di Venaria, finisce qui, in Piazza del Duomo. Perché chi pensa a Milano pensa al Duomo. Dedicato a Santa Maria Nascente, è la quarta chiesa europea per superficie. Sorge dove dove si trovavano la cattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica di Santa Tecla. La sua costruzione fu promossa dall'Arcivescovo Antonio de' Saluzzi, nel 1386. Le forme architetttoniche richiamano il tardo gotico. Per Gian Galeazzo Visconti il Duomo sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra. Il primo ingegnere capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Architetti francesi e tedeschi si sono succeduti, finché Giovannino de' Grassi, nel 1393, divenne ingegnere generale fino alla morte, nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V. Tra alterne vicende, il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Statue, decorazioni interne ed esterne e terrazzi lo rendono lussuoso ed imponente, con le sue guglie. La Madonnina, il punto più alto della chiesa, è il simbolo di Milano. Inaugurata il 30 dicembre 1774, la statua venne disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall'orafo Giuseppe Bini.

Milano

Anche il loro viaggio, quello dei "girini", si conclude qui, e sarà l'ottantunesima volta che il Giro arriva nel capoluogo lombardo dal 1909 ad oggi. C'è da dire che non sempre il Giro ha visto scorrere i titoli di coda sullo sfondo della città della Madunina, eppure Milano ha osservato, compiaciuta, le vittorie di ogni tipo di corridore. Vengono dalle cavalcate appenniniche, dalle fatiche alpine. Vi ha vinto il velocista, il finisseur, il cronoman. Da Binda a Van Steenbergen, da Magni a Koblet, da Saronni a Moser, da Indurain a Gontchar, da Cipollini a Petacchi e Cavendish. Questi solo alcuni dei nomi che hanno alzato le braccia al cielo, nell'arco degli anni, nelle vie di Milano. Molto spesso si è trattato di una passerella finale, a coronamento di tre settimane durissime e piene di tensione. Altre volte anche l'ultima tappa ha avuto la sua importanza. Infine, sinceramente, chi non vorrebbe vincere una volata sugli Champs-Élysées, o a Madrid, a coronamento di una calda e faticosa Vuelta a España. O a Milano, per terminare un Giro che, quest'anno come non mai, sarà stato impegnativo.

Francesco Sulas
Milano

Il nostro viaggio, iniziato dalla Reggia di Venaria, finisce qui, in Piazza del Duomo. Perché chi pensa a Milano pensa al Duomo. Dedicato a Santa Maria Nascente, è la quarta chiesa europea per superficie. Sorge dove dove si trovavano la cattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica di Santa Tecla. La sua costruzione fu promossa dall'Arcivescovo Antonio de' Saluzzi, nel 1386. Le forme architetttoniche richiamano il tardo gotico. Per Gian Galeazzo Visconti il Duomo sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra. Il primo ingegnere capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Architetti francesi e tedeschi si sono succeduti, finché Giovannino de' Grassi, nel 1393, divenne ingegnere generale fino alla morte, nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V. Tra alterne vicende, il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Statue, decorazioni interne ed esterne e terrazzi lo rendono lussuoso ed imponente, con le sue guglie. La Madonnina, il punto più alto della chiesa, è il simbolo di Milano. Inaugurata il 30 dicembre 1774, la statua venne disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall'orafo Giuseppe Bini.

Milano

Anche il loro viaggio, quello dei "girini", si conclude qui, e sarà l'ottantunesima volta che il Giro arriva nel capoluogo lombardo dal 1909 ad oggi. C'è da dire che non sempre il Giro ha visto scorrere i titoli di coda sullo sfondo della città della Madunina, eppure Milano ha osservato, compiaciuta, le vittorie di ogni tipo di corridore. Vengono dalle cavalcate appenniniche, dalle fatiche alpine. Vi ha vinto il velocista, il finisseur, il cronoman. Da Binda a Van Steenbergen, da Magni a Koblet, da Saronni a Moser, da Indurain a Gontchar, da Cipollini a Petacchi e Cavendish. Questi solo alcuni dei nomi che hanno alzato le braccia al cielo, nell'arco degli anni, nelle vie di Milano. Molto spesso si è trattato di una passerella finale, a coronamento di tre settimane durissime e piene di tensione. Altre volte anche l'ultima tappa ha avuto la sua importanza. Infine, sinceramente, chi non vorrebbe vincere una volata sugli Champs-Élysées, o a Madrid, a coronamento di una calda e faticosa Vuelta a España. O a Milano, per terminare un Giro che, quest'anno come non mai, sarà stato impegnativo.

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Il nostro viaggio, iniziato dalla Reggia di Venaria, finisce qui, in Piazza del Duomo. Perché chi pensa a Milano pensa al Duomo. Dedicato a Santa Maria Nascente, è la quarta chiesa europea per superficie. Sorge dove dove si trovavano la cattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica di Santa Tecla. La sua costruzione fu promossa dall'Arcivescovo Antonio de' Saluzzi, nel 1386. Le forme architetttoniche richiamano il tardo gotico. Per Gian Galeazzo Visconti il Duomo sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra. Il primo ingegnere capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Architetti francesi e tedeschi si sono succeduti, finché Giovannino de' Grassi, nel 1393, divenne ingegnere generale fino alla morte, nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V. Tra alterne vicende, il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Statue, decorazioni interne ed esterne e terrazzi lo rendono lussuoso ed imponente, con le sue guglie. La Madonnina, il punto più alto della chiesa, è il simbolo di Milano. Inaugurata il 30 dicembre 1774, la statua venne disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall'orafo Giuseppe Bini.

Milano

Anche il loro viaggio, quello dei "girini", si conclude qui, e sarà l'ottantunesima volta che il Giro arriva nel capoluogo lombardo dal 1909 ad oggi. C'è da dire che non sempre il Giro ha visto scorrere i titoli di coda sullo sfondo della città della Madunina, eppure Milano ha osservato, compiaciuta, le vittorie di ogni tipo di corridore. Vengono dalle cavalcate appenniniche, dalle fatiche alpine. Vi ha vinto il velocista, il finisseur, il cronoman. Da Binda a Van Steenbergen, da Magni a Koblet, da Saronni a Moser, da Indurain a Gontchar, da Cipollini a Petacchi e Cavendish. Questi solo alcuni dei nomi che hanno alzato le braccia al cielo, nell'arco degli anni, nelle vie di Milano. Molto spesso si è trattato di una passerella finale, a coronamento di tre settimane durissime e piene di tensione. Altre volte anche l'ultima tappa ha avuto la sua importanza. Infine, sinceramente, chi non vorrebbe vincere una volata sugli Champs-Élysées, o a Madrid, a coronamento di una calda e faticosa Vuelta a España. O a Milano, per terminare un Giro che, quest'anno come non mai, sarà stato impegnativo.

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Il nostro viaggio, iniziato dalla Reggia di Venaria, finisce qui, in Piazza del Duomo. Perché chi pensa a Milano pensa al Duomo. Dedicato a Santa Maria Nascente, è la quarta chiesa europea per superficie. Sorge dove dove si trovavano la cattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica di Santa Tecla. La sua costruzione fu promossa dall'Arcivescovo Antonio de' Saluzzi, nel 1386. Le forme architetttoniche richiamano il tardo gotico. Per Gian Galeazzo Visconti il Duomo sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra. Il primo ingegnere capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Architetti francesi e tedeschi si sono succeduti, finché Giovannino de' Grassi, nel 1393, divenne ingegnere generale fino alla morte, nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V. Tra alterne vicende, il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Statue, decorazioni interne ed esterne e terrazzi lo rendono lussuoso ed imponente, con le sue guglie. La Madonnina, il punto più alto della chiesa, è il simbolo di Milano. Inaugurata il 30 dicembre 1774, la statua venne disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall'orafo Giuseppe Bini.

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Anche il loro viaggio, quello dei "girini", si conclude qui, e sarà l'ottantunesima volta che il Giro arriva nel capoluogo lombardo dal 1909 ad oggi. C'è da dire che non sempre il Giro ha visto scorrere i titoli di coda sullo sfondo della città della Madunina, eppure Milano ha osservato, compiaciuta, le vittorie di ogni tipo di corridore. Vengono dalle cavalcate appenniniche, dalle fatiche alpine. Vi ha vinto il velocista, il finisseur, il cronoman. Da Binda a Van Steenbergen, da Magni a Koblet, da Saronni a Moser, da Indurain a Gontchar, da Cipollini a Petacchi e Cavendish. Questi solo alcuni dei nomi che hanno alzato le braccia al cielo, nell'arco degli anni, nelle vie di Milano. Molto spesso si è trattato di una passerella finale, a coronamento di tre settimane durissime e piene di tensione. Altre volte anche l'ultima tappa ha avuto la sua importanza. Infine, sinceramente, chi non vorrebbe vincere una volata sugli Champs-Élysées, o a Madrid, a coronamento di una calda e faticosa Vuelta a España. O a Milano, per terminare un Giro che, quest'anno come non mai, sarà stato impegnativo.

Milano

Il nostro viaggio, iniziato dalla Reggia di Venaria, finisce qui, in Piazza del Duomo. Perché chi pensa a Milano pensa al Duomo. Dedicato a Santa Maria Nascente, è la quarta chiesa europea per superficie. Sorge dove dove si trovavano la cattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica di Santa Tecla. La sua costruzione fu promossa dall'Arcivescovo Antonio de' Saluzzi, nel 1386. Le forme architetttoniche richiamano il tardo gotico. Per Gian Galeazzo Visconti il Duomo sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra. Il primo ingegnere capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Architetti francesi e tedeschi si sono succeduti, finché Giovannino de' Grassi, nel 1393, divenne ingegnere generale fino alla morte, nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V. Tra alterne vicende, il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Statue, decorazioni interne ed esterne e terrazzi lo rendono lussuoso ed imponente, con le sue guglie. La Madonnina, il punto più alto della chiesa, è il simbolo di Milano. Inaugurata il 30 dicembre 1774, la statua venne disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall'orafo Giuseppe Bini.

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Anche il loro viaggio, quello dei "girini", si conclude qui, e sarà l'ottantunesima volta che il Giro arriva nel capoluogo lombardo dal 1909 ad oggi. C'è da dire che non sempre il Giro ha visto scorrere i titoli di coda sullo sfondo della città della Madunina, eppure Milano ha osservato, compiaciuta, le vittorie di ogni tipo di corridore. Vengono dalle cavalcate appenniniche, dalle fatiche alpine. Vi ha vinto il velocista, il finisseur, il cronoman. Da Binda a Van Steenbergen, da Magni a Koblet, da Saronni a Moser, da Indurain a Gontchar, da Cipollini a Petacchi e Cavendish. Questi solo alcuni dei nomi che hanno alzato le braccia al cielo, nell'arco degli anni, nelle vie di Milano. Molto spesso si è trattato di una passerella finale, a coronamento di tre settimane durissime e piene di tensione. Altre volte anche l'ultima tappa ha avuto la sua importanza. Infine, sinceramente, chi non vorrebbe vincere una volata sugli Champs-Élysées, o a Madrid, a coronamento di una calda e faticosa Vuelta a España. O a Milano, per terminare un Giro che, quest'anno come non mai, sarà stato impegnativo.

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Il nostro viaggio, iniziato dalla Reggia di Venaria, finisce qui, in Piazza del Duomo. Perché chi pensa a Milano pensa al Duomo. Dedicato a Santa Maria Nascente, è la quarta chiesa europea per superficie. Sorge dove dove si trovavano la cattedrale di Santa Maria Maggiore e la basilica di Santa Tecla. La sua costruzione fu promossa dall'Arcivescovo Antonio de' Saluzzi, nel 1386. Le forme architetttoniche richiamano il tardo gotico. Per Gian Galeazzo Visconti il Duomo sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra. Il primo ingegnere capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Architetti francesi e tedeschi si sono succeduti, finché Giovannino de' Grassi, nel 1393, divenne ingegnere generale fino alla morte, nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V. Tra alterne vicende, il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Statue, decorazioni interne ed esterne e terrazzi lo rendono lussuoso ed imponente, con le sue guglie. La Madonnina, il punto più alto della chiesa, è il simbolo di Milano. Inaugurata il 30 dicembre 1774, la statua venne disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall'orafo Giuseppe Bini.

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Anche il loro viaggio, quello dei "girini", si conclude qui, e sarà l'ottantunesima volta che il Giro arriva nel capoluogo lombardo dal 1909 ad oggi. C'è da dire che non sempre il Giro ha visto scorrere i titoli di coda sullo sfondo della città della Madunina, eppure Milano ha osservato, compiaciuta, le vittorie di ogni tipo di corridore. Vengono dalle cavalcate appenniniche, dalle fatiche alpine. Vi ha vinto il velocista, il finisseur, il cronoman. Da Binda a Van Steenbergen, da Magni a Koblet, da Saronni a Moser, da Indurain a Gontchar, da Cipollini a Petacchi e Cavendish. Questi solo alcuni dei nomi che hanno alzato le braccia al cielo, nell'arco degli anni, nelle vie di Milano. Molto spesso si è trattato di una passerella finale, a coronamento di tre settimane durissime e piene di tensione. Altre volte anche l'ultima tappa ha avuto la sua importanza. Infine, sinceramente, chi non vorrebbe vincere una volata sugli Champs-Élysées, o a Madrid, a coronamento di una calda e faticosa Vuelta a España. O a Milano, per terminare un Giro che, quest'anno come non mai, sarà stato impegnativo.

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Soggetti Alternativi

Si appresta a portare a termine il suo primo Giro d'Italia alla prima stagione tra i professionisti. Buon passista che ama anche cercare la fuga da lontano, ha ottenuto ottimi risultati anche su pista, conquistando tra l'altro il titolo italiano nell'inseguimento a squadre Open nel 2007. Tra i dilettanti ha ottenuto anche un successo di tappa al Giro delle Pesche Nettarine 2007, il GP di Folignano nel 2008 e si è piazzato 4° nella Ruota d'Oro 2009, 6° al Trofeo Bianchin 2008 e 10° al Giro del Friuli dello stesso anno. Selezionato dall'Androni per il Giro dopo un convincente avvio di stagione (6° nella crono inaugurale al Giro del Trentino), ha speso molte energie al servizio dei suoi capitani (in special modo Rujano) ed ora cerca di chiudere in bellezza magari con una buona prova a cronometro. Tempo de saluti o tempo...De Marchi!

Vivian Ghianni

Si appresta a portare a termine il suo primo Giro d'Italia alla prima stagione tra i professionisti. Buon passista che ama anche cercare la fuga da lontano, ha ottenuto ottimi risultati anche su pista, conquistando tra l'altro il titolo italiano nell'inseguimento a squadre Open nel 2007. Tra i dilettanti ha ottenuto anche un successo di tappa al Giro delle Pesche Nettarine 2007, il GP di Folignano nel 2008 e si è piazzato 4° nella Ruota d'Oro 2009, 6° al Trofeo Bianchin 2008 e 10° al Giro del Friuli dello stesso anno. Selezionato dall'Androni per il Giro dopo un convincente avvio di stagione (6° nella crono inaugurale al Giro del Trentino), ha speso molte energie al servizio dei suoi capitani (in special modo Rujano) ed ora cerca di chiudere in bellezza magari con una buona prova a cronometro. Tempo de saluti o tempo...De Marchi!

Si appresta a portare a termine il suo primo Giro d'Italia alla prima stagione tra i professionisti. Buon passista che ama anche cercare la fuga da lontano, ha ottenuto ottimi risultati anche su pista, conquistando tra l'altro il titolo italiano nell'inseguimento a squadre Open nel 2007. Tra i dilettanti ha ottenuto anche un successo di tappa al Giro delle Pesche Nettarine 2007, il GP di Folignano nel 2008 e si è piazzato 4° nella Ruota d'Oro 2009, 6° al Trofeo Bianchin 2008 e 10° al Giro del Friuli dello stesso anno. Selezionato dall'Androni per il Giro dopo un convincente avvio di stagione (6° nella crono inaugurale al Giro del Trentino), ha speso molte energie al servizio dei suoi capitani (in special modo Rujano) ed ora cerca di chiudere in bellezza magari con una buona prova a cronometro. Tempo de saluti o tempo...De Marchi!

Si appresta a portare a termine il suo primo Giro d'Italia alla prima stagione tra i professionisti. Buon passista che ama anche cercare la fuga da lontano, ha ottenuto ottimi risultati anche su pista, conquistando tra l'altro il titolo italiano nell'inseguimento a squadre Open nel 2007. Tra i dilettanti ha ottenuto anche un successo di tappa al Giro delle Pesche Nettarine 2007, il GP di Folignano nel 2008 e si è piazzato 4° nella Ruota d'Oro 2009, 6° al Trofeo Bianchin 2008 e 10° al Giro del Friuli dello stesso anno. Selezionato dall'Androni per il Giro dopo un convincente avvio di stagione (6° nella crono inaugurale al Giro del Trentino), ha speso molte energie al servizio dei suoi capitani (in special modo Rujano) ed ora cerca di chiudere in bellezza magari con una buona prova a cronometro. Tempo de saluti o tempo...De Marchi!

Si appresta a portare a termine il suo primo Giro d'Italia alla prima stagione tra i professionisti. Buon passista che ama anche cercare la fuga da lontano, ha ottenuto ottimi risultati anche su pista, conquistando tra l'altro il titolo italiano nell'inseguimento a squadre Open nel 2007. Tra i dilettanti ha ottenuto anche un successo di tappa al Giro delle Pesche Nettarine 2007, il GP di Folignano nel 2008 e si è piazzato 4° nella Ruota d'Oro 2009, 6° al Trofeo Bianchin 2008 e 10° al Giro del Friuli dello stesso anno. Selezionato dall'Androni per il Giro dopo un convincente avvio di stagione (6° nella crono inaugurale al Giro del Trentino), ha speso molte energie al servizio dei suoi capitani (in special modo Rujano) ed ora cerca di chiudere in bellezza magari con una buona prova a cronometro. Tempo de saluti o tempo...De Marchi!

Si appresta a portare a termine il suo primo Giro d'Italia alla prima stagione tra i professionisti. Buon passista che ama anche cercare la fuga da lontano, ha ottenuto ottimi risultati anche su pista, conquistando tra l'altro il titolo italiano nell'inseguimento a squadre Open nel 2007. Tra i dilettanti ha ottenuto anche un successo di tappa al Giro delle Pesche Nettarine 2007, il GP di Folignano nel 2008 e si è piazzato 4° nella Ruota d'Oro 2009, 6° al Trofeo Bianchin 2008 e 10° al Giro del Friuli dello stesso anno. Selezionato dall'Androni per il Giro dopo un convincente avvio di stagione (6° nella crono inaugurale al Giro del Trentino), ha speso molte energie al servizio dei suoi capitani (in special modo Rujano) ed ora cerca di chiudere in bellezza magari con una buona prova a cronometro. Tempo de saluti o tempo...De Marchi!

GiroTweet

jesushernandez3: Giorno duro duro duro al Giro, però siamo contenti. @albertocontador a solo un giorno dalla vittoria. Io mi godrò la crono!

Carlos_Sastre: Ho provato di nuovo la sensazione di rimanere con i migliori.

jussiveikkanen: Il Grande Giro è quasi finito, domani 25 km attorno a Milano. Devo ammettere che non è stato facile quest'anno. Dopo la corsa volerò in Finlandia per rilassarmi e recuperare prima della prossima corsa, il Giro di Svizzera.

Roman86_K: Per la prima volta nella mia vita viaggio in elicottero, dal Sestrière a Milano, è così bello vedere le montagne da quassù. Mi sto divertendo tanto!

La corsa nella corsa

Paolo Bettini impegnato nella Sei Giorni di MilanoConcludiamo il nostro Giro d'Italia alla (ri)scoperta delle corse sul nostro territorio con Milano: di corse partite da Milano ne abbiamo già ampiamente parlato, specie nelle prime tappe, adesso buttiamo un'occhio sulla pista: a Milano si disputava la famosa 6 giorni di Milano, una delle più prestigiose competizioni su pista del nostro territorio. La storia di questa competizione è distribuita in maniera piuttosto strana nel tempo: È nata infatti nel lontano 1927 ed è stata replicata nel 1928 con la vittoria di Girardengo, in coppia prima con Binda e poi con Linari, alchè è subito caduta nel dimenticatoio. Senonchè nel 1961 torna ad essere disputata, nel celebre velodromo Maspes-Vigorelli. In quest'epoca i protagonisti sono Peter Post e Gianni Motta, autori di una splendida tripletta tra il 1966 e il 1968. La chiusura del Vigorelli porta all'interruzione della manifestazione per 2 anni, quando si trasferisce al palasport di Milano fino al 1984. I protagonisti indiscussi di quest'epoca sono Francesco Moser e Renè Pijnen, vincitori rispettivamente di 6 e 5 edizioni delle quali 4 insieme. Curiosità: l'altra vittoria di Pijnen è avvenuta in coppia col rivale per eccellenza di Moser, Saronni, mentre Moser correva col più forte seigiornista di sempre, Patrick Sercu, col quale aveva vinto l'anno prima. Ma anche Sercu, nel 1980, aveva vinto con Saronni! La peculiarità di questa gara, oggi purtroppo trascurata dai grandi campioni della strada, era anche nella possibilità di sfide sempre nuove tra i grandi campioni.

La 6 giorni di Milano ritorna per la terza volta nel 1996 per 4 anni; in questo periodo il protagonista assoluto è Silvio Martinello, vincitore di 3 edizioni in coppia con Marco Villa e un'altra con Etienne De Wilde. L'ultima esibizione di questa classica della pista è stata nel 2008 al Salone del ciclo e motociclo della Fiera di Rho, con protagonisti, come ai vecchi tempi, i campioni della strada mescolati coi pitstard. A vincere sono infatti 2 campioni olimpici e mondiali come Paolo Bettini (nella foto) e Joan Llaneras, battendo la coppia Pozzato/Roberts. Il tutto nonostante una brutta caduta nell'americana: Bettini si ritira dalle competizioni da vincitore.

Nicola Stufano

La corsa nella corsa

Paolo Bettini impegnato nella Sei Giorni di MilanoConcludiamo il nostro Giro d'Italia alla (ri)scoperta delle corse sul nostro territorio con Milano: di corse partite da Milano ne abbiamo già ampiamente parlato, specie nelle prime tappe, adesso buttiamo un'occhio sulla pista: a Milano si disputava la famosa 6 giorni di Milano, una delle più prestigiose competizioni su pista del nostro territorio. La storia di questa competizione è distribuita in maniera piuttosto strana nel tempo: È nata infatti nel lontano 1927 ed è stata replicata nel 1928 con la vittoria di Girardengo, in coppia prima con Binda e poi con Linari, alchè è subito caduta nel dimenticatoio. Senonchè nel 1961 torna ad essere disputata, nel celebre velodromo Maspes-Vigorelli. In quest'epoca i protagonisti sono Peter Post e Gianni Motta, autori di una splendida tripletta tra il 1966 e il 1968. La chiusura del Vigorelli porta all'interruzione della manifestazione per 2 anni, quando si trasferisce al palasport di Milano fino al 1984. I protagonisti indiscussi di quest'epoca sono Francesco Moser e Renè Pijnen, vincitori rispettivamente di 6 e 5 edizioni delle quali 4 insieme. Curiosità: l'altra vittoria di Pijnen è avvenuta in coppia col rivale per eccellenza di Moser, Saronni, mentre Moser correva col più forte seigiornista di sempre, Patrick Sercu, col quale aveva vinto l'anno prima. Ma anche Sercu, nel 1980, aveva vinto con Saronni! La peculiarità di questa gara, oggi purtroppo trascurata dai grandi campioni della strada, era anche nella possibilità di sfide sempre nuove tra i grandi campioni.

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Nicola Stufano

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2011 – 21a tappa
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La corsa nella corsa

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La 6 giorni di Milano ritorna per la terza volta nel 1996 per 4 anni; in questo periodo il protagonista assoluto è Silvio Martinello, vincitore di 3 edizioni in coppia con Marco Villa e un'altra con Etienne De Wilde. L'ultima esibizione di questa classica della pista è stata nel 2008 al Salone del ciclo e motociclo della Fiera di Rho, con protagonisti, come ai vecchi tempi, i campioni della strada mescolati coi pitstard. A vincere sono infatti 2 campioni olimpici e mondiali come Paolo Bettini (nella foto) e Joan Llaneras, battendo la coppia Pozzato/Roberts. Il tutto nonostante una brutta caduta nell'americana: Bettini si ritira dalle competizioni da vincitore.

Nicola Stufano

La corsa nella corsa

Paolo Bettini impegnato nella Sei Giorni di MilanoConcludiamo il nostro Giro d'Italia alla (ri)scoperta delle corse sul nostro territorio con Milano: di corse partite da Milano ne abbiamo già ampiamente parlato, specie nelle prime tappe, adesso buttiamo un'occhio sulla pista: a Milano si disputava la famosa 6 giorni di Milano, una delle più prestigiose competizioni su pista del nostro territorio. La storia di questa competizione è distribuita in maniera piuttosto strana nel tempo: È nata infatti nel lontano 1927 ed è stata replicata nel 1928 con la vittoria di Girardengo, in coppia prima con Binda e poi con Linari, alchè è subito caduta nel dimenticatoio. Senonchè nel 1961 torna ad essere disputata, nel celebre velodromo Maspes-Vigorelli. In quest'epoca i protagonisti sono Peter Post e Gianni Motta, autori di una splendida tripletta tra il 1966 e il 1968. La chiusura del Vigorelli porta all'interruzione della manifestazione per 2 anni, quando si trasferisce al palasport di Milano fino al 1984. I protagonisti indiscussi di quest'epoca sono Francesco Moser e Renè Pijnen, vincitori rispettivamente di 6 e 5 edizioni delle quali 4 insieme. Curiosità: l'altra vittoria di Pijnen è avvenuta in coppia col rivale per eccellenza di Moser, Saronni, mentre Moser correva col più forte seigiornista di sempre, Patrick Sercu, col quale aveva vinto l'anno prima. Ma anche Sercu, nel 1980, aveva vinto con Saronni! La peculiarità di questa gara, oggi purtroppo trascurata dai grandi campioni della strada, era anche nella possibilità di sfide sempre nuove tra i grandi campioni.

La 6 giorni di Milano ritorna per la terza volta nel 1996 per 4 anni; in questo periodo il protagonista assoluto è Silvio Martinello, vincitore di 3 edizioni in coppia con Marco Villa e un'altra con Etienne De Wilde. L'ultima esibizione di questa classica della pista è stata nel 2008 al Salone del ciclo e motociclo della Fiera di Rho, con protagonisti, come ai vecchi tempi, i campioni della strada mescolati coi pitstard. A vincere sono infatti 2 campioni olimpici e mondiali come Paolo Bettini (nella foto) e Joan Llaneras, battendo la coppia Pozzato/Roberts. Il tutto nonostante una brutta caduta nell'americana: Bettini si ritira dalle competizioni da vincitore.

Nicola Stufano

La corsa nella corsa

Paolo Bettini impegnato nella Sei Giorni di MilanoConcludiamo il nostro Giro d'Italia alla (ri)scoperta delle corse sul nostro territorio con Milano: di corse partite da Milano ne abbiamo già ampiamente parlato, specie nelle prime tappe, adesso buttiamo un'occhio sulla pista: a Milano si disputava la famosa 6 giorni di Milano, una delle più prestigiose competizioni su pista del nostro territorio. La storia di questa competizione è distribuita in maniera piuttosto strana nel tempo: È nata infatti nel lontano 1927 ed è stata replicata nel 1928 con la vittoria di Girardengo, in coppia prima con Binda e poi con Linari, alchè è subito caduta nel dimenticatoio. Senonchè nel 1961 torna ad essere disputata, nel celebre velodromo Maspes-Vigorelli. In quest'epoca i protagonisti sono Peter Post e Gianni Motta, autori di una splendida tripletta tra il 1966 e il 1968. La chiusura del Vigorelli porta all'interruzione della manifestazione per 2 anni, quando si trasferisce al palasport di Milano fino al 1984. I protagonisti indiscussi di quest'epoca sono Francesco Moser e Renè Pijnen, vincitori rispettivamente di 6 e 5 edizioni delle quali 4 insieme. Curiosità: l'altra vittoria di Pijnen è avvenuta in coppia col rivale per eccellenza di Moser, Saronni, mentre Moser correva col più forte seigiornista di sempre, Patrick Sercu, col quale aveva vinto l'anno prima. Ma anche Sercu, nel 1980, aveva vinto con Saronni! La peculiarità di questa gara, oggi purtroppo trascurata dai grandi campioni della strada, era anche nella possibilità di sfide sempre nuove tra i grandi campioni.

La 6 giorni di Milano ritorna per la terza volta nel 1996 per 4 anni; in questo periodo il protagonista assoluto è Silvio Martinello, vincitore di 3 edizioni in coppia con Marco Villa e un'altra con Etienne De Wilde. L'ultima esibizione di questa classica della pista è stata nel 2008 al Salone del ciclo e motociclo della Fiera di Rho, con protagonisti, come ai vecchi tempi, i campioni della strada mescolati coi pitstard. A vincere sono infatti 2 campioni olimpici e mondiali come Paolo Bettini (nella foto) e Joan Llaneras, battendo la coppia Pozzato/Roberts. Il tutto nonostante una brutta caduta nell'americana: Bettini si ritira dalle competizioni da vincitore.

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