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Giro Rosa 2015: Con la Hagiwara il Sol diventa esultante - Prima vittoria di una giapponese alla corsa rosa. Megan Guarnier resiste in maglia

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A Morbegno, nella sesta tappa del 26° Giro Rosa, vittoria della giapponese Mayuko Hagiwara © Ufficio stampa Giro Rosa

Sgombriamo il campo dagli equivoci: Mayuko Hagiwara non è una sorpresa. È una giapponese, la prima a vincere una tappa del Giro Rosa. A Morbegno, quest'oggi, si è scritta una pagina bella ed importante del ciclismo femminile, con probabile ed imminente svolta verso l'Asia. La Hagiwara sorprende il gruppo, si dirà. Macché. Questa ragazza nata in una giornata d'ottobre a Gunma è, chiaramente, la più solida rappresentante del ciclismo femminile giapponese. E si sta facendo strada anche grazie a doti non da poco.

Pensiamoci: si vincono 11 titoli nazionali - cinque in linea e sei a cronometro - così in scioltezza? Certo che no. Si corre in Giappone, ovvio, e la concorrenza sarà quel che sarà, ma intanto, se nel 2013 La Wiggle-Honda ti chiama, qualche idea te la fai. Mayuko sulle prime soffre il trasferimento in Europa, nonostante corra nella formazione femminile che ha probabilmente più disponibilità economiche. Pian piano però trova i suoi spazi, le sue corse, il suo ruolo, che non è quello del kamikaze, ma del jolly. Se ben giocato, spalanca praterie.

Lo scorso anno la Hagiwara corse il Giro e arrivò a tanto così dalla vittoria, in quel di San Donato Val di Comino. Solo Van Vleuten e Berlato la relegarono al terzo posto. Ma al di là dei piazzamenti, si vedeva bene che la crescita era notevole. In questo Giro Rosa, se c'era una fuga in atto, era probabile trovarvi la Hagiwara: a Mantova, quando nove atlete uccellarono il gruppo delle velociste, lei era davanti e chiudeva in quinta posizione. Ancora ieri, verso l'Aprica, ha tentato l'allungo, poi ripresa da Pauline Ferrand-Prévot. Oggi no, oggi è un giorno diverso: Mayuko è partita prima dell'ultima asperità, in una tappa tutta valtellinese che di salite, seppur non blasonate, ne presentava non poche. Una volta al vento da sola, con il Caspano da scalare e più di 20 km da percorrere, ha resistito al gruppetto delle migliori che le stava col fiato sul collo. Ed ha avuto ragione.

 

Il via è veloce, sul Teglio parte la fuga
La sesta tappa, dopo l'arrivo di ieri all'Aprica, prende le mosse da Tresivio e punta verso Morbegno, per un totale di 102.5 km. Subito si affronta la salita verso Teglio e vanno via Shara Gillow (Rabo Liv), Lizzie Armitstead (Boels-Dolmans), Elena Berlato (Alé-Cipollini-Galassia), Alice Maria Arzuffi (INPA-Bianchi-Giusfredi), la più esperta del plotone (nonché ultima a portarsi in testa), Sharon Laws (Bigla) e - strano ma vero - Mayuko Hagiwara (Wiggle-Honda). Guadagnano 47" sul gruppo ma al primo Gpm, quello di Teglio, dove la Arzuffi precede Berlato, Armitstead, Gillow ed Hagiwara, il gruppo maglia rosa si rifà sotto. È a 12", praticamente fuga annullata. È anche già ridotto ad una trentina di unità, segno che la partenza è stata anche oggi con il turbo. Fuga annullata un bel niente, perché nella discesa verso valle le sei fuggitive conservano quel minimo vantaggio sulle inseguitrici, solo 14".

 

Roxane Knetemann si accoda alle fuggitive
Tornate a valle la Knetemann esce dal gruppo della maglia rosa ed insegue a 1'25" dalle fuggitive, mentre il gruppo deve recuperare 2'30". Il vantaggio aumenta (la Knetemann è a 1'19" ed il gruppo - o quel che ne resta - 3'30"). Sulla seconda salita di giornata, verso Triangia, proprio dal gruppo maglia rosa attacca Ashleigh Moolman: una piccola bomba, il gruppo esplode. Restano una decina ad inseguire le battistrada, che sono diventate sette, visto che la Knetemann ha completato il suo inseguimento.

 

Gruppo maglia rosa all'inseguimento
Al Gpm Elena Berlato scollina per prima davanti ad Alice Maria Arzuffi, poi Mayuko Hagiwara e Lizzie Armitstead, mentre Shara Gillow perde contatto ed è a 1'58". Il gruppo maglia rosa è a 26", composto da Pauline Ferrand-Prévot, Lucinda Brand, Roxane Knetemann, Shara Gillow, Kasia Niewiadoma ed Anna Van der Breggen (Rabo Liv), Megan Guarnier, Lizzie Armitstead ed Evelyn Stevens (Boels-Dolmans), Mara Abbott ed Elisa Longo Borghini (Wiggle-Honda), Ashleigh Moolman (Bigla), Flavia Oliveira (Alé-Cipollini-Galassia) e Sabrina Stultiens (Liv-Plantur).

 

Moolman attiva, ma Van der Breggen tiene
Insiste Ashleigh Moolman e con lei rimangono solo Evelyn Stevens ed Anna Van der Breggen, mentre al comando ci sono sempre le sette atlete partite sul Teglio. Il loro destino sembra però segnato, infatti vengono riassorbite. Tutte le migliori sono nel gruppo maglia rosa, con alcune delle fuggitive che danno una mano alle capitane da cui sono state raggiunte.

 

Prima dell'ultima salita parte la Hagiwara
Mayuko Hagiwara è partita sul Teglio con le altre, quindi praticamente ad inizio tappa; vai a pensare che, una volta ripresa, attua una ripartenza che il Milan di Sacchi se la sarebbe sognata. E invece la Hagiwara prende e va, affrontando di petto la salita di Caspano.

Guadagna ben presto 1'20" sul gruppo delle migliori, che non la sottovalutano certo, ma sono consapevoli di non trovarsi al cospetto di un pericolo. Invece la nipponica arriva ad ottenere oltre due minuti. Considerando che il ritardo dalla Guarnier era di 1'01", tirate voi le somme. Maglia rosa virtuale per la Hagiwara, che passa per prima al Gpm, seguita da Flavia Oliveira, Anna Van der Breggen, Kasia Niewiadoma, Lizzie Armitstead e compagnia.

 

La giapponese gestisce il vantaggio e trionfa
La ragazza della Wiggle-Honda, una volta esaurita la discesa, ha ancora da percorrere 15 km abbondanti, con una quindicina di atlete ad inseguirla. Non sarà facile arrivare al traguardo così, sola soletta. Perde tempo, ed è il minimo, ma tiene duro e si presenta da sola sul rettilineo di Morbegno. A stento ci crede, ma sta vivendo nella realtà, non nel mondo dei sogni. È lei - e non poteva che essere così - la prima vincitrice proveniente dalla terra del Sol Levante. Alle sue spalle, a 24", Megan Guarnier si prende altri 6" d'abbuono e regola la solita compagnia di Giro: terza èla sudafricana Ashleigh Moolman, seguita da Anna Van der Breggen, Kasia Niewiadoma, Evelyn Stevens, Elisa Longo Borghini, Flavia Oliveira e Pauline Ferrand-Prévot. Decima con 27" di ritardo dalla Hagiwara Shara Gillow, che chiude appena davanti a Mara Abbott. Tra le donne di classifica, perdono invece 4'08" la canadese Karol-Ann Canuel e Claudia Häusler-Lichtenberg.

 

La maglia rosa non cambia padrona
La generale dopo una tappa decisamente impegnativa vede sempre al comando Megan Guarnier. La statunitense della Boels Dolmans incrementa il vantagggio, adesso di 11" su Anna Van der Breggen e 14" su Ashleigh Moolman. A 25" Elisa Longo Borghini, seguita da Evelyn Stevens a 28", Kasia Niewiadoma a 30", Mayuko Hagiwara che fa un bel balzo e si porta a 33", quindi Mara Abbott a 53", Pauline Ferrand-Prévot (giorno dopo giorno l'iridata si sente meglio) a 2'01" e Roxane Knetemann a 2'14".

Tra le scalatrici Flavia Oliveira diventa maglia verde, sorpassando Carlee Taylor dopo giorni di duelli al sole - e mai come quest'anno espressione fu più appropriata. La classifica a punti vede appaiate a quota 46 Megan Guarnier e Lucinda Brand, con la prima che passa al comando. Kasia Niewiadoma, costante come poche, è la miglior giovane ed Elisa Longo Borghini si conferma miglior italiana.

 

Megan Guarnier solidissima: perché non crederci?
Ora, con tre tappe che mancano ed una Megan Guarnier che non perde un colpo, non pensiamo di dire una bestialità affermando che la statunitense ci crede ogni giorno di più. Prende abbuoni, sprinta ai traguardi volanti, è solida: scusate se è poco. Poi magari crollerà domani, nell'insidiosa tappa ligure (89 km da Arenzano a Loano), oppure la crono, se non l'arrivo in salita finale di San Domenico di Varzo, le costerà la maglia.

Anche perché all'inseguimento c'è una Rabo Liv che conta su Anna Van der Breggen all'occasione della vita o quasi, ma con Kasia Niewiadoma pronta a far faville in salita (a crono, ecco, già meno) e Pauline Ferrand-Prévot che, come Lucinda Brand e Roxane Knetemann, può esser utilizzata un po' ovunque come jolly. E la Wiggle della strana coppia Abbott-Longo Borghini. Come dimenticarsi poi di quell'Ashleigh Moolman che un bel piazzamento lo porterà sicuramente a casa?

Insomma, le preoccupazioni per Megan Guarnier iniziano proprio adesso e nel fine settimana capirà dove potrà davvero arrivare. Nel caso cedesse di schianto poi, occhio in casa Boels-Dolmans: la formazione olandese non aspetta altro che battere le cugine della Rabo Liv; se non con Megan Guarnier, magari con quella Evie Stevens che finora s'è mossa sottotraccia, ma ha sempre gridato presente.

Francesco Sulas

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