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GP Ouest France - Plouay 2014: Chavanel al canto del cigno? - Alle spalle del francese sboccia Andrea Fedi. Nizzolo nono | Cicloweb

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GP Ouest France - Plouay 2014: Chavanel al canto del cigno? - Alle spalle del francese sboccia Andrea Fedi. Nizzolo nono

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A Plouay vittoria per Sylvain Chavanel © ouest-france.frIl Gp Ouest France-Plouay ultimamente è diventato un cimitero di elefanti. Ottimi corridori, giovani o anziani, vengono qui ad assestare l'ultimo colpo, prima di riposare le loro stanche membra nel gregariato oppure in una Continental. Non ci credete? Guardate l'albo d'oro degli ultimi tre anni: Bole corre con la Vini Fantini, Boasson Hagen in Sky è stato incolore e finirà presto alla MTN (con Goss, vincitore 2010) e per Filippo Pozzato si è trattato dell'ultima vittoria in carriera, condita da un'annata ad ora incolore.

I segnali del canto del cigno, per Sylvain Chavanel, ci sarebbero tutti, vista la stagione deludente nei grandi appuntamenti e l'età avanzata. Intanto, oggi si riscatta e regala alla IAM la prima vittoria di peso nel World Tour, giunta al termine di una gara come al solito ingarbugliata ed incerta fino all'ultimo chilometro, vinta non dal più forte ma dal corridore dotato di maggior tempismo.

Il percorso varia leggermente rispetto alla passata edizione: stesso circuito di 26.9 km da ripetere otto volte, ma il finale è reso più duro da una variante-mini di 14 km che prevede il passaggio sulle due salite, la Côte du Lezot e la Côte de Ty Marrec, senza passare dalla parte centrale ondulata. Al via tra le 24 squadre presenti ci sono anche due wild card italiane, ovvero Bardiani-CSF e Neri Sottoli-Alé, costrette a correre un agosto francese per via della totale assenza (senza precedenti storici) di corse in Italia.

Entrambe si son rese protagoniste della corsa: la Bardiani sin dall'inizio, entrando nella fuga del mattino con Stefano Pirazzi, che ha agganciato alla fine del primo giro un quartetto composto da Michel Koch (Cannondale), Pierre-Henri Lecuisiner (FDJ), Kevin Van Melsen (Wanty) e Jean-Marc Bideau (Bretagne): vantaggio massimo di 7' per i fuggitivi.

La fuga dura fino al settimo giro. Alla fine dello stesso, quando il quintetto viene ormai ripreso, inizia la corsa vera, e ad accenderla sono gli uomini della Omega Pharma-Quick Step, nella persona di Michal Kwiatkowski. Il polacco, al ritorno alle corse dopo il Tour de France e tra i favoriti per Ponferrada, forza l'andatura prima del terzultimo passaggio sulla linea d'arrivo. Sulla Côte du Lezot si aggregano a lui sei uomini molto adatti a questo tipo di iniziativa: ci sono Tim Wellens (Lotto), fresco vincitore dell'Eneco Tour, Lars Petter Nordhaug (Belkin), un GP Montréal in carriera, il coriaceo croato della Lampre Kristian Durasek, Ben Hermans (BMC), Angelo Tulik (Europcar) e Christopher Juul-Jensen (Tinkoff). Kwiatkowski dà il buon esempio in discesa e di seguito la collaborazione tra i sette è pressoché perfetta durante tutto il penultimo giro, arrivando a sfiorare un vantaggio di 50".

Sulla Côte de Ty Marrec le squadre non coinvolte tentano una reazione, seppur disordinata: ancora protagonisti i Bardiani, con Bongiorno che lancia Zardini alla ricerca di un aggancio che non avverrà. Si sgancia un gruppetto di 13 uomini, e dentro ci sono atleti anche importanti (Bardet, Boasson Hagen, Roche, Albasini, Bakelants, nonchè Mori e Gasparotto), ma viene a mancare la collaborazione e Paolini, ormai eletto angelo custode di Kristoff che lotta per il quindicesimo successo stagionale, ricuce senza pietà al suono della campana. Bardet prova ancora a portar via un gruppo sull'ultimo passaggio della Côte du Lezot, ma il giovane protagonista del Tour de France anche qui deve rassegnarsi.

Nel frattempo anche il gruppo di testa comincia a sfaldarsi e la collaborazione si rompe ai -10, col gruppo in avvicinamento sotto la spinta della BMC. È Tim Wellens il più generoso, più volte intenzionato a portar via un gruppetto; ma l'unico a riuscire ad evadere è Angelo Tulik ai -7. Dietro Tulik, il gruppo in fuga si disintegra ai piedi della Côte de Ty Marrec. Ripreso anche il francese, è Nordhaug che ha le ultime energie per tentare di allungare il passo, ma anche lui è costretto a rientrare nei ranghi quando siamo già a 3 km e mezzo dall'arrivo, sul lungo falso piano che porta fino al traguardo.

A seguito del ricongiungimento con Nordhaug avviene un rimescolamento tra i fuggitivi e la testa del gruppo, composta da una ventina di corridori. Avviene così che quando Cyril Gautier attacca deciso, ai -3, ad aggregarsi a lui sono anche membri della vecchia fuga, come i belgi Wellens ed Hermans, oltre che i rampanti Vichot e Alaphilippe. Gli ultimi a riportarsi in testa sono proprio Sylvain Chavanel e Andrea Fedi, che riescono nell'aggancio ai -2. Tra i sette non c'è molta collaborazione e il gruppo è a vista, cosicché un combattivissimo Wellens, ancora lui, rompe gli indugi sotto il triangolo rosso, tallonato a ruota da Alaphilippe. È una situazione strana: i due non ci credono molto, l'inseguimento è guidato da un Fedi piuttosto incerto, il gruppo a sua volta non riesce a organizzarsi. Alla fine i sette si ricompattano a 500 metri dall'arrivo, Hermans lancia una volata lunghissima che è proprio ciò che serviva a Chavanel per partire: si lancia in un testa a testa con Andrea Fedi che lo vede prevalere di una ruota. Vichot si lancia sulla destra e conquista il terzo posto davanti a Gautier. Dal quinto al settimo si piazzano, in ordine di stanchezza, Alaphilippe, Wellens ed Hermans.

Per Sylvain Chavanel si tratta del quinto successo stagionale, vittorie tutte conquistate in Francia: è fresco di dominio al Tour du Poitou Charentes grazie a una devastante prova a cronometro. C'è da scommettere che rappresenterà lui la Francia ai mondiali contro il tempo e che magari farà anche una prova superlativa. Per Andrea Fedi invece si tratta di un riscatto, essendo sempre stato poco considerato nonostante una carriera dilettantistica rilevante: a fine gara arriverà un tweet polemico con dedica a "chi ha rischiato di farmi smettere"; ricordiamo che suo fratello Matteo, più grande ed altrettanto talentuoso, ha smesso davvero alla fine della stagione passata. In generale coi piazzamenti di Vichot, Gautier e Alaphilippe (ma anche l'aggressività dimostrata da Bardet) la Francia si può dire ben attrezzata, in vista del mondiale. Wellens conferma le belle cose viste finora, ma dovrebbe raffinarsi un po', dal punto di vista tattico. Dietro i fuggitivi, si replica la volata di Amburgo, con Kristoff che precede Nizzolo per l'ottavo posto; poco male per il norvegese, troppa visiblità potrebbe far male in vista di Ponferrada. Chiude la top ten Jurgen Roelandts (Lotto).

Nicola Stufano

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