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Scheldeprijs 2014: Kittel non sbaglia ed è Scheldetrijs - Terzo successo di Marcel a Schoten, 5 italiani nei 10

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Terza vittoria di fila alla Scheldeprijs per Marcel Kittel: è record! © BettiniphotoUn grande velocista che non vince è come un grande attaccante che non riesce a fare gol: ad entrambi bastano poche gare senza riuscire a concretizzare al meglio le proprie opportunità per far subito parlare di crisi. Dopo la grande tripletta al Dubai Tour, Marcel Kittel è rimasto due mesi esatti senza mai riuscire ad esultare andando in bianco sia alla Tirreno-Adriatico che alla Tre Giorni di La Panne, corse che offrivano alcune occasione ghiottissime per uno come lui: un periodo no a cui il tedesco della Giant-Shimano ha risposto con una volata fantastica al termine della Scheldeprijs che gli ha portato la quarta vittoria stagionale, la quinta se si considera anche il criterium inaugurale del Tour Down Under in cui c'è stata comunque una volata vera. Con questa vittoria Kittel raggiunge Mark Cavendish e il belga Piet Oellibrandt a quota tre successi in carriera alla Scheldeprijs, ma il tedesco è stato il primo ad aggiudicarsi questa classica per tre anni consecutivi.

I dubbi sulle sue condizioni di forma attuali di Kittel sono stati spazzati via in un attimo, in tempo di uno sprint in cui secondo classificato ha accumulato almeno tre biciclette di distacco: è proprio il modo cui Marcel ha vinto ad aver destato la migliore impressione anche perché le assenze di Cavendish e Greipel avevano abbassato un po' il livello della sfida. Ma Kittel ha dato prova di essere sempre lui e che i due mesi senza vittoria devono spiegarsi soprattutto con casualità e sfortuna, non per problemi di ogni generale: con la Giant-Shimano il binomio è perfetto anche perché al momento la squadra di Iwan Spekenbrink è di gran lunga la meglio organizzata per supportare i propri uomini veloci principali e per far sviluppare le caratteristiche di quelli emergenti, come ha dimostrato oggi al Circuit de la Sarthe il giovane svedese Jonas Ahlstrad che ha battuto Bouhanni e Lobato.

In calendario tra il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, la Scheldeprijs riesce comunque a mettere assieme un ottimo campo partenti anche quasi tutti i big hanno bisogno di una corsa per tenere il ritmo di gara: Cancellara, Boonen, Sagan, Van Avermaet e Vanmarcke per dirne alcuni erano tutti al via da Anversa. Per chi punta alla Roubaix, però, questa corsa non è altro che un ottimo allenamento e un'occasione per ricambiare un po' di favori ai compagni senza prendersi rischi inutile: pur essendo una corsa da velocisti, la Scheldeprijs presenta passaggi su stradine strette e alcuni tratti facili in pavé e in passato abbiamo assistito spesso a delle cadute, specie quando il meteo non era clemente con i corridori.

Per fortuna oggi in Belgio splendeva un bellissimo sole e la corsa è filata liscia senza problemi. Dopo 14 chilometri è partita la fuga che è rimasta in avanscoperta per tutta la corsa: ad avere via libera dal plotone sono stati Luke Rowe (Sky), Jan Ghyselinck (Cofidis), Dmitriy Gruzdev (Astana) e gli italiani Andrea Fedi (Neri Sottoli), Alessandro Bazzana (Unitedhealthcare) e Ivan Balykin (RusVelo), di padre russo e madre italiana ma che nelle categorie giovanili ha già vestito la maglia azzurra della nostra nazionale. I sei battistrada hanno toccato un vantaggio massimo di 5'10" al chilometro 51 di corsa ma le squadre dei velocisti si sono messe quasi subito in testa a controllare che non guadagnassero ulteriore terreno.

Il noioso copione praticamente già scritto vedeva il vantaggio dei fuggitivi che iniziava a calare inesorabilmente chilometro dopo chilometro è stato interrotto solo da un passaggio a livello chiuso che ha bloccato sia gli attaccanti che gli inseguitori. Grazie al lavoro di FDJ e Belkin a 62 chilometri dall'arrivo i sei uomini al comando avevano solo più 1'30" da difendere: a questo punto il rischio era di ricompattare il gruppo troppo presto e le squadre dei velocisti si sono un po' rilassate, allo stesso tempo però i battistrada erano riusciti a tenersi da parte una buona dose di energie e hanno iniziato a darci dentro con convinzione riuscendo a guadagnare ed a riportare il gap a 2'45" quando di chilometri ne mancavano solo 45.

Nel finale quindi c'è stata una bella battaglia per annullare l'azione degli attaccanti che proprio non volevano saperne di arrendersi: ai meno 25 il vantaggio era sceso a 2'12", ai meno 15 era 1'30", ai meno 10 i sei uomini al comando avevano ancora 60" pieni. Inevitabilmente la spia della riserva s'è accesa per i velocisti proprio in questo frangente: già ai meno 12 c'era stato un timido allungo di Rowe, seguito poco dopo da uno di Gruzdev e l'accordo è stato un po' compromesso. Ai meno 7, sull'ultimo tratto in pavé, è stato Luke Rowe a scattare ancora e stavolta il corridore della Sky è riuscito a guadagnare una piccola manciata di secondi: da dietro però la Omega Pharma s'è messa in testa ad effettuare un bel forcing con Tom Boonen in versione gregario e nel giro di due chilometri scarsi il vantaggio era sceso di quasi 30".

Rowe è stato ripreso dagli altri cinque fuggitivi ai 3800 metri ed in contropiede è partito Andrea Fedi, un tentativo solitario durato appena 1300 metri perché poi il gruppo s'è ricompattato definitivamente ai due chilometri e mezzo dalla conclusione. La Omega Pharma ha piazzato i propri uomini davanti a tutti con un Alessandro Petacchi molto deciso che è arrivato anche a fare spallate con Tyler Farrar per difendere la propria posizione: la squadra belga ad un certo è sembrata essere un po' troppo lunga ma un paio di uomini della Giant sono venuti in soccorso per non far calare di colpo la velocità.

L'ottimo lavoro della Omega Pharma ha lasciato Petacchi in ottima posizione ma proprio negli ultimi metri è mancata un poco di coordinazione con l'ultimo uomo del treno ed il lancio non è stato buono con quanto visto in precedenza: in ogni caso ci sarebbe stato assai poco da fare perché quando Kittel ha aperto il gas non ce n'è stato per nessuno tanto che il tedescone della Giant ha potuto rialzarsi qualche metro prima della linea per esultare. Al secondo posto s'è piazzato l'americano Tyler Farrar che dopo la sfortunata caduta nel finale della Gent-Wevelgem si meritava un bel risultato: il podio era il massimo che poteva fare oggi e lo sprinter della Garmin è stato bravo anche a contenere la rimonta del giovane talento Danny Van Poppel (Trek) che ha bruciato di poco Petacchi.

Nessun italiano sul podio ma tra la quarta e la decima posizione ne troviamo ben cinque: Alessandro Petacchi ha chiuso quarto, Davide Appollonio sesto, Danilo Napolitano settimo, Andrea Guardini ottavo e Matteo Pelucchi decimo, un risultato incoraggiante e che ci dice che i nostri sono in buona condizione. Tra chi ha deluso invece segnaliamo Theo Bos e Arnaud Démare, 20° e 21° nonostante la Belkin e la FDJ siano state le squadre più attive in gruppo per tutta la corsa; per Alexander Kristoff è arrivato solo un 15°, mentre è arrivato indietro Elia Viviani che è rimasto chiuso e s'è rialzato non potendo più lottare per le posizioni interessanti.

Sebastiano Cipriani

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