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Tour of Oman 2014: E questo è Sagan. Ma Nibali è già lì - Attacco a tre nel finale con Urán (secondo)

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Nel 1963 la celeberPeter Sagan vince davanti a Urán e Nibali la quarta tappa del Tour of Oman © www.letour.frrima Mina Mazzini cantava una delle sue hit più note «Stessa spiaggia stesso mare»; mezzo secolo dopo questo refrain viene ripetuto da Peter Sagan. Il formidabile slovacco inaugura per il terzo anno di fila la casella dei successi stagionali con una tappa del Tour dell'Oman. Questa è stata la prima vittoria in stagione anche per la Cannondale che muove questo tipo di classifica, lasciando al palo Astana, Belkin e Tinkoff fra le formazioni World Tour.

La tappa odierna, partita da Wadi Al Abiyad e conclusasi al Ministry of Housing (il Ministero delle Infrastrutture omanita, in poche parole) dopo 173 km, prevedeva un percorso tortuoso caratterizzato nella seconda metà da quattro scalate al Bousher Alamrat, con la cima posta a 355 metri slm. L'ultima ascesa terminava a soli 13 km dal traguardo, raggiunto da una discesa lunga fino al cartello dei meno 4 all'arrivo. Ed è proprio nel tratto in discesa che la tappa si è decisa con l'azione decisiva di Nibali, Sagan e Urán, bravi ad accelerare e a distanziare inesorabilmente il gruppo.

Dopo un tentativo di attacco a tre con Valerio Agnoli, Lieuwe Westra (entrambi uomini Astana) e Murilo Fischer della Fdj.fr, la fuga che ha caratterizzato la frazione odierna è partita al km 16 composta dallo statunitense Evan Huffman (terzo Astana in avanscoperta del giorno), dall'ucraino Yaroslav Popovych (Trek) e dai belgi Greg Van Avermaet (BMC) e Jelle Wallays (Topsport), alla terza fuga in quattro giorni. Il vantaggio è rapidamente divenuto importante, toccando la quota massima in prossimità del km 50 in cui 8'10" distanziavano i quattro dal gruppo. Nella prima ora di gara, nella quale sono stati percorsi 46,7 km, si è transitati per il primo sprint intermedio, che ha visto passare per primo Wallays davanti a Van Avermaet e Popovych.

Durante la seconda ora di gara il gruppo, tirato a rotazione dagli uomini Belkin, Lotto, Sky e Tinkoff, ha progressivamente aumentato il ritmo nei confronti dei fuggitivi, riportando il distacco nell'ordine dei 5' in concomitanza con l'inizio della prima ascesa al Bousher Alamrat. In cima, l'ordine di passaggio dei quattro in testa è stato il medesimo del precedente traguardo volante ma il distacco oramai era calato sino a 4'15". Nel frattempo il gruppo perdeva diverse unità fra cui il leader della generale, il tedesco André Greipel della Lotto, la maglia bianca dell'australiano Leigh Howard dell'Orica e buona parte dei velocisti (da segnalare anche il ritiro del belga della Topsport Pieter Vanspeybrouck a seguito di una caduta).

Nella seconda scalata il vantaggio dei quattro di testa è diminuito progressivamente, per raggiungere in vetta - usata stavolta come traguardo volante, vinto anche in quest'occasione da Wallays - i 3' mentre nel gruppo era del belga Tom Boonen dell'Omega Pharma ad abbandonare la compagnia.

Nella penultima ascesa il quartetto si è sfaldato a seguito dell'attacco di Van Avermaet mentre da dietro, ad 1' di distanza, provava ad uscire dal gruppo lo spagnolo della Sky Mikel Nieve, arrivato sino a 18" di distacco dal belga ma incapace di riprenderlo. Il gruppo, scollinato a soli 32", perdeva il lussemburghese Andy Schleck della Trek, fatto che ormai non è più una notizia (concluderà a 17'04" dal vincitore).

Prima dell'ultima salita Van Avermaet aveva riportato il proprio vantaggio sino a 55" ma, quando i grossi calibri si sono mossi, nulla ha potuto: come ieri è stato il britannico Chris Froome della Sky a tentare l'avanscoperta, mettendo in mostra sin da subito una buona gamba e strizzando l'occhio alla decisiva tappa di domani. Assieme a lui è rimasto il solo Rigoberto Urán, colombiano ex luogotenente del dominatore del Tour 2013 ma ora leader dell'Omega Pharma. Questo tentativo è stato subito annullato dalla pronta risposta del gruppo, composto ormai da una trentina di uomini.

Ed è proprio in questo tratto che Urán, Peter Sagan e Vincenzo Nibali hanno fatto sfoggio delle loro ben note abilità in discesa per staccare il plotone; assieme a loro era presente anche il campione italiano Ivan Santaromita ma il varesino dell'Orica, impostando malamente una curva nella velocissima calata verso il traguardo, si è staccato irrimediabilmente. Allo striscione dei meno 3 km il terzetto poteva contare su 19" da amministrare nonostante la furiosa andatura impartita dall'australiano Cameron Meyer nel tentativo di ricucire il gap.

Nella volata a tre come prevedibile è stato il nativo di Zilina a precedere nell'ordine Urán e Nibali mentre il gruppo, regolato dal sudafricano dell'Orica Daryl Impey, ha pagato un ritardo di soli 2". Tutti i big della corsa si sono piazzati nel primo gruppo di cui facevano parte gli italiani Francesco Gavazzi 7°, Moreno Moser 10°, Domenico Pozzovivo 16° e il già citato Ivan Santaromita 18°. Greipel, arrivato a 21'10", cede la maglia di leader che viene ora indossata da Sagan che ha ora 10" su Urán, 14" su Nibali e 17" sul francese della Lotto Tony Gallopin.

Domani la tappa decisiva con l'arrivo ai 1235 metri di Green Mountain, medesimo teatro che ha visto vincente Chris Froome nella scorsa edizione. Il britannico ha voglia di difendere il titolo e, dalle azioni mostrate sinora, ha anche il colpo di pedale giusto per poterlo fare. Oltre ogni aspettativa, anche considerata la caduta al Tour de San Luis, la prestazione di Vincenzo Nibali, agguerrito e volitivo nel cercare qualche crepa nell'apparentemente impenetrabile rivale.

Saranno da seguire con attenzione le prove di Urán, che pare aver già raggiunto una buona forma, e il duo spagnolo della Katusha composto da Daniel Moreno e Joaquim Rodríguez mentre sarà molto interessante capire cosa potrà fare il ceco Zdenek Stybar, fresco campione del mondo di ciclocross, in un arrivo di questo tipo. Peccato che la lotta di altissimo livello che si profila sarà uno spettacolo visibile in diretta per l'esiguo pubblico presente sulle strade omanite: il fatto che una gara simile non venga trasmessa in diretta a differenza delle altre prove mediorientali, francamente meno spettacolari da vedere, è un controsenso di difficile comprensione. Sperando che per l'anno prossimo Aso e gli organizzatori locali rimedino a questa mancanza.

Alberto Vigonesi

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