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Tour de France 2013: Per la Cannondale è una rivincita - Fanno staccare i velocisti, portano Sagan alla vittoria | Cicloweb

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Tour de France 2013: Per la Cannondale è una rivincita - Fanno staccare i velocisti, portano Sagan alla vittoria

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La Cannondale lavora per Peter Sagan. Ad Albi lo slovacco ripagherà i compagni vincendo © BettiniphotoSu Peter Sagan si è detto e scritto di tutto e di più: corridore dal talento cristallino dalle doti tali da permettergli di fare man bassa di traguardi parziali in un grande giro (per la classifica generale naturalmente non se ne parla, in futuro chissà...). Questo grazie ad un'esplosività notevole che gli permette di competere con i più forti velocisti del gruppo e, grazie ad una resistenza notevole su quegli strappi che inevitabilmente finiscono per far fuori le sopracitate ruote veloci, anche frazioni altimetricamente più complicate non gli sono affatto precluse (Porto Sant'Elpidio alla Tirreno-Adriatico e Meiringen al Tour de Suisse di questa stagione insegnano).

Doti eccezionali che possono consentire di vincere molto ma che in alcune situazioni possono anche non bastare, soprattutto in una gara a tappe come la Grande Boucle in cui la lotta si fa serrata in ogni singola giornata ed oltre ad un lavoro certosino di preparazione dei finali di gara è necessario essere supportati anche da una buona dose di sorte propizia. Per un motivo o per l'altro fino a quest'oggi qualcosa nella Cannondale non era andata per il verso giusto e se le recriminazioni nell'arrivo di Montpellier potevano essere minime contro un Greipel stratosferico, nelle altre giornate c'era stato di che borbottare. Si era partiti con la caduta nella prima frazione, quando a pochi chilometri da Bastia il ruzzolone generale aveva coinvolto lo stesso Peter e causato conseguenze anche nel resto del team, se è vero che Edward King ne era uscito abbastanza malconcio, stringendo i denti per qualche giorno prima di essere costretto ad alzare bandiera bianca nella cronosquadre di Nizza, dove l'inflessibile giuria l'aveva decretato fuori tempo massimo per l'inezia di 7". 

Ad Ajaccio la sagoma di Jan Bakelants era giunta ad un tiro di schioppo ma l'azione del belga, andato via negli ultimi dieci chilometri assieme ad altri cinque atleti, aveva sorpreso tutti, lasciando al team verde un amaro secondo posto. Ben più bruciante era stato però l'epilogo di Calvi quando Sagan, che nel frattempo iniziava a ricercare la condizione migliore assorbendo pian piano le botte del primo giorno, era stato bruciato proprio sul più bello da un Gerrans pilotato in maniera perfetta da Impey mentre Koren, fin lì ottimo nel pilotare il campione slovacco, era stato decisamente sorpreso dall'iniziativa dell'attuale maglia gialla. Un filotto di piazzamenti che aveva sì contribuito a far vestire fin da subito la maglia verde a Sagan, sfruttando ovviamente anche i traguardi volanti, ma che aveva inevitabilmente fatto discutere, anche su queste pagine, sulla consistenza della Cannondale formato Tour, priva di un corridore in grado di lottare per la classifica generale e quindi pronta a far blocco attorno al proprio talento. Proprio su quello ci si era interrogati parecchio, ovvero su chi potesse pilotare in maniera adeguata Sagan in determinati finali o magari sulla condizione di corridori come Moreno Moser, protagonista fin qui di un'annata poco esaltante.

Con la mancanza di successo che iniziava a diventare pertanto un fattore ingombrante, di cui magari liberarsi prima che la strada lasciasse campo a coloro che questo Tour vogliono vincerlo, era quindi necessario dare delle risposte concrete e convincenti, trovando magari il modo di rendere la vita durissima proprio a quei corridori che più di tutti erano in grado di mettere la propria ruota davanti allo slovacco, vale a dire Cavendish e Greipel, spartitisi gli unici due arrivi a ranghi compatti finora disputati. Quale occasione migliore di una tappa come quella odierna che presentava proprio attorno a metà tracciato il suo punto più insidioso? Occasione troppo ghiotta da lasciarsi sfuggire e così, dopo che Voigt e Kadri si erano involati nel tentativo di dar vita all'azione da lontano più importante del giorno, le rampe del Col de la Croix de Mounis (salita di seconda categoria lunga 6,7 chilometri con una pendenza media superiore al 6%) erano il terreno ideale per inscenare il delitto perfetto.

Nel momento in cui il danese Vandborg esauriva il suo compito iniziale, sono stati tutti gli altri a mettersi di buzzo buono e alzare vertiginosamente l'andatura, ottenendo in breve gli effetti sperati: Cavendish, caduto ieri, è stato tra i primi ad accusare le pendenze ed il suo ritardo è arrivato col passare dei chilometri a superare i tre minuti mentre anche Greipel e Kittel, fiaccati dal ritmo sostenuto dei "green boys" sono stati costretti ad alzare bandiera bianca. In questa situazione è stato importantissimo il lavoro operato da Moreno Moser, che ha finalmente vissuto un'ottima giornata, e Alessandro De Marchi, vale a dire i due corridori meglio attrezzati in salita, cosicchè nei chilometri successivi si è assistito ad un appassionante braccio di ferro tra il gruppo di testa tirato dai Cannondale e gli inseguitori che si erano ritrovati a formare un unico gruppo, visto che Cavendish, con l'aiuto dei compagni di squadra, era riuscito a riportarsi sul drappello di Greipel. Proprio questa però si è rivelata essere la fase decisiva della tappa, allorchè sono entrati in azione in maniera più evidente anche i vari Koren, Bodnar e Marangoni, vale a dire la batteria di passistoni deputati a tirare il plotone per impedire che i velocisti più forti potessero ricongiungersi.

Missione, alla lunga, compiuta, dal momento che se il primo effetto tangibile (l'annullamento della fuga di Voigt e Kadri) non era di primaria importanza, mancando ancora parecchi chilometri alla conclusione, il tenere costantemente il gruppo Cavendish-Greipel prima ad 1'30", poi a 2', quindi a 2'30" nonostante il gran dispiegamento di gregari del campione tedesco (coadiuvato a tratti dagli Argos) ha finito col dare vita ad una guerra psicologica che ha dato decisamente ragione ai Cannondale ed ha finito con lo sfiancare gli inseguitori, che hanno definitamente rinunciato ai buoni propositi a poco meno di 50 chilometri dalla conclusione. A quel punto per gli uomini di Roberto Amadio la preoccupazione principale era quella di mantenere a debita distanza i nuovi attaccanti (ovvero Bakelants, Gautier e Oroz), che difatti non hanno mai guadagnato più di un minuto. In questo frangente però è divenuta determinante anche la collaborazione offerta dagli Orica, specialmente negli ultimi 25 chilometri, per difendere la leadership di Impey messa in pericolo da Bakelants ed in questo modo i Cannondale hanno potuto iniziare a pensare a come impostare al meglio i chilometri conclusivi. È stato così che le maglie in verde si sono riviste di gran carriera in testa al plotone negli ultimi 5 chilometri, in cui a parte una trenata molto forte con successiva sbavatura nell'affrontare una curva verso destra, il proposito di lanciare al meglio Sagan dopo aver ripreso i fuggitivi (ai -3), iniziava a tramutarsi in pratica.

A questo punto è divenuto importantissimo il lavoro di Fabio Sabatini, atleta esperto per certi finali (lo si ricorderà anche quando negli anni passati svolse un importantissimo lavoro nel treno di Alessandro Petacchi) che aveva il compito di tirare Sagan fuori dai guai e di contrastare adeguatamente la preparazione degli Argos, intenti a lanciare Degenkolb: il corridore toscano ha portato fuori alla perfezione lo slovacco, consentendogli di prendere nel migliore dei modi la scia del tedesco dell'Argos e quindi di poter sprigionare il suo proverbiale spunto che gli ha consentito finalmente di sfatare il tabù-successi di questa edizione.

Voti pertanto altissimi alla Cannondale ammirata quest'oggi, che ha messo Sagan nella condizione ideale per poter finalizzare al meglio (anzi: è proprio il caso di dire che lo slovacco si è sentito veramente obbligato a ripagare i compagni di cotanto impegno), dando così la più autorevole risposta alle critiche dei giorni passati. Un successo che dà grandissimo morale a tutto il team e che potrebbe segnare una tappa decisiva anche nella lotta per la conquista della maglia verde: oltre ai 45 punti incamerati sul traguardo infatti, l'azione del team operata a metà frazione (e quindi con Cavendish&co. già staccati) ha consentito a Sagan di far proprio anche il traguardo volante di Viane e di conquistare così anche i 20 punti in palio. Un totale che per lo slovacco ammonta quindi a 224 punti contro i 130 di Greipel ed i 119 di Cavendish, staccati quindi ora rispettivamente di ben 94 e 105 lunghezze.

Un tesoretto che consentirà quindi di affrontare le tappe pirenaiche con maggiore tranquillità, approfittando per recuperare qualche energia in attesa della prossima occasione utile per far risultato che si presenterà martedì prossimo a Saint-Malò. Quest'oggi però spazio solo ai festeggiamenti e ai meritati complimenti per una risposta di squadra che migliore di così non poteva proprio essere.

Vivian Ghianni

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