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Tour de San Luis 2013: Il grande ritorno di Mattia Gavazzi - Primo su Sagan dopo tre anni di inattività. Corsa a Díaz

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L'urlo liberatorio di Mattia Gavazzi che batte Peter Sagan nell'ultima tappa del Tour de San Luis © BettiniphotoGianni Savio le chiama scommesse, e non a torto. Mettiamo che esista un corridore - lo chiameremo Mattia Gavazzi - il quale, dopo un periodo buio alle spalle, desideri ripartire. Il ciclismo è come una giungla, o una salita al 25%, dipende; ripartire dopo uno stop non è comunque facile se non con una bella spinta e le mani sono davvero poche. Gianni Savio invece è uno che la spinta, su quella rampa al 25%, te la dà, ma di lì in avanti l'ipotetico corridore continuerà a viaggiare con le sole sue forze.

Quando si scommette su qualcuno o qualcosa non sempre ci si crede, gioca molto la fortuna. Questo non per Gianni Savio. Lui nelle persone (non corridori, prima di tutto persone) che rilancia crede profondamente; in loro ripone tutta la sua fiducia, tanto da prenderli in squadra, dipende poi dal singolo ripagarla o meno. E così, se il Principe si affida ciecamente ad un José Rujano che non è più quello scalatore potenzialmente imbattibile del 2005, può capitare che il venezuelano che lavorava nelle piantagioni di caffè fallisca la seconda opportunità offertagli da Savio. Succede.

Oggi il protagonista non è Rujano o chissà chi altri, bensì Mattia Gavazzi. Ripartire dopo tre anni e più di inattività (il 31 marzo 2010 risultò positivo ai metaboliti della cocaina, la sua squalifica è terminata il 30 settembre scorso) era davvero dura. Tornare e vincere forse lo era ancor di più, ma Mattia, figlio di Pierino, nativo di Iseo, non ha mai smesso di crederci.

Allenamenti ed ancora allenamenti, anche senza una squadra in cui correre, anche senza un Giro d'Italia (o meno) all'orizzonte. Uscite sulle strade in riva al lago per mettere chilometri nelle gambe e farsi trovare pronto al momento del rientro. Ed al settimo giorno di gare del 2013, la prima stagione dopo più di tre anni di lontananza dall'agonismo, Mattia Gavazzi ha colpito ancora.

Su un rettilineo in leggera salita come quello di Juana Koslay tutti si aspetterebbero, in maniera tanto scontata quanto prevedibile, Peter Sagan. In effetti veder sbucare quelle maglie verdi, del tipico verde Cannondale, era molto più che un indizio. L'omone ancora bimbo che pestava sui pedali, come se non sentisse il leggero dislivello, era inequivocabilmente la prova della presenza del campione slovacco. Un Sagan che però inseguiva un ragazzo in bianco, sempre davanti a lui: Mattia Gavazzi. Quest'ultimo volava verso una vittoria che forse non si sarebbe aspettato nemmeno lui eppure, metro dopo metro, era sempre più vicina, fino a giungere in un urlo liberatorio da parte del ragazzo d'Iseo, in un pianto di Gianni Savio.

Un ritorno quasi da film, sicuramente da sogno, quello di Mattia. Forrest Sagan, che al Tour giocava all'incredibile Hulk ed a Forrest Gump, correva, sì, ma stavolta la scatola di cioccolatini argentina gli regalava solamente una piazza d'onore che sapeva di resa. Alle sue spalle Francisco Ventoso, quindi Maxi Richeze e solamente al 7° ed 8° posto i nostri Modolo e Belletti, con Chicchi che era più che motivato a vincere per almeno due motivi: non far rientrare dall'Argentina la Vini Fantini-Selle Italia a bocca asciutta e festeggiare a modo Luca Scinto, che oggi spegne oggi 45 candeline. Nessuna delle due operazioni è riuscita agli uomini guidati da Serge Parsani.

Tutto ciò giungeva al termine di una tappa che aveva visto una fuga, a tratti pericolosa, di otto uomini: Lucero, Kuriek, Wren, Gutiérrez, Gaday, Betancur, Moyano e Kwiatkowski. Era proprio quest'ultimo il più vicino in classifica al leader Daniel Díaz (3'32" il vantaggio dell'argentino sul polacco), leader virtuale per alcuni chilometri, quando il il gap era schizzato a 3'40". La San Luis Somos Todos di Daniel Díaz capiva che il polacco dell'Omega Pharma era ben più che una mina vagante e così ricuciva presto, facendo sì che la fuga venisse annullata a 25 km dal traguardo.

Tutti si aspettavano dunque che questo Tour de San Luis finisse com'era iniziato, con una vittoria in volata di Mark Cavendish; non era impossibile che accadesse e la sua squadra, l'Omega Pharma Quickstep, faceva di tutto per concretizzare le aspettative. Eppure Cannonball, un po' per l'arrivo con il vento in faccia, un po' per una forma ancora da affinare, chiuderà indietrissimo, addirittura 95°. Non restava che giocarsela, questa vittoria, e tra i protagonisti c'era, al solito, molta Italia. Gavazzi e Modolo, certo, ma anche Chicchi, Belletti ed Oss, per citarne solo alcuni.

L'ultimo chilometro viveva su due trame parallele: la prima, con la celebrazione (più che altro dei telecronisti e dei supporters locali) di Daniel Díaz, vincitore del suo primo Tour de San Luis. La seconda tutta concentrata sul rettilineo d'arrivo, con una macchia verde in testa al gruppo a lanciare Sagan per uno dei "suoi" traguardi. Lo slovacco scatta in progressione, al suo fianco c'è lo spagnolo della Movistar Ventoso. Ma Mattia Gavazzi è e resterà davanti. Nessuno gli potrà levare la vittoria.

Esultano Gavazzi e Savio, esulta l'argentina di Daniel Díaz, che prendendo il primato alla terz'ultima tappa chiude la corsa davanti a Tejay Van Garderen (a 33") ed Alex Diniz (a 39"). Contador ritorna dall'Argentina con una vittoria sul Mirador del Sol ed un quarto posto nella generale, Mauro Santambrogio con un seconto posto al Mirador del Potrero (una vittoria sfiorata, anticipata dal solo Diniz) ed il sesto posto in graduatoria, che equivale ad essere il primo italiano nella generale.

Nibali, che a cronometro ha suonato quello che nella stagione sarà il suo avversario diretto, ovvero Contador, chiude la corsa a tappe Argentina 10° a 3'17" da Díaz. Modolo è un velocista e non ambiva certo alla vittoria finale ma una tappa davanti a Cavendish, una immediatamente alle sue spalle ed un giorno in maglia di leader gli ridaranno fiducia nei suoi mezzi, semmai l'avesse persa.

Ma alla luce di quanto visto, da quest'antipasto di stagione il piatto principe, o del Principe, è sicuramente Mattia Gavazzi. Uno che vince all'ultimo, togliendo la scena al giovane Sagan, uscendo da tre anni di buio, con la consapevolezza che a volte i sogni si possono realizzare. Lui sognava di tornare e vincere, Gianni Savio di rilanciarlo. Ieri il ritorno di Mattia era una scommessa, forse anche per se stesso, oggi la sua presenza in gruppo e la sua capacità di cogliere vittorie molto importanti sono di nuovo una bella e solida realtà.

Francesco Sulas

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