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Caso Armstrong: La resa dei conti. E dei re - L'USADA svela il sistema US Postal retto da Armstrong e Bruyneel. Complicità UCI?

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Lance Armstrong in giallo sui Campi Elisi: un'immagine che sparirà dagli albi d'oro © nbcnews.com

Il più sofisticato, professionale ed efficace programma di doping che il mondo dello sport abbia mai visto: da ieri sera questa frase sta facendo il giro del mondo perché sono le parole che ha usato l'USADA (l'agenzia statunitense antidoping) per descrivere quando accadeva nella squadra di Lance Armstrong tra il 1999 ed il 2005, gli anni in cui il corridore americano vinse i suoi 7 Tour de France consecutivi. Proprio ieri, infatti, l'USADA ha reso pubblici tutti i documenti riguardanti l'inchiesta e allora proviamo a capire, secondo quelle che sono le indagini e le testimonianze dirette di corridori e staff, cosa accadeva in quel periodo alla US Postal Service prima e alla Discovery Channel poi.

Tra le persone che hanno aiutato la USADA a ricostruire l'operato della formazione americana in quegli anni ci sono i corridori Frankie Andreu (amico di lunga data di Armstrong ed in squadra fino al 2000), Michael Barry (dal 2002), Tom Danielson (dal 2005), Tyler Hamilton (in squadra fino al 2001 ma sempre molto legato ad Armstrong), il sempre presente George Hincapie, Floyd Landis (dal 2002), Levi Leipheimer (fino al 2001 ma vicino agli ambieti di Armstrong e della Discovery nel 2005), Christian Vande Velde (fino al 2003), Jonathan Vaughters (fino al 1999) e David Zabriskie (dal 2001 al 2004); altre testimonianze importanti sono quelle della massaggiatrice della squadra Emma O'Reilly e di Betsy Andreu, moglie del corridore Frankie Andreu.

Dai racconti emerge che già prima del 1999 la squadra ed alcuni ciclisti si avvalevano dell'uso di sostante considerate dopanti tanto che nell'ottobre del 1996 Lance Armstrong, ricoverato in ospedale a Indianapolis per i trattamenti contro il cancro, avrebbe ammesso davanti ai dottori e a diversi altri testimoni (tra cui Frankie e Betsy Andreu) l'utilizzo di EPO, testosterone, ormone della crescita, cortisone e steroidi. La rivoluzione, però, avvenne dopo l'inaspettato quarto posto di Lance Armstrong alla Vuelta España 1998: il direttore sportivo Jonny Weltz venne sostuito da Johan Bruyneel, appena ritiratosi da corridore della spagnola ONCE; dalla ONCE arrivò anche il dottore Luis García del Moral.

La novità maggiore, però, sembrerebbe essere stata la maggiore influenza che acquisì in quel periodo il dottore Michele Ferrari, che già seguiva Armstrong da diversi anni. Sotto la gestione ed il controllo del triumvirato Armstrong-Bruyneel-Ferrari, infatti, decollò il progetto che avrebbe portato il corridore americano a vincere e rivincere più volte il Tour de France: per riuscire nell'impresa, però, non bisognava lasciare nulla al caso ed ogni corsa era infatti studiata nei minimi particolari.

I dei tre boss della squadra vengono si possono ben delineare da tutti i commenti concordi dei corridori che hanno deciso di confessare l'uso di doping durante la loro carriera ed in particolare durante il periodo di militanza della US Postal. La formazione era sostanzialmente divisa in due gruppi: la Squadra A comprendeva coloro che avrebbero disputato il Tour de France, nella Squadra B invece c'erano tutti gli altri. Michele Ferrari si occupava di raccogliere i dati fisici dei corridori durante i ritiri invernali a cui spesso partecipava lui stesso in prima persona: lo stesso medico ferrarese si occupava di calcolare e stilare le tabelle di allenamento o addirittura il piano di doping per gli atleti più forti a base di EPO, testosterone, emotrasfusioni (queste solo dal 2000) ed altre pratiche vietate.

Come detto, tutto era curato nei dettagli: l'assunzione di ogni sostanza o l'uso di ogni pratica era calcolata con precisione in modo da rimanere nei parametri della "negatività" all'antidoping oppure era controbilanciata da sostanze o pratiche che potessero mascherare i valori fisiologici, gli allenamenti ed i ritiri erano studiati in modo da sfuggire ai possibili controlli a sorpresa. A fornire ai corridori i farmaci necessari ci pensavano soprattutto gli spagnoli Luis García del Moral, Pedro Celaya e Pepe Marti, veri e propri corrieri del doping tra Valencia, Gerona ed il sud della Francia (Nizza): spesso erano loro ad instruire i corridori sulle iniezioni e nel frattempo studiavano da vicino (copiavano?) il lavoro ed i metodi di Ferrari.

Nella squadra si era venuto a creare così un controllo maniacale praticamente di ogni azioni e la fitta rete di contatti tra Armstrong, Ferrari e Bruyneel permetteva a questi di venire a conoscenza di tutto ciò che accadeva nel team. E chi non si atteneva strettamente alle tabelle fornitegli veniva richiamato all'ordine: nel 2002, ad esempio, Vande Velde venne ripreso da Armstrong per non aver seguito alla lettera le istruzioni di Ferrari e gli disse che se non ci fossero stati cambiamenti in fretta la dirigenza avrebbe dovuto ripensare il suo futuro nel team. Da questo e da altri aneddoti si nota anche la costante presenza di Lance Armstrong negli affari del team, una figura forte e carismatica, capace di fornire lui stesso EPO o testosterone ai compagni che rimanevano senza o di presentarli a Ferrari per aspirare ad entrare nella Squadra A ma anche di atteggiamenti di spacconeria e onnipotenza con chiunque tentasse di mettergli i bastoni tra le ruote.

Il copione è andato avanti fino al settimo Tour de France vinto da Armstrong anche se al ritorno in gruppo nel 2009 Lance ritrovò praticamente gli stessi personaggi e le stesse metodiche sebbene il rapporto con Michele "Schumi" Ferrari fosse intermediato dal figlio di quest'ultimo. In tutti quei lunghi anni il muro di segretezza e omertà che si era venuto a creare nella squadra non è mai crollato nonostante diversi incidenti di percorso che avrebbero potuto interrompere la leggenda di Armstrong molto prima.

Già all'inizio del Tour de France 1999, infatti, Armstrong risultò positivo al cortisone in due controlli antidoping a causa di un'iniezione, senza autorizzazione medica, che risaliva alla Route du Sud di poco tempo prima: a quel punto Lance, Bruyneel e Del Moral inventarono un problema al soprasella e il dottore spagnolo scrisse una prescrizione retrodatata per una pomata a base di cortisone; lo stesso Armstrong raccontò tutto senza problemi alla sua massaggiatrice e molti compagni di squadra sapevano che la storia era inventata ma questa venne comunque ritenuta valida dalle autorità e così arrivò la prima maglia gialla. Il 2000 è stato un altro anno caldo visto che in Francia venne aperta un'inchiesta contro la US Postal dato che durante il Tour de France vennero trovate tra i rifiuti del team alcune confezioni usate di Actovegin: venne detto che il medicinale era stato usato per il diabete di un membro dello staff e nel caso di forti abrasioni della pelle dovute alle cadute in corsa, diversi corridori però adesso hanno confermato che l'Actovegin era utilizzato normalmente come prodotto per migliorare le prestazioni.

Per capire però il potere di cui disponeva la squadra e la grande sicurezza, o spavelderia forse, di Armstrong bisogna saltare al 2001 quando, nel mese di giugno, il texano sarebbe risultato positivo all'EPO in un controllo avvenuto durante il Giro di Svizzera: lo stesso americano avrebbe raccontato la storia sia a Tyler Hamilton che a Floyd Landis, compagni ai quali era molto legato, anche dopo il cambio di squadra per quanto riguarda Hamilton. Armstrong tranquillizzò Hamilton dicendo che i suoi uomini erano in contatto con l'UCI e che tutto sarebbe andato bene. L'anno successivo invece raccontò a Landis di aver stretto un accordo economico con l'UCI dell'allora presidente Hein Verbruggen per tenere coperta la positività: nel 2010 Pat McQuaid, successore di Verbruggen ma comunque vicino all'olandese, ha confermato una donazione di Armstrong all'UCI del valore di 100000 (centomila) dollari "per aiutare lo sviluppo del ciclismo". Da altre testimonianze emerge anche un rapporto estremamente confidenziale tra Armstrong e Verbruggen.

La ricostruzione del mondo creatosi all'interno della US Postal Service e della Discovery Channel tra il 1999 ed il 2005 è solo una piccola parte di tutto il materiale pubblicato dall'USADA ma aiuta a vedere sotto un'altra ottica quanto accaduto nel ciclismo di quegli anni: nelle testimonianze si scende poi più in profondità per quanto riguarda date, sostanze, pratiche, aneddoti o anche minacce ed intimidazioni (in alcuni frangenti sembra di essere in un film), in particolare degli ultimi anni dopo le positività di Hamilton e Landis, le prime investigazioni dell'USADA e le prime testimonianze e confessioni (ma non dimentichiamoci di Simeoni). Tra documenti, email, prove scientifiche e pagamenti ci sono già numerose prove ma gran parte della ricostruzione si basa soprattutto sulle testimonianze dei "pentiti" che possono essere ampiamente incrociate senza riscontrare contraddizioni: su alcuni passaggi possono esistere dei dubbi e va considerato che tutti si sono già ritirati ed i pochi ancora in attività subiranno una squalifica che non comprometterà la stagione 2013 (libertà di correre dal 1° marzo) ma sembra difficile immaginare che non ci sia un'ampia verità dietro a tutta questa storia.

Tutti i documenti e le testimonianze sul caso Armstrong sono disponibile a questo indirizzo.

Sebastiano Cipriani

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