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Giro d'Italia 2012: Più che il ventaglio venne il Ventoso - Caduta dei boss, lo spagnolo ne approfitta

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L'esultanza di Ventoso sul terzo classificato Nizzolo © Bettiniphotodal nostro inviato

Deve portare evidentemente bene questa parte d'Italia a Francisco Ventoso, velocista della Movistar che in quel di Frosinone ha messo la sua ruota davanti a tutti.
Già l'anno scorso la Ciociaria gli aveva sorriso: la vittoria di tappa a Fiuggi arrivò nella sesta tappa, in rimonta su Petacchi, su un arrivo simile nella sostanza a quello di oggi, anche se totalmente diverso nella forma.

La tappa parte col solito attacco dei battistrada di giornata: oggi tocca a Cazaux (Euskaltel), Bulgac (Lotto) e Keizer (Vacansoleil) evadere al km 2. Il loro vantaggio sale subito, ma non sale mai in maniera vertiginosa (arriverà al massimo a 3'54" al km 89).
Troppa la voglia di velocisti di tornare a misurarsi uno contro l'altro dopo tre giorni di grandissima difficoltà. Anche se la fatica è rimasta loro nelle gambe, ma ognuno dentro di se spera di esser quello che ha salvato più energie.

La situazione scorre via tranquilla: al massimo c'è un po' di apprensione perché il vincitore di ieri Pozzovivo fora al km 103, ma rientra presto in gruppo. Anche la maglia rosa Hesjedal ha qualche problema con la mantellina, che si incastra nel rocchetto posteriore della bici del compagno di squadra Bauer: si risolve tutto con qualche risata, anche se la situazione poteva rivelarsi pericolosetta (fosse entrata nei raggi, potremmo parlare di una caduta).

A 32 km da Frosinone Keizer decide di averne abbastanza di Bulgac e Cazaux, e parte in solitaria. Il francese dell'Euskaltel prova ad inseguire per un paio di chilometri, ma viene ripreso 7 km dopo.
Al traguardo volante Cavendish sprinta per il secondo posto: segno che la maglia rossa di Milano è un obiettivo che il campione del mondo cerca di inseguire concretamente.

A 16 km dal traguardo Keizer viene raggiunto proprio nel momento in cui il campione italiano Visconti soffre un problema meccanico, prontamente aggiustato.
Negli ultimi 10 km, sugli strappetti posti tra Ripi e Frosinone,  succede praticamente di tutto: scatta Dennis Vanendert, poi ci prova Rabottini. Nessuno dei due riesce nell'attacco solitario.
Hanno maggiore fortuna (e tempismo) Colbrelli e Bille. Vengono raggiunti da due uomini Katusha: Vicioso e Joaquim Rodríguez: ma come, lo spagnolo se n'è stato buono buono ieri in salita verso Lago Laceno e oggi attacca su una collinetta di città? Misteri.

E il mistero si addirittura infittisce, perché il capitano della Katusha sembra crederci veramente: dopo aver fatto lavorare il compagno di squadra, mette alla frusta Bille e Colbrelli. Il belga salta subito e crea un buco al veneto, che prova a saltarlo e a riportarsi sullo spagnolo, ma non ci riesce e viene ripreso da un drappello guidato da Gatto.
Ai meno 5 km l'attacco di Rodríguez viene vanificato addirittura da Pozzovivo, che nel frattempo si è portato in testa per evitare che l'azione dello spagnolo crei troppi guai in ottica futura.

Nessuna squadra è in grado di tenere la corsa cucita, quindi ci sono ancora tentativi di anticipo, stavolta in discesa: ci prova prima Felline, poi Hansen (per una Lotto-Belisol scatenata e che cerca, almeno così, di dare un senso al proprio Giro d'Italia), poi Gatto si rivede in testa un po' per aiutare Pozzato, un po' per approfittare di eventuali distrazioni (che, ahilui, non ci sono).

La GreenEDGE, appena il gruppo si ricompatta in maniera definitiva, porta Goss in terza posizione ed accelera sensibilmente per prevenire nuovi attacchi. Il canovaccio riesce, anche se con soli due uomini a proteggere il vincitore della Milano-Sanremo 2011 a 1,6 km dall'arrivo si rischia di arrivare lunghi, lunghissimi.
Gli australiani corrono il rischio, anche se poi devono ringraziare il bravissimo Favilli, che dà una mano al proprio capitano Pozzato.

Curva secca sulla sinistra ai 300 metri. Favilli s'è appena spostato, Impey allarga la traiettoria all'esterno per poter chiudere il più possibile l'interno, Goss lo segue ma Pozzato lo centra da dietro e lo fa volare per terra.
Il capitombolo coinvolge anche Cavendish, Maes, Marczynski e i due Haedo, mentre rimangono intruppati - pur senza cadere - in tantissimi, pregiudicando il lavoro svolto fino a quel punto.

Quando le cose si mettono così, in una volata, il 90% è dato dalla fortuna: se ci si trova dietro all'ingorgo, ripartire da fermo è praticamente impossibile. Se ci trova altrove, magari c'è il tempo e lo spazio per lanciarsi nel pertugio giusto.

Il più lesto a partire è Giacomo Nizzolo, da ieri "orfano" di Bennati e quindi più libero di giocarsi le proprie carte, ma il giovane della RadioShack è a 250 metri dal traguardo e, dopo aver saltato il capofila Impey (sarà 10°), deve inchinarsi alla rimonta di Francisco Ventoso, vecchia volpe degli sprint ristretti e corridore in grado di vincere in carriera anche una Parigi-Bruxelles (ci riuscì nel 2010 con la maglia della CarmioOro A-Style di Lorenzo Di Silvestro, team manager che può vantarsi di aver rilanciato quest'atleta) e la tappa di Almendralejo nella Vuelta a España 2006 (al terzo anno da pro' in maglia Saunier Duval).

La rimonta dello spagnolo è perentoria e rende bellissimo il suo successo. Alla sua destra però si palesa una divisa Androni: la sagoma è di Fabio Felline, che dopo l'attacco nel finale riesce addirittura a trovare la forza di sprintare. Anche lui è in rimonta, ma il traguardo è già arrivato. Al torinese non resta che battere i pugni sul manubrio. Al quarto posto chiude la maglia bianca Damiano Caruso, autore sin qui di un Giro da vero protagonista, poi Schorn, Kristoff, la maglia rosa Hesjedal, Brändle, Belletti e il già citato sudafricano, con Brambilla, Visconti e Cataldo che chiudono subito a ridosso della top ten.

Ventoso in conferenza stampa è prima contento, ride e scherza con i giornalisti spagnoli, poi si fa serio e si commuove. Anzi, piange. Prova a snocciolare una dedica, ma la voce gli viene interrotta dalle lacrime e non riesce a finire la frase. La finiamo noi: è una vittoria per Xavier Tondo Volpini, ex compagno di squadra venuto a mancare lo scorso 23 maggio.
Un gesto che, se possibile, rende la vittoria dello spagnolo ancora più nobile.

Mario Casaldi

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