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E3 Prijs Vlaanderen Harelbeke 2012: Grande Farnese, Sagan resta a metà - Le pagelle: Gilbert ancora male

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Tom Boonen - 9
A volte sbaglia tutto (vedi Sanremo sabato scorso), altre volte riempie le gare col suo spettacolo, in quest'occasione non fa né l'una né l'altra cosa: attacca anche da lontano, ma non dà mai seguito alle azioni, non riuscendo peraltro a liberarsi della compagnia dei vari Vanmarcke, Cancellara e Pozzato. Ma alla fine in volata c'è eccome, se è vero che l'uomo da lui battuto è Freire. Uno dei suoi sprint più belli, questo sì; per una vittoria, la quinta ad Harelbeke, che nelle Fiandre è già pronta per essere mitizzata.

Oscar Gatto - 9
Lo diamo a lui, il secondo voto, e non all'altro Oscar (quello giunto secondo al traguardo). A lui perché, dopo un'infarinatura di pavé ai tempi della Gerolsteiner, torna in Belgio e veste subito i panni del protagonista, con una fuga a lunga gittata per il tentativo di un'impresa i cui confini ci sono rimasti ignoti solo per via di una foratura che l'ha buttato fuori dalla contesa a 25 km dal traguardo. Quando, parrà un particolare ma è di fondamentale importanza, Oscarino era ancora al comando della corsa.

Luca Scinto - 10
Non è il nazionalismo italico a muoverci, ma l'amore per quella sana follia applicata al ciclismo: presentarsi in un consesso in cui si è del tutto nuovi, e imporre all'attenzione di tutti la propria presenza, con una fuga fiume di 3 uomini su 9 (d'accordo, Gatto pare ci si sia trovato quasi per caso, là davanti con Ascani e Hulsmans, ma va bene lo stesso), detenere il comando delle operazioni fin quasi a nove decimi di gara, serbare nella manica un asso che, in determinate condizioni (che non si sono poi verificate), potrebbe fungere addirittura da finalizzatore, ci pare un bilancio più che lusinghiero per una Farnese-Selle Italia che, dopo aver fatto il pieno di fiducia nei mesi scorsi (quando ha ricevuto gli inviti per un po' tutte le corse del Nord), sta dimostrando di meritare in pieno la considerazione di cui è stata fatta oggetto. Il voto si intende esteso alla squadra nel suo complesso.

Fabian Cancellara - 7.5
È difficile dargli di più, visto che alla fine torna a casa a mani completamente vuote, ma onestamente il cuore ci avrebbe spinti a un voto più alto, dopo aver assistito alla sua prestazione odierna, a suo modo ancora una volta memorabile. C'è chi dice che la sfortuna non esiste, ma non è facile trovare un altro concetto che definisca il forare sull'Oude Kwaremont mentre si sta attaccando, e l'essere investiti poco dopo da un collega mentre si sta cambiando la ruota... Malgrado ciò (malgrado anche un paio di incidenti simili in avvio di gara), Fabian è stato in grado di rientrare sul gruppo dei più forti. Poi ha chiuso sfiatato, probabilmente volendo evitare ulteriori fuorigiri visto che la sua campagna del Nord non finisce certo oggi. Come non comprenderlo?

Sep Vanmarcke - 8
Questo 2012 ci sta regalando un nome nuovo e fresco per le classiche del pavé: quello di Vanmarcke, che dopo aver fatto intravedere qualche lampo di classe l'anno scorso, in questa stagione si sta stabilmente imponendo al livello dei principali protagonisti di queste gare. Alla Het Nieuwsblad brutalizzò Boonen, l'altro giorno ha lottato alla pari nella Dwars door Vlaanderen, e ancora oggi era sempre il primo a rispondere agli attacchi di Tom&Fabian, non certo di due scalzacani qualsiasi. La discreta punta di velocità gli ha anche permesso di piazzarsi al quinto posto alla fine, ma il meglio l'aveva senz'altro fatto vedere in precedenza. Il bello, per lui, è che crescerà ancora. Quanto? Non è dato saperlo, per il momento.

Óscar Freire - 7.5
Il mezzo voto in più è per aver addirittura fatto vedere un allungo quando la corsa era lungi dall'entrare nella fase decisiva (ovvero la fase in cui in genere aspetta di farsi notare); ma arrivato a giocarsi la volata, in posizione peraltro ottima (in terza ruota ai 500 metri), si è fatto uccellare da Boonen e questo non è da lui. Certo, ci metteremmo la firma per vederlo regalarci altri duelli simili su traguardi di questo livello.

Filippo Pozzato - 7
Il voto è un po' di incoraggiamento, perché, a volere spaccare il capello in quattro, dovremmo imputargli la mezza disattenzione sul Taaienberg (quando ci ha messo un po' troppo a rientrare nel gruppetto buono); ma laddove contava veramente, ovvero tra Paterberg e Kwaremont, è stato tra gli attori principali, e ciò, pensando a quel che sarà il percorso del Fiandre, è un fattore di speranza su cui ormai in pochi credevano di poter fare affidamento. Nel finale, quando si è capito che si andava verso uno sprint troppo massiccio, ha preferito tirare indietro la gamba: scelta da non biasimare, visto anche ciò da cui è ancora fresco reduce (ovvero una frattura alla clavicola).

Philippe Gilbert - 2
Spiace infierire, ma siamo convinti che il corridore imbelle che abbiamo sotto gli occhi quest'anno farebbe senso anche al se stesso dominatore di 12 mesi prima. Irriconoscibile, e il passo rispetto alla pur non brillante Sanremo è addirittura all'indietro. Le speranze di vederlo a livelli almeno decenti al Fiandre sono al lumicino.

Thor Hushovd - 4
Il voto è più alto di quello del compagno Phil sol perché da lui non ci si aspettava quel che ci si aspettava da Gilbert. Ma i risultati fanno ugualmente rabbrividire. Da qui alla Roubaix si deve per forza ritrovare, se non vuol portarsi addosso per anni un rimpianto grandissimo.

Alessandro Ballan - 6
Nella cadente corazzata BMC è decisamente il meno peggio, riesce quantomeno a resistere spesso nel gruppo che conta, e al traguardo finisce con l'essere il migliore dei suoi, oltre che degli italiani. Forse non gli capiterà più di vincere un Fiandre o un Mondiale (anche se il futuro non si può ipotecare), ma qualche podio pesante è ancora alla sua portata.

Peter Sagan - 6
Non era facile, per uno della sua età, fare una corsa a tratti così spavalda. Anche lui molto bravo tra Paterberg e Kwaremont, e poi ai 12 km ha ancora messo il naso davanti. Peccato che tutto questo bel seminare sia finito con un epilogo in cui è completamente scomparso, proprio quando stavamo iniziando a credere che fosse lui il favorito per il successo.

Edvald Boasson Hagen - 4
Anonimo, l'abbiamo visto spesso nel vivo dell'azione ma sempre in posizione defilata. Mai protagonista in prima persona, e anche al conquibus (leggasi: lo sprint) ha ceduto il passo al compagno Bernhard Eisel (6.5 per il suo terzo posto), evidentemente più in palla di lui.

Sylvain Chavanel - 6.5
Utile a Boonen nel senso che ha permesso alla squadra di stare tranquilla per una ventina di chilometri prima che venisse impostato lo sprint. E utile a se stesso perché dà continuità alla sua presenza nelle corse del pavé, in cui è protagonista spesso vivace. Naturalmente il 6.5 è condivisibile col compagno d'avventura Dmitriy Muravyev.

John Degenkolb - 6.5
Anche lui giovanissimo, dimostra di masticare molto bene questo tipo di gare, riuscendo a presenziare personalmente nel corso di azioni importanti nell'economia della corsa; e alla fine conserva qualcosa per piazzarsi in top ten (al sesto posto).

Luca Paolini - 7
Freire ha trovato in lui una spalla che a volte sembra quasi superiore all'attore principale (vedi Sanremo...). Anche oggi ha fatto il suo con grande impegno e ottimi risultati, se è vero che laddove c'era movimento, lui non mancava (quasi) mai.

Stijn Devolder - 6
Pare sulla via di un ritorno a buoni livelli, anche se gli attacchi inscenati oggi non è che abbiano fatto granché male a qualcuno. In Vacansoleil, comunque, meglio lui di un abulico Bjorn Leukemans (voto 5.5) o di un insolitamente anonimo Marco Marcato (voto 4.5).

Niki Terpstra - 7
Il voto è più alla continuità (rispetto al bel successo dell'altro giorno a Waregem) che non alla prestazione in sé. In ogni caso, è emerso ancora una volta alla distanza, andando ripetutamente all'attacco nel finale; e se fosse rientrato su Chavanel, per la Omega sarebbe stata ugualmente festa.

Leif Hoste - 6
Sceso di categoria, nella Accent.Jobs ha quantomeno la possibilità di vestire i panni dell'uomo-faro, e ci tiene a confermare tale ruolo facendo capolino in un paio di attacchi. Uno dei quali, ai 3 km, tanto visibile quanto velleitario.

Marco Grassi

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