Il Portale del Ciclismo professionistico

.

L'intervista: «Con la passione restiamo al top» - Parla Jean-François Pescheux, direttore di corsa di ASO

Versione stampabile

Jean-François Pescheux, direttore di corsa di ASO e braccio destro di Christian Prudhomme © sportfige.sport24.comLa quarta edizione del Ladies Tour of Qatar s'è conclusa da poche ore con il successo di Judith Arndt. Una corsa difficile e disputata con delle condizioni a tratti quasi estreme per sabbia e vento: tutto è comunque filato liscio ed in una sala del lussuoso Hotel Ritz-Carlton di Doha incontriamo Jean-François Pescheux, direttore di corsa e uno dei membri più autorevoli di ASO. Ma, innanzitutto, chi è Jean-François Pescheux? Da corridore professionista si è ritirato nel 1981 con sei vittorie all'attivo e già nell'anno successivo, il 1982, ha iniziato a lavorare per la Amaury Sport Organisation. Sfruttando anche la sua esperienza da ciclista è diventato prima direttore di corsa ed infine il vero e proprio braccio destro di Christian Prudhomme nell'organizzazione del Tour de France.

Partiamo da qui, dal Qatar. Quanto è difficile organizzare una corsa qui, con tutti i problemi logistici e ambientali che ci sono?
«Ormai sono diversi anni che si corre il Tour of Qatar quindi siamo abbastanza rodati ma all'inizio, quando si arriva in paese nuovo, è sempre una sfida molto impegnativa. Qui in Qatar, come anche in Oman, la logistica è un aspetto molto complicato per via della distanza e di tutti gli spostamenti che vanno pianificati: però più che disegnare i percorsi, pur avendo poche strade percorribili, o reperire il materiale e le strutture adatte, il primo punto è spiegare alla gente del luogo cos'è il ciclismo».

In che senso?
«Quando si arriva per la prima volta in certi Paesi, gli organizzatori o le autorità del posto non hanno la minima conoscenza di come si metta in piedi una corsa ciclistica di alto livello, quindi il nostro primo impegno è insegnargli tutto nei dettagli, partendo ad esempio dal posizionamento delle transenne all'arrivo. Un altro punto abbastanza critico è istruire la polizia locale, perché è a loro che toccherà il grosso del lavoro per mantenere le strade in sicurezza. Ricordo proprio la prima edizione che facemmo qui in Qatar, avevamo detto che volevamo che la strada dov'era posto l'arrivo venisse chiusa con un buon anticipo: loro forse ci presero troppo alla lettera e misero una loro auto di traverso proprio dove sarebbero dovuti passare i corridori».

Allo stato attuale delle cose il Ladies Tour of Qatar risulta un po' isolato da tutto, avete mai pensato di cambiare qualcosa?
«Cambiare no, ma la naturale evoluzione delle cose porterà prima o poi ad avere anche un Ladies Tour of Oman: il nostro desiderio era di organizzarlo già quest'anno ma non ci siamo riusciti. I contatti e le discussioni comunque ci sono e mi sento di poter dire che si farà, e se non sarà il prossimo anno magari sarà tra due».

Negli ultimi tempi ci sono molte voci che parlano di una possibile partenza del Tour de France proprio qui dal Qatar. Cosa ci può dire in merito?
«Ammetto che alcuni contatti preliminari ci sono stati ma non ci siamo ancora seduti ad un tavolo per studiare tutti gli aspetti. La mia opinione, però, è che almeno in un futuro prossimo difficilmente si concretizzerà la cosa, perché vedo diversi problemi e non so se tutti siano superabili. Uno, neanche il più importante, è la distanza: tra andata e ritorno sarebbero due viaggi da circa sette ore ciascuno, in più con due ore di fuso orario. Ma soprattutto c'è da considerare il clima, perché qui in Qatar a luglio fa veramente caldissimo, quasi impossibile correre. Bisognerebbe ripensare totalmente il calendario internazionale del ciclismo per creare delle condizioni favorevoli».

E invece una Grand Départ dall'Italia sarà possibile?
«Questo sicuramente sì e abbiamo anche tante richieste: c'è Firenze, c'è Bergamo, Genova, anche la Valle d'Aosta. Certo, anche una partenza dall'Italia non sarebbe facile logisticamente per noi: per costruire un bel Tour de France l'ideale per noi è sempre quando si parte dal nord perché così non siamo troppo vicini alla grandi montagne, mentre dall'Italia ci troveremmo subito attaccati alle Alpi. Ma, come il prossimo anno partiremo dalla Corsica, che non è certo al nord, prima o poi ci sarà anche una partenza dall'Italia. Non so dire quando, però».

A proposito di Italia, come sono i suoi rapporti con Mauro Vegni? Ricoprite lo stesso ruolo, l'uno per il Giro, l'altro per il Tour.
«I nostri rapporti sono molto buoni e Mauro è un ottimo direttore di corsa. Non ci telefoniamo tutti i giorni, ovvio, ma siamo spesso in contatto. Anche perché quando il Tour de France sconfina in Italia noi di ASO ci facciamo aiutare in diversi aspetti dall'organizzazione del Giro e viceversa noi supportiamo RCS quando è la corsa rosa a venire in Francia».

Spostiamoci ora in Francia, come sono i rapporti con la Federazione?
«Con la Federazione francese abbiamo rapporti molto buoni: ASO infatti sponsorizza molte corse ed iniziative legate ai bambini e ai giovani e spesso siamo al fianco della FFC nell'organizzazione. Inoltre ASO finanzia un programma di aiuto ai nostri club».

Dalla maggior parte degli appassionati di ciclismo ASO viene vista come la miglior organizzazione per gare ciclistiche, come si fa a rispondere sempre alle aspettatite e tenere un così alto livello?
«Forse può sembrare un po' banale ma il nostro segreto è di lavorare con la stessa passione e lo stesso impegno per tutte le nostre corse, dal Tour de France alla Classique des Alpes Juniors. Tutti i nostri addetti sanno che non si devono commettere errori. Inoltre ogni corsa ha le proprie differenze territoriali, ogni regione le sue caratteristiche e noi cerchiamo sempre di proporre qualcosa di nuovo senza però dover venire meno agli aspetti di sicurezza e logistica, che occupano sempre il primo posto. Tra le molte candidature che ci arrivano per gli arrivi di tappe ce ne sarebbero magari alcune splendide ma che purtroppo non faremo mai perché non ci sono abbastanza strutture alberghiere nelle vicinanze».

Purtroppo però a volte tutto ciò non basta per evitare incidenti...
«È vero, ed anche noi non ne siamo esenti. Ricordo in particolar modo la tappa di Spa del Tour de France 2010. Al contrario di quanto si sente dire spesso quel giorno non c'è stato nessuno sciopero da parte dei corridori; in quella giornata mi chiesi più volte se dovevo fermare la corsa o meno perché sull'asfalto si era formata una patina come di ghiaccio ed era impossibile stare in piedi: cadevano i corridori, cadevano le moto, cadevano anche i soccorritori, era una cosa stranissima. Non fui affatto sorpreso del comportamento dei corridori, come detto nessuno sciopero ma solo Cancellara che venne da noi e ci chiese di non dare punti al traguardo per evitare problemi con la volata. Per noi ci sono stati momenti molto difficili: McEwen aveva delle brutte ferite quel giorno, ma c'era anche Chavanel in fuga con molti minuti di vantaggio, avrebbe potuto prendere la maglia gialla quindi se avessimo deciso di fermare tutto avremmo comunque avuto critiche molto feroci. Adesso posso dire che siamo stati anche abbastanza fortunati visto che si correva sulle stesse strade della Liegi-Bastogne-Liegi: pensate a cosa avrebbero detto se non fosse stato un percorso "collaudato"».

Per concludere, visto che ASO si sta espandendo molto con corse in Qatar, Oman, Cina, Australia, vorremmo sapere secondo lei quale sarà la prossima frontiera del ciclismo?
«Difficile da dire. Per prima cosa però bisogna fare una premessa: l'UCI vuole e deve globalizzare il ciclismo. Se pensiamo alle Olimpiadi, ora come ora il ciclismo partecipa con una cinquantina di Nazioni, altri sport invece riescono addirittura ad arrivare a 100 o 150 Nazioni iscritte ad una singola gara. L'UCI ha quindi bisogno di nuovi corridori, nuove formazioni e nuove corse. In quest'ultimo caso di solito sono le varie federazioni nazionali che contattano l'UCI per vedere se si può fare qualcosa ed a quel punto magari l'UCI contatta noi per l'organizzazione o anche solo per una consulenza, un sostegno.  È proprio l'UCI, infatti, che ci ha imposto di invitare almeno tre formazioni asiatiche qui al Tour of Qatar, appunto per permettere a corridori di diversi Paesi di fare esperienza e di migliorarsi. Non ho idea di dove andremo in futuro noi di ASO, magari in Argentina o in Perù, oppure in paesi più lontani dal ciclismo come il Vietnam e l'Indonesia che mi pare abbiano già preso un primo contatto con Aigle. A mio parere, del tutto personale, vedo un grosso potenziale in Africa».

Da quello che dice ci pare che i rapporti con l'UCI siano molto migliori che in passato...
«Certamente. L'UCI ha bisogno del Tour de France e il Tour de France non può essere organizzato senza l'UCI».

Sebastiano Cipriani

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano