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Cielo coperto? Ci pensa Linus - Gerdemann beffa gli sprinter a Rosignano

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Già il fatto di vedere la neve a bordo strada a pochi chilometri dal mare dovrebbe farci chiedere se davvero la corsa a cui stiamo assistendo sia la Tirreno-Adriatico. Con un questa atmosfera alquanto insolita poi avremmo potuto prendere in considerazione anche la possibilità che neppure quest'anno il primo leader della corsa dei due mari potesse essere un velocista e se ciò alla fine è realmente avvenuto lo dobbiamo a Luca Paolini, che quest'oggi andrà a letto con quella punta d'amaro che può avere solo chi vive l'ennesima giornata da piazzato di lusso ma a cui dobbiamo un sincero ringraziamento per aver reso estremamente appassionante un finale di gara che fino a mezzo chilometro dal traguardo sembrava ormai scritto. E pazienza se da quello stuoletto di volponi che ha saputo cogliere l'attimo chi realmente esulta è solo Linus Gerdemann, che proprio quest'oggi forse ha iniziato a chiudere quel conto rimasto in sospeso dalla caduta nella cronometro di Recanati di due anni fa.
A Paolini va dato comunque merito di averci provato perché con l'agguerrita concorrenza allo sprint mettere la propria ruota davanti a tutti sarebbe stato ben più arduo del solito; non dimentichiamoci neppure che tra una decina di giorni c'è una Milano-Sanremo da correre e chissà che l'allungo odierno, operato a 5 chilometri dal traguardo, non sia da interpretare come una prova generale per un qualcosa di diverso sulla riviera ligure. Di contro per un Paolini da applaudire troviamo anche qualche orecchio da tirare bonariamente: quello di Matti Breschel, l'altro uomo veloce del quartetto giunto sul traguardo, che ha deciso di chiudere in prima persona su Paolini sacrificando di fatto le proprie chanche di successo in volata; quelle del Team Sky che, dopo aver menato le danze in testa al gruppo nell'ultima decina di chilometri con la collaborazione della Liquigas, ha vissuto l'attimo di incertezza fatale proprio all'ingresso dell'ultima curva che introduceva negli ultimi 400 metri. "Chiudo io…", "no chiudi tu…" ed ecco che l'esitazione si materializza in una sconfitta sicura, con buona pace di Boasson Hagen che già pregustava lo sprint.
Un 10 marzo più da autunno-inverno inoltrato che da vigilia di primavera per una prima frazione della Tirreno-Adriatico, dedicata alla memoria di Franco Ballerini in quest'edizione 2010, che aveva fin lì decisamente posto sotto i riflettori Dmytro Grabovskyy, che sulle strade toscane è ormai di casa e che ha deciso di ritagliarsi qualche ora da protagonista dopo essersi speso per la causa-Rujano al recente Tour de Langkawi. Altri segnali confortanti quindi per il giovane ucraino, passato professionista tra enormi squilli di tromba ma poi disperso in problematiche personali (alcolismo su tutte) che rischiavano di decretarne la prematura fine di carriera. Un allungo deciso nelle prime fasi di gara, il vantaggio che cresce fino agli 11 minuti ed una determinazione che porta le squadre dei velocisti (Garmin e Liquigas su tutte) a reagire con decisione quando, a poco meno di 40 chilometri dall'arrivo, il gap da colmare è ancora sui 7 minuti. L'azione di "Grabo" si affievolisce, subisce un duro colpo sulla prima delle due ascese verso Rosignano Marittimo e si esaurisce in discesa, a circa 15 chilometri dal traguardo ma suscita comunque più di un "bravo" e porta in dote la maglia di miglior scalatore per i passaggi in testa sulle prime asperità di giornata.
A cavallo tra il ritorno del gruppo compatto e gli ultimi sussulti finali c'è tempo anche per annotare una caduta (ai -30 circa) che coinvolge tra gli altri Veikkanen (costretto al ritiro e portato in ospedale per accertamenti), Burghardt, Caccia e il campione tedesco Reimer e la certezza che di questo passo la strada verso il bis a Sanremo sarà ben più irta di quella di Rosignano Marittimo per un Mark Cavendish ancora in ritardo nella condizione e costretto ad alzare bandiera bianca (assieme a Mattia Gavazzi, anche lui in non perfette condizioni fisiche) già in occasione del primo dei due passaggi in collina. Lo spagnolo Urtasun, a cui si unisce Terpstra in prossimità del primo passaggio sul traguardo ai 10 dall'arrivo, cerca di evitare la volata ma anche il nuovo duetto deve arrendersi al ritorno degli uomini Liquigas sull'ultima salita. Ci prova anche Taborre tra gli Androni (col team di Savio scattato da Livorno con sette uomini dopo aver ricevuto la comunicazione della positività all'EPO di Massimo Giunti in un controllo effettuato nel mese di febbraio) ma anche questo breve tentativo salta, così come la catena di Tom Boonen, costringendo il campione belga ad una repentina risalita dalle retrovie.
Quando ancora la discesa vera e propria deve avere inizio ecco lo scatto di Paolini ai -5 dall'arrivo, su cui piombano prontamente Breschel, Gerdemann e Lastras a trasformare l'azione solitaria in un quartetto dalle prospettive interessanti. Dietro è ancora la Liquigas a dover sudare le proverbiali sette camicie per ricucire al più presto un gap che raggiunge la decina di secondi e, quando alle maglie verdi subentrano quelle nere del team Sky la volata sembra fatta. Sembra…perché l'uscita dall'ultima curva di Paolini unita all'esitazione già descritta in precedenza ridà vigore alle ambizioni dei quattro. Breschel cerca di chiudere, Lastras e Gerdemann sornioni aspettano il momento ed il tedesco brucia lo spagnolo sul traguardo, portando a due i successi stagionali dopo il Trofeo Inca, conquistato a Maiorca nel mese scorso. Ad Hutarovich e al suo beffardo quinto posto su Rojas, Farrar e Bandiera il compito di far scorrere i titoli di coda in attesa del finale di domani a Montecatini Terme che potrebbe regalare ulteriori insidie al corposo cast di ruote veloci presenti in gara.

Vivian Ghianni

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