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Ballan sfiora il raddoppio - Ma è anticipato da Boasson Hagen

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A guardare il profilo di quella che doveva essere la tappa regina di questo Tour de Pologne 2009 il primo pensiero (o forse la speranza) era quello di assistere a distacchi un po' più sensibili in classifica generale. Invece alla vigilia dell'ultima tappa si rischia di correre il rischio di vedere un epilogo decretato dagli abbuoni tra i due reali vincitori della tappa odierna, che sono poi anche stati il primo e il secondo nell'ordine d'arrivo: Edvald Boasson Hagen e Alessandro Ballan. Prima di concentrarci su di loro però non si può non rimarcare ancora che il tracciato con ben 10 Gpm, rivelatisi però tutt'altro che impossibili da superare, se da un lato ha fatto la fortuna di egregi passisti ben dotati anche di spunto veloce dall'altro ha finito per deludere di molto soprattutto le aspettative di chi, come la Liquigas, avrebbe auspicato in un finale più selettivo per poter permettere magari a Sylvester Szmyd di recitare il ruolo del profeta in patria, dopo che un Ivan Basso abbastanza pimpante si era speso, come nelle previsioni, nel ruolo di gregario in attesa di tornare a far l'attore protagonista nell'imminente Vuelta di Spagna. Onore ai vincitori comunque: su Boasson Hagen vi avevamo avvertiti non più tardi di due giorni fa nel convulso finale di Rzeszow e se ventiquattr'ore fa l'azione di Ballan (unita a validi compagni d'avventura) era troppo decisa ed efficace per poter consentire al norvegese di replicare, la frazione odierna oltre a fornire il bis (e la vittoria numero cinque in stagione, e la vittoria numero 64 del Team Columbia, per chi ama le statistiche) è probabilmente la dimostrazione che se questo giovanotto decidesse un bel giorno di tramutare da sogno a realtà le ambizioni di un considerevole risultato in una corsa chiamata Liegi-Bastogne-Liegi (del resto non dimentichiamoci che un certo Freire è riuscito a finire per ben due volte nei primi 15) forse sarebbero sempre meno coloro a dargli del matto, senza neppure dimenticare però che prima della Doyenne il calendario tradizionale propone sempre uno stuolo niente male di classiche monumento che potrebbero realmente finire nel suo palmares.
Quanto a Ballan invece il ritrovato sorriso per il quel successo che mancava da troppo tempo è stato un ulteriore stimolo per un day after in maglia di leader e corso realmente da padrone ma in cui sarebbe da sciocchi non spendere ancora qualche parola per un Marzio Bruseghin che più monumentale non si può, capace di spendersi e menare a più non posso davanti al gruppo per circa 30 chilometri buoni nella fase calda della corsa. Che poi "calda" (se non altro dal punto di vista meteorologico è stata di gran lunga migliore di quella di ieri) lo è diventata fin dalle prime battute, sulla spinta forse proprio di quel percorso che non sarà stato selettivo a sufficienza ma che comunque di pianura non ne prevedeva quasi per nulla. E' stato così che è nata una fuga di quelle capaci di far saltare il banco se solo il gruppo avesse esitato eccessivamente: sono andati in via infatti in cui erano compresi discreti comprimari come Morajko, Russ e Huzarski (quest'ultimo staccatosi e poi ripreso dal gruppo a circa 60 dal traguardo), ma anche atleti del calibro di Albasini, Kiryienka, Valjavec, l'idolo di casa Rutkiewicz più un ottimo Marcato e Loosli sapientemente piazzato dalla Lampre (e che difatti resterà pressoché passivo a ruota). Quando il vantaggio dell'assortita combriccola raggiunge i 2'30" in gruppo si capisce che non è il caso di prendere ulteriori rischi ed è così che Lampre (coi vari Sapa, Mori e Bruseghin) e Liquigas (con il polacco Bodnar, il promettente Oss e dulcis in fundo Ivan Basso) iniziano a limare sensibilmente lo svantaggio, anche se la buona andatura tenuta dagli uomini al comando fa si che per diversi chilometri la situazione fosse a vantaggio degli inseguitori, ma neppure tanto.
Il primo vero scossone arriva a circa 40 dall'arrivo quando le frustate di Basso prima e Bruseghin poi (con Ballan sempre nelle posizioni d'avanguardia) fanno sì che in gruppo restino inizialmente solo una decina di corridori mentre dalla testa Morajko, terminato il lavoro di gregariato per Rutkiewicz, si è sfilato e fatto quindi riassorbire dal gruppo. Le trenate del buon Marzio, alternate saltuariamente da quelle di Basso hanno fatto sì che il vantaggio si riducesse notevolmente, tanto che prima ai -33 fosse di soli 25" e poi, circa 4 chilometri più avanti, si assistesse al ricongiungimento e alla formazione di un gruppo di una ventina di corridori comprendente tutti i migliori nonché qualche atleta in cerca di riscatto (come Kessiakoff ad esempio, uscito di classifica nella tappa di ieri). Per una decina di chilometri si è vissuta una situazione di relativa calma, con sempre Lampre e Liquigas a condurre e solo quando Bruseghin, ai 13 km dall'arrivo, esauriva finalmente il suo immane lavoro (giungerà sul traguardo proprio assieme a Basso con 3'37" di ritardo), c'è stato spazio per qualcosa di diverso, non appena le ultime pendenze di giornata si avvicinavano: dapprima alcune tirate di Charteau (di cui si vedrà presto il perché), quindi un allungo di Kessiakoff un po' troppo telefonato ai -11, infine una stilettata ben più convinta di Lastras (ed eccolo il perché del lavoro Caisse) ai -10.
Qui però si è subito avuta nuovamente la sensazione di un Ballan in grande giornata, andato a chiudere in prima persona dopo che lo spagnolo non era stato neppure per un chilometro col naso fuori dal gruppo. Idem qualche chilometro più tardi, con Rutkiewicz a circa 8,5 dal traguardo ed il campione del mondo ancora a chiudere. Il polacco, sicuramente il più combattivo di giornata, non si è però dato per vinto provando ad anticipare lo sprint ai meno 5 ma trovandosi subito Gavazzi alla sua ruota a vanificarne l'azione.
Con l'approssimarsi del traguardo si faceva sempre più probabile lo sprint ristretto con i vari Loosli, Albasini, Lagutin e Lastras a preparare il terreno ai propri capitani. Nell'ultimo chilometro sono ancora Lampre e Columbia ad occupare le posizioni buone, ma dopo le ultime trenate di Hoogerland (per favorire lo sprint di Marcato), Lastras ha tentato l'anticipo negli ultimi trecento metri innescando di fatto lo sprint, con Gavazzi pronto a lanciare Ballan. Nello stesso momento però è stato Boasson Hagen a partire e prodursi nuovamente in una progressione tale da non lasciare null'altro agli avversari e mettere così in fila proprio Ballan, Marcato (davvero bravo quest'oggi), Reda (anche per lui altra prova lusinghiera) e Gavazzi. Al termine della tenzone, risolta tra quattordici atleti, Ballan guida ora, grazie anche all'abbuono, con 10" su Daniel Moreno (7° all'arrivo) e 11" su Boasson Hagen in attesa della frazione conclusiva di domani con arrivo a Cracovia. Chissà che il norvegese non voglia provare a fare il colpo grosso, sfruttando anche i traguardi intermedi. Greipel permettendo ovviamente. (Vivian Ghianni)

Passano gli anni ma su certi arrivi, in casa sua, Candido Barbosa continua a essere pressoché imbattibile. La salita che porta a Guarda infatti non è dura, tre chilometri e mezzo al 5% con punte del 9%, ma permette di fare quella selezione che taglia fuori tutti gli sprinter puri, a parte appunto Barbosa, che è anche velocista, ma sugli strappi sa andare come pochi.
La tappa si preannuncia subito come una lunga attesa del mosso finale (si affronta una prima volta la salita di Guarda già a 11 km dall'arrivo) e, dopo le solite scaramucce iniziali, la fuga di giornata prende forma, e vede protagonisti il portoghese Pedro Lopes e lo spagnolo Eloy Teruel. I due non danno alcun pensiero agli uomini di classifica: Lopes è un navigato finisseur del plotone lusitano che inizia a sentire il peso degli anni, e dopo un'onorata carriera in squadre di buon livello come LA-Pecol e Benfica ora difende i colori della piccola Loulé (per lui in questa stagione solo qualche piazzamento al Giro del Marocco); Teruel, alfiere della Contentpolis, è invece più conosciuto a livello internazionale grazie alle sue qualità di pistard, che lo hanno portato fino ai piedi del podio agli ultimi mondiali di Pruskow, nella corsa a punti.
In ogni caso le squadre dei principali favoriti della Volta dimostrano di non interessarsi ai fuggitivi, lasciando crescere il vantaggio dei due fino a dodici minuti, e concedendone ancora oltre dieci quando all'arrivo mancano una settantina di chilometri. La Liberty in effetti non ha molte speranze di poter mantenere l'amarela con Cardoso (che infatti si staccherà sulla rampa finale), mentre più inspiegabile è l'apparente disco verde della Palmeiras, che ha in Barbosa un favorito naturale per la tappa (e la conseguente riconquista della leadership nella generale).
Sono però allora i piccoli team portoghesi a prendere in mano l'inseguimento. Il lavoro di Barbot, LA-Rota dos Mòveis e Madeinox-Boavista permette al gruppo di guadagnare nettamente e, ai 15 km dall'arrivo, all'inizio della prima ascesa verso Guarda, il vantaggio di Lopes e Teruel è ormai sotto il minuto, con la coppia che vede il proprio destino ormai segnato.
Sono Helder Oliveira (Barbot) e Sergio Sousa (Madeinox) i primi a scattare quando la strada sale, dando un senso all'inseguimento condotto dai rispettivi team. Verso il culmine della salita è l'ottimo Damiano Caruso ad allungare, mostrando voglia e condizione per mettersi in mostra già alle prime esperienze fra i professionisti. Ma a questo punto la Palmeiras si pone in testa al gruppo già scremato, per dare a Barbosa la possibilità di vincere la tappa (e riconquistare la maglia amarela), e per i tre davanti non c'è niente da fare.
Inizia lo strappo finale e subito provano Nuno Ribeiro e il campione nazionale ceco Mares, ma è impossibile andare via. Si vedono davanti anche alcuni Lampre, con un arrivo che strizza l'occhio a Damiano Cunego. All'ultimo chilometro è Guerra a provare il contropiede, ma a quel punto è proprio Barbosa a riportarsi su di lui, con Mauro Santambrogio a ruota. "U Candidu" salta di potenza lo spagnolo e con scaltrezza si difende dal ritorno dell'italiano, che deve accontentarsi della piazza d'onore battendo il pugno sul manubrio. Terzo è Guerra e quarto il bulgaro Petrov. Cunego, dopo aver aiutato il compagno di squadra Santambrogio, finisce quinto, in apparenza senza forzare.
Domani si va da Fundao a Gouveia, per una frazione simile a quella di oggi (con arrivo su una salita di terza categoria), resa però più dura dall'impegnativa ascesa di Penhas Douradas a una cinquantina di chilometri dal traguardo, e potrebbe essere davvero la tappa adatta al veronese.

Gianluca Colloca



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