Il Portale del Ciclismo professionistico

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È la prima tappa interamente in territorio francese di questo Tour e dopo quattro giornate molto intense questa sarà l'occasione ideale per rilassarsi un po'. I 153 km tra Cambrai e Reims sono completamente pianeggianti e non dovrebbero creare grattacapi al gruppo: potrebbe essere la frazione ideale per assistere alla prima volata con tutti gli sprinter più forti come protagonisti e potrebbe essere quindi il giorno di Mark Cavendish che, dopo le sei vittorie del 2009, è ancora a secco. La fatica, lo stress e le botte accumulate in questi giorni potrebbero far sì che in gruppo non ci sia molta voglia di inseguire e un drappello di fuggitivi pieni di energie potrebbe anche avere via libera: difficile però che le squadre dei velocisti si lascino scappare un arrivo simile.

Cambrai

Il ridente capoluogo del Cambresis ospita per la seconda volta il Tour de France, dopo la cronosquadre di Arras del 2004. La storia di Cambrai parte dai tempi dell'impero romano, sotto il nome di Camaraco. Nel Medioevo, Cambrai fu uno degli aggolmerati più importanti del nord della Francia, uno dei primi ad arrogarsi il titolo di "comune" prima dell'anno Mille. La prosperità del comune, importante vescovato fino al tredicesimo secolo, fu sia economica che artistica: molti compositori della scuola di Borgogna sono cresciuti o hanno insegnato a Cambrai, magari suonando nella sua cattedrale che, tra la musica celestiale proposta e l'ambientazione, era riconosciuta come un luogo magico e suggestivo. In seguito, la storia di Cambrai si lega ad eventi più tristi: fu zona di trincea nella Prima Guerra Mondiale, tant'è che nell'autunno del 1917 vi fu combattuta una battaglia tra inglesi e tedeschi per la conquista del paese come punto di appoggio: fu un sostanziale pareggio, ma la battaglia è ricordata dagli storici di guerra per i primi utilizzi con successo dei carri armati.

Reims

Reims è una sede di tappa quasi tradizionale per la prima settimana del Tour. La prima volta, però, nel 1938, la Grande Boucle fece tappa nel comune della Marna alla 19esima tappa (vittoria di Galateau). Nel dopoguerra, Marcel Dessault e lo svizzero Giovanni Rossi ebbero a Reims i loro momenti di gloria, essendo la prima tappa occasione per conquistare la maglia gialla. Nel 1956 ci fu addirittura la Grand Départ, direzione Liegi. Una fuga a nove nella tappa di Roubaix nel 1973, vinta da Guimard nel velodromo, portò in giallo Josè Catieau. Per il primo sprint di massa bisogna aspettare il 1985, con Castaing che batte Greg Lemond. Nel 1988 è di nuovo fuga, con Valerio Tebaldi (attuale ds Lampre-Farnese Vini) che batte Casado. Le ultime due occasioni hanno visto i prìncipi dello sprint primeggiare: i 286 km che separano Dijion da Reims vedono, nel 1991, Abdujaparov bissare il successo della prima tappa, su Ludwig e Kelly; nel 2002 lo sprint è per Robbie McEwen, lo sconfitto è Zabel, in lotta con l'aussie per la maglia gialla.

Nicola Stufano
Cambrai

Il ridente capoluogo del Cambresis ospita per la seconda volta il Tour de France, dopo la cronosquadre di Arras del 2004. La storia di Cambrai parte dai tempi dell'impero romano, sotto il nome di Camaraco. Nel Medioevo, Cambrai fu uno degli aggolmerati più importanti del nord della Francia, uno dei primi ad arrogarsi il titolo di "comune" prima dell'anno Mille. La prosperità del comune, importante vescovato fino al tredicesimo secolo, fu sia economica che artistica: molti compositori della scuola di Borgogna sono cresciuti o hanno insegnato a Cambrai, magari suonando nella sua cattedrale che, tra la musica celestiale proposta e l'ambientazione, era riconosciuta come un luogo magico e suggestivo. In seguito, la storia di Cambrai si lega ad eventi più tristi: fu zona di trincea nella Prima Guerra Mondiale, tant'è che nell'autunno del 1917 vi fu combattuta una battaglia tra inglesi e tedeschi per la conquista del paese come punto di appoggio: fu un sostanziale pareggio, ma la battaglia è ricordata dagli storici di guerra per i primi utilizzi con successo dei carri armati.

Reims

Reims è una sede di tappa quasi tradizionale per la prima settimana del Tour. La prima volta, però, nel 1938, la Grande Boucle fece tappa nel comune della Marna alla 19esima tappa (vittoria di Galateau). Nel dopoguerra, Marcel Dessault e lo svizzero Giovanni Rossi ebbero a Reims i loro momenti di gloria, essendo la prima tappa occasione per conquistare la maglia gialla. Nel 1956 ci fu addirittura la Grand Départ, direzione Liegi. Una fuga a nove nella tappa di Roubaix nel 1973, vinta da Guimard nel velodromo, portò in giallo Josè Catieau. Per il primo sprint di massa bisogna aspettare il 1985, con Castaing che batte Greg Lemond. Nel 1988 è di nuovo fuga, con Valerio Tebaldi (attuale ds Lampre-Farnese Vini) che batte Casado. Le ultime due occasioni hanno visto i prìncipi dello sprint primeggiare: i 286 km che separano Dijion da Reims vedono, nel 1991, Abdujaparov bissare il successo della prima tappa, su Ludwig e Kelly; nel 2002 lo sprint è per Robbie McEwen, lo sconfitto è Zabel, in lotta con l'aussie per la maglia gialla.

Cambrai

Il ridente capoluogo del Cambresis ospita per la seconda volta il Tour de France, dopo la cronosquadre di Arras del 2004. La storia di Cambrai parte dai tempi dell'impero romano, sotto il nome di Camaraco. Nel Medioevo, Cambrai fu uno degli aggolmerati più importanti del nord della Francia, uno dei primi ad arrogarsi il titolo di "comune" prima dell'anno Mille. La prosperità del comune, importante vescovato fino al tredicesimo secolo, fu sia economica che artistica: molti compositori della scuola di Borgogna sono cresciuti o hanno insegnato a Cambrai, magari suonando nella sua cattedrale che, tra la musica celestiale proposta e l'ambientazione, era riconosciuta come un luogo magico e suggestivo. In seguito, la storia di Cambrai si lega ad eventi più tristi: fu zona di trincea nella Prima Guerra Mondiale, tant'è che nell'autunno del 1917 vi fu combattuta una battaglia tra inglesi e tedeschi per la conquista del paese come punto di appoggio: fu un sostanziale pareggio, ma la battaglia è ricordata dagli storici di guerra per i primi utilizzi con successo dei carri armati.

Reims

Reims è una sede di tappa quasi tradizionale per la prima settimana del Tour. La prima volta, però, nel 1938, la Grande Boucle fece tappa nel comune della Marna alla 19esima tappa (vittoria di Galateau). Nel dopoguerra, Marcel Dessault e lo svizzero Giovanni Rossi ebbero a Reims i loro momenti di gloria, essendo la prima tappa occasione per conquistare la maglia gialla. Nel 1956 ci fu addirittura la Grand Départ, direzione Liegi. Una fuga a nove nella tappa di Roubaix nel 1973, vinta da Guimard nel velodromo, portò in giallo Josè Catieau. Per il primo sprint di massa bisogna aspettare il 1985, con Castaing che batte Greg Lemond. Nel 1988 è di nuovo fuga, con Valerio Tebaldi (attuale ds Lampre-Farnese Vini) che batte Casado. Le ultime due occasioni hanno visto i prìncipi dello sprint primeggiare: i 286 km che separano Dijion da Reims vedono, nel 1991, Abdujaparov bissare il successo della prima tappa, su Ludwig e Kelly; nel 2002 lo sprint è per Robbie McEwen, lo sconfitto è Zabel, in lotta con l'aussie per la maglia gialla.

Cambrai

Il ridente capoluogo del Cambresis ospita per la seconda volta il Tour de France, dopo la cronosquadre di Arras del 2004. La storia di Cambrai parte dai tempi dell'impero romano, sotto il nome di Camaraco. Nel Medioevo, Cambrai fu uno degli aggolmerati più importanti del nord della Francia, uno dei primi ad arrogarsi il titolo di "comune" prima dell'anno Mille. La prosperità del comune, importante vescovato fino al tredicesimo secolo, fu sia economica che artistica: molti compositori della scuola di Borgogna sono cresciuti o hanno insegnato a Cambrai, magari suonando nella sua cattedrale che, tra la musica celestiale proposta e l'ambientazione, era riconosciuta come un luogo magico e suggestivo. In seguito, la storia di Cambrai si lega ad eventi più tristi: fu zona di trincea nella Prima Guerra Mondiale, tant'è che nell'autunno del 1917 vi fu combattuta una battaglia tra inglesi e tedeschi per la conquista del paese come punto di appoggio: fu un sostanziale pareggio, ma la battaglia è ricordata dagli storici di guerra per i primi utilizzi con successo dei carri armati.

Reims

Reims è una sede di tappa quasi tradizionale per la prima settimana del Tour. La prima volta, però, nel 1938, la Grande Boucle fece tappa nel comune della Marna alla 19esima tappa (vittoria di Galateau). Nel dopoguerra, Marcel Dessault e lo svizzero Giovanni Rossi ebbero a Reims i loro momenti di gloria, essendo la prima tappa occasione per conquistare la maglia gialla. Nel 1956 ci fu addirittura la Grand Départ, direzione Liegi. Una fuga a nove nella tappa di Roubaix nel 1973, vinta da Guimard nel velodromo, portò in giallo Josè Catieau. Per il primo sprint di massa bisogna aspettare il 1985, con Castaing che batte Greg Lemond. Nel 1988 è di nuovo fuga, con Valerio Tebaldi (attuale ds Lampre-Farnese Vini) che batte Casado. Le ultime due occasioni hanno visto i prìncipi dello sprint primeggiare: i 286 km che separano Dijion da Reims vedono, nel 1991, Abdujaparov bissare il successo della prima tappa, su Ludwig e Kelly; nel 2002 lo sprint è per Robbie McEwen, lo sconfitto è Zabel, in lotta con l'aussie per la maglia gialla.

Cambrai

Il ridente capoluogo del Cambresis ospita per la seconda volta il Tour de France, dopo la cronosquadre di Arras del 2004. La storia di Cambrai parte dai tempi dell'impero romano, sotto il nome di Camaraco. Nel Medioevo, Cambrai fu uno degli aggolmerati più importanti del nord della Francia, uno dei primi ad arrogarsi il titolo di "comune" prima dell'anno Mille. La prosperità del comune, importante vescovato fino al tredicesimo secolo, fu sia economica che artistica: molti compositori della scuola di Borgogna sono cresciuti o hanno insegnato a Cambrai, magari suonando nella sua cattedrale che, tra la musica celestiale proposta e l'ambientazione, era riconosciuta come un luogo magico e suggestivo. In seguito, la storia di Cambrai si lega ad eventi più tristi: fu zona di trincea nella Prima Guerra Mondiale, tant'è che nell'autunno del 1917 vi fu combattuta una battaglia tra inglesi e tedeschi per la conquista del paese come punto di appoggio: fu un sostanziale pareggio, ma la battaglia è ricordata dagli storici di guerra per i primi utilizzi con successo dei carri armati.

Reims

Reims è una sede di tappa quasi tradizionale per la prima settimana del Tour. La prima volta, però, nel 1938, la Grande Boucle fece tappa nel comune della Marna alla 19esima tappa (vittoria di Galateau). Nel dopoguerra, Marcel Dessault e lo svizzero Giovanni Rossi ebbero a Reims i loro momenti di gloria, essendo la prima tappa occasione per conquistare la maglia gialla. Nel 1956 ci fu addirittura la Grand Départ, direzione Liegi. Una fuga a nove nella tappa di Roubaix nel 1973, vinta da Guimard nel velodromo, portò in giallo Josè Catieau. Per il primo sprint di massa bisogna aspettare il 1985, con Castaing che batte Greg Lemond. Nel 1988 è di nuovo fuga, con Valerio Tebaldi (attuale ds Lampre-Farnese Vini) che batte Casado. Le ultime due occasioni hanno visto i prìncipi dello sprint primeggiare: i 286 km che separano Dijion da Reims vedono, nel 1991, Abdujaparov bissare il successo della prima tappa, su Ludwig e Kelly; nel 2002 lo sprint è per Robbie McEwen, lo sconfitto è Zabel, in lotta con l'aussie per la maglia gialla.

Cambrai

Il ridente capoluogo del Cambresis ospita per la seconda volta il Tour de France, dopo la cronosquadre di Arras del 2004. La storia di Cambrai parte dai tempi dell'impero romano, sotto il nome di Camaraco. Nel Medioevo, Cambrai fu uno degli aggolmerati più importanti del nord della Francia, uno dei primi ad arrogarsi il titolo di "comune" prima dell'anno Mille. La prosperità del comune, importante vescovato fino al tredicesimo secolo, fu sia economica che artistica: molti compositori della scuola di Borgogna sono cresciuti o hanno insegnato a Cambrai, magari suonando nella sua cattedrale che, tra la musica celestiale proposta e l'ambientazione, era riconosciuta come un luogo magico e suggestivo. In seguito, la storia di Cambrai si lega ad eventi più tristi: fu zona di trincea nella Prima Guerra Mondiale, tant'è che nell'autunno del 1917 vi fu combattuta una battaglia tra inglesi e tedeschi per la conquista del paese come punto di appoggio: fu un sostanziale pareggio, ma la battaglia è ricordata dagli storici di guerra per i primi utilizzi con successo dei carri armati.

Reims

Reims è una sede di tappa quasi tradizionale per la prima settimana del Tour. La prima volta, però, nel 1938, la Grande Boucle fece tappa nel comune della Marna alla 19esima tappa (vittoria di Galateau). Nel dopoguerra, Marcel Dessault e lo svizzero Giovanni Rossi ebbero a Reims i loro momenti di gloria, essendo la prima tappa occasione per conquistare la maglia gialla. Nel 1956 ci fu addirittura la Grand Départ, direzione Liegi. Una fuga a nove nella tappa di Roubaix nel 1973, vinta da Guimard nel velodromo, portò in giallo Josè Catieau. Per il primo sprint di massa bisogna aspettare il 1985, con Castaing che batte Greg Lemond. Nel 1988 è di nuovo fuga, con Valerio Tebaldi (attuale ds Lampre-Farnese Vini) che batte Casado. Le ultime due occasioni hanno visto i prìncipi dello sprint primeggiare: i 286 km che separano Dijion da Reims vedono, nel 1991, Abdujaparov bissare il successo della prima tappa, su Ludwig e Kelly; nel 2002 lo sprint è per Robbie McEwen, lo sconfitto è Zabel, in lotta con l'aussie per la maglia gialla.

Meteo

14.00 - Cambrai
15.30 - Housset
17.20 - Reims

Soggetti Alternativi

Disputa il secondo Tour de France (ha preso parte anche ad un Giro e a una Vuelta, terminando entrambe) alla settima stagione nelle file dell'AG2R. Velocista che in qualche occasione ha saputo mettersi in mostra anche in fuga, ha conquistato finora due successi (entrambi nel 2008 a Gippingen e in una tappa della Parigi-Corrèze) pur avendo spesso cercato lo spunto fortunato anche in brevi corse a tappe. Ha sfiorato il colpo grosso sempre nel 2008 alla Vuelta, col 2° posto sul traguardo di Saragozza ed anche alla Grande Boucle ha già concluso più di una volta nei dieci. Si divide le volate col giovane Bouet, per il resto gira gira il... Mondo(ry)!

Vivian Ghianni

Disputa il secondo Tour de France (ha preso parte anche ad un Giro e a una Vuelta, terminando entrambe) alla settima stagione nelle file dell'AG2R. Velocista che in qualche occasione ha saputo mettersi in mostra anche in fuga, ha conquistato finora due successi (entrambi nel 2008 a Gippingen e in una tappa della Parigi-Corrèze) pur avendo spesso cercato lo spunto fortunato anche in brevi corse a tappe. Ha sfiorato il colpo grosso sempre nel 2008 alla Vuelta, col 2° posto sul traguardo di Saragozza ed anche alla Grande Boucle ha già concluso più di una volta nei dieci. Si divide le volate col giovane Bouet, per il resto gira gira il... Mondo(ry)!

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Disputa il secondo Tour de France (ha preso parte anche ad un Giro e a una Vuelta, terminando entrambe) alla settima stagione nelle file dell'AG2R. Velocista che in qualche occasione ha saputo mettersi in mostra anche in fuga, ha conquistato finora due successi (entrambi nel 2008 a Gippingen e in una tappa della Parigi-Corrèze) pur avendo spesso cercato lo spunto fortunato anche in brevi corse a tappe. Ha sfiorato il colpo grosso sempre nel 2008 alla Vuelta, col 2° posto sul traguardo di Saragozza ed anche alla Grande Boucle ha già concluso più di una volta nei dieci. Si divide le volate col giovane Bouet, per il resto gira gira il... Mondo(ry)!

TourTweet

andykloedi: Una parola sulla tappa di ieri. Spero che ora gli organizzatori del TdF siano contenti che la corsa si sia decisa ieri a causa di cadute e problemi meccanici.

albertocontador (ieri): Ecco un breve video prima di dormire, già il famoso giorno del pavé è passato e con un buon risultato :-) http://tinyurl.com/36srj54

manuelquinziato (ieri): Stereophonics nelle orecchie, è ora di dormire. Per fortuna questa tappa del pavé è finita, non è stato facile tenere Ivan al sicuro dai guai!

kmoerenhout (ieri): 0-1, ottima cena! http://moby.to/r9bn9x - ecco il pronostico di Gesink! http://moby.to/79e4gc

RGUpdate [Robert Gesink] (ieri): In fin dei conti, la giornata è andata in archivio. Non proprio soddisfatto dal risultato, ma s'è fatto il possibile. Il polso è andato benino... e dopo questo 3-2 me ne vado a dormire contento!

dzabriskie (ieri): Quasi quasi metto su un 30 chili quest'inverno e inizio seriamente a fare 'sto pavé... Io che pensavo che le strade di L.A. fossero disastrate... qui dovrebbero tirar su qualche soldo per sistemarle, sarei incazzato se pagassi le tasse qua

bdlancaster (ieri): Che avevo detto? Thor è un grande. Dovremmo fare in modo che sia arrabbiato tutti i giorni. Il team è stato super.

L'Enfer (Claude Chabrol, 1993)

La locandina di L'Enfer di Claude Chabrol - Foto www.moviecolors.com

L'inferno esiste? Sicuramente sì, che poi sia quello cattolico di Dante o quello burocratico di Dylan Dog, lo scopriremo solo non vivendo. Oppure c'è l'inferno in terra, quello che prende mille colorazioni e mille declinazioni, quello che può essere un amore che finisce o un dolore che si fa reale, la perdita di un lavoro o di se stessi. Qualcuno sostiene pure che l'inferno si materializzi in forma di strade di pietra nella provincia francese. Claude Chabrol è il cantore di tutto ciò che non è Parigi, nessuno come lui ha tratteggiato con grazia il tedio a morte del vivere in provincia. Dietro la facciata affascinante, l'orrore. Una bella coppia, un bel lavoro (hanno un hotel in riva a un lago), un bellissimo posto: l'inferno, appunto. Perché quando possiedi qualcosa di troppo bello, il rischio di iniziare a chiederti se te lo meriti è reale, il dubbio può insinuarsi nella mente. Lavorare in silenzio, minare le tue già vacillanti certezze, porti brutalmente di fronte al confronto tra vita reale e gelosia immaginaria. Quando possiedi qualcosa di troppo bello, è già tanto se non lo rovinerai, ed Emmanuelle Béart a 30 anni è qualcosa di incomparabilmente bello. Il povero François Cluzet ne esce con le ossa rotte. Il cervello in liquefazione. La tragedia pervicacemente perseguita e realizzata: fine di ogni gioco. Perché la vita reale (o cinematografica?) non è come quella sportiva; dopo l'inferno non sempre ci si può rimettere a pedalare il giorno dopo. Spesso dopo l'inferno c'è l'abisso.

Marco Grassi

L'Enfer (Claude Chabrol, 1993)

La locandina di L'Enfer di Claude Chabrol - Foto www.moviecolors.com

L'inferno esiste? Sicuramente sì, che poi sia quello cattolico di Dante o quello burocratico di Dylan Dog, lo scopriremo solo non vivendo. Oppure c'è l'inferno in terra, quello che prende mille colorazioni e mille declinazioni, quello che può essere un amore che finisce o un dolore che si fa reale, la perdita di un lavoro o di se stessi. Qualcuno sostiene pure che l'inferno si materializzi in forma di strade di pietra nella provincia francese. Claude Chabrol è il cantore di tutto ciò che non è Parigi, nessuno come lui ha tratteggiato con grazia il tedio a morte del vivere in provincia. Dietro la facciata affascinante, l'orrore. Una bella coppia, un bel lavoro (hanno un hotel in riva a un lago), un bellissimo posto: l'inferno, appunto. Perché quando possiedi qualcosa di troppo bello, il rischio di iniziare a chiederti se te lo meriti è reale, il dubbio può insinuarsi nella mente. Lavorare in silenzio, minare le tue già vacillanti certezze, porti brutalmente di fronte al confronto tra vita reale e gelosia immaginaria. Quando possiedi qualcosa di troppo bello, è già tanto se non lo rovinerai, ed Emmanuelle Béart a 30 anni è qualcosa di incomparabilmente bello. Il povero François Cluzet ne esce con le ossa rotte. Il cervello in liquefazione. La tragedia pervicacemente perseguita e realizzata: fine di ogni gioco. Perché la vita reale (o cinematografica?) non è come quella sportiva; dopo l'inferno non sempre ci si può rimettere a pedalare il giorno dopo. Spesso dopo l'inferno c'è l'abisso.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2010 – 4a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 4a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 4a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 4a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 4a tappa

L'Enfer (Claude Chabrol, 1993)

La locandina di L'Enfer di Claude Chabrol - Foto www.moviecolors.com

L'inferno esiste? Sicuramente sì, che poi sia quello cattolico di Dante o quello burocratico di Dylan Dog, lo scopriremo solo non vivendo. Oppure c'è l'inferno in terra, quello che prende mille colorazioni e mille declinazioni, quello che può essere un amore che finisce o un dolore che si fa reale, la perdita di un lavoro o di se stessi. Qualcuno sostiene pure che l'inferno si materializzi in forma di strade di pietra nella provincia francese. Claude Chabrol è il cantore di tutto ciò che non è Parigi, nessuno come lui ha tratteggiato con grazia il tedio a morte del vivere in provincia. Dietro la facciata affascinante, l'orrore. Una bella coppia, un bel lavoro (hanno un hotel in riva a un lago), un bellissimo posto: l'inferno, appunto. Perché quando possiedi qualcosa di troppo bello, il rischio di iniziare a chiederti se te lo meriti è reale, il dubbio può insinuarsi nella mente. Lavorare in silenzio, minare le tue già vacillanti certezze, porti brutalmente di fronte al confronto tra vita reale e gelosia immaginaria. Quando possiedi qualcosa di troppo bello, è già tanto se non lo rovinerai, ed Emmanuelle Béart a 30 anni è qualcosa di incomparabilmente bello. Il povero François Cluzet ne esce con le ossa rotte. Il cervello in liquefazione. La tragedia pervicacemente perseguita e realizzata: fine di ogni gioco. Perché la vita reale (o cinematografica?) non è come quella sportiva; dopo l'inferno non sempre ci si può rimettere a pedalare il giorno dopo. Spesso dopo l'inferno c'è l'abisso.

Marco Grassi

L'Enfer (Claude Chabrol, 1993)

La locandina di L'Enfer di Claude Chabrol - Foto www.moviecolors.com

L'inferno esiste? Sicuramente sì, che poi sia quello cattolico di Dante o quello burocratico di Dylan Dog, lo scopriremo solo non vivendo. Oppure c'è l'inferno in terra, quello che prende mille colorazioni e mille declinazioni, quello che può essere un amore che finisce o un dolore che si fa reale, la perdita di un lavoro o di se stessi. Qualcuno sostiene pure che l'inferno si materializzi in forma di strade di pietra nella provincia francese. Claude Chabrol è il cantore di tutto ciò che non è Parigi, nessuno come lui ha tratteggiato con grazia il tedio a morte del vivere in provincia. Dietro la facciata affascinante, l'orrore. Una bella coppia, un bel lavoro (hanno un hotel in riva a un lago), un bellissimo posto: l'inferno, appunto. Perché quando possiedi qualcosa di troppo bello, il rischio di iniziare a chiederti se te lo meriti è reale, il dubbio può insinuarsi nella mente. Lavorare in silenzio, minare le tue già vacillanti certezze, porti brutalmente di fronte al confronto tra vita reale e gelosia immaginaria. Quando possiedi qualcosa di troppo bello, è già tanto se non lo rovinerai, ed Emmanuelle Béart a 30 anni è qualcosa di incomparabilmente bello. Il povero François Cluzet ne esce con le ossa rotte. Il cervello in liquefazione. La tragedia pervicacemente perseguita e realizzata: fine di ogni gioco. Perché la vita reale (o cinematografica?) non è come quella sportiva; dopo l'inferno non sempre ci si può rimettere a pedalare il giorno dopo. Spesso dopo l'inferno c'è l'abisso.

Marco Grassi

L'Enfer (Claude Chabrol, 1993)

La locandina di L'Enfer di Claude Chabrol - Foto www.moviecolors.com

L'inferno esiste? Sicuramente sì, che poi sia quello cattolico di Dante o quello burocratico di Dylan Dog, lo scopriremo solo non vivendo. Oppure c'è l'inferno in terra, quello che prende mille colorazioni e mille declinazioni, quello che può essere un amore che finisce o un dolore che si fa reale, la perdita di un lavoro o di se stessi. Qualcuno sostiene pure che l'inferno si materializzi in forma di strade di pietra nella provincia francese. Claude Chabrol è il cantore di tutto ciò che non è Parigi, nessuno come lui ha tratteggiato con grazia il tedio a morte del vivere in provincia. Dietro la facciata affascinante, l'orrore. Una bella coppia, un bel lavoro (hanno un hotel in riva a un lago), un bellissimo posto: l'inferno, appunto. Perché quando possiedi qualcosa di troppo bello, il rischio di iniziare a chiederti se te lo meriti è reale, il dubbio può insinuarsi nella mente. Lavorare in silenzio, minare le tue già vacillanti certezze, porti brutalmente di fronte al confronto tra vita reale e gelosia immaginaria. Quando possiedi qualcosa di troppo bello, è già tanto se non lo rovinerai, ed Emmanuelle Béart a 30 anni è qualcosa di incomparabilmente bello. Il povero François Cluzet ne esce con le ossa rotte. Il cervello in liquefazione. La tragedia pervicacemente perseguita e realizzata: fine di ogni gioco. Perché la vita reale (o cinematografica?) non è come quella sportiva; dopo l'inferno non sempre ci si può rimettere a pedalare il giorno dopo. Spesso dopo l'inferno c'è l'abisso.

Marco Grassi

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