Il Portale del Ciclismo professionistico

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La prima settimana di questo Tour de France non rispetta il classifico copione di frazioni tutte pianeggianti e scontate. Il passaggio in Belgio era troppo stimolante per non inventarsi qualcosa ed ecco che la seconda tappa in linea sarà una piccola Liegi-Bastogne-Liegi e potremo anche assistere a qualche bell'attacco. Il primi chilometri sono tutti in pianura e nelle prime ore i protagonisti saranno i fuggitivi che cercheranno di conquistare i punti necessari per vestire la prima maglia a pois: il primo Gpm, la Côte de France, arriva dopo 98 km ma la parte più spettacolare del percorso arriva una trentina di chilometri dopo. Dopo la cittadina di Hamoir i corridori dovranno affrontare una bella serie di côte tra cui anche lo Stockeu, uno dei punti chiave della Liegi; un breve tratto di respiro condurrà il gruppo all'ultima difficoltà altimetrie del giorno, la Côte de Rosier: sono 6.4 km ad una pendenza media del 4% e della vetta mancheranno appena 12 km all'arrivo.
Il percorso movimentato dovrebbe tagliare fuori dai giochi per il successo di tappa tutti i velocisti puri: le salite, però, non sono particolarmente impegnative e corridori come Freire (o anche un Petacchi in grande forma) non dovrebbero avere particolari problemi a tenere le ruote del primo gruppo. Il pensiero della temutissima tappa di domani spegnerà sul nascere tutti gli ardori dei big e sarà quasi impossibile assistere ad un'azione simile a quella di Indurain del 1995: di cacciatori di tappe, però, ce ne sono tanti e non sarà facile riuscire a tenere chiuso il gruppo.

Bruxelles

La capitale del Belgio è probabilmente la città fuori dai territori francesi che può vantarsi di aver ospitato il Tour più volte: quest'anno fanno 10 edizioni. Tutto cominciò nel 1947: il tour riapriva i battenti dopo la guerra e si pensò di portare la seconda tappa da Lille a Bruxelles, per poi tornare dal Lussemburgo. Renè Vietto, anziano grimpeur penalizzato dalla guerra, vinse quella tappa in solitaria conquistando il simbolo del primato,che portòquasi fino a Parigi salvo poi crollare nelle ultime tappe. Si bissa nel 1949 da Reims e tocca a un belga imporsi: anche per Roger Lambrecht tappa e maglia. Addirittura nel 1958 le Grand Depart sarà proprio da Bruxelles, con una tappa che arriva a Gent. L'ultima occasione di transito è avvenuta nel 1992, in uno dei tour più internazionali della storia (correva l'anno dei trattati di Maastricht): la partenza avvenne da San Sebastian e si attraversò anche Olanda, Lussemburgo, Germania e Italia. La 6° tappa con partenza da Roubaix vede il solito Chiappucci all'attacco, ma un ragazzotto francese gli caccia l'urlo in gola: Laurent Jalabert vince la sua prima tappa al tour e prende la maglia verde, che porterà sino ai campi Elisi.

Spa

La mente va subito a Spa-Francorchamps, uno dei più popolari e belli circuiti di formula uno (il più lungo attualmente esistente), ma Spa non è solo questo, anche perchè il circuito è più vicino all'altro paese. Siamo nella provincia di Liegi, alta Vallonia: questo piccolo borgo, sviluppatosi nel tardo rinascimento, deve la sua fortuna alle sue acque termali, molto popolari tra la nobiltà inglese ed europea in generale, tanto da assumere la definizione di "caffè d'europa". Conosciamo tutti la Redoute come Cote della Liegi, ma forse non tutti sanno che...la "Redoute"  è il primo casinò moderno, nato proprio a Spa. Da quest'ambientazione idilliaca e altolocata Kubrick ha tratto ispirazione per uno dei suoi capolavori, "Barry Lindon". Spa inoltre ospita le Francofolies,  spettacoli di varietà in luoghi differenti della città, come il casinò stesso, il parco delle Sept Heures e la piazza del Municipio.

Nicola Stufano
Bruxelles

La capitale del Belgio è probabilmente la città fuori dai territori francesi che può vantarsi di aver ospitato il Tour più volte: quest'anno fanno 10 edizioni. Tutto cominciò nel 1947: il tour riapriva i battenti dopo la guerra e si pensò di portare la seconda tappa da Lille a Bruxelles, per poi tornare dal Lussemburgo. Renè Vietto, anziano grimpeur penalizzato dalla guerra, vinse quella tappa in solitaria conquistando il simbolo del primato,che portòquasi fino a Parigi salvo poi crollare nelle ultime tappe. Si bissa nel 1949 da Reims e tocca a un belga imporsi: anche per Roger Lambrecht tappa e maglia. Addirittura nel 1958 le Grand Depart sarà proprio da Bruxelles, con una tappa che arriva a Gent. L'ultima occasione di transito è avvenuta nel 1992, in uno dei tour più internazionali della storia (correva l'anno dei trattati di Maastricht): la partenza avvenne da San Sebastian e si attraversò anche Olanda, Lussemburgo, Germania e Italia. La 6° tappa con partenza da Roubaix vede il solito Chiappucci all'attacco, ma un ragazzotto francese gli caccia l'urlo in gola: Laurent Jalabert vince la sua prima tappa al tour e prende la maglia verde, che porterà sino ai campi Elisi.

Spa

La mente va subito a Spa-Francorchamps, uno dei più popolari e belli circuiti di formula uno (il più lungo attualmente esistente), ma Spa non è solo questo, anche perchè il circuito è più vicino all'altro paese. Siamo nella provincia di Liegi, alta Vallonia: questo piccolo borgo, sviluppatosi nel tardo rinascimento, deve la sua fortuna alle sue acque termali, molto popolari tra la nobiltà inglese ed europea in generale, tanto da assumere la definizione di "caffè d'europa". Conosciamo tutti la Redoute come Cote della Liegi, ma forse non tutti sanno che...la "Redoute"  è il primo casinò moderno, nato proprio a Spa. Da quest'ambientazione idilliaca e altolocata Kubrick ha tratto ispirazione per uno dei suoi capolavori, "Barry Lindon". Spa inoltre ospita le Francofolies,  spettacoli di varietà in luoghi differenti della città, come il casinò stesso, il parco delle Sept Heures e la piazza del Municipio.

Bruxelles

La capitale del Belgio è probabilmente la città fuori dai territori francesi che può vantarsi di aver ospitato il Tour più volte: quest'anno fanno 10 edizioni. Tutto cominciò nel 1947: il tour riapriva i battenti dopo la guerra e si pensò di portare la seconda tappa da Lille a Bruxelles, per poi tornare dal Lussemburgo. Renè Vietto, anziano grimpeur penalizzato dalla guerra, vinse quella tappa in solitaria conquistando il simbolo del primato,che portòquasi fino a Parigi salvo poi crollare nelle ultime tappe. Si bissa nel 1949 da Reims e tocca a un belga imporsi: anche per Roger Lambrecht tappa e maglia. Addirittura nel 1958 le Grand Depart sarà proprio da Bruxelles, con una tappa che arriva a Gent. L'ultima occasione di transito è avvenuta nel 1992, in uno dei tour più internazionali della storia (correva l'anno dei trattati di Maastricht): la partenza avvenne da San Sebastian e si attraversò anche Olanda, Lussemburgo, Germania e Italia. La 6° tappa con partenza da Roubaix vede il solito Chiappucci all'attacco, ma un ragazzotto francese gli caccia l'urlo in gola: Laurent Jalabert vince la sua prima tappa al tour e prende la maglia verde, che porterà sino ai campi Elisi.

Spa

La mente va subito a Spa-Francorchamps, uno dei più popolari e belli circuiti di formula uno (il più lungo attualmente esistente), ma Spa non è solo questo, anche perchè il circuito è più vicino all'altro paese. Siamo nella provincia di Liegi, alta Vallonia: questo piccolo borgo, sviluppatosi nel tardo rinascimento, deve la sua fortuna alle sue acque termali, molto popolari tra la nobiltà inglese ed europea in generale, tanto da assumere la definizione di "caffè d'europa". Conosciamo tutti la Redoute come Cote della Liegi, ma forse non tutti sanno che...la "Redoute"  è il primo casinò moderno, nato proprio a Spa. Da quest'ambientazione idilliaca e altolocata Kubrick ha tratto ispirazione per uno dei suoi capolavori, "Barry Lindon". Spa inoltre ospita le Francofolies,  spettacoli di varietà in luoghi differenti della città, come il casinò stesso, il parco delle Sept Heures e la piazza del Municipio.

Bruxelles

La capitale del Belgio è probabilmente la città fuori dai territori francesi che può vantarsi di aver ospitato il Tour più volte: quest'anno fanno 10 edizioni. Tutto cominciò nel 1947: il tour riapriva i battenti dopo la guerra e si pensò di portare la seconda tappa da Lille a Bruxelles, per poi tornare dal Lussemburgo. Renè Vietto, anziano grimpeur penalizzato dalla guerra, vinse quella tappa in solitaria conquistando il simbolo del primato,che portòquasi fino a Parigi salvo poi crollare nelle ultime tappe. Si bissa nel 1949 da Reims e tocca a un belga imporsi: anche per Roger Lambrecht tappa e maglia. Addirittura nel 1958 le Grand Depart sarà proprio da Bruxelles, con una tappa che arriva a Gent. L'ultima occasione di transito è avvenuta nel 1992, in uno dei tour più internazionali della storia (correva l'anno dei trattati di Maastricht): la partenza avvenne da San Sebastian e si attraversò anche Olanda, Lussemburgo, Germania e Italia. La 6° tappa con partenza da Roubaix vede il solito Chiappucci all'attacco, ma un ragazzotto francese gli caccia l'urlo in gola: Laurent Jalabert vince la sua prima tappa al tour e prende la maglia verde, che porterà sino ai campi Elisi.

Spa

La mente va subito a Spa-Francorchamps, uno dei più popolari e belli circuiti di formula uno (il più lungo attualmente esistente), ma Spa non è solo questo, anche perchè il circuito è più vicino all'altro paese. Siamo nella provincia di Liegi, alta Vallonia: questo piccolo borgo, sviluppatosi nel tardo rinascimento, deve la sua fortuna alle sue acque termali, molto popolari tra la nobiltà inglese ed europea in generale, tanto da assumere la definizione di "caffè d'europa". Conosciamo tutti la Redoute come Cote della Liegi, ma forse non tutti sanno che...la "Redoute"  è il primo casinò moderno, nato proprio a Spa. Da quest'ambientazione idilliaca e altolocata Kubrick ha tratto ispirazione per uno dei suoi capolavori, "Barry Lindon". Spa inoltre ospita le Francofolies,  spettacoli di varietà in luoghi differenti della città, come il casinò stesso, il parco delle Sept Heures e la piazza del Municipio.

Bruxelles

La capitale del Belgio è probabilmente la città fuori dai territori francesi che può vantarsi di aver ospitato il Tour più volte: quest'anno fanno 10 edizioni. Tutto cominciò nel 1947: il tour riapriva i battenti dopo la guerra e si pensò di portare la seconda tappa da Lille a Bruxelles, per poi tornare dal Lussemburgo. Renè Vietto, anziano grimpeur penalizzato dalla guerra, vinse quella tappa in solitaria conquistando il simbolo del primato,che portòquasi fino a Parigi salvo poi crollare nelle ultime tappe. Si bissa nel 1949 da Reims e tocca a un belga imporsi: anche per Roger Lambrecht tappa e maglia. Addirittura nel 1958 le Grand Depart sarà proprio da Bruxelles, con una tappa che arriva a Gent. L'ultima occasione di transito è avvenuta nel 1992, in uno dei tour più internazionali della storia (correva l'anno dei trattati di Maastricht): la partenza avvenne da San Sebastian e si attraversò anche Olanda, Lussemburgo, Germania e Italia. La 6° tappa con partenza da Roubaix vede il solito Chiappucci all'attacco, ma un ragazzotto francese gli caccia l'urlo in gola: Laurent Jalabert vince la sua prima tappa al tour e prende la maglia verde, che porterà sino ai campi Elisi.

Spa

La mente va subito a Spa-Francorchamps, uno dei più popolari e belli circuiti di formula uno (il più lungo attualmente esistente), ma Spa non è solo questo, anche perchè il circuito è più vicino all'altro paese. Siamo nella provincia di Liegi, alta Vallonia: questo piccolo borgo, sviluppatosi nel tardo rinascimento, deve la sua fortuna alle sue acque termali, molto popolari tra la nobiltà inglese ed europea in generale, tanto da assumere la definizione di "caffè d'europa". Conosciamo tutti la Redoute come Cote della Liegi, ma forse non tutti sanno che...la "Redoute"  è il primo casinò moderno, nato proprio a Spa. Da quest'ambientazione idilliaca e altolocata Kubrick ha tratto ispirazione per uno dei suoi capolavori, "Barry Lindon". Spa inoltre ospita le Francofolies,  spettacoli di varietà in luoghi differenti della città, come il casinò stesso, il parco delle Sept Heures e la piazza del Municipio.

Bruxelles

La capitale del Belgio è probabilmente la città fuori dai territori francesi che può vantarsi di aver ospitato il Tour più volte: quest'anno fanno 10 edizioni. Tutto cominciò nel 1947: il tour riapriva i battenti dopo la guerra e si pensò di portare la seconda tappa da Lille a Bruxelles, per poi tornare dal Lussemburgo. Renè Vietto, anziano grimpeur penalizzato dalla guerra, vinse quella tappa in solitaria conquistando il simbolo del primato,che portòquasi fino a Parigi salvo poi crollare nelle ultime tappe. Si bissa nel 1949 da Reims e tocca a un belga imporsi: anche per Roger Lambrecht tappa e maglia. Addirittura nel 1958 le Grand Depart sarà proprio da Bruxelles, con una tappa che arriva a Gent. L'ultima occasione di transito è avvenuta nel 1992, in uno dei tour più internazionali della storia (correva l'anno dei trattati di Maastricht): la partenza avvenne da San Sebastian e si attraversò anche Olanda, Lussemburgo, Germania e Italia. La 6° tappa con partenza da Roubaix vede il solito Chiappucci all'attacco, ma un ragazzotto francese gli caccia l'urlo in gola: Laurent Jalabert vince la sua prima tappa al tour e prende la maglia verde, che porterà sino ai campi Elisi.

Spa

La mente va subito a Spa-Francorchamps, uno dei più popolari e belli circuiti di formula uno (il più lungo attualmente esistente), ma Spa non è solo questo, anche perchè il circuito è più vicino all'altro paese. Siamo nella provincia di Liegi, alta Vallonia: questo piccolo borgo, sviluppatosi nel tardo rinascimento, deve la sua fortuna alle sue acque termali, molto popolari tra la nobiltà inglese ed europea in generale, tanto da assumere la definizione di "caffè d'europa". Conosciamo tutti la Redoute come Cote della Liegi, ma forse non tutti sanno che...la "Redoute"  è il primo casinò moderno, nato proprio a Spa. Da quest'ambientazione idilliaca e altolocata Kubrick ha tratto ispirazione per uno dei suoi capolavori, "Barry Lindon". Spa inoltre ospita le Francofolies,  spettacoli di varietà in luoghi differenti della città, come il casinò stesso, il parco delle Sept Heures e la piazza del Municipio.

Meteo

12.30 - Bruxelles
14.45 - Amay
17.15 - Spa

Soggetti Alternativi

Al quinto Tour de France consecutivo (ha disputato e portato a termine anche un Giro e una Vuelta), lui che finora ha sempre militato nella Française des Jeux (è all'ottava stagione tra i pro). Ottimo passista, ha saputo offrire buone prestazioni a cronometro, conquistando anche un titolo nazionale contro il tempo nel 2007. Dotato di discreto spunto veloce, non disdegna l'anticipo da finisseur (vedere vittoria in Algarve in stagione) e nelle ultime annate ha fatto notevoli miglioramenti sui percorsi misti, tanto da finire per ben tre volte nei primi 10 alla Liegi-Bastogne-Liegi (8° lo scorso anno). Può cercare un buon risultato, anche sfruttando una fuga da lontano. Allez Benoît, les Jeux son fait!

Vivian Ghianni

Al quinto Tour de France consecutivo (ha disputato e portato a termine anche un Giro e una Vuelta), lui che finora ha sempre militato nella Française des Jeux (è all'ottava stagione tra i pro). Ottimo passista, ha saputo offrire buone prestazioni a cronometro, conquistando anche un titolo nazionale contro il tempo nel 2007. Dotato di discreto spunto veloce, non disdegna l'anticipo da finisseur (vedere vittoria in Algarve in stagione) e nelle ultime annate ha fatto notevoli miglioramenti sui percorsi misti, tanto da finire per ben tre volte nei primi 10 alla Liegi-Bastogne-Liegi (8° lo scorso anno). Può cercare un buon risultato, anche sfruttando una fuga da lontano. Allez Benoît, les Jeux son fait!

Al quinto Tour de France consecutivo (ha disputato e portato a termine anche un Giro e una Vuelta), lui che finora ha sempre militato nella Française des Jeux (è all'ottava stagione tra i pro). Ottimo passista, ha saputo offrire buone prestazioni a cronometro, conquistando anche un titolo nazionale contro il tempo nel 2007. Dotato di discreto spunto veloce, non disdegna l'anticipo da finisseur (vedere vittoria in Algarve in stagione) e nelle ultime annate ha fatto notevoli miglioramenti sui percorsi misti, tanto da finire per ben tre volte nei primi 10 alla Liegi-Bastogne-Liegi (8° lo scorso anno). Può cercare un buon risultato, anche sfruttando una fuga da lontano. Allez Benoît, les Jeux son fait!

Al quinto Tour de France consecutivo (ha disputato e portato a termine anche un Giro e una Vuelta), lui che finora ha sempre militato nella Française des Jeux (è all'ottava stagione tra i pro). Ottimo passista, ha saputo offrire buone prestazioni a cronometro, conquistando anche un titolo nazionale contro il tempo nel 2007. Dotato di discreto spunto veloce, non disdegna l'anticipo da finisseur (vedere vittoria in Algarve in stagione) e nelle ultime annate ha fatto notevoli miglioramenti sui percorsi misti, tanto da finire per ben tre volte nei primi 10 alla Liegi-Bastogne-Liegi (8° lo scorso anno). Può cercare un buon risultato, anche sfruttando una fuga da lontano. Allez Benoît, les Jeux son fait!

Al quinto Tour de France consecutivo (ha disputato e portato a termine anche un Giro e una Vuelta), lui che finora ha sempre militato nella Française des Jeux (è all'ottava stagione tra i pro). Ottimo passista, ha saputo offrire buone prestazioni a cronometro, conquistando anche un titolo nazionale contro il tempo nel 2007. Dotato di discreto spunto veloce, non disdegna l'anticipo da finisseur (vedere vittoria in Algarve in stagione) e nelle ultime annate ha fatto notevoli miglioramenti sui percorsi misti, tanto da finire per ben tre volte nei primi 10 alla Liegi-Bastogne-Liegi (8° lo scorso anno). Può cercare un buon risultato, anche sfruttando una fuga da lontano. Allez Benoît, les Jeux son fait!

Al quinto Tour de France consecutivo (ha disputato e portato a termine anche un Giro e una Vuelta), lui che finora ha sempre militato nella Française des Jeux (è all'ottava stagione tra i pro). Ottimo passista, ha saputo offrire buone prestazioni a cronometro, conquistando anche un titolo nazionale contro il tempo nel 2007. Dotato di discreto spunto veloce, non disdegna l'anticipo da finisseur (vedere vittoria in Algarve in stagione) e nelle ultime annate ha fatto notevoli miglioramenti sui percorsi misti, tanto da finire per ben tre volte nei primi 10 alla Liegi-Bastogne-Liegi (8° lo scorso anno). Può cercare un buon risultato, anche sfruttando una fuga da lontano. Allez Benoît, les Jeux son fait!

lancearmstrong (ieri): Davvero S-T-R-E-S-S-A-N-T-E!! Per fortuna all'arrivo tutto intero. Impressionante quanto più intenso e difficile sia il Tour rispetto a qualunque altra corsa.

RobbieHunter (ieri): Il ciclismo è vivo!! Qunte persone sulla strada oggi, pazzesco!!!! Non si riusciva neppure a sentire la radiolina nelle orecchie per il tifo ai bordi della strada

Roman86_K (ieri): Ecco le mie scarpe dopo la caduta nell'ultimo km. La cosa importante è che sto bene! http://twitpic.com/22esbx

ivanbasso (ieri): Che tappa!!!... Ritorno al tour con caduta.. Per colpa di un cane.........sembra tutto ok..

LeviLeipheimer (ieri): Che sollievo, le radiografie sono negative... Nonostante il forte dolore, niente di rotto! Il dolore si può sopportare...

albertocontador (ieri): Ufffff!! La tappa è andata, nonostante una piccola botta nella gamba, a causa della caduta, però sono contento, perché era una giornata pericolosa per via del vento. Grazie alla squadra.

wegelius (ieri): Oggi sarebbe stato il giorno perfetto per essere un topo d'appartamenti in Belgio... Tutti fuori casa a guardare la corsa...

ChristianVDV (ieri): Mai vista tanta gente ai lati della strada prima d'ora. Una grandissima sensazione... probabilmente anche perché stavolta sono riuscito a stare in piedi per tutta la tappa

Rosetta (Jean-Pierre e Luc Dardenne, 1999)

La locandina di Rosetta dei fratelli Dardenne - Foto www.movieposters.2038.net

Non siamo nel cinema francese ma quasi; nessun problema, anche il Tour oggi non è in Francia ma quasi. Il Belgio, giardino d'Europa, o forse no, forse meno di quanto siamo portati a pensare. Ogni centro ha le sue periferie, Bruxelles la possiamo forse considerare periferia di Parigi? Rosetta è la periferia della periferia di Bruxelles. I fratelli Dardenne le hanno dato il volto stravolto di Emilie Dequenne, e l'hanno seguita per tutto il film, da dietro, con insistito, fastidioso uso della camera a spalla: se vuoi entrare nel suo mondo, il meno che ti possa capitare è il mal di stomaco dato dalle immagini in continuo, nervoso tremolare. Forma è sostanza. Rosetta è solo una ragazza, ha i suoi problemi, fatica a vivere. È sublime verismo che irrompe sulla pellicola, Rosetta è il risultato della crisi economica 10 anni prima della crisi economica, quando sembrava crescita anche se produceva strapiombi di povertà. È il compromesso vigliacco che tutti prima o poi abbiamo sottoscritto, è la fuga impossibile dalle proprie responsabilità, è la frustrazione di chi ha sempre conosciuto solo i margini e continua a stare al mondo per inerzia. È la coscienza di chi sa che è facile cadere con la bicicletta, molto più facile che vincere, eppure non è che non si corre più. A volte arriva il colpo che cambia la vita o la carriera; quasi mai, però. E il massimo forse è un'esistenza tranquilla: Rosetta, in fondo, sogna di fare il gregario.

Marco Grassi

Rosetta (Jean-Pierre e Luc Dardenne, 1999)

La locandina di Rosetta dei fratelli Dardenne - Foto www.movieposters.2038.net

Non siamo nel cinema francese ma quasi; nessun problema, anche il Tour oggi non è in Francia ma quasi. Il Belgio, giardino d'Europa, o forse no, forse meno di quanto siamo portati a pensare. Ogni centro ha le sue periferie, Bruxelles la possiamo forse considerare periferia di Parigi? Rosetta è la periferia della periferia di Bruxelles. I fratelli Dardenne le hanno dato il volto stravolto di Emilie Dequenne, e l'hanno seguita per tutto il film, da dietro, con insistito, fastidioso uso della camera a spalla: se vuoi entrare nel suo mondo, il meno che ti possa capitare è il mal di stomaco dato dalle immagini in continuo, nervoso tremolare. Forma è sostanza. Rosetta è solo una ragazza, ha i suoi problemi, fatica a vivere. È sublime verismo che irrompe sulla pellicola, Rosetta è il risultato della crisi economica 10 anni prima della crisi economica, quando sembrava crescita anche se produceva strapiombi di povertà. È il compromesso vigliacco che tutti prima o poi abbiamo sottoscritto, è la fuga impossibile dalle proprie responsabilità, è la frustrazione di chi ha sempre conosciuto solo i margini e continua a stare al mondo per inerzia. È la coscienza di chi sa che è facile cadere con la bicicletta, molto più facile che vincere, eppure non è che non si corre più. A volte arriva il colpo che cambia la vita o la carriera; quasi mai, però. E il massimo forse è un'esistenza tranquilla: Rosetta, in fondo, sogna di fare il gregario.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2010 – 2a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 2a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 2a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 2a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 2a tappa

Rosetta (Jean-Pierre e Luc Dardenne, 1999)

La locandina di Rosetta dei fratelli Dardenne - Foto www.movieposters.2038.net

Non siamo nel cinema francese ma quasi; nessun problema, anche il Tour oggi non è in Francia ma quasi. Il Belgio, giardino d'Europa, o forse no, forse meno di quanto siamo portati a pensare. Ogni centro ha le sue periferie, Bruxelles la possiamo forse considerare periferia di Parigi? Rosetta è la periferia della periferia di Bruxelles. I fratelli Dardenne le hanno dato il volto stravolto di Emilie Dequenne, e l'hanno seguita per tutto il film, da dietro, con insistito, fastidioso uso della camera a spalla: se vuoi entrare nel suo mondo, il meno che ti possa capitare è il mal di stomaco dato dalle immagini in continuo, nervoso tremolare. Forma è sostanza. Rosetta è solo una ragazza, ha i suoi problemi, fatica a vivere. È sublime verismo che irrompe sulla pellicola, Rosetta è il risultato della crisi economica 10 anni prima della crisi economica, quando sembrava crescita anche se produceva strapiombi di povertà. È il compromesso vigliacco che tutti prima o poi abbiamo sottoscritto, è la fuga impossibile dalle proprie responsabilità, è la frustrazione di chi ha sempre conosciuto solo i margini e continua a stare al mondo per inerzia. È la coscienza di chi sa che è facile cadere con la bicicletta, molto più facile che vincere, eppure non è che non si corre più. A volte arriva il colpo che cambia la vita o la carriera; quasi mai, però. E il massimo forse è un'esistenza tranquilla: Rosetta, in fondo, sogna di fare il gregario.

Marco Grassi

Rosetta (Jean-Pierre e Luc Dardenne, 1999)

La locandina di Rosetta dei fratelli Dardenne - Foto www.movieposters.2038.net

Non siamo nel cinema francese ma quasi; nessun problema, anche il Tour oggi non è in Francia ma quasi. Il Belgio, giardino d'Europa, o forse no, forse meno di quanto siamo portati a pensare. Ogni centro ha le sue periferie, Bruxelles la possiamo forse considerare periferia di Parigi? Rosetta è la periferia della periferia di Bruxelles. I fratelli Dardenne le hanno dato il volto stravolto di Emilie Dequenne, e l'hanno seguita per tutto il film, da dietro, con insistito, fastidioso uso della camera a spalla: se vuoi entrare nel suo mondo, il meno che ti possa capitare è il mal di stomaco dato dalle immagini in continuo, nervoso tremolare. Forma è sostanza. Rosetta è solo una ragazza, ha i suoi problemi, fatica a vivere. È sublime verismo che irrompe sulla pellicola, Rosetta è il risultato della crisi economica 10 anni prima della crisi economica, quando sembrava crescita anche se produceva strapiombi di povertà. È il compromesso vigliacco che tutti prima o poi abbiamo sottoscritto, è la fuga impossibile dalle proprie responsabilità, è la frustrazione di chi ha sempre conosciuto solo i margini e continua a stare al mondo per inerzia. È la coscienza di chi sa che è facile cadere con la bicicletta, molto più facile che vincere, eppure non è che non si corre più. A volte arriva il colpo che cambia la vita o la carriera; quasi mai, però. E il massimo forse è un'esistenza tranquilla: Rosetta, in fondo, sogna di fare il gregario.

Marco Grassi

Rosetta (Jean-Pierre e Luc Dardenne, 1999)

La locandina di Rosetta dei fratelli Dardenne - Foto www.movieposters.2038.net

Non siamo nel cinema francese ma quasi; nessun problema, anche il Tour oggi non è in Francia ma quasi. Il Belgio, giardino d'Europa, o forse no, forse meno di quanto siamo portati a pensare. Ogni centro ha le sue periferie, Bruxelles la possiamo forse considerare periferia di Parigi? Rosetta è la periferia della periferia di Bruxelles. I fratelli Dardenne le hanno dato il volto stravolto di Emilie Dequenne, e l'hanno seguita per tutto il film, da dietro, con insistito, fastidioso uso della camera a spalla: se vuoi entrare nel suo mondo, il meno che ti possa capitare è il mal di stomaco dato dalle immagini in continuo, nervoso tremolare. Forma è sostanza. Rosetta è solo una ragazza, ha i suoi problemi, fatica a vivere. È sublime verismo che irrompe sulla pellicola, Rosetta è il risultato della crisi economica 10 anni prima della crisi economica, quando sembrava crescita anche se produceva strapiombi di povertà. È il compromesso vigliacco che tutti prima o poi abbiamo sottoscritto, è la fuga impossibile dalle proprie responsabilità, è la frustrazione di chi ha sempre conosciuto solo i margini e continua a stare al mondo per inerzia. È la coscienza di chi sa che è facile cadere con la bicicletta, molto più facile che vincere, eppure non è che non si corre più. A volte arriva il colpo che cambia la vita o la carriera; quasi mai, però. E il massimo forse è un'esistenza tranquilla: Rosetta, in fondo, sogna di fare il gregario.

Marco Grassi

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