Il Portale del Ciclismo professionistico

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L'interessante disegno del Tour 2010 porta la carovana gialla verso il Massiccio Centrale, con un traguardo diventato ormai classico e che omaggia il grande Laurent Jalabert che qui vinse nel '95. Non è pensabile che le salitelle sparse lungo i 210 chilometri della tappa (Saint-Barthélemy-le-Plain, Nonières, Suc de Montivernoux, Mouline) possano fare reale selezione tra gli uomini di classifica. Più facile che vada una fuga con corridori di livello medio-alto interessati a rientrare in classifica o semplicemente pensando alla prestigiosa vittoria parziale. Se invece il gruppo riuscirà a controllare la corsa, i 3 km dell'ascesa di Mende, durissimi, vedranno i vari Schleck, Contador, Gesink, Sánchez, Rodríguez lottare per il successo di tappa: come dire che lo spettacolo, prima dell'arrivo nel larghissimo vialone dell'aerodromo, non mancherà.

Bourg-de-Péage

Tradotto, Bourg-de-Péage significa letteralmente "paese del pedaggio". Questo perchè l'agglomerato di questo paesino della Drôme nasce attorno a un ponte sull'Isère, fatto costruire nel medioevo per l'abbazia Saint Barnard de Romans. Il paese, che ha visto passare il Tour già l'anno scorso, lega la sua fama alla produzione dei cappelli di feltro che dà lavoro a gran parte della popolazione della zona (Maison-Mossant, la casa più importante, ha 1200 dipendenti). Questa produzione diventa su larga scala nell '800: il feltro dei capelli di Bourg-de-Péage è fatto col pelo dei cuccioli di coniglio. Il paese, vicino a importanti snodi ferroviari e autostradali, è sostanzialmente caratterizzato da una forte imprenditorialità dei suoi abitanti, portati a investire sulle nuove tecnologie. Infine, nel territorio del borgo si ha le Bois des Naix, che con i suoi 12 ettari è il secondo bosco più grande della regione Rhône-Alpes.

Mende

Perchè la Cote de la Croix Neuve è diventata "Montèe Laurent Jalabert"? Perchè su questa salita si è consumata una delle più belle imprese del più forte corridore transalpino anni '90, nella sua migliore stagione, anno 1995 (quell'anno vinse addirittura la Vuelta). Non basta? Bene, aggiungiamoci che quel giorno era il 14 luglio. Sulle Alpi Jalabert le aveva prese, così cercò di rientrare in zona podio con una fuga da lontano, con altri 4 compagni: il suo gregario Melchior Mauri e 3 italiani (Podenzana, attuale ds Ceramica Flaminia, Peron e Bottaro). Sull'ascesa finale staccò i rivali e andò a prendersi la tappa, oltre che 5' strappati ai big. Il Tour arriva a Mende anche nel 2005: la fuga è innocua (vittoria di Marcos Serrano) ma la corsa si accende comunque ed Evans, Basso, Ullrich e Armstrong arrivano avvantaggiati rispetto agli altri. Nella fattispecie, il danese Rasmussen perde 37" che possono risultare preziosi per Ullrich per rientrare sul podio nell'ultima crono. Poi comunque risulterà ininfluente, perchè il danese a Saint-Etienne sarà talmente disastroso da scendere in 7° posizione finale.

Nicola Stufano
Bourg-de-Péage

Tradotto, Bourg-de-Péage significa letteralmente "paese del pedaggio". Questo perchè l'agglomerato di questo paesino della Drôme nasce attorno a un ponte sull'Isère, fatto costruire nel medioevo per l'abbazia Saint Barnard de Romans. Il paese, che ha visto passare il Tour già l'anno scorso, lega la sua fama alla produzione dei cappelli di feltro che dà lavoro a gran parte della popolazione della zona (Maison-Mossant, la casa più importante, ha 1200 dipendenti). Questa produzione diventa su larga scala nell '800: il feltro dei capelli di Bourg-de-Péage è fatto col pelo dei cuccioli di coniglio. Il paese, vicino a importanti snodi ferroviari e autostradali, è sostanzialmente caratterizzato da una forte imprenditorialità dei suoi abitanti, portati a investire sulle nuove tecnologie. Infine, nel territorio del borgo si ha le Bois des Naix, che con i suoi 12 ettari è il secondo bosco più grande della regione Rhône-Alpes.

Mende

Perchè la Cote de la Croix Neuve è diventata "Montèe Laurent Jalabert"? Perchè su questa salita si è consumata una delle più belle imprese del più forte corridore transalpino anni '90, nella sua migliore stagione, anno 1995 (quell'anno vinse addirittura la Vuelta). Non basta? Bene, aggiungiamoci che quel giorno era il 14 luglio. Sulle Alpi Jalabert le aveva prese, così cercò di rientrare in zona podio con una fuga da lontano, con altri 4 compagni: il suo gregario Melchior Mauri e 3 italiani (Podenzana, attuale ds Ceramica Flaminia, Peron e Bottaro). Sull'ascesa finale staccò i rivali e andò a prendersi la tappa, oltre che 5' strappati ai big. Il Tour arriva a Mende anche nel 2005: la fuga è innocua (vittoria di Marcos Serrano) ma la corsa si accende comunque ed Evans, Basso, Ullrich e Armstrong arrivano avvantaggiati rispetto agli altri. Nella fattispecie, il danese Rasmussen perde 37" che possono risultare preziosi per Ullrich per rientrare sul podio nell'ultima crono. Poi comunque risulterà ininfluente, perchè il danese a Saint-Etienne sarà talmente disastroso da scendere in 7° posizione finale.

Bourg-de-Péage

Tradotto, Bourg-de-Péage significa letteralmente "paese del pedaggio". Questo perchè l'agglomerato di questo paesino della Drôme nasce attorno a un ponte sull'Isère, fatto costruire nel medioevo per l'abbazia Saint Barnard de Romans. Il paese, che ha visto passare il Tour già l'anno scorso, lega la sua fama alla produzione dei cappelli di feltro che dà lavoro a gran parte della popolazione della zona (Maison-Mossant, la casa più importante, ha 1200 dipendenti). Questa produzione diventa su larga scala nell '800: il feltro dei capelli di Bourg-de-Péage è fatto col pelo dei cuccioli di coniglio. Il paese, vicino a importanti snodi ferroviari e autostradali, è sostanzialmente caratterizzato da una forte imprenditorialità dei suoi abitanti, portati a investire sulle nuove tecnologie. Infine, nel territorio del borgo si ha le Bois des Naix, che con i suoi 12 ettari è il secondo bosco più grande della regione Rhône-Alpes.

Mende

Perchè la Cote de la Croix Neuve è diventata "Montèe Laurent Jalabert"? Perchè su questa salita si è consumata una delle più belle imprese del più forte corridore transalpino anni '90, nella sua migliore stagione, anno 1995 (quell'anno vinse addirittura la Vuelta). Non basta? Bene, aggiungiamoci che quel giorno era il 14 luglio. Sulle Alpi Jalabert le aveva prese, così cercò di rientrare in zona podio con una fuga da lontano, con altri 4 compagni: il suo gregario Melchior Mauri e 3 italiani (Podenzana, attuale ds Ceramica Flaminia, Peron e Bottaro). Sull'ascesa finale staccò i rivali e andò a prendersi la tappa, oltre che 5' strappati ai big. Il Tour arriva a Mende anche nel 2005: la fuga è innocua (vittoria di Marcos Serrano) ma la corsa si accende comunque ed Evans, Basso, Ullrich e Armstrong arrivano avvantaggiati rispetto agli altri. Nella fattispecie, il danese Rasmussen perde 37" che possono risultare preziosi per Ullrich per rientrare sul podio nell'ultima crono. Poi comunque risulterà ininfluente, perchè il danese a Saint-Etienne sarà talmente disastroso da scendere in 7° posizione finale.

Bourg-de-Péage

Tradotto, Bourg-de-Péage significa letteralmente "paese del pedaggio". Questo perchè l'agglomerato di questo paesino della Drôme nasce attorno a un ponte sull'Isère, fatto costruire nel medioevo per l'abbazia Saint Barnard de Romans. Il paese, che ha visto passare il Tour già l'anno scorso, lega la sua fama alla produzione dei cappelli di feltro che dà lavoro a gran parte della popolazione della zona (Maison-Mossant, la casa più importante, ha 1200 dipendenti). Questa produzione diventa su larga scala nell '800: il feltro dei capelli di Bourg-de-Péage è fatto col pelo dei cuccioli di coniglio. Il paese, vicino a importanti snodi ferroviari e autostradali, è sostanzialmente caratterizzato da una forte imprenditorialità dei suoi abitanti, portati a investire sulle nuove tecnologie. Infine, nel territorio del borgo si ha le Bois des Naix, che con i suoi 12 ettari è il secondo bosco più grande della regione Rhône-Alpes.

Mende

Perchè la Cote de la Croix Neuve è diventata "Montèe Laurent Jalabert"? Perchè su questa salita si è consumata una delle più belle imprese del più forte corridore transalpino anni '90, nella sua migliore stagione, anno 1995 (quell'anno vinse addirittura la Vuelta). Non basta? Bene, aggiungiamoci che quel giorno era il 14 luglio. Sulle Alpi Jalabert le aveva prese, così cercò di rientrare in zona podio con una fuga da lontano, con altri 4 compagni: il suo gregario Melchior Mauri e 3 italiani (Podenzana, attuale ds Ceramica Flaminia, Peron e Bottaro). Sull'ascesa finale staccò i rivali e andò a prendersi la tappa, oltre che 5' strappati ai big. Il Tour arriva a Mende anche nel 2005: la fuga è innocua (vittoria di Marcos Serrano) ma la corsa si accende comunque ed Evans, Basso, Ullrich e Armstrong arrivano avvantaggiati rispetto agli altri. Nella fattispecie, il danese Rasmussen perde 37" che possono risultare preziosi per Ullrich per rientrare sul podio nell'ultima crono. Poi comunque risulterà ininfluente, perchè il danese a Saint-Etienne sarà talmente disastroso da scendere in 7° posizione finale.

Bourg-de-Péage

Tradotto, Bourg-de-Péage significa letteralmente "paese del pedaggio". Questo perchè l'agglomerato di questo paesino della Drôme nasce attorno a un ponte sull'Isère, fatto costruire nel medioevo per l'abbazia Saint Barnard de Romans. Il paese, che ha visto passare il Tour già l'anno scorso, lega la sua fama alla produzione dei cappelli di feltro che dà lavoro a gran parte della popolazione della zona (Maison-Mossant, la casa più importante, ha 1200 dipendenti). Questa produzione diventa su larga scala nell '800: il feltro dei capelli di Bourg-de-Péage è fatto col pelo dei cuccioli di coniglio. Il paese, vicino a importanti snodi ferroviari e autostradali, è sostanzialmente caratterizzato da una forte imprenditorialità dei suoi abitanti, portati a investire sulle nuove tecnologie. Infine, nel territorio del borgo si ha le Bois des Naix, che con i suoi 12 ettari è il secondo bosco più grande della regione Rhône-Alpes.

Mende

Perchè la Cote de la Croix Neuve è diventata "Montèe Laurent Jalabert"? Perchè su questa salita si è consumata una delle più belle imprese del più forte corridore transalpino anni '90, nella sua migliore stagione, anno 1995 (quell'anno vinse addirittura la Vuelta). Non basta? Bene, aggiungiamoci che quel giorno era il 14 luglio. Sulle Alpi Jalabert le aveva prese, così cercò di rientrare in zona podio con una fuga da lontano, con altri 4 compagni: il suo gregario Melchior Mauri e 3 italiani (Podenzana, attuale ds Ceramica Flaminia, Peron e Bottaro). Sull'ascesa finale staccò i rivali e andò a prendersi la tappa, oltre che 5' strappati ai big. Il Tour arriva a Mende anche nel 2005: la fuga è innocua (vittoria di Marcos Serrano) ma la corsa si accende comunque ed Evans, Basso, Ullrich e Armstrong arrivano avvantaggiati rispetto agli altri. Nella fattispecie, il danese Rasmussen perde 37" che possono risultare preziosi per Ullrich per rientrare sul podio nell'ultima crono. Poi comunque risulterà ininfluente, perchè il danese a Saint-Etienne sarà talmente disastroso da scendere in 7° posizione finale.

Bourg-de-Péage

Tradotto, Bourg-de-Péage significa letteralmente "paese del pedaggio". Questo perchè l'agglomerato di questo paesino della Drôme nasce attorno a un ponte sull'Isère, fatto costruire nel medioevo per l'abbazia Saint Barnard de Romans. Il paese, che ha visto passare il Tour già l'anno scorso, lega la sua fama alla produzione dei cappelli di feltro che dà lavoro a gran parte della popolazione della zona (Maison-Mossant, la casa più importante, ha 1200 dipendenti). Questa produzione diventa su larga scala nell '800: il feltro dei capelli di Bourg-de-Péage è fatto col pelo dei cuccioli di coniglio. Il paese, vicino a importanti snodi ferroviari e autostradali, è sostanzialmente caratterizzato da una forte imprenditorialità dei suoi abitanti, portati a investire sulle nuove tecnologie. Infine, nel territorio del borgo si ha le Bois des Naix, che con i suoi 12 ettari è il secondo bosco più grande della regione Rhône-Alpes.

Mende

Perchè la Cote de la Croix Neuve è diventata "Montèe Laurent Jalabert"? Perchè su questa salita si è consumata una delle più belle imprese del più forte corridore transalpino anni '90, nella sua migliore stagione, anno 1995 (quell'anno vinse addirittura la Vuelta). Non basta? Bene, aggiungiamoci che quel giorno era il 14 luglio. Sulle Alpi Jalabert le aveva prese, così cercò di rientrare in zona podio con una fuga da lontano, con altri 4 compagni: il suo gregario Melchior Mauri e 3 italiani (Podenzana, attuale ds Ceramica Flaminia, Peron e Bottaro). Sull'ascesa finale staccò i rivali e andò a prendersi la tappa, oltre che 5' strappati ai big. Il Tour arriva a Mende anche nel 2005: la fuga è innocua (vittoria di Marcos Serrano) ma la corsa si accende comunque ed Evans, Basso, Ullrich e Armstrong arrivano avvantaggiati rispetto agli altri. Nella fattispecie, il danese Rasmussen perde 37" che possono risultare preziosi per Ullrich per rientrare sul podio nell'ultima crono. Poi comunque risulterà ininfluente, perchè il danese a Saint-Etienne sarà talmente disastroso da scendere in 7° posizione finale.

Meteo

11.45 - Bourg-de-Peage
14.30 - Lachamp-Raphaèl
17.15 - Mende

Soggetti Alternativi

Seconda partecipazione al Tour de France dopo aver corso (e concluso) almeno una volta tutte le tre grandi corse a tappe. Carriera spesa in Germania finora tra Gerolsteiner e Milram, in cui non è ancora riuscito a centrare il primo successo da professionista. Finora non sembra eccellere in alcun terreno, è un discreto passista che sa tenere a volte anche in salite un pò più impegnative e a cui la grinta non manca per cercare la fuga da lontano. Ha sfiorato il successo di tappa sia al Giro (2° a Contursi nel 2008) che al Tour (3° ad Arcalis lo scorso anno). Può mettersi in mostra con una sortita. Col latte van bene i frollini, alla Milram va bene un...Fröhlinger!

Vivian Ghianni

Seconda partecipazione al Tour de France dopo aver corso (e concluso) almeno una volta tutte le tre grandi corse a tappe. Carriera spesa in Germania finora tra Gerolsteiner e Milram, in cui non è ancora riuscito a centrare il primo successo da professionista. Finora non sembra eccellere in alcun terreno, è un discreto passista che sa tenere a volte anche in salite un pò più impegnative e a cui la grinta non manca per cercare la fuga da lontano. Ha sfiorato il successo di tappa sia al Giro (2° a Contursi nel 2008) che al Tour (3° ad Arcalis lo scorso anno). Può mettersi in mostra con una sortita. Col latte van bene i frollini, alla Milram va bene un...Fröhlinger!

Seconda partecipazione al Tour de France dopo aver corso (e concluso) almeno una volta tutte le tre grandi corse a tappe. Carriera spesa in Germania finora tra Gerolsteiner e Milram, in cui non è ancora riuscito a centrare il primo successo da professionista. Finora non sembra eccellere in alcun terreno, è un discreto passista che sa tenere a volte anche in salite un pò più impegnative e a cui la grinta non manca per cercare la fuga da lontano. Ha sfiorato il successo di tappa sia al Giro (2° a Contursi nel 2008) che al Tour (3° ad Arcalis lo scorso anno). Può mettersi in mostra con una sortita. Col latte van bene i frollini, alla Milram va bene un...Fröhlinger!

Seconda partecipazione al Tour de France dopo aver corso (e concluso) almeno una volta tutte le tre grandi corse a tappe. Carriera spesa in Germania finora tra Gerolsteiner e Milram, in cui non è ancora riuscito a centrare il primo successo da professionista. Finora non sembra eccellere in alcun terreno, è un discreto passista che sa tenere a volte anche in salite un pò più impegnative e a cui la grinta non manca per cercare la fuga da lontano. Ha sfiorato il successo di tappa sia al Giro (2° a Contursi nel 2008) che al Tour (3° ad Arcalis lo scorso anno). Può mettersi in mostra con una sortita. Col latte van bene i frollini, alla Milram va bene un...Fröhlinger!

Seconda partecipazione al Tour de France dopo aver corso (e concluso) almeno una volta tutte le tre grandi corse a tappe. Carriera spesa in Germania finora tra Gerolsteiner e Milram, in cui non è ancora riuscito a centrare il primo successo da professionista. Finora non sembra eccellere in alcun terreno, è un discreto passista che sa tenere a volte anche in salite un pò più impegnative e a cui la grinta non manca per cercare la fuga da lontano. Ha sfiorato il successo di tappa sia al Giro (2° a Contursi nel 2008) che al Tour (3° ad Arcalis lo scorso anno). Può mettersi in mostra con una sortita. Col latte van bene i frollini, alla Milram va bene un...Fröhlinger!

Seconda partecipazione al Tour de France dopo aver corso (e concluso) almeno una volta tutte le tre grandi corse a tappe. Carriera spesa in Germania finora tra Gerolsteiner e Milram, in cui non è ancora riuscito a centrare il primo successo da professionista. Finora non sembra eccellere in alcun terreno, è un discreto passista che sa tenere a volte anche in salite un pò più impegnative e a cui la grinta non manca per cercare la fuga da lontano. Ha sfiorato il successo di tappa sia al Giro (2° a Contursi nel 2008) che al Tour (3° ad Arcalis lo scorso anno). Può mettersi in mostra con una sortita. Col latte van bene i frollini, alla Milram va bene un...Fröhlinger!

TourTweet

mcewenrobbie (ieri): La storia dimostra che una testata ti fa squalificare dala tappa (McEwen 2005, Zabel 97). la storia mostra anche che guardarsi sopra la spalla e stringere un rivale verso le barriere pure ti fa squalificare dalla tappa (Cavendish 2009). la storia ora mostra anche che combinare le due "tattiche" ti manda proprio a casa...

markrenshaw1 (ieri): Penso che la punizione di oggi sia stata davvero dura. Non avrei mai pensato di poter essere squalificato dal Tour. Sono davvero amareggiato.

RobbieHunter (ieri): I ragazzi se la ridono per il mio tutore... Guardate il nome sull'etichetta! Ha ha http://tweetphoto.com/32845265

mickrogers (ieri): Gente, non dico che quello che ha fatto @markrenshaw1 fosse al 100% regolare! Ma sganciare la ruota e darla in testa a un altro è meglio?

kmoerenhout (ieri): Non penso che Cav avesse bisogno di essere lanciato in questo modo!

Jakob_fuglsang (ieri): Giornata tranquilla, solo gli ultimi 35 km davvero veloci. Peccato solo che non c'era abbastanza vento. Il nostro bus s'è rotto e siamo quindi in macchina verso l'hotel.

Un Homme de Têtes (Georges Méliès, 1898)

Un fotogramma di Un Homme de Têtes - Foto upload.wikimedia.org

La testa si può usare in tanti modi, o anche non usarla, volendo. Si può completamente perderla, in determinati frangenti della vita o dell'arte. Oppure la si può utilizzare per colpire. Épater le bourgeois, urlavano i Poeti Maledetti, divinità insostituibili della letteratura. In quegli stessi anni Georges Méliès, che si riteneva un artigiano, al limite un illusionista, ma non certo un artista, molto più umilmente si mise in testa di colpire tutti, non solo i borghesi. Colpire nel senso di stupire, impressionare, sconvolgere per sempre. Cambiare l'immaginario popolare dell'intera umanità. Il cinema non aveva una tradizione, né regole codificate, né professionalità consolidate. Emetteva i primi vagiti e ogni sua cosa andava inventata. Méliès, protagonista assoluto di quella fantasmagorica fin de siècle, demiurgo della fantascienza (Viaggio nella luna!), è in realtà l'autore di Avatar e il creatore primo del cinema tridimensionale a cui oggi ci accostiamo con meraviglia. Ma nessuna sensazione filmica potrà più farci vivere quello che videro quegli occhi vergini, di quegli spettatori sprovveduti, di fronte alle diavolerie del primo genio della celluloide. Forse il più grande, più di Kubrick e Fellini messi insieme, perché fu il primo ad aprire praterie che sarebbero poi state battute da tutti gli autori venuti dopo, il primo a immaginarsi l'inimmaginabile (per dirne una: il montaggio!), e a realizzarlo con le sue sole mani e la sua testa pensante. Testa con cui qui Méliès gioca, felice di stupire, primo inventore degli effetti speciali al cinema, già alla fine dell'800. Una mente superiore. Una gioia per gli occhi questo film (uno dei tantissimi che relizzò). 50" di magia. Un regalo per tutti noi. Eccolo.

Marco Grassi

Un Homme de Têtes (Georges Méliès, 1898)

Un fotogramma di Un Homme de Têtes - Foto upload.wikimedia.org

La testa si può usare in tanti modi, o anche non usarla, volendo. Si può completamente perderla, in determinati frangenti della vita o dell'arte. Oppure la si può utilizzare per colpire. Épater le bourgeois, urlavano i Poeti Maledetti, divinità insostituibili della letteratura. In quegli stessi anni Georges Méliès, che si riteneva un artigiano, al limite un illusionista, ma non certo un artista, molto più umilmente si mise in testa di colpire tutti, non solo i borghesi. Colpire nel senso di stupire, impressionare, sconvolgere per sempre. Cambiare l'immaginario popolare dell'intera umanità. Il cinema non aveva una tradizione, né regole codificate, né professionalità consolidate. Emetteva i primi vagiti e ogni sua cosa andava inventata. Méliès, protagonista assoluto di quella fantasmagorica fin de siècle, demiurgo della fantascienza (Viaggio nella luna!), è in realtà l'autore di Avatar e il creatore primo del cinema tridimensionale a cui oggi ci accostiamo con meraviglia. Ma nessuna sensazione filmica potrà più farci vivere quello che videro quegli occhi vergini, di quegli spettatori sprovveduti, di fronte alle diavolerie del primo genio della celluloide. Forse il più grande, più di Kubrick e Fellini messi insieme, perché fu il primo ad aprire praterie che sarebbero poi state battute da tutti gli autori venuti dopo, il primo a immaginarsi l'inimmaginabile (per dirne una: il montaggio!), e a realizzarlo con le sue sole mani e la sua testa pensante. Testa con cui qui Méliès gioca, felice di stupire, primo inventore degli effetti speciali al cinema, già alla fine dell'800. Una mente superiore. Una gioia per gli occhi questo film (uno dei tantissimi che relizzò). 50" di magia. Un regalo per tutti noi. Eccolo.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna TourNotes 2010 – 12a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 12a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 12a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 12a tappa
Rassegna TourNotes 2010 – 12a tappa

Un Homme de Têtes (Georges Méliès, 1898)

Un fotogramma di Un Homme de Têtes - Foto upload.wikimedia.org

La testa si può usare in tanti modi, o anche non usarla, volendo. Si può completamente perderla, in determinati frangenti della vita o dell'arte. Oppure la si può utilizzare per colpire. Épater le bourgeois, urlavano i Poeti Maledetti, divinità insostituibili della letteratura. In quegli stessi anni Georges Méliès, che si riteneva un artigiano, al limite un illusionista, ma non certo un artista, molto più umilmente si mise in testa di colpire tutti, non solo i borghesi. Colpire nel senso di stupire, impressionare, sconvolgere per sempre. Cambiare l'immaginario popolare dell'intera umanità. Il cinema non aveva una tradizione, né regole codificate, né professionalità consolidate. Emetteva i primi vagiti e ogni sua cosa andava inventata. Méliès, protagonista assoluto di quella fantasmagorica fin de siècle, demiurgo della fantascienza (Viaggio nella luna!), è in realtà l'autore di Avatar e il creatore primo del cinema tridimensionale a cui oggi ci accostiamo con meraviglia. Ma nessuna sensazione filmica potrà più farci vivere quello che videro quegli occhi vergini, di quegli spettatori sprovveduti, di fronte alle diavolerie del primo genio della celluloide. Forse il più grande, più di Kubrick e Fellini messi insieme, perché fu il primo ad aprire praterie che sarebbero poi state battute da tutti gli autori venuti dopo, il primo a immaginarsi l'inimmaginabile (per dirne una: il montaggio!), e a realizzarlo con le sue sole mani e la sua testa pensante. Testa con cui qui Méliès gioca, felice di stupire, primo inventore degli effetti speciali al cinema, già alla fine dell'800. Una mente superiore. Una gioia per gli occhi questo film (uno dei tantissimi che relizzò). 50" di magia. Un regalo per tutti noi. Eccolo.

Marco Grassi

Un Homme de Têtes (Georges Méliès, 1898)

Un fotogramma di Un Homme de Têtes - Foto upload.wikimedia.org

La testa si può usare in tanti modi, o anche non usarla, volendo. Si può completamente perderla, in determinati frangenti della vita o dell'arte. Oppure la si può utilizzare per colpire. Épater le bourgeois, urlavano i Poeti Maledetti, divinità insostituibili della letteratura. In quegli stessi anni Georges Méliès, che si riteneva un artigiano, al limite un illusionista, ma non certo un artista, molto più umilmente si mise in testa di colpire tutti, non solo i borghesi. Colpire nel senso di stupire, impressionare, sconvolgere per sempre. Cambiare l'immaginario popolare dell'intera umanità. Il cinema non aveva una tradizione, né regole codificate, né professionalità consolidate. Emetteva i primi vagiti e ogni sua cosa andava inventata. Méliès, protagonista assoluto di quella fantasmagorica fin de siècle, demiurgo della fantascienza (Viaggio nella luna!), è in realtà l'autore di Avatar e il creatore primo del cinema tridimensionale a cui oggi ci accostiamo con meraviglia. Ma nessuna sensazione filmica potrà più farci vivere quello che videro quegli occhi vergini, di quegli spettatori sprovveduti, di fronte alle diavolerie del primo genio della celluloide. Forse il più grande, più di Kubrick e Fellini messi insieme, perché fu il primo ad aprire praterie che sarebbero poi state battute da tutti gli autori venuti dopo, il primo a immaginarsi l'inimmaginabile (per dirne una: il montaggio!), e a realizzarlo con le sue sole mani e la sua testa pensante. Testa con cui qui Méliès gioca, felice di stupire, primo inventore degli effetti speciali al cinema, già alla fine dell'800. Una mente superiore. Una gioia per gli occhi questo film (uno dei tantissimi che relizzò). 50" di magia. Un regalo per tutti noi. Eccolo.

Marco Grassi

Un Homme de Têtes (Georges Méliès, 1898)

Un fotogramma di Un Homme de Têtes - Foto upload.wikimedia.org

La testa si può usare in tanti modi, o anche non usarla, volendo. Si può completamente perderla, in determinati frangenti della vita o dell'arte. Oppure la si può utilizzare per colpire. Épater le bourgeois, urlavano i Poeti Maledetti, divinità insostituibili della letteratura. In quegli stessi anni Georges Méliès, che si riteneva un artigiano, al limite un illusionista, ma non certo un artista, molto più umilmente si mise in testa di colpire tutti, non solo i borghesi. Colpire nel senso di stupire, impressionare, sconvolgere per sempre. Cambiare l'immaginario popolare dell'intera umanità. Il cinema non aveva una tradizione, né regole codificate, né professionalità consolidate. Emetteva i primi vagiti e ogni sua cosa andava inventata. Méliès, protagonista assoluto di quella fantasmagorica fin de siècle, demiurgo della fantascienza (Viaggio nella luna!), è in realtà l'autore di Avatar e il creatore primo del cinema tridimensionale a cui oggi ci accostiamo con meraviglia. Ma nessuna sensazione filmica potrà più farci vivere quello che videro quegli occhi vergini, di quegli spettatori sprovveduti, di fronte alle diavolerie del primo genio della celluloide. Forse il più grande, più di Kubrick e Fellini messi insieme, perché fu il primo ad aprire praterie che sarebbero poi state battute da tutti gli autori venuti dopo, il primo a immaginarsi l'inimmaginabile (per dirne una: il montaggio!), e a realizzarlo con le sue sole mani e la sua testa pensante. Testa con cui qui Méliès gioca, felice di stupire, primo inventore degli effetti speciali al cinema, già alla fine dell'800. Una mente superiore. Una gioia per gli occhi questo film (uno dei tantissimi che relizzò). 50" di magia. Un regalo per tutti noi. Eccolo.

Marco Grassi

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