Il Portale del Ciclismo professionistico

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In 24 ore i corridori copriranno quasi 600 chilometri, da Treviso a Cherasco. Gran parte sono quelli del trasferimento dal Veneto alla provincia di Parma, ma poi, per gradire, ce ne saranno anche 254 da fare in bici, nella tappa più lunga del Giro 2013. Fortunatamente la frazione non è di quelle da mal di testa per la fatica, e prevede anzi 190 km completamente piatti (a parte una minirampa a Costigliole d'Asti, km 175). Negli ultimi 60 non mancano i saliscendi, a rendere frizzante un finale che è tutt'altro che scontato si decida in volata. Superato il traguardo volante di Alba, da Ricca si sale verso la località Tre Cuni, ovvero 10 km di ascesa al 5% medio (con più di un tratto all'8%, soprattutto nella prima metà). La discesa vera è di 5 km e reclama attenzione soprattutto sui tornanti finali, verso Sinio. Seguono 13 km facili prima di un'altra accoppiata di strappi: quello di Barolo è lungo 4 km (al 5%) e presenta alcuni punti anche sopra il 10; quello di Narzole è più corto (2 km) e in realtà potremmo definirlo un falsopiano, se non ci fossero due rampe toste, al 15 e all'11% (per un totale di 500 metri duri). Da quest'ultima salitella 6 km appena fino al traguardo di Cherasco. Ha tutta l'aria di una tappa che si risolve con una fuga da lontano, col gruppo che a un certo punto tira i remi in barca in attesa delle successive tappe di montagna.

Busseto

Due volte il Giro d'Italia s'è legato a Busseto, una in partenza ed una in arrivo. In entrambe i vincitori di tappa portano nomi altisonanti. La prima volta che Busseto entra nel tracciato della corsa rosa è nel 1964. È la 5a frazione, una cronometro di 50.4 km con partenza da Parma. Il vincitore è Jacques Anquetil, che prenderà la maglia rosa proprio qui per non lasciarla più, in quello che sarà il suo secondo ed ultimo Giro d'Italia vinto (alle spalle del campione francese finirono Italo Zilioli a 1'22" e Guido De Rosso a 1'31"). La seconda volta che il Giro torna a Busseto è 42 anni dopo: la Busseto-Forlì è la 6a tappa del Giro 2006, vinto da Ivan Basso su José Enrique Gutiérrez e Gilberto Simoni. A Forlì sarà Robbie McEwen ad imporsi per la terza volta in quella corsa rosa, precedendo Olaf Pollack. La maglia rosa, sulle spalle di Serhij Hončar dopo la cronosquadre Piacenza-Cremona disputatasi il giorno prima, passa ad un altro T-Mobile, lo stesso Pollack, che l'indomani la renderà a Hončar (Basso la conquisterà già due giorni dopo alla Maielletta). Busseto è nota ciclisticamente anche per la Milano-Busseto, storica corsa dilettantistica nata nel 1949 ed organizzata dal Pedale Bussetano. Vanta vincitori come Francesco Moser e Giovanni Lombardi. L'ultima edizione è andata a Federico Zurlo, che lo scorso 6 aprile ha conquistato la seconda vittoria tra i dilettanti.

Cherasco

Comune di circa 8.500 abitanti nella provincia di Cuneo, Cherasco viene fondata nel 1243 per volontà del vicario imperiale di Federico II di Svevia, anche se già in età romana esisteva un borgo chiamato Clerascum. Situata a 288 metri sopra il livello del mare, sulla terrazza fluviale formata dalla Stura di Demonte e dal Tanaro ha una pianta quadrata con due grandi contrade perpendicolari che dividono la città in quattro quartieri. Cherasco fu sede, dal XVI secolo fino agli inizi del Novecento, di una piccola ma fiorente comunità ebraica. A testimonianza della sua storia restano la sinagoga settecentesca nel grande caseggiato del ghetto dove tra il 1740 e il 1848 risiedettero gli ebrei di Cherasco, ed il piccolo cimitero nella Via Salita Vecchia, all'ingresso del paese. Il Castello dei Visconti è con le numerose chiese (di Sant'Agostino, di San Pietro, di San Martino, Santuario della Madonna del Popolo) uno dei luoghi da visitare di Cherasco. Tipiche della zona le Lumache e i "Baci di Cherasco", cioccolatini a base di nocciole e cioccolato fondente mentre tra i vini Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba, Nebbiolo d'Alba sono degni di nota. Nel 2012 ospitò la partenza della 14a tappa del Giro, con arrivo a Cervinia (vinse il costaricano Amador).

Francesco Sulas
Busseto

Due volte il Giro d'Italia s'è legato a Busseto, una in partenza ed una in arrivo. In entrambe i vincitori di tappa portano nomi altisonanti. La prima volta che Busseto entra nel tracciato della corsa rosa è nel 1964. È la 5a frazione, una cronometro di 50.4 km con partenza da Parma. Il vincitore è Jacques Anquetil, che prenderà la maglia rosa proprio qui per non lasciarla più, in quello che sarà il suo secondo ed ultimo Giro d'Italia vinto (alle spalle del campione francese finirono Italo Zilioli a 1'22" e Guido De Rosso a 1'31"). La seconda volta che il Giro torna a Busseto è 42 anni dopo: la Busseto-Forlì è la 6a tappa del Giro 2006, vinto da Ivan Basso su José Enrique Gutiérrez e Gilberto Simoni. A Forlì sarà Robbie McEwen ad imporsi per la terza volta in quella corsa rosa, precedendo Olaf Pollack. La maglia rosa, sulle spalle di Serhij Hončar dopo la cronosquadre Piacenza-Cremona disputatasi il giorno prima, passa ad un altro T-Mobile, lo stesso Pollack, che l'indomani la renderà a Hončar (Basso la conquisterà già due giorni dopo alla Maielletta). Busseto è nota ciclisticamente anche per la Milano-Busseto, storica corsa dilettantistica nata nel 1949 ed organizzata dal Pedale Bussetano. Vanta vincitori come Francesco Moser e Giovanni Lombardi. L'ultima edizione è andata a Federico Zurlo, che lo scorso 6 aprile ha conquistato la seconda vittoria tra i dilettanti.

Cherasco

Comune di circa 8.500 abitanti nella provincia di Cuneo, Cherasco viene fondata nel 1243 per volontà del vicario imperiale di Federico II di Svevia, anche se già in età romana esisteva un borgo chiamato Clerascum. Situata a 288 metri sopra il livello del mare, sulla terrazza fluviale formata dalla Stura di Demonte e dal Tanaro ha una pianta quadrata con due grandi contrade perpendicolari che dividono la città in quattro quartieri. Cherasco fu sede, dal XVI secolo fino agli inizi del Novecento, di una piccola ma fiorente comunità ebraica. A testimonianza della sua storia restano la sinagoga settecentesca nel grande caseggiato del ghetto dove tra il 1740 e il 1848 risiedettero gli ebrei di Cherasco, ed il piccolo cimitero nella Via Salita Vecchia, all'ingresso del paese. Il Castello dei Visconti è con le numerose chiese (di Sant'Agostino, di San Pietro, di San Martino, Santuario della Madonna del Popolo) uno dei luoghi da visitare di Cherasco. Tipiche della zona le Lumache e i "Baci di Cherasco", cioccolatini a base di nocciole e cioccolato fondente mentre tra i vini Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba, Nebbiolo d'Alba sono degni di nota. Nel 2012 ospitò la partenza della 14a tappa del Giro, con arrivo a Cervinia (vinse il costaricano Amador).

Busseto

Due volte il Giro d'Italia s'è legato a Busseto, una in partenza ed una in arrivo. In entrambe i vincitori di tappa portano nomi altisonanti. La prima volta che Busseto entra nel tracciato della corsa rosa è nel 1964. È la 5a frazione, una cronometro di 50.4 km con partenza da Parma. Il vincitore è Jacques Anquetil, che prenderà la maglia rosa proprio qui per non lasciarla più, in quello che sarà il suo secondo ed ultimo Giro d'Italia vinto (alle spalle del campione francese finirono Italo Zilioli a 1'22" e Guido De Rosso a 1'31"). La seconda volta che il Giro torna a Busseto è 42 anni dopo: la Busseto-Forlì è la 6a tappa del Giro 2006, vinto da Ivan Basso su José Enrique Gutiérrez e Gilberto Simoni. A Forlì sarà Robbie McEwen ad imporsi per la terza volta in quella corsa rosa, precedendo Olaf Pollack. La maglia rosa, sulle spalle di Serhij Hončar dopo la cronosquadre Piacenza-Cremona disputatasi il giorno prima, passa ad un altro T-Mobile, lo stesso Pollack, che l'indomani la renderà a Hončar (Basso la conquisterà già due giorni dopo alla Maielletta). Busseto è nota ciclisticamente anche per la Milano-Busseto, storica corsa dilettantistica nata nel 1949 ed organizzata dal Pedale Bussetano. Vanta vincitori come Francesco Moser e Giovanni Lombardi. L'ultima edizione è andata a Federico Zurlo, che lo scorso 6 aprile ha conquistato la seconda vittoria tra i dilettanti.

Cherasco

Comune di circa 8.500 abitanti nella provincia di Cuneo, Cherasco viene fondata nel 1243 per volontà del vicario imperiale di Federico II di Svevia, anche se già in età romana esisteva un borgo chiamato Clerascum. Situata a 288 metri sopra il livello del mare, sulla terrazza fluviale formata dalla Stura di Demonte e dal Tanaro ha una pianta quadrata con due grandi contrade perpendicolari che dividono la città in quattro quartieri. Cherasco fu sede, dal XVI secolo fino agli inizi del Novecento, di una piccola ma fiorente comunità ebraica. A testimonianza della sua storia restano la sinagoga settecentesca nel grande caseggiato del ghetto dove tra il 1740 e il 1848 risiedettero gli ebrei di Cherasco, ed il piccolo cimitero nella Via Salita Vecchia, all'ingresso del paese. Il Castello dei Visconti è con le numerose chiese (di Sant'Agostino, di San Pietro, di San Martino, Santuario della Madonna del Popolo) uno dei luoghi da visitare di Cherasco. Tipiche della zona le Lumache e i "Baci di Cherasco", cioccolatini a base di nocciole e cioccolato fondente mentre tra i vini Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba, Nebbiolo d'Alba sono degni di nota. Nel 2012 ospitò la partenza della 14a tappa del Giro, con arrivo a Cervinia (vinse il costaricano Amador).

Busseto

Due volte il Giro d'Italia s'è legato a Busseto, una in partenza ed una in arrivo. In entrambe i vincitori di tappa portano nomi altisonanti. La prima volta che Busseto entra nel tracciato della corsa rosa è nel 1964. È la 5a frazione, una cronometro di 50.4 km con partenza da Parma. Il vincitore è Jacques Anquetil, che prenderà la maglia rosa proprio qui per non lasciarla più, in quello che sarà il suo secondo ed ultimo Giro d'Italia vinto (alle spalle del campione francese finirono Italo Zilioli a 1'22" e Guido De Rosso a 1'31"). La seconda volta che il Giro torna a Busseto è 42 anni dopo: la Busseto-Forlì è la 6a tappa del Giro 2006, vinto da Ivan Basso su José Enrique Gutiérrez e Gilberto Simoni. A Forlì sarà Robbie McEwen ad imporsi per la terza volta in quella corsa rosa, precedendo Olaf Pollack. La maglia rosa, sulle spalle di Serhij Hončar dopo la cronosquadre Piacenza-Cremona disputatasi il giorno prima, passa ad un altro T-Mobile, lo stesso Pollack, che l'indomani la renderà a Hončar (Basso la conquisterà già due giorni dopo alla Maielletta). Busseto è nota ciclisticamente anche per la Milano-Busseto, storica corsa dilettantistica nata nel 1949 ed organizzata dal Pedale Bussetano. Vanta vincitori come Francesco Moser e Giovanni Lombardi. L'ultima edizione è andata a Federico Zurlo, che lo scorso 6 aprile ha conquistato la seconda vittoria tra i dilettanti.

Cherasco

Comune di circa 8.500 abitanti nella provincia di Cuneo, Cherasco viene fondata nel 1243 per volontà del vicario imperiale di Federico II di Svevia, anche se già in età romana esisteva un borgo chiamato Clerascum. Situata a 288 metri sopra il livello del mare, sulla terrazza fluviale formata dalla Stura di Demonte e dal Tanaro ha una pianta quadrata con due grandi contrade perpendicolari che dividono la città in quattro quartieri. Cherasco fu sede, dal XVI secolo fino agli inizi del Novecento, di una piccola ma fiorente comunità ebraica. A testimonianza della sua storia restano la sinagoga settecentesca nel grande caseggiato del ghetto dove tra il 1740 e il 1848 risiedettero gli ebrei di Cherasco, ed il piccolo cimitero nella Via Salita Vecchia, all'ingresso del paese. Il Castello dei Visconti è con le numerose chiese (di Sant'Agostino, di San Pietro, di San Martino, Santuario della Madonna del Popolo) uno dei luoghi da visitare di Cherasco. Tipiche della zona le Lumache e i "Baci di Cherasco", cioccolatini a base di nocciole e cioccolato fondente mentre tra i vini Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba, Nebbiolo d'Alba sono degni di nota. Nel 2012 ospitò la partenza della 14a tappa del Giro, con arrivo a Cervinia (vinse il costaricano Amador).

Busseto

Due volte il Giro d'Italia s'è legato a Busseto, una in partenza ed una in arrivo. In entrambe i vincitori di tappa portano nomi altisonanti. La prima volta che Busseto entra nel tracciato della corsa rosa è nel 1964. È la 5a frazione, una cronometro di 50.4 km con partenza da Parma. Il vincitore è Jacques Anquetil, che prenderà la maglia rosa proprio qui per non lasciarla più, in quello che sarà il suo secondo ed ultimo Giro d'Italia vinto (alle spalle del campione francese finirono Italo Zilioli a 1'22" e Guido De Rosso a 1'31"). La seconda volta che il Giro torna a Busseto è 42 anni dopo: la Busseto-Forlì è la 6a tappa del Giro 2006, vinto da Ivan Basso su José Enrique Gutiérrez e Gilberto Simoni. A Forlì sarà Robbie McEwen ad imporsi per la terza volta in quella corsa rosa, precedendo Olaf Pollack. La maglia rosa, sulle spalle di Serhij Hončar dopo la cronosquadre Piacenza-Cremona disputatasi il giorno prima, passa ad un altro T-Mobile, lo stesso Pollack, che l'indomani la renderà a Hončar (Basso la conquisterà già due giorni dopo alla Maielletta). Busseto è nota ciclisticamente anche per la Milano-Busseto, storica corsa dilettantistica nata nel 1949 ed organizzata dal Pedale Bussetano. Vanta vincitori come Francesco Moser e Giovanni Lombardi. L'ultima edizione è andata a Federico Zurlo, che lo scorso 6 aprile ha conquistato la seconda vittoria tra i dilettanti.

Cherasco

Comune di circa 8.500 abitanti nella provincia di Cuneo, Cherasco viene fondata nel 1243 per volontà del vicario imperiale di Federico II di Svevia, anche se già in età romana esisteva un borgo chiamato Clerascum. Situata a 288 metri sopra il livello del mare, sulla terrazza fluviale formata dalla Stura di Demonte e dal Tanaro ha una pianta quadrata con due grandi contrade perpendicolari che dividono la città in quattro quartieri. Cherasco fu sede, dal XVI secolo fino agli inizi del Novecento, di una piccola ma fiorente comunità ebraica. A testimonianza della sua storia restano la sinagoga settecentesca nel grande caseggiato del ghetto dove tra il 1740 e il 1848 risiedettero gli ebrei di Cherasco, ed il piccolo cimitero nella Via Salita Vecchia, all'ingresso del paese. Il Castello dei Visconti è con le numerose chiese (di Sant'Agostino, di San Pietro, di San Martino, Santuario della Madonna del Popolo) uno dei luoghi da visitare di Cherasco. Tipiche della zona le Lumache e i "Baci di Cherasco", cioccolatini a base di nocciole e cioccolato fondente mentre tra i vini Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba, Nebbiolo d'Alba sono degni di nota. Nel 2012 ospitò la partenza della 14a tappa del Giro, con arrivo a Cervinia (vinse il costaricano Amador).

Busseto

Due volte il Giro d'Italia s'è legato a Busseto, una in partenza ed una in arrivo. In entrambe i vincitori di tappa portano nomi altisonanti. La prima volta che Busseto entra nel tracciato della corsa rosa è nel 1964. È la 5a frazione, una cronometro di 50.4 km con partenza da Parma. Il vincitore è Jacques Anquetil, che prenderà la maglia rosa proprio qui per non lasciarla più, in quello che sarà il suo secondo ed ultimo Giro d'Italia vinto (alle spalle del campione francese finirono Italo Zilioli a 1'22" e Guido De Rosso a 1'31"). La seconda volta che il Giro torna a Busseto è 42 anni dopo: la Busseto-Forlì è la 6a tappa del Giro 2006, vinto da Ivan Basso su José Enrique Gutiérrez e Gilberto Simoni. A Forlì sarà Robbie McEwen ad imporsi per la terza volta in quella corsa rosa, precedendo Olaf Pollack. La maglia rosa, sulle spalle di Serhij Hončar dopo la cronosquadre Piacenza-Cremona disputatasi il giorno prima, passa ad un altro T-Mobile, lo stesso Pollack, che l'indomani la renderà a Hončar (Basso la conquisterà già due giorni dopo alla Maielletta). Busseto è nota ciclisticamente anche per la Milano-Busseto, storica corsa dilettantistica nata nel 1949 ed organizzata dal Pedale Bussetano. Vanta vincitori come Francesco Moser e Giovanni Lombardi. L'ultima edizione è andata a Federico Zurlo, che lo scorso 6 aprile ha conquistato la seconda vittoria tra i dilettanti.

Cherasco

Comune di circa 8.500 abitanti nella provincia di Cuneo, Cherasco viene fondata nel 1243 per volontà del vicario imperiale di Federico II di Svevia, anche se già in età romana esisteva un borgo chiamato Clerascum. Situata a 288 metri sopra il livello del mare, sulla terrazza fluviale formata dalla Stura di Demonte e dal Tanaro ha una pianta quadrata con due grandi contrade perpendicolari che dividono la città in quattro quartieri. Cherasco fu sede, dal XVI secolo fino agli inizi del Novecento, di una piccola ma fiorente comunità ebraica. A testimonianza della sua storia restano la sinagoga settecentesca nel grande caseggiato del ghetto dove tra il 1740 e il 1848 risiedettero gli ebrei di Cherasco, ed il piccolo cimitero nella Via Salita Vecchia, all'ingresso del paese. Il Castello dei Visconti è con le numerose chiese (di Sant'Agostino, di San Pietro, di San Martino, Santuario della Madonna del Popolo) uno dei luoghi da visitare di Cherasco. Tipiche della zona le Lumache e i "Baci di Cherasco", cioccolatini a base di nocciole e cioccolato fondente mentre tra i vini Alta Langa, Roero Arneis, i rossi Barbaresco, Barbera d'Alba, Barolo, Dolcetto d'Alba, Nebbiolo d'Alba sono degni di nota. Nel 2012 ospitò la partenza della 14a tappa del Giro, con arrivo a Cervinia (vinse il costaricano Amador).

Meteo

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17.15 - Cherasco

Soggetti Alternativi

Terzo Giro d'Italia in carriera per il quasi 29enne romagnolo, alla sua quinta stagione dai professionisti (esordì nel 2009 con la Colnago-CSF). Eccellente passista, ha sempre avuto una certa predilezione per le prove a cronometro (in cui è stato campione italiano da Under 23 nel 2006) ed ha saputo far valere le sue doti anche su pista, dove ha conquistato ben 6 titoli italiani tra le varie categorie (soprattutto nell'Inseguimento). Tra i professionisti finora si è dedicato soprattutto ad aiutare i propri capitani ed anche per questo non ha ancora ottenuto nessuna vittoria (tra i principali risultati il 3° posto agli italiani a cronometro e il 10° nella classifica finale del Giro del Lussemburgo nel 2011). Quando ne ha l'occasione tenta anche la fuga da lontano, che può essere sempre un'occasione in cui si posson cercare...soddisfazioni per Marangoni!

Vivian Ghianni

Terzo Giro d'Italia in carriera per il quasi 29enne romagnolo, alla sua quinta stagione dai professionisti (esordì nel 2009 con la Colnago-CSF). Eccellente passista, ha sempre avuto una certa predilezione per le prove a cronometro (in cui è stato campione italiano da Under 23 nel 2006) ed ha saputo far valere le sue doti anche su pista, dove ha conquistato ben 6 titoli italiani tra le varie categorie (soprattutto nell'Inseguimento). Tra i professionisti finora si è dedicato soprattutto ad aiutare i propri capitani ed anche per questo non ha ancora ottenuto nessuna vittoria (tra i principali risultati il 3° posto agli italiani a cronometro e il 10° nella classifica finale del Giro del Lussemburgo nel 2011). Quando ne ha l'occasione tenta anche la fuga da lontano, che può essere sempre un'occasione in cui si posson cercare...soddisfazioni per Marangoni!

Terzo Giro d'Italia in carriera per il quasi 29enne romagnolo, alla sua quinta stagione dai professionisti (esordì nel 2009 con la Colnago-CSF). Eccellente passista, ha sempre avuto una certa predilezione per le prove a cronometro (in cui è stato campione italiano da Under 23 nel 2006) ed ha saputo far valere le sue doti anche su pista, dove ha conquistato ben 6 titoli italiani tra le varie categorie (soprattutto nell'Inseguimento). Tra i professionisti finora si è dedicato soprattutto ad aiutare i propri capitani ed anche per questo non ha ancora ottenuto nessuna vittoria (tra i principali risultati il 3° posto agli italiani a cronometro e il 10° nella classifica finale del Giro del Lussemburgo nel 2011). Quando ne ha l'occasione tenta anche la fuga da lontano, che può essere sempre un'occasione in cui si posson cercare...soddisfazioni per Marangoni!

Terzo Giro d'Italia in carriera per il quasi 29enne romagnolo, alla sua quinta stagione dai professionisti (esordì nel 2009 con la Colnago-CSF). Eccellente passista, ha sempre avuto una certa predilezione per le prove a cronometro (in cui è stato campione italiano da Under 23 nel 2006) ed ha saputo far valere le sue doti anche su pista, dove ha conquistato ben 6 titoli italiani tra le varie categorie (soprattutto nell'Inseguimento). Tra i professionisti finora si è dedicato soprattutto ad aiutare i propri capitani ed anche per questo non ha ancora ottenuto nessuna vittoria (tra i principali risultati il 3° posto agli italiani a cronometro e il 10° nella classifica finale del Giro del Lussemburgo nel 2011). Quando ne ha l'occasione tenta anche la fuga da lontano, che può essere sempre un'occasione in cui si posson cercare...soddisfazioni per Marangoni!

Terzo Giro d'Italia in carriera per il quasi 29enne romagnolo, alla sua quinta stagione dai professionisti (esordì nel 2009 con la Colnago-CSF). Eccellente passista, ha sempre avuto una certa predilezione per le prove a cronometro (in cui è stato campione italiano da Under 23 nel 2006) ed ha saputo far valere le sue doti anche su pista, dove ha conquistato ben 6 titoli italiani tra le varie categorie (soprattutto nell'Inseguimento). Tra i professionisti finora si è dedicato soprattutto ad aiutare i propri capitani ed anche per questo non ha ancora ottenuto nessuna vittoria (tra i principali risultati il 3° posto agli italiani a cronometro e il 10° nella classifica finale del Giro del Lussemburgo nel 2011). Quando ne ha l'occasione tenta anche la fuga da lontano, che può essere sempre un'occasione in cui si posson cercare...soddisfazioni per Marangoni!

Terzo Giro d'Italia in carriera per il quasi 29enne romagnolo, alla sua quinta stagione dai professionisti (esordì nel 2009 con la Colnago-CSF). Eccellente passista, ha sempre avuto una certa predilezione per le prove a cronometro (in cui è stato campione italiano da Under 23 nel 2006) ed ha saputo far valere le sue doti anche su pista, dove ha conquistato ben 6 titoli italiani tra le varie categorie (soprattutto nell'Inseguimento). Tra i professionisti finora si è dedicato soprattutto ad aiutare i propri capitani ed anche per questo non ha ancora ottenuto nessuna vittoria (tra i principali risultati il 3° posto agli italiani a cronometro e il 10° nella classifica finale del Giro del Lussemburgo nel 2011). Quando ne ha l'occasione tenta anche la fuga da lontano, che può essere sempre un'occasione in cui si posson cercare...soddisfazioni per Marangoni!

GiroTweet

 

@ryder_hesjedal: Vorrei soltanto ringraziare tutti. La mia famiglia, gli amici, i fans e specialmente @Ride_Argyle @giroditalia Il sostegno è stato incredibile.

@taylorphinney: Tejay, in buone mani con @michaelschaer, è primo nell'#ATOC [Amgen Tour of California] dopo la tappa di ieri! Noi faremo del nostro meglio per portare in rosa @CadelOfficial e fare l'abbinamento :)

@TiraAstana (Paolo Tiralongo): Tosse e Catarro ci sono, Gambe vuote pure, forze minime, Ma io nn mi Arrendo. #noseghementali# il@giroditalia va sempre onorato.

@PippoPozzato: Se continua questo tempo..Oggi arriviamo così...e @Ilgerva77 [Luca Paolini] con la sua altezza..Rischia di annegare #giro2013 pic.twitter.com/9i7rhMRkvQ

@ChristianKnees: Se volessimo girare a destra adesso, termineremmo il #Giro #troppopresto #Brescia pic.twitter.com/9i7rhMRkvQ

@MarkCavendish: Massaggi finiti alle 23:30 ieri sera, sveglia alle 7:30 stamattina. Sono più che un pochino stanco & oggi ci sono 254 km di tappa. Sotto la pioggia.

@AleProni: Venerdì 17, 13ªtappa, 256km e piove.. Auguri @sonnycolbrelli @giroditalia

Novecento (Bernardo Bertolucci, 1976)

Novecento © filmscoop.wordpress.comIl Giro riparte da Busseto, da Giuseppe Verdi, dal 200esimo anniversario dalla nascita del grande compositore. E noi ripartiamo invece dal giorno della sua morte, avvenuta il 27 gennaio del 1901 e coincidente con la nascita di Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò. I quali sono stati amici sin dall'infanzia, nella campagna tra Parma e Piacenza (proprio dalle parti di Busseto), a dispetto della differente estrazione sociale (figlio di possidenti terrieri il primo; di una contadina e di padre ignoto il secondo); e hanno avuto un legame sopravvissuto a due guerre mondiali, al ventennio fascista, e anche alla guerra di Liberazione che ha cambiato i rapporti di forza tra le fazioni, dopo averle messe l'una contro l'altra. C'è solo un piccolo particolare da riportare, e cioè che Alfredo e Olmo sono due personaggi di celluloide. Vivono (per sempre) nella corposa saga intitolata Novecento, inventata e diretta da Bernardo Bertolucci, divisa in due atti per ragioni commerciali (un unico film di 5 ore era difficilmente proiettabile in sala), e rimasta come pietra miliare (una delle svariate) nell'opera del regista di Parma, girata quando lui era reduce dallo scandalo di Ultimo tango a Parigi, film che - a dispetto delle polemiche suscitate, degli incredibili strascichi giudiziari, dell'accanimento di giudici e perbenisti (il pubblico rogo della pellicola del film...) - gli aveva dato definitiva statura internazionale. Dalle ribalte mondiali, Bertolucci si rifugiò allora in una sorta di Amarcord non personale ma politico e sociale, legato alla sua terra. Di sicuro un progetto molto ambizioso, dai risultati apprezzabili (pur con qualche discontinuità nell'Atto II del film). L'autore riunì un cast stratosferico, Robert De Niro e Gérard Depardieu nei due ruoli cardine, e intorno a loro nomi del calibro di Burt Lancaster e Sterling Hayden, Donald Sutherland e Alida Valli, Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, Laura Betti e Romolo Valli. La cavalcata attraverso la storia italica (raccontata da un punto di vista chiaramente di sinistra) è appassionante, condita da momenti tipicamente bertolucciani (laddove si cerca un verismo estremo anche a costo di essere disturbanti), ma aperta anche a suggestivi squarci di visionarietà. Un kolossal in piena regola, forma film che il BB del cinema italiano avrebbe replicato un decennio più tardi con L'ultimo imperatore, altro racconto di una vita, destinato a maggiore successo internazionale (e a una pioggia di Oscar) ma fatalmente meno sincero, meno urgente rispetto all'afflato da cui è ispirato Novecento.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

¡Uno, dos, tres! Edwin Ávila della Colombia continua il filotto iniziato martedì sull'Altopiano del Montasio, monopolizzando le tappe nordestine sinora disputate. Insieme all'ex pistard la squadra di Corti piazza altri tre atleti in vetta alla classifica, primo dei quali è Wilson Marentes, arrivato secondo a 2'03" dopo una lunga fuga al due con il compagno. Il terzo a 9'54", che vince una volata a sette, è Jarlinson Pantano mentre a chiudere la top 5 troviamo l'ultimo colombiano Robinson Chalapud, che finalmente si è preso la rivincita sul rivale di tante battaglie Stefano Pirazzi, oggi settimo, e Stefano Locatelli della Bardiani, sempre più protagonista in questi giorni. Alla fine della lista si piazza per la terza volta Mark Cavendish dell'Omega, questa volta pagando 14'21". Come previsto, il leader Mattia Gavazzi dell'Androni ha disputato una prova negativa, perdendo dal vincitore ben 11'07"; grazie all'ampio margine di cui disponeva il bresciano ha ancora 8'06" di vantaggio su Jack Bobridge della Blanco che, da brava formichina, rosicchia settanta secondi. Rafael Andriato della Fantini è ancora terzo nonostante il disastro odierno che gli ha fatto aumentare di centonovantasette secondi il ritardo dalla vetta, ora distante 15'17". In quarta posizione sale prepotentemente Ávila che, tuttavia, deve recuperare ben 16'55" al capoclassifica, impresa difficile ma non impossibile. L'altro ingresso nelle parti nobili della classifica, segno che anche una tappa corta e relativamente semplice può produrre sconvolgimenti, è rappresentato da Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, avvicinandosi sempre più all'ultima settimana, entra in condizione come l'anno scorso anche se i 17'16" pesano assai. Continua a chiudere la classifica Vincenzo Nibali dell'Astana, ora a 2h42'47".

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

¡Uno, dos, tres! Edwin Ávila della Colombia continua il filotto iniziato martedì sull'Altopiano del Montasio, monopolizzando le tappe nordestine sinora disputate. Insieme all'ex pistard la squadra di Corti piazza altri tre atleti in vetta alla classifica, primo dei quali è Wilson Marentes, arrivato secondo a 2'03" dopo una lunga fuga al due con il compagno. Il terzo a 9'54", che vince una volata a sette, è Jarlinson Pantano mentre a chiudere la top 5 troviamo l'ultimo colombiano Robinson Chalapud, che finalmente si è preso la rivincita sul rivale di tante battaglie Stefano Pirazzi, oggi settimo, e Stefano Locatelli della Bardiani, sempre più protagonista in questi giorni. Alla fine della lista si piazza per la terza volta Mark Cavendish dell'Omega, questa volta pagando 14'21". Come previsto, il leader Mattia Gavazzi dell'Androni ha disputato una prova negativa, perdendo dal vincitore ben 11'07"; grazie all'ampio margine di cui disponeva il bresciano ha ancora 8'06" di vantaggio su Jack Bobridge della Blanco che, da brava formichina, rosicchia settanta secondi. Rafael Andriato della Fantini è ancora terzo nonostante il disastro odierno che gli ha fatto aumentare di centonovantasette secondi il ritardo dalla vetta, ora distante 15'17". In quarta posizione sale prepotentemente Ávila che, tuttavia, deve recuperare ben 16'55" al capoclassifica, impresa difficile ma non impossibile. L'altro ingresso nelle parti nobili della classifica, segno che anche una tappa corta e relativamente semplice può produrre sconvolgimenti, è rappresentato da Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, avvicinandosi sempre più all'ultima settimana, entra in condizione come l'anno scorso anche se i 17'16" pesano assai. Continua a chiudere la classifica Vincenzo Nibali dell'Astana, ora a 2h42'47".

Alberto Vigonesi

Novecento (Bernardo Bertolucci, 1976)

Novecento © filmscoop.wordpress.comIl Giro riparte da Busseto, da Giuseppe Verdi, dal 200esimo anniversario dalla nascita del grande compositore. E noi ripartiamo invece dal giorno della sua morte, avvenuta il 27 gennaio del 1901 e coincidente con la nascita di Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò. I quali sono stati amici sin dall'infanzia, nella campagna tra Parma e Piacenza (proprio dalle parti di Busseto), a dispetto della differente estrazione sociale (figlio di possidenti terrieri il primo; di una contadina e di padre ignoto il secondo); e hanno avuto un legame sopravvissuto a due guerre mondiali, al ventennio fascista, e anche alla guerra di Liberazione che ha cambiato i rapporti di forza tra le fazioni, dopo averle messe l'una contro l'altra. C'è solo un piccolo particolare da riportare, e cioè che Alfredo e Olmo sono due personaggi di celluloide. Vivono (per sempre) nella corposa saga intitolata Novecento, inventata e diretta da Bernardo Bertolucci, divisa in due atti per ragioni commerciali (un unico film di 5 ore era difficilmente proiettabile in sala), e rimasta come pietra miliare (una delle svariate) nell'opera del regista di Parma, girata quando lui era reduce dallo scandalo di Ultimo tango a Parigi, film che - a dispetto delle polemiche suscitate, degli incredibili strascichi giudiziari, dell'accanimento di giudici e perbenisti (il pubblico rogo della pellicola del film...) - gli aveva dato definitiva statura internazionale. Dalle ribalte mondiali, Bertolucci si rifugiò allora in una sorta di Amarcord non personale ma politico e sociale, legato alla sua terra. Di sicuro un progetto molto ambizioso, dai risultati apprezzabili (pur con qualche discontinuità nell'Atto II del film). L'autore riunì un cast stratosferico, Robert De Niro e Gérard Depardieu nei due ruoli cardine, e intorno a loro nomi del calibro di Burt Lancaster e Sterling Hayden, Donald Sutherland e Alida Valli, Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, Laura Betti e Romolo Valli. La cavalcata attraverso la storia italica (raccontata da un punto di vista chiaramente di sinistra) è appassionante, condita da momenti tipicamente bertolucciani (laddove si cerca un verismo estremo anche a costo di essere disturbanti), ma aperta anche a suggestivi squarci di visionarietà. Un kolossal in piena regola, forma film che il BB del cinema italiano avrebbe replicato un decennio più tardi con L'ultimo imperatore, altro racconto di una vita, destinato a maggiore successo internazionale (e a una pioggia di Oscar) ma fatalmente meno sincero, meno urgente rispetto all'afflato da cui è ispirato Novecento.

Marco Grassi

Rassegna stampa

Rassegna GiroNotes 2013 - 13a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 13a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 13a tappa
Rassegna GiroNotes 2013 - 13a tappa
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Novecento (Bernardo Bertolucci, 1976)

Novecento © filmscoop.wordpress.comIl Giro riparte da Busseto, da Giuseppe Verdi, dal 200esimo anniversario dalla nascita del grande compositore. E noi ripartiamo invece dal giorno della sua morte, avvenuta il 27 gennaio del 1901 e coincidente con la nascita di Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò. I quali sono stati amici sin dall'infanzia, nella campagna tra Parma e Piacenza (proprio dalle parti di Busseto), a dispetto della differente estrazione sociale (figlio di possidenti terrieri il primo; di una contadina e di padre ignoto il secondo); e hanno avuto un legame sopravvissuto a due guerre mondiali, al ventennio fascista, e anche alla guerra di Liberazione che ha cambiato i rapporti di forza tra le fazioni, dopo averle messe l'una contro l'altra. C'è solo un piccolo particolare da riportare, e cioè che Alfredo e Olmo sono due personaggi di celluloide. Vivono (per sempre) nella corposa saga intitolata Novecento, inventata e diretta da Bernardo Bertolucci, divisa in due atti per ragioni commerciali (un unico film di 5 ore era difficilmente proiettabile in sala), e rimasta come pietra miliare (una delle svariate) nell'opera del regista di Parma, girata quando lui era reduce dallo scandalo di Ultimo tango a Parigi, film che - a dispetto delle polemiche suscitate, degli incredibili strascichi giudiziari, dell'accanimento di giudici e perbenisti (il pubblico rogo della pellicola del film...) - gli aveva dato definitiva statura internazionale. Dalle ribalte mondiali, Bertolucci si rifugiò allora in una sorta di Amarcord non personale ma politico e sociale, legato alla sua terra. Di sicuro un progetto molto ambizioso, dai risultati apprezzabili (pur con qualche discontinuità nell'Atto II del film). L'autore riunì un cast stratosferico, Robert De Niro e Gérard Depardieu nei due ruoli cardine, e intorno a loro nomi del calibro di Burt Lancaster e Sterling Hayden, Donald Sutherland e Alida Valli, Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, Laura Betti e Romolo Valli. La cavalcata attraverso la storia italica (raccontata da un punto di vista chiaramente di sinistra) è appassionante, condita da momenti tipicamente bertolucciani (laddove si cerca un verismo estremo anche a costo di essere disturbanti), ma aperta anche a suggestivi squarci di visionarietà. Un kolossal in piena regola, forma film che il BB del cinema italiano avrebbe replicato un decennio più tardi con L'ultimo imperatore, altro racconto di una vita, destinato a maggiore successo internazionale (e a una pioggia di Oscar) ma fatalmente meno sincero, meno urgente rispetto all'afflato da cui è ispirato Novecento.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

¡Uno, dos, tres! Edwin Ávila della Colombia continua il filotto iniziato martedì sull'Altopiano del Montasio, monopolizzando le tappe nordestine sinora disputate. Insieme all'ex pistard la squadra di Corti piazza altri tre atleti in vetta alla classifica, primo dei quali è Wilson Marentes, arrivato secondo a 2'03" dopo una lunga fuga al due con il compagno. Il terzo a 9'54", che vince una volata a sette, è Jarlinson Pantano mentre a chiudere la top 5 troviamo l'ultimo colombiano Robinson Chalapud, che finalmente si è preso la rivincita sul rivale di tante battaglie Stefano Pirazzi, oggi settimo, e Stefano Locatelli della Bardiani, sempre più protagonista in questi giorni. Alla fine della lista si piazza per la terza volta Mark Cavendish dell'Omega, questa volta pagando 14'21". Come previsto, il leader Mattia Gavazzi dell'Androni ha disputato una prova negativa, perdendo dal vincitore ben 11'07"; grazie all'ampio margine di cui disponeva il bresciano ha ancora 8'06" di vantaggio su Jack Bobridge della Blanco che, da brava formichina, rosicchia settanta secondi. Rafael Andriato della Fantini è ancora terzo nonostante il disastro odierno che gli ha fatto aumentare di centonovantasette secondi il ritardo dalla vetta, ora distante 15'17". In quarta posizione sale prepotentemente Ávila che, tuttavia, deve recuperare ben 16'55" al capoclassifica, impresa difficile ma non impossibile. L'altro ingresso nelle parti nobili della classifica, segno che anche una tappa corta e relativamente semplice può produrre sconvolgimenti, è rappresentato da Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, avvicinandosi sempre più all'ultima settimana, entra in condizione come l'anno scorso anche se i 17'16" pesano assai. Continua a chiudere la classifica Vincenzo Nibali dell'Astana, ora a 2h42'47".

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

¡Uno, dos, tres! Edwin Ávila della Colombia continua il filotto iniziato martedì sull'Altopiano del Montasio, monopolizzando le tappe nordestine sinora disputate. Insieme all'ex pistard la squadra di Corti piazza altri tre atleti in vetta alla classifica, primo dei quali è Wilson Marentes, arrivato secondo a 2'03" dopo una lunga fuga al due con il compagno. Il terzo a 9'54", che vince una volata a sette, è Jarlinson Pantano mentre a chiudere la top 5 troviamo l'ultimo colombiano Robinson Chalapud, che finalmente si è preso la rivincita sul rivale di tante battaglie Stefano Pirazzi, oggi settimo, e Stefano Locatelli della Bardiani, sempre più protagonista in questi giorni. Alla fine della lista si piazza per la terza volta Mark Cavendish dell'Omega, questa volta pagando 14'21". Come previsto, il leader Mattia Gavazzi dell'Androni ha disputato una prova negativa, perdendo dal vincitore ben 11'07"; grazie all'ampio margine di cui disponeva il bresciano ha ancora 8'06" di vantaggio su Jack Bobridge della Blanco che, da brava formichina, rosicchia settanta secondi. Rafael Andriato della Fantini è ancora terzo nonostante il disastro odierno che gli ha fatto aumentare di centonovantasette secondi il ritardo dalla vetta, ora distante 15'17". In quarta posizione sale prepotentemente Ávila che, tuttavia, deve recuperare ben 16'55" al capoclassifica, impresa difficile ma non impossibile. L'altro ingresso nelle parti nobili della classifica, segno che anche una tappa corta e relativamente semplice può produrre sconvolgimenti, è rappresentato da Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, avvicinandosi sempre più all'ultima settimana, entra in condizione come l'anno scorso anche se i 17'16" pesano assai. Continua a chiudere la classifica Vincenzo Nibali dell'Astana, ora a 2h42'47".

Alberto Vigonesi

Novecento (Bernardo Bertolucci, 1976)

Novecento © filmscoop.wordpress.comIl Giro riparte da Busseto, da Giuseppe Verdi, dal 200esimo anniversario dalla nascita del grande compositore. E noi ripartiamo invece dal giorno della sua morte, avvenuta il 27 gennaio del 1901 e coincidente con la nascita di Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò. I quali sono stati amici sin dall'infanzia, nella campagna tra Parma e Piacenza (proprio dalle parti di Busseto), a dispetto della differente estrazione sociale (figlio di possidenti terrieri il primo; di una contadina e di padre ignoto il secondo); e hanno avuto un legame sopravvissuto a due guerre mondiali, al ventennio fascista, e anche alla guerra di Liberazione che ha cambiato i rapporti di forza tra le fazioni, dopo averle messe l'una contro l'altra. C'è solo un piccolo particolare da riportare, e cioè che Alfredo e Olmo sono due personaggi di celluloide. Vivono (per sempre) nella corposa saga intitolata Novecento, inventata e diretta da Bernardo Bertolucci, divisa in due atti per ragioni commerciali (un unico film di 5 ore era difficilmente proiettabile in sala), e rimasta come pietra miliare (una delle svariate) nell'opera del regista di Parma, girata quando lui era reduce dallo scandalo di Ultimo tango a Parigi, film che - a dispetto delle polemiche suscitate, degli incredibili strascichi giudiziari, dell'accanimento di giudici e perbenisti (il pubblico rogo della pellicola del film...) - gli aveva dato definitiva statura internazionale. Dalle ribalte mondiali, Bertolucci si rifugiò allora in una sorta di Amarcord non personale ma politico e sociale, legato alla sua terra. Di sicuro un progetto molto ambizioso, dai risultati apprezzabili (pur con qualche discontinuità nell'Atto II del film). L'autore riunì un cast stratosferico, Robert De Niro e Gérard Depardieu nei due ruoli cardine, e intorno a loro nomi del calibro di Burt Lancaster e Sterling Hayden, Donald Sutherland e Alida Valli, Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, Laura Betti e Romolo Valli. La cavalcata attraverso la storia italica (raccontata da un punto di vista chiaramente di sinistra) è appassionante, condita da momenti tipicamente bertolucciani (laddove si cerca un verismo estremo anche a costo di essere disturbanti), ma aperta anche a suggestivi squarci di visionarietà. Un kolossal in piena regola, forma film che il BB del cinema italiano avrebbe replicato un decennio più tardi con L'ultimo imperatore, altro racconto di una vita, destinato a maggiore successo internazionale (e a una pioggia di Oscar) ma fatalmente meno sincero, meno urgente rispetto all'afflato da cui è ispirato Novecento.

Marco Grassi

La classifica al contrario

 

¡Uno, dos, tres! Edwin Ávila della Colombia continua il filotto iniziato martedì sull'Altopiano del Montasio, monopolizzando le tappe nordestine sinora disputate. Insieme all'ex pistard la squadra di Corti piazza altri tre atleti in vetta alla classifica, primo dei quali è Wilson Marentes, arrivato secondo a 2'03" dopo una lunga fuga al due con il compagno. Il terzo a 9'54", che vince una volata a sette, è Jarlinson Pantano mentre a chiudere la top 5 troviamo l'ultimo colombiano Robinson Chalapud, che finalmente si è preso la rivincita sul rivale di tante battaglie Stefano Pirazzi, oggi settimo, e Stefano Locatelli della Bardiani, sempre più protagonista in questi giorni. Alla fine della lista si piazza per la terza volta Mark Cavendish dell'Omega, questa volta pagando 14'21". Come previsto, il leader Mattia Gavazzi dell'Androni ha disputato una prova negativa, perdendo dal vincitore ben 11'07"; grazie all'ampio margine di cui disponeva il bresciano ha ancora 8'06" di vantaggio su Jack Bobridge della Blanco che, da brava formichina, rosicchia settanta secondi. Rafael Andriato della Fantini è ancora terzo nonostante il disastro odierno che gli ha fatto aumentare di centonovantasette secondi il ritardo dalla vetta, ora distante 15'17". In quarta posizione sale prepotentemente Ávila che, tuttavia, deve recuperare ben 16'55" al capoclassifica, impresa difficile ma non impossibile. L'altro ingresso nelle parti nobili della classifica, segno che anche una tappa corta e relativamente semplice può produrre sconvolgimenti, è rappresentato da Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, avvicinandosi sempre più all'ultima settimana, entra in condizione come l'anno scorso anche se i 17'16" pesano assai. Continua a chiudere la classifica Vincenzo Nibali dell'Astana, ora a 2h42'47".

Alberto Vigonesi

La classifica al contrario

 

¡Uno, dos, tres! Edwin Ávila della Colombia continua il filotto iniziato martedì sull'Altopiano del Montasio, monopolizzando le tappe nordestine sinora disputate. Insieme all'ex pistard la squadra di Corti piazza altri tre atleti in vetta alla classifica, primo dei quali è Wilson Marentes, arrivato secondo a 2'03" dopo una lunga fuga al due con il compagno. Il terzo a 9'54", che vince una volata a sette, è Jarlinson Pantano mentre a chiudere la top 5 troviamo l'ultimo colombiano Robinson Chalapud, che finalmente si è preso la rivincita sul rivale di tante battaglie Stefano Pirazzi, oggi settimo, e Stefano Locatelli della Bardiani, sempre più protagonista in questi giorni. Alla fine della lista si piazza per la terza volta Mark Cavendish dell'Omega, questa volta pagando 14'21". Come previsto, il leader Mattia Gavazzi dell'Androni ha disputato una prova negativa, perdendo dal vincitore ben 11'07"; grazie all'ampio margine di cui disponeva il bresciano ha ancora 8'06" di vantaggio su Jack Bobridge della Blanco che, da brava formichina, rosicchia settanta secondi. Rafael Andriato della Fantini è ancora terzo nonostante il disastro odierno che gli ha fatto aumentare di centonovantasette secondi il ritardo dalla vetta, ora distante 15'17". In quarta posizione sale prepotentemente Ávila che, tuttavia, deve recuperare ben 16'55" al capoclassifica, impresa difficile ma non impossibile. L'altro ingresso nelle parti nobili della classifica, segno che anche una tappa corta e relativamente semplice può produrre sconvolgimenti, è rappresentato da Miguel Mínguez dell'Euskaltel che, avvicinandosi sempre più all'ultima settimana, entra in condizione come l'anno scorso anche se i 17'16" pesano assai. Continua a chiudere la classifica Vincenzo Nibali dell'Astana, ora a 2h42'47".

Alberto Vigonesi

Novecento (Bernardo Bertolucci, 1976)

Novecento © filmscoop.wordpress.comIl Giro riparte da Busseto, da Giuseppe Verdi, dal 200esimo anniversario dalla nascita del grande compositore. E noi ripartiamo invece dal giorno della sua morte, avvenuta il 27 gennaio del 1901 e coincidente con la nascita di Alfredo Berlinghieri e Olmo Dalcò. I quali sono stati amici sin dall'infanzia, nella campagna tra Parma e Piacenza (proprio dalle parti di Busseto), a dispetto della differente estrazione sociale (figlio di possidenti terrieri il primo; di una contadina e di padre ignoto il secondo); e hanno avuto un legame sopravvissuto a due guerre mondiali, al ventennio fascista, e anche alla guerra di Liberazione che ha cambiato i rapporti di forza tra le fazioni, dopo averle messe l'una contro l'altra. C'è solo un piccolo particolare da riportare, e cioè che Alfredo e Olmo sono due personaggi di celluloide. Vivono (per sempre) nella corposa saga intitolata Novecento, inventata e diretta da Bernardo Bertolucci, divisa in due atti per ragioni commerciali (un unico film di 5 ore era difficilmente proiettabile in sala), e rimasta come pietra miliare (una delle svariate) nell'opera del regista di Parma, girata quando lui era reduce dallo scandalo di Ultimo tango a Parigi, film che - a dispetto delle polemiche suscitate, degli incredibili strascichi giudiziari, dell'accanimento di giudici e perbenisti (il pubblico rogo della pellicola del film...) - gli aveva dato definitiva statura internazionale. Dalle ribalte mondiali, Bertolucci si rifugiò allora in una sorta di Amarcord non personale ma politico e sociale, legato alla sua terra. Di sicuro un progetto molto ambizioso, dai risultati apprezzabili (pur con qualche discontinuità nell'Atto II del film). L'autore riunì un cast stratosferico, Robert De Niro e Gérard Depardieu nei due ruoli cardine, e intorno a loro nomi del calibro di Burt Lancaster e Sterling Hayden, Donald Sutherland e Alida Valli, Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, Laura Betti e Romolo Valli. La cavalcata attraverso la storia italica (raccontata da un punto di vista chiaramente di sinistra) è appassionante, condita da momenti tipicamente bertolucciani (laddove si cerca un verismo estremo anche a costo di essere disturbanti), ma aperta anche a suggestivi squarci di visionarietà. Un kolossal in piena regola, forma film che il BB del cinema italiano avrebbe replicato un decennio più tardi con L'ultimo imperatore, altro racconto di una vita, destinato a maggiore successo internazionale (e a una pioggia di Oscar) ma fatalmente meno sincero, meno urgente rispetto all'afflato da cui è ispirato Novecento.

Marco Grassi

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