L'UCI non sospende la Katusha dopo la positività di Vorganov, perché «la precedente positività di Paolini alla cocaina non aveva attinenza con le prestazioni sportive»
Versione stampabileL'UCI risolve politicamente la vicenda Katusha in seguito alla recente positività di Eduard Vorganov al Meldonium. In base all'articolo 7.12.1 del regolamento antidoping dell'Unione Ciclistica Internazionale, la squadra russa rischiava una sospensione da 15 a 45 giorni in seguito a due positività riscontrate nell'arco di un anno.
Oggi invece un comunicato della Commissione Disciplinare chiarisce che non sussistono appieno i presupposti per una sanzione che risulterebbe «inappropriata e sproporzionata» se comminata all'intera squadra. Il motivo è che la precedente positività di Luca Paolini alla cocaina non configura l'uso di una sostanza dopante che miri al miglioramento delle performance sportive, ovvero che intervenga nella fattispecie che la norma intende punire severamente. Si tratta di una «droga sociale», contro il cui uso il team non ha sostanzialmente la possibilità di lottare in maniera efficace. Pertanto, non sarebbe giusto far ricadere la punizione sull'intera squadra, non vigendo in essere una chiara volontà di "truccare" le competizioni, e non essendo ascrivibile al team una continuativa mancanza di attenzione sulle eventuali pratiche dopanti dei suoi atleti.
In definitiva, se un corridore usa cocaina, il team non può essere chiamato a corresponsabilità, visto che non avrebbe gli strumenti (leggi: prestazioni migliorate senza apparenti motivazioni fisico-biologiche) per detectare tale uso. La Katusha è così per il momento salva, resta inteso che se da qui a un anno dovesse esserci una nuova positività a fini di miglioramenti prestazionali la sospensione sarebbe inevitabile.