Francesco Reda dopo la squalifica di 2 anni: «Pago per un errore commesso dai controllori. L'ultima carta è il ricorso al TAS»
Versione stampabileHo preso atto del fatto che il TNA del CONI abbia emesso sentenza dandomi due anni di squalifica per quello che loro chiamano "omesso controllo"; ribadisco che di omesso controllo non se ne possa parlare in questo caso specifico, in quanto lo stesso è avvenuto in modo non corretto.
È capitato che il DCO e lo Chaperon si siano presentati, sbagliando, presso la mia abitazione il giorno 28 febbraio quando invece ero con la squadra presso l'albergo dove alloggiavamo dalla notte prima per il GP di Camaiore. Come ben noto il whereabouts durante i giorni di corsa viene modificato direttamente dalla squadra, come infatti è avvenuto. La stessa DCO era comunque già a conoscenza del fatto che il giorno 28 avrei alloggiato presso quell'albergo, perché la stessa DCO il giorno 27 febbraio si era recata (sbagliando) presso lo stesso hotel, quando sul mio ADAMS vi era invece ben specificato il mio luogo di residenza.
Nonostante ciò non ricevetti alcuna chiamata il giorno 27, come sono di solito fare i controllori della clearidium, quando non trovano il corridore presso la sua residenza; proprio a fronte di questo errore della DCO, l'UCI prese atto senza infliggermi alcuna sanzione. Alla mattina successiva, cioè il 28 febbraio, giorno della corsa, ricevetti la telefonata della DCO che mi chiedeva dove fossi, quando sull'ADAMS vi era specificato il luogo del mio alloggio, ovvero l'hotel dove ero con il resto della squadra. Io le risposi che sapeva benissimo dove fossi e che avrei partecipato alla corsa di quella mattina.
La DCO si è così presentata presso l'albergo in ritardo di ben due ore rispetto allo slot e con un controllo out-competition. Nonostante tutto ciò, appena arrivati i controllori, ho fatto il controllo ematico senza però urinare in quanto avevo urinato appena alzato prima che lei potesse arrivare; una volta acceso il cellulare sono venuto a conoscenza del controllo ma ormai avevo già urinato. Ora mi chiedo: «Com'è possibile che un addetto ai controlli non sappia leggere il sistema dell'adams? E poi, come mai tutto questo accanimento nei miei confronti quando il controllo è avvenuto con il prelievo ematico?».
Ho chiesto soltanto del tempo per poter farmi scappare nuovamente l'urina. Ho solo fatto quello che la squadra mi ha ordinato di fare, cioè prepararmi perché quella mattina dovevo correre. Nonostante io e il mio ds Ellena avessimo chiesto alla DCO di farmi fare colazione e bere per facilitare il controllo delle urine e quindi seguirci almeno fino all'inizio della corsa per completare il controllo - che ribadisco, alla mattina avevo già fatto prima che potessi sentire telefonicamente la DCO e quindi sapere del controllo che doveva essermi fatto - la DCO scappò con la scusa che doveva fare altri controlli ad altri corridore e che quindi non poteva perdere altro tempo come dimostrano le email inviate dalla stessa DCO al mio ds indicando oltretutto nomi e cognomi dei corridori che avrebbe controllato quel giorno. Dov'è la privacy?
La stessa DCO è stata appunto sospesa dal suo incarico. Devo allora pagare per una cosa del genere, per un errore dei controllori? Sono rimasto presso il solito albergo per tutto il giorno 28 e me ne sono venuto via il giorno seguente; potevano essermi fatti altri mille controlli, perché non è stato completato?
Credo che il ciclismo ormai sia pubblicizzato in modo negativo, un accanimento contro persone che fanno costantemente sacrifici e vivono come se avessero un braccialetto elettronico per essere rintracciati; in qualsiasi altro sport tutto ciò non sarebbe mai avvenuto. La sentenza di due anni è una cosa inaccettabile; ho ricevuto una pena maggiore rispetto anche a chi è stato trovato positivo a qualsiasi sostanza. L'ultima carta in mio possesso è il ricorso al TAS nella speranza che giustizia venga fatta, perché non mi merito tutto questo per un errore non commesso da me. Vedere tutti i miei sacrifici, i miei sogni e sopratutto vedermi negare la mia unica vera passione oltre al lavoro, quale il ciclismo, è una cosa ingiusta.
Distinti saluti Reda.