Deferito Gianni Savio: chiesti 4 anni. «Tutto falso, dimostrerò la mia innocenza»
Versione stampabileL'ufficio di Procura Antidoping del Coni ha disposto il deferimento del direttore sportivo Giovanni Savio (FCI) al Tribunale Nazionale Antidoping del CONI per il riconoscimento della responsabilità in ordine alla violazione dell’art. 2.8. del Codice WADA sulla base degli atti trasmessi dalla Procura della Repubblica di Massa e delle risultanze degli accertamenti effettuati con richiesta di squalifica per 4 anni.
La replica del team manager dell'Androni Giocattoli non si è fatta attendere e ha spigato la situazione tramite un comunicato stampa: «In riferimento al comunicato dell'ufficio stampa del CONI, ritengo opportuno precisare quanto segue. Il provvedimento di deferimento nei miei confronti, con la richiesta di squalifica di quattro anni è originato dalle calunniose ed infondate accuse mosse da un ex corridore (Luca De Angeli, ndr), già apparse su alcuni mezzi di comunicazione nel mese di maggio, alla vigilia della partenza del Giro d’Italia. Ho depositato una regolare denuncia per calunnia e diffamazione presso il Tribunale di Massa e nei confronti dell'ex atleta pende il relativo procedimento, attualmente in fase di indagini. Il corridore in questione è indagato, unitamente al di lui genitore e ad un "compare". Attendo serenamente la fissazione dell'udienza che si terrà dinanzi al Tribunale Nazionale Antidoping, che giudicherà sulla scorta delle investigazioni difensive, da me effettuate, che al momento non sono in possesso dell'Ufficio di Procura del CONI. Infatti, il 15 dicembre p.v. si terrà dinanzi al Tribunale di Massa l'udienza preliminare del processo citato nella nota richiamata, nel quale verranno valutati gli ulteriori elementi di prova a discarico, di cui la Procura del CONI non disponeva al momento del deferimento. Per concludere, sono stato accusato di un reato che non ho mai commesso e neppure sfiorato e sono certo di poterlo dimostrare con le prove acquisite».