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Ciclismo & Tv: I soldi non fanno la qualità. Anzi, a volte la soffocano - Il rapporto tra UCI e Infront ha prodotto danni alla copertura tv. Ma tra un anno si cambia

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Le riprese tv, un tema sempre scottante © Bettiniphoto

Tanto tuonò che piovve. Infront Sports & Media, la più grande azienda nel mondo del marketing sportivo, è finita nell'occhio del ciclone, almeno in Italia. Nella scorsa settimana il colosso, il cui 68% è stato acquistato nello scorso febbraio dal cinese Wanda Group per una cifra superiore al un miliardo di euro, ha visto finire indagati i top manager della divisione italiana in merito all'assegnazione per il triennio 2015-2018 dei diritti tv della Serie A.

Ma qui non ci occupiamo di calcio. Quindi, perché su queste pagine si è sentito il bisogno di fare un articolo su Infront? La risposta è semplice: l'impresa con sede a Zugo, in Svizzera (ma con ben venticinque filiali all'estero), detiene una posizione di primissimo piano anche nel mondo del ciclismo.

 

Infront e ciclismo, un passo indietro
La genesi della storia vede come giorno di inizio giovedì 20 settembre 2012: in quel di Valkenburg, sede del campionato del mondo su strada, si riunisce l'assemblea dell'UCI presieduta da Pat McQuaid, che lì iniziò l'ultimo dei suoi otto anni al vertice del ciclismo internazionale. L'ineffabile irlandese annunciò in pompa magna ai rappresentanti accorsi nella riunione di aver sottoscritto un contratto quadriennale con Infront Sports & Media.

Il presidente di ora e di allora è tal Philippe Blatter, nipote del presidentissimo della FIFA Sepp. Grazie al supporto dello zio, Blatter jr iniziò quella scalata che ha portato Infront ad essere un attore centrale in tutti gli sport. Dalla stessa FIFA ha ottenuto il business più munifico che ci possa essere, vale a dire la commercializzazione (dal 2002) e la regia unica (dal 2010) dei mondiali di calcio. Negli anni seguenti sono venuti per l'azienda elvetica contratti pesantissimi con la Federcalcio tedesca e con la Serie A italiana, i cui legami come detto in precedenza sono al centro delle magagne attuali.

 

McQuaid e Infront, un patto di ferro
Intendiamoci, Infront fa generalmente un buon lavoro con molte delle federazioni di cui è partner: basti pensare alla federazione degli sport invernali (FIS), a quella del biathlon (IBU) o a quella dell'hockey su ghiaccio (IIHF) che hanno visto migliorare la qualità e aumentare la diffusione dei propri eventi.

Questo, purtroppo, non si può dire per il ciclismo. Tornando al famigerato giorno di fine estate 2012, il contratto di collaborazione tra UCI e Infront concedeva a quest'ultima i diritti di trasmissione dei mondiali su strada, su pista, mountainbike e BMX per il quadriennio 2013-2016. Questo accordo è valido per tutti i mercati globali con le importanti eccezioni di Giappone e Stati Uniti.

Oltre alle rassegne iridate, la collaborazione prosegue anche in altri campi: si va, ad esempio, dalla diretta della coppa del mondo di ciclocross, di quella su pista, di quella della mountainbike, degli highlights della coppa del mondo femminile su strada e, infine, dalla diretta del Tour of Beijing, vera e propria cattedrale nel deserto voluta da McQuaid e portata avanti dal suo sodale Alain Rumpf tramite la Global Cycling Promotion, partecipata al 100% dall'UCI con l'unico obiettivo di organizzare e promuovere la dimenticabile corsa cinese. Finalmente, la Global Cycling Promotion è stata chiusa durante la gestione Cookson.

Nel comunicato stampa di allora che salutava l'accordo tra le parti, oltre alle consuete frasi di circostanza ("L'UCI è deliziata nell'avere questo nuovo e dinamico partner" attacca McQuaid, "Condividiamo la visione dell'UCI di aumentare la copertura internazionale" prosegue Blatter), merita particolare attenzione uno specifico paragrafo: si dice testualmente che "la copertura in chiaro forma una base importante di questo accordo. A conti fatti, come spesso è accaduto con l'UCI targata McQuaid, queste sono state parole al vento e che meriterebbero come risposta una grossa risata (e pure una sonora pernacchia).

 

Copertura, questa sconosciuta. Ma dal 2017 si cambia
Passando in rassegna l'evento clou organizzato dall'UCI e venduto da Infront, ovvero sia il mondiale su strada, e tenendo bene a mente le parole sulla volontà di mandare in chiaro tali eventi, questo è accaduto? In Italia sì, così come in Belgio, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo, Svizzera, per fare qualche esempio. Non così avviene in due dei più grandi mercati europei: in Francia la rassegna iridata viene irradiata a pagamento (su BeIn Sport), in Germania invece buio totale. La decisione di non accordarsi con Eurosport per una copertura a livello paneuropeo, ovviamente solo per motivazioni economiche, è stata un'ulteriore perla.

Rimanendo nell'ambito del mondiale su strada, nelle tre rassegne iridate che si sono succedute sotto l'egida UCI-Infront emblematico è stato il trattamento riservato alle prove juniores: a Firenze 2013 fu deciso di ridurre le due prove a cronometro e le due prove in linea della categoria a delle brevi sintesi. A Ponferrada 2014, a seguito delle polemiche per il trattamento dell'anno precedente, vi fu la copertura in diretta integrale per tutte le dodici prove della settimana. A Richmond 2015 si è tornati all'oscuramento delle prove juniores, relegate a mini sintesi. Motivi economici, la ragione.

Nelle gare disputate in Virginia si è assistito inoltre ad uno spettacolo indegno a livello di confezione televisiva: riprese di qualità pessima, con cameraman palesemente non esperti in tale ruolo (come avvenne a Firenze, quando solo uno dei quattro cameraman in moto era un professionista del settore) e coordinati da un regista che spesso ha lasciato a desiderare (qualcuno sarà riuscito a vedere la volata per l'argento nella prova élite in linea?). Il tutto con continui stacchi del segnale, evento che in Europa avviene solo in occasione di meteo particolarmente avverso e in territori con catene montuose in vicinanza. Condizioni totalmente assenti a fine settembre negli Stati Uniti.

Quanto durerà questo scempio? Ancora poco, per fortuna: giusto un mese fa l'UCI ha annunciato di aver affidato il ruolo di host broadcaster (chi produce un evento, in soldoni) per la rassegna di Bergen 2017 a TV2, televisione in chiaro norvegese e da sempre presente nel mondo del ciclismo. Un anno ancora di patimenti dunque, e almeno questo problema verrà verosimilmente risolto. In attesa che l'UCI si impegni per gli altri.

Alberto Vigonesi

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