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Coppa Sabatini 2015: C'è un grande Prades verde dove nascono speranze - Vittoria a sorpresa dello spagnolo sull'olandese Lammertink e su un trio Southeast (Finetto, Ponzi e Fedi)

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La vittoria di Eduard Prades alla Coppa Sabatini 2015 © Ufficio stampa della corsa

Il primo spagnolo nel lungo albo d'oro della Coppa Sabatini (denominata pure GP Città di Peccioli) risponde al nome di Eduard Prades Reverte. Se non l'avete mai sentito nominare prima, non consideratevi dei reietti, perché la carriera di questo 28enne aragonese non è stata fin qui costellata da troppe apparizioni sui principali scenari del ciclismo internazionale. Tutt'altro, il buon Eduard è stato finora invischiato nelle calanti vicende di un movimento - quello iberico, considerando quindi Spagna e Portogallo insieme - che conta sempre meno corse, meno squadre, meno atleti di vertice.

Il meno che possa capitare in simili circostanze è che si riesca a fare un'attività saltellante, balzando - ove possibile - dalle corse di terza fascia dei più vari continenti a quelle sempre più in disarmo del paese d'origine; Prades ha avuto una chance nel professionismo solo due anni fa, nella portoghese OFM (non contiamo la sua apparizione nelle fila della continental andorrana Grandvalira nel 2009: troppo piccola e trascurabile come realtà); da lì lo scorso anno, in agosto, prese il volo per il Giappone e la Matrix Powertag. In questo 2015, infine, la chiamata da parte dell'unica Professional spagnola, la Caja Rural.

E qui, in maglia verdebianca, ha messo insieme qualche risultato un po' più visibile: una top ten di tappa alla Volta a Catalunya, una vittoria alla Volta a Portugal, una presenza discreta ma costante nelle ultime semiclassiche italiane a cui il suo team ha preso parte (conta un decimo posto al Memorial Pantani, ad esempio). Pur correndo in una Professional, del resto, non è comunque automatico trovare una condizione superlativa, visto che anche per le formazioni di seconda fascia - specie quelle meno attrezzate - possono capitare periodi di scarsa attività.

Tutto questo spiegone per dire dell'exploit che giunge, a ottobre inoltrato, a dare una forma diversa al palmarès di Prades, perché inserire il proprio nome nello stesso elenco di vincitori che comprende gente chiamata Jan Ullrich e Philippe Gilbert, Paolo Bettini e Claudio Chiappucci, Maurizio Fondriest e Gianni Bugno, Moreno Argentin e Giuseppe Saronni, Gibì Baronchelli e Francesco Moser, Giovanni Battaglin e Franco Bitossi, Michele Dancelli e Italo Zilioli, beh, insomma, non è poi un particolare da sottovalutare.

 

Fuga a tre, scarsa selezione, controllo Bardiani
Non è stata peraltro una delle Sabatini più selettive della storia, se è vero che sono stati cronometrati ben 51 corridori con lo stesso tempo del vincitore, come dire una volatona lunga e difficile quanto si voglia, ma pur sempre nutrita, sulla rampa che portava all'arrivo di Peccioli.

La corsa ha vissuto a lungo all'ombra di una fuga a tre partita al km 15 con Gianfranco Zilioli (Androni) e il belga Arthur Van Overberghe (Topsport); ai due si è poi aggiunto, dopo un inseguimento non semplice, anche il francese Maxime Cam (Bretagne), e il terzetto ha macinato chilometri (coi buoni uffici del gruppo, ovviamente) fino a raggiungere il vantaggio massimo al km 81 (a 117 dalla fine). Dopodiché la Bardiani CSF ha esercitato il proprio controllo sulla corsa, supportata qua e là dalla Nippo, dalla Colombia e dalla MTN; e la fuga è stata alla lunga neutralizzata: prima è stato raggiunto Cam (che si era rialzato a 50 km dalla fine), poi ai -25 sono stati ripresi pure Zilioli e Van Overberghe, a cui erano stati concessi ancora un paio di giri del circuito pecciolese in avanscoperta.

 

Il colpo vincente lo mette a segno Prades
Una volta che il gruppo è tornato compatto, non si è assistito ad altre azioni di rilievo: una breve sortita dell'olandese Sjoerd Van Ginneken della Roompot (a cui si è aggiunto Francesco Gavazzi), dopodiché Bardiani e MTN hanno rimesso la museruola al gruppo, e così si è proceduti fino all'ultimo giro del circuito, all'ultima rampa d'arrivo.

Qui, con il plotone tenuto allungatissimo dai Bardiani (Enrico Barbin nella fattispecie), si attendeva come 12 mesi fa la stoccata di Sonny Colbrelli, invece ai 400 metri ci ha provato Valerio Conti, inseguito da Jan Bakelants (tra i favoriti di giornata dopo la sua bella affermazione al Gran Piemonte qualche giorno fa). Ma la logica dello sprint all'insù è stata più forte delle gambe dei due contrattaccanti, risucchiati in dirittura d'arrivo dagli avversari lanciati nella volata.

Mauro Finetto ha atteso forse troppo per lanciarsi, e si è fatto un po' sorprendere da Prades; l'olandese Maurits Lammertink, a sua volta, è riuscito a emergere giusto in tempo per battere l'italiano al fotofinish e aggiudicarsi così la piazza d'onore, mentre lo spagnolo della Caja Rural alzava le braccia al cielo per festeggiare questo inatteso trionfo, da dedicare alla fidanzata Cristina (con cui vive a Stoccarda) e ai familiari.

Alle spalle di Finetto, giù dal podio, altri due rappresentanti della Southeast, Simone Ponzi e Andrea Fedi; a seguire, nella top ten troviamo anche Colbrelli, Bakelants, Leonardo Duque, l'onnipresente Davide Rebellin al nono posto e Conti al decimo, giusto davanti a un deluso Kristian Sbaragli.

Quasi tutti i protagonisti della Coppa Sabatini li ritroveremo sabato su e giù dal San Luca, a Bologna, per quella che è e rimane (nonostante qualche defezione di troppo nella startlist) una delle più belle corse del calendario italiano: il Giro dell'Emilia.

Marco Grassi

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