GiroTelex 2015 - MiniVerdetti in salsa rosa - Landa sfortunato, Aru maturato
dal nostro corrispondente
Philippe Gilbert è un signore della bicicletta. È venuto al Giro sapendo di essere un ex campione del mondo. E come tale si è comportato, vincendo oggi la sua seconda tappa al termine di una giornata fantastica. Grande classe e signorilità, per il vallone. Dedicato a Tom Boonen e a tanti che nel passato si sono presentati al via per prendere la "stecca" e per poi darsela a gambe senza aver lasciato il segno. Chapeau.
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Alberto Contador non corre mai per guardare il paesaggio. Anche oggi ha dato spettacolo, facendo capire al gruppo che qualsiasi sgarbo (leggi l'attacco di Katusha e Astana quando lui, il madrileno, aveva forato scendendo dall'Aprica) prima o dopo si paga. Meraviglioso atleta e uomo leale, a mio avviso ha però sbagliato, dimenticandosi per un giorno che dopo il Giro vorrà vincere anche il Tour. Stiamo parlando di un extraterrestre, ma non vorremmo che Froome, Quintana e Nibali avessero registrato la tappa odierna del Giro per approfittarne sulle strade francesi. Immaginifico.
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Mikel Landa ha rischiato di ruzzolare giù dal podio quando è stato coinvolto in una caduta prima che iniziasse la salita di Monte Ologno sistemata beffardamente nell'ultima parte di una tappa che tutti immaginavano interlocutoria. E ancora una volta si è capito che in casa Astana non tutte le idee sono lucide. Pare sempre più inevitabile che Landa a fine stagione passerà ad altro team, con la Sky in pole position. Ma sia chiaro: incidente a parte, quello di oggi non era lo stesso Landa di Campiglio e del Mortirolo. Sfortunato.
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Fabio Aru è alla frutta sin dalla tappa di Vicenza, allorquando per la prima volta tradì un'espressione del viso che diceva moltissimo. In relazione a quello che ha patito dieci giorni prima della Corsa Rosa (un attacco virale che lo ha fatto dimagrire di cinque chili in altrettanti giorni), il sardo va comunque applaudito e questo Giro gli servirà assai più di quello dell'anno scorso per capire come si corre, chi sono gli amici, quali i rivali e soprattutto individuare chi gli suggerisce tattiche sensate e chi invece lo manda allo sbaraglio. Maturato.
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Giovanni Visconti è un ragazzo siciliano che nella sua carriera di corridore ha vissuto anche momenti molto difficili e crisi di panico che rischiavano di escluderlo per sempre dal gruppo. Tornato competitivo con imprese di livello assoluto (una su tutte: la vittoria al Giro nella tappa che si concludeva a metà del Galibier), oggi il palermitano della Movistar ha lavorato come un matto per favorire il compagno di squadra Andrey Amador, che punta al podio. Encomiabile.
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Damiano Cunego è un dannato del pedale. Pare che vincendo il Giro d'Italia del 2004 quando era giovanissimo - e dopo il colpo di mano comandato dall'ammiraglia Saeco ai danni del compagno di squadra e capitano Gilberto Simoni - abbia venduto l'anima al Diavolo, perché quello di questi tempi è un ragazzo smarrito e inconcludente. Oggi che il veronese aveva azzeccato la fuga buona, ecco che la malasorte lo ha scagliato in terra, costringendolo al ritiro. Perseguitato.
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